PISA – Confesso di essere pisana (e vi assicuro che nella provincia di Firenze, dove vivo, non è una confessione priva di conseguenze) e con un certo spirito patriottico ho partecipato il 3 dicembre a Pisa Unica Terra di Vino 2011.
La location è quella del Centrum Sete Sòis Sete Luas, centro culturale realizzato nell’antico archivio della Piaggio, proprio lungo il viale dello storico stabilimento di Pontedera. Quando arriviamo l’evento si è aperto da un paio d’ore. Alcuni temono una scarsa affluenza contestando la scelta del periodo prenatalizio che sposta l’attenzione su shopping e visite di altro tipo. Sollievo invece per le aziende di San Miniato che finalmente partecipano grazie allo slittamento a dicembre della rassegna perché prima cadeva a novembre, in concomitanza con la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco. Impensabile un’anticipazione a ottobre, quando le uve entrano in cantina e c’è ben altro a cui pensare. Accontentare tutti è decisamente impossibile.
Ci guardiamo intorno. L’allestimento è ben curato, minimalista e con effetti di luce rossa cangiante. 57 gli espositori suddivisi per Comune a rappresentare la produzione vitivinicola dell’intera provincia pisana, dalla Strada del Vino Colline Pisane alla Strada del Vino Costa degli Etruschi.
Un panorama vinicolo esteso che comprende una serie di denominazioni in compagnia dell’onnipresente Chianti Docg: Colli dell’Etruria Centrale Doc, il Bianco e il Vinsanto San Torpé Doc, la Doc Montescudaio e la Doc Val di Cornia. E poi un’infinità di Igt, quasi sempre vino di punta aziendale, quello che subisce l’invecchiamento più lungo, quello che con tutta probabilità diventerà il nuovo Terre di Pisa Doc.
Già. La neonata denominazione – il disciplinare è stato approvato con decreto ministeriale lo scorso 18 ottobre – arriva dopo circa dieci anni di proposte e discussioni e vede la luce, come spesso accade in questi casi, tra polemiche e diffidenze che vanno a disturbare l’entusiasmo di quei produttori che di questa Doc sono convinti sostenitori.
Allora quale migliore occasione per sondare gli umori tra le aziende, reduci dalla tavola rotonda del mattino proprio dedicata alla nuova Doc Terre di Pisa? Non a caso molti ci raccontano l’approvazione e l’incoraggiamento di Ernesto Gentili, moderatore dell’incontro, che ha rassicurato i partecipanti sottolineando come un’etichetta Doc renda in qualche modo più accessibile il riconoscimento sulle guide: dalla giungla delle Igt a una nicchia ristretta di Doc la competizione si fa verosimilmente più facile.
A un primo giro di domande (e di bevute) il riscontro positivo è generale, alcuni più di altri esprimono con forza la loro soddisfazione affermando con orgoglio di aver contribuito attivamente al raggiungimento del prestigioso traguardo. Altri più sommessamente accennano una certa titubanza, quasi un “ci credo, ma ho paura” dettato dalle tristi contingenze economiche: la nuova denominazione porterà nei prossimi mesi alla costituzione del Consorzio e questo comporterà costi e quote a carico dei soci. E poi il timore che l’attività di promozione in Italia e all’estero venga abbandonata per strada, che non si faccia squadra per comunicare al mondo che il vino pisano ora è Doc. Del resto i timori non sono ingiustificati, è un fenomeno molto italiano quello che spesso trascura la comunicazione di rete per perseguire inutili campanilismi.
Sul fronte del sì il comune denominatore è la mitica torre pendente, simbolo che ha reso Pisa celebre in ogni angolo del pianeta. Ecco, potremmo definirlo proprio il vino della Torre, perché il gioiello architettonico si fa veicolo di storia, arte e territorio di cui il vino è una delle massime espressioni. Forte di questa notorietà la Doc Terre di Pisa godrà della indiscussa fama internazionale della sua provenienza geografica e culturale, un binomio che in campo enologico rappresenta indubbiamente un traino importante per il mercato.
Tanto ottimismo dunque, ma anche la consapevolezza che la strada è ancora insidiata da mille difficoltà. Non ultima la diffidenza sanminiatese che annovera alcuni produttori decisamente scettici. Due le ragioni per la non adesione alla Doc: la convinzione che non porterà vantaggi ma solo costi, vedi l’insuccesso del San Torpé, insignito della denominazione ma mai promosso e valorizzato in alcun modo. E poi l’assenza in disciplinare di alcune aree collinari vocate e l’inserimento di zone “improbabili”, su tutti il caso della zona stazione di San Miniato che, diciamolo, difficilmente evoca il vino e le verdi colline pisane.
