

STRESA (VB) – L’occasione per una piacevole girata era troppo ghiotta: Stresa ci ha generosamente offerto lo splendido scenario del lago Maggiore con le sue isolette e una “appetitosa” degustazione di vini a dominante “nebbiolesca” sotto l’egida Nebbiolo Grapes. Non potevamo mancare!
Il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte non si è di certo risparmiato poi nell’organizzare tutta una serie di convegni, dibattiti e degustazioni di prodotti tipici della zona. Volendo approfondire la conoscenza dei nebbioli dell’Alto Piemonte, ho dovuto mio malgrado trascurare sia Valtellina che Valle d’Aosta, consentendomi solo un rapido passaggio nelle altre zone rappresentate, ovvero Langhe, Roero e nazioni straniere.
L’Alto Piemonte coinvolge tre provincie -Biella, Novara e Vercelli- con due docg – Gattinara e Ghemme – e sette doc: Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Lessona e Sizzano. Inoltre, per completezza, è doveroso aggiungere la provincia di Ivrea, al confine con la Valle d’Aosta, con il Carema. Alcune delle doc nominate sono così piccole e poco diffuse da rimanere sconosciute ai più. E, come spesso accade, proprio queste realtà nascondono piccoli tesori che nulla hanno da invidiare ai più blasonati cugini langaroli.
Definire le caratteristiche dei singoli terroir è cosa piuttosto ardua e impegnativa; una zona così ampia varia inevitabilmente parecchio ma, volendo dare qualche indirizzo sommario, potremmo dire che i terreni per la maggior parte sono caratterizzati da porfidi, morene e sabbie, dalla spiccata acidità e mineralità; i venti freddi aiutano le escursioni termiche (anche se alcune zone ne rimangono protette) mentre in certi casi l’aggiunta di vespolina, croatina o uva rara regalano ai vini sentori speziati e fruttati molto particolari. In breve, questi “nordisti” giocano più sulla finezza che sul corpo, più sull’eleganza che sulla potenza; vini dall’indubbio fascino che meritano una ricerca nelle enoteche e, perché no, un bel weekend enogastronomico fuori dalle solite rotte.
La manifestazione prevedeva che i produttori presentassero in degustazione al massimo tre etichette, ovviamente a base nebbiolo, ciò che ha consentito di avere a disposizione un discreto numero di vini da assaggiare. Qui di seguito, in stretto ordine di apparizione, quelli che mi sono sembrati più interessanti.
ANTICHI VIGNETI DI CANTALUPO: questa storica cantina colpisce con due Ghemme da uve nebbiolo in purezza. Il Ghemme Collis Carellae 2007 per intensità e lunghezza, specialmente al palato: buona la sapidità marina, la trama tannica e il finale fruttato. Molto interessante pure il Ghemme Collis Breclemae 2004 : naso più terziarizzato e contrastato (tipo note di goudron su sottofondo dolce da ricordare la focaccia unta appena sfornata); tannini finissimi e sempre tanto minerale iodato.
ANTONIOTTI ODILIO: il Bramaterra 2007 profuma delicatamente di fiori e di piccola frutta rossa, leggera la nota speziata. Bocca di carattere con una spina acida decisa e leggera astringenza, buona corrispondenza e lunghezza.
ANZIVINO EMANUELE: la doc minore è quella che più mi affascina, il Coste della Sesia Nebbiolo Faticato 2005 conquista con la fragranza fruttata e sentori vegetali come di olive verdi. Bocca inizialmente morbida, corrispondente e di buona beva, chiude leggermente astringente.
ANTONIOLO: un must del Gattinara, impossibile non annoverare entrambi i vini proposti. Il Gattinara 2006 attacca su profumi eterei, floreali e di sottobosco, e prosegue in bocca su note anche di liquerizia con una buona acidità e mineralità a supporto. Il Gattinara Osso San Grato 2006 è ancora più suadente, aromi di violetta, frutti di bosco e liquerizia più netti; al palato è ricco, con una buona spinta acido-minerale e una trama tannica finissima. Finale leggermente amaricante.