Allora abbiamo incrociato le fonti e chiesto un confronto ad alcuni esponenti istituzionali, tra i promotori della nuova Doc: Matteo Cantoni presidente delle Strade del Vino delle Colline Pisane, Leonardo Beconcini presidente dei Vignaioli di San Miniato, Alberto Bocelli presidente del Consorzio Terre del Silenzio e Mario Simonelli della Cantina delle Colline Pisane. Tutti, inutile dirlo, ansiosi di apporre la famigerata fascetta sulle proprie bottiglie per uscire finalmente dall’anonimato dell’Igt, concordi nel ritenere che la nuova Doc rappresenti senza dubbio una grande opportunità. Non solo per le aziende, ma anche per l’dentità di un vino e di un intero territorio. E confermano la reticenza di alcuni produttori di San Miniato accusandoli però di non aver volutamente partecipato alla costruzione del disciplinare e dunque all’individuazione e all’indicazione delle zone di produzione.
E a proposito di disciplinare, la base ampelografica prevede una Doc Terre di Pisa Sangiovese e una Doc Terre di Pisa Rosso. La prima con percentuale 95% di Sangiovese, la seconda con composizione di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, in blend o in purezza. Per entrambe è previsto un invecchiamento di 16 mesi di cui 12 in legno e 4 di affinamento in bottiglia. Si parte con la vendemmia 2011 con una sorta di effetto retroattivo che consentirà di iscrivere successivamente i vigneti. Appuntamento dunque al 2013 per il primo sorso Doc mentre fervono i preparativi per l’istituzione del nuovo Consorzio di cui avremo notizia prossimamente.
Per gli assaggi registro segnalazioni “impressionistiche”: troppo legno in molti calici Igt, interessante il Tempranillo di San Miniato di Pietro Beconcini, ottimo bicchiere l’Igt A Sirio di Sangervasio, da dimenticare il naso del San Torpé Aglioni, rassicurante la conferma del Vigna Alta di Badia di Morrona.
Sarò breve.
La proliferazione (eccessiva?) delle DOC è da sempre elemento di discussione in Italia e per non farsi mancare nulla anche Pisa e Provincia hanno voluto definire e circoscrivere un proprio territorio da sempre terra “di mezzo” … troppo lontano dal Chianti, troppo diverso da Bolgheri, troppo distante dai francesismi lucchesi.
E allora andiamo a crearci una nostra identità ed identificaew il nostro territorio … del resto lo sappiamo che la parola d’ordine odierna per sopravvivere è territorio.
Peccato però che in questo caso, come moltri altri, ci si limiti al territorio in senso geografico … forse bisognerebbe guardare un pò oltre e provare a sostituire la parola territorio con un’altra parola, intraducibile in italiano, apparentemente uguale, in realtà molto più complessa: terroir.
Forse allora si potrebbe comprendere che cabernet sauvignon, merlot, syrah, così come12 mesi di legno (magari super tostato), sono parole e concetti estranei a Pisa, alle sue colline, alla sua geologia, al suo clima e alla storia dei suoi vignaioli.
Perchè non si prova a parlare di sangiovese, canaiolo, colorino, ciliegiolo, mammolo, oppure di botte grande oppure se proprio vogliamo darci un’identità precisa provare a specializzarsi nel variegato mondo BIO? Esiste una DOC tutta BIO?
Mi si dirà: ma con la DOC si vende meglio e subito? … Si, ma cosa si vende?
Un prodotto commerciale, costruito al tavolino, incredibilmente uguale a migliaia e migliaia di altri vini prodotti in qualsiasi altro territorio del mondo almeno 10 anni e più … Forse una DOC un pò in ritardo!?
Saluti a tutti.
Condivido in toto il commento precedente, abbiamo delle eccellenze ma non DOC, comunque staremo a vedere.
Il vino della Torre. Gli umori sulla nuova Doc a Pisa Unica Terra di Vino 2011…
In vista della nuova Doc Terre di Pisa (un nome che richiama alla memoria la Torre di Pisa…) raduno di produttori della provincia in ambienti della Piaggio. Dalle Colline Pisane alla zona di Montescudaio, territori da sempre in cerca di maggior visib…