BIANCHI GIUSEPPE: dei tre vini proposti il Gattinara 2006 è quello che mi è piaciuto di più, particolare il naso con ricordi di fichi dal leggero spunto acido come ad inizio macerazione, floreale di rosa. In bocca rivela discrete eleganza e progressione.
BRIGATTI FRANCESCO: diversi ma entrambi interessanti il Colline Novaresi Nebbiolo MötZiflon 2007 e il Colline Novaresi Nebbiolo Mötfrei 2008. Il primo per l’apporto aromatico dell’uvaggio – frutta, vegetale, liquerizia, anice – dai toni austeri e di buona persistenza, il secondo, nebbiolo in purezza, per l’armonia tra frutta, legno e floreale, per il discreto corpo e la lunghezza.
CASTALDI FRANCESCA: finalmente un Fara! Il 30% di vespolina presente nel Fara 2007 si fa sentire in tutta la sua speziatura, specialmente di pepe, e assieme al frutto, al floreale e ad una acidità ammorbidita dal legno, risulta davvero piacevole.
CIECK: il canavese non è certo famoso per il nebbiolo, così l’azienda presenta un solo vino in due annate. Il Canavese Nebbiolo 2008, ovvero il più “anziano”, rivela un naso elegante di frutta e liquerizia integrati da note di legno e tabacco. Anche al palato rimane su toni “pacati” ma di buona sapidità e lunghezza.
MIRU’: un 5% di vespolina regala all’austerità di questo nebbiolo una sfumatura più “frivola”, leggera, “accomodante”. La bocca del Ghemme 2005 è tesa e ficcante, dal finale lievemente astringente e amarognolo.
REDA MARIA: il Coste della Sesia Castello di Montecavallo 2007 rispecchia tutti i tratti varietali del nebbiolo della zona: la piccola frutta rossa, il vegetale del sottobosco e una leggera speziatura. In bocca è armonico, il legno equilibrato. Tannini presenti ma non invasivi.
SELLA: dopo un’ampia e quanto mai interessante introduzione sulle caratteristiche del terroir e della storia aziendale, dalle parole siamo passati ai fatti: ho dovuto registrare una tripletta. Partiamo con il Bramaterra I Porfidi 2005, naso vegetale di sottobosco e fruttato con spunti anche caramellati, in bocca è netto il minerale e buona la persistenza. Il Lessona 2006 ti accoglie su note floreali e speziate, al palato risulta elegante e preciso, con legno ben integrato e una buona sapidità. Il Lessona Omaggio a Quintino Sella 2004 amplifica il reparto vegetale con ricordi balsamici, di liquerizia e sentori minerali, in bocca è meno esuberante ma dotato di notevole profondità e finezza.
MAZZONI TIZIANO: vini interessanti e particolari nei profumi i Hhemme di Tiziano: sia il Ghemme dei Mazzoni 2007 che il Ghemme ai Livelli 2007, al di là di un corredo floreale e speziato classici, mi colpiscono per delle note eteree ed idrocarburiche che segnano un bel contrasto con le note dolci di sottofondo. Bocca succosa dai tannini ben presenti sono le altre caratteristiche di questi intriganti vini.
LA TORRETTA: è il Colline Novaresi Nebbiolo 2007 ad impressionarmi maggiormente: il naso ricalca i profumi floreali, fruttati, vegetali e speziati tipici ma in bocca si differenzia per il particolare richiamo terroso/minerale. Buoni i tannini e leggero ritorno alcolico sul finale.
CALIGARIS LUCA: scelta scontata il Gattinara 2005. Il naso è abbastanza restio a regalare emozioni, si colgono accenni di rabarbaro su note eteree floreali e vegetali; è in bocca che dà meglio di sè: complesso, piacevolmente austero, di buona progressione e trama tannica elegante.
CLERICO MASSIMO: un altro Lessona degno di nota, il Lessona 2006. Questo nebbiolo in purezza esprime un naso complesso e ben articolato nei tratti caratteristici floreali, fruttati e vegetali con aggiunta di una nota speziata a rifinire. In bocca è buona la corrispondenza, mantiene al contempo beva ed eleganza e la mineralità ne allunga la persistenza.
IARETTI PARIDE: tripletta mancata giusto perché il Coste della Sesia Nebbiolo Velut Luna 2009, accanto a due mostri sacri del Gattinara, mi è sembrato fin “troppo” fresco e beverino. Il Gattinara Riserva 2004 è elegante al naso, alle tipiche note floreali ben si integra il frutto del bosco e il dolce-amaro della liquerizia. Al palato non è da meno, scorre piacevolmente su sensazioni minerali dai ricordi terrosi, notevoli la profondità e la lunghezza. Il Gattinara Pietro 2007 esalta quanto detto per il vino precedente dimostrandosi più vivo ed articolato, di una eleganza esemplare.
BARBAGLIA SERGIO – ANTICO BORGO DEI CAVALLI: il Boca 2007 si propone con profumi floreali di viola e con note speziate di pepe e chiodi di garofano. In bocca è asciutto, sapido e minerale, il frutto e i sentori balsamici sono accompagnati dalla speziatura per tutto lo sviluppo. Legno ben integrato e fine trama tannica.
CA’ DE’ SANTI – IL RUBINO: variano le proporzioni del nebbiolo nei Ghemme di casa: il Ghemme Riserva 2003 è in purezza. Al naso è “morbido”, la frutta insegue le note floreali di viola e rosa appassite e ricordi di fichi secchi. Elegante e di sapida mineralità, associa facilità di beva ad una buona lunghezza.
CA’ NOVA: il nebbiolo in purezza del Ghemme 2004 richiama all’olfatto tutto quello che si ricerca in un vino di questo tipo: il floreale delicato di rosa e viola, il frutto e il sottobosco, l’intrigante speziatura. La bocca ampia, sapida e minerale coinvolge tutto il palato armonicamente rivelando una profondità e una lunghezza rilevanti.
CANTINE DEL CASTELLO CONTI: di fronte ad un Boca 1989 non si può restare indifferenti: il colore è sempre brillante, al naso sentori boisée si fondono con fiori appassiti, profumi speziati di liquerizia, leggero tostato e cenni di goudron. In bocca dimostra ancora una bella freschezza, corpo esile ma piacevole persistenza nel segno della eleganza. Degno di nota anche il Boca Il Rosso delle Donne 2006.
CASA VINICOLA GARRONE: questa cantina è impegnata da anni nel recupero di una particolare varietà di nebbiolo ossolano: il prünent. Vinificato in purezza nel Prünent 2008, questo nebbiolo “montanaro” si propone delicato al naso con profumi floreali corredati di leggera speziatura dolce. Anche in bocca gioca più sull’eleganza che sul corpo, tannini vivi ma fini e una buona acidità facilitano una buona beva. Il Ca’ d’Mate’ 2009 unisce nebbiolo, prünent e croatina in un vino più intenso, aggressivo e reattivo del precedente ma con un finale in leggero sopravanzo alcolico.
CHIOVINI PARIDE: punto di riferimento della doc, il Sizzano 2006, grazie ai contributi di vespolina e uva rara, stupisce per ampiezza aromatica: all’austerità del nebbiolo si uniscono i frutti rossi e la speziatura dolce di liquerizia, pepe e tabacco. Buona la corrispondenza in bocca, dove ricordi balsamici e una bella spinta minerale donano carattere e lunghezza notevoli.
CASCINA ZOINA: Il Colline Novaresi Nebbiolo Cordero della Zoina Mot 2006 (uno dei nomi più lunghi che abbia mai incontrato…) rimanda al nebbiolo più classico: teso, etereo e leggermente speziato sia ai profumi che al gusto. Discreta la vena minerale e fitta trama tannica.
CENTOVIGNE: in attesa di una propria doc, il Coste della Sesia Nebbiolo Castellengo 2008 colpisce per il contrasto tra le note fruttate e floreali e una certa rusticità di fondo dal ricordo marino. Al palato rivela una struttura considerevole ben delineata dalla sapidità e una equilibrata spina acida a supportare la pregevole persistenza.
FERRANDO: un Carema davvero con la C maiuscola! Carema Etichetta Bianca o Carema Etichetta Nera? Bel dilemma: l’annata 2007 regala due vini che solo il gusto personale può far propendere per l’uno o l’altro. Personalmente ho trovato il primo più articolato e profondo mentre il secondo più rotondo e dai sentori più facilmente identificabili.
IL CHIOSSO: il Gattinara 2007 attira la mia attenzione con un naso pulito, leggero e complesso nei profumi tipici del nebbiolo. In bocca il tannino si fa sentire ma non compromette la piacevolezza della beva, indirizzata dalla freschezza e dalla mineralità.
IOPPA: casualmente sotto il banco era finita una verticale di Vespolina (più il passito) che mi ha fatto sì dilungare la permanenza al banco ma ne valeva davvero la pena. Tornando ai vini ufficiali, ad un notevole Ghemme Bricco Balsina 2005 ancora scalpitante nei tannini ho preferito il Ghemme Santa Fe’ 2004. Al naso evidenzia un’austera eleganza ravvivata dalla viola e dai frutti rossi di bosco mentre la bocca appare succosa e corposa, di buona corrispondenza, di piacevole trama tannica e apprezzabile sapidità.
LE PIANE: vini molto interessanti quelli proposti dallo svizzero Christoph Künzli. A lui il merito di aver recuperato alla dimenticanza e all’oblio parte dei vecchi vigneti vicino al Santuario di Boca. Il Boca 2007 risulta ancora giovane ma già decisamente appezzabile: fine e complesso al naso, in bocca conferma la nota aromatica, specialmente la speziatura di pepe. Succulento, con una mineralità e una acidità che lo guidano in profondità. Tannini fitti e vivi. All’opposto, particolarmente beverino di più facile approccio il Colline Novaresi Maggiorina 2010 (50% nebbiolo, restante mix di vitigni), ma non per questo meno interessante sotto il profilo aromatico.
TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA: tra i due Ghemme proposti ho preferito il Ghemme 2000: elegantemente speziato, con ricordi dolci di tabacco su sottofondo floreale e spunti balsamici, in bocca mantiene una buona progressione grazie alla vena acida e minerale. Onore anche al Gattinara 2005, nebbiolo serioso ma dalle sfumature gentili: il frutto, il floreale, il sottobosco e la leggera speziatura si ritrovano al palato, anche qui la freschezza e la sapidità regalano una beva discreta.
TRAVAGLINI: la storica cantina della famiglia Travaglini, famosa per le particolari bottiglie, è sinonimo di Gattinara. Dei vini proposti è il Gattinara Riserva 2005 quello che più mi affascina: naso finemente intenso di piccola frutta nera, sottobosco, sentori balsamici, spezie dolci di liquerizia, tostato e goudron. Tale complessità non viene tradita al palato ma felicemente protratta a lungo. Tannini sempre belli pimpanti. Per chi cerca un vino più pronto e “ruffiano” (si fa per dire), con il Gattinara Tre Vigne 2005 andrà a colpo sicuro.
Ho partecipato all’evento e vedo che mancano all’appello molti produttori con prodotti di eccellenza. Nervi , Podere ai Valloni, Rovellotti.
Luca, anzitutto grazie dell’osservazione che merita una risposta dettagliata. Per quanto riguarda Nervi il discorso è semplice poiché non ho assaggiato i loro vini, probabilmente quando sono arrivato al loro banco non era presente nessuno, così passi avanti e alla fine ti dimentichi di aver saltato un produttore.
Discorso diverso per gli altri due produttori: Podere ai Valloni ha presentato il Boca Vigna Cristiana in tre annate diverse, il 2004 l’ho trovato piacevole mentre il 2005 e specialmente il 2001 non li ho trovati puliti nei sentori pregiudicandone la segnalazione. Di Rovellotti ho assaggiato il Ghemme Riserva Costa del Salamino 2005 e il Ghemme Chioso dei Pomi 2004. Ebbene, rispetto ad un gradevole Chioso dei Pomi, ho trovato più interessante il Costa del Salamino ma i tannini, a mio avviso, ancora troppo aggressivi mi hanno frenato dal segnalarlo.
Sperando di aver adeguatamente motivato le mie “mancanze” ti auguro buone feste!