Vini della valle del Rodano focus/3: Cornas

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di Claudio Corrieri

Cornas è una denominazione vinicola straordinaria che si trova nel dipartimento dell’Ardèche, lungo la riva destra del Rodano settentrionale. L’area di produzione si estende su 116 ettari, tutti compresi nel comune di Cornas (dal celtico “terra bruciata”), piccolissimo comune di soli 2300 abitanti. L’appelation consente di coltivare solamente syrah con taglio a guyot o goblet (il nostro alberello), su terreni a forte dominante di limo e terrazze di matrice granitica sostenute da muretti di sassi a secco, splendidamente esposte a sud- sud est. Entrando nel paese dalla parte di Tournon-sur-Hermitage, si può godere della vista di questi vigneti sulla collina a fianco di Cornas, mentre le cantine si trovano per la maggior parte nel paese stesso.

A.O.C. dal 1936, vanta una storia millenaria come vino di corte o per le grandi occasioni, e dispone di un patrimonio viticolo notevole, con ceppi anche centenari e con alcune parcelle a piede franco. La particolare esposizione a sud permette o forse obbliga i vignaioli di Cornas a vendemmiare prima di tutti gli altri vignaioli del nord-Rodano, per una produzione annuale di circa 4200 hl di vino e rese medie di 37 hl per ettaro. La vinificazione invece si gioca su calibrate fermentazioni e affinamenti in legno (fra barrique e 1\2 tonneaux) per un minimo di 2 anni.

La particolarità di questa denominazione è quella di fornire dei vini tannici, quindi vocati all’invecchiamento, con una notevole freschezza acida di base e una mineralità straordinaria. I precursori aromatici tipici vanno dal pepe nero alla viola, ai frutti neri maturi, al cioccolato, alla pasta di olive (tapenade); invecchiando (e vi assicuro, il Cornas “invecchia” molto bene) la terziarizzazione vira lo spettro su aromi di frutta cotta, sottobosco, liquerizia con dettagli sempre e comunque originali.

Negli ultimi trent’anni alcuni vignaioli hanno ripreso le produzioni sui terreni collinari ormai in stato di abbandono dagli anni ’60, realizzando impianti più dinamici e sfruttando la maggior freschezza fornita dall’altitudine per ottenere rossi più delicati e floreali. Si parla di Clape in particolare, ma anche di Courbis e di J.L.Colombo, i quali, assieme a Alain Voge e più tardi a Thierry Allemand, hanno ridato lustro e vigore ai vini di Cornas. Fino ad arrivare alla nouvelle vague attuale, quella dei giovani come Vincent Paris, Guillaume Gilles o Matthieu Barret, che hanno iniziato a vinificare parcella per parcella individuando le caratteristiche dei vari lieux-dit e cercando di racchiudere nella bottiglia l’anima più individualista del Cornas d’autore.

Fra i lieux-dit più famosi c’è Reynard, da cui provengono syrah speziati e polposi; la Geynale, da cui provengono syrah floreali e aromatici, Chaillot, che dà vini carnosi e solari, ma anche Tezier e Patou, che spesso regalano rossi emblematici e caratteriali.

Durante il nostro intinerario rodaniano a fianco degli organizzatori della Découvertes en Vallèe du Rhone, ci siamo presi una pausa defatigante dopo circa un centinaio di assaggi in batteria dei vari Cornas. E così, illuminati da un assaggio di un vino come “La Geynale” di Vincent Paris (Cornas da vigne piantate al 60% nel 1910, di cui molte a piede franco), siamo andati a ritroso nel tempo ovvero siamo andati a trovare il produttore che ha venduto il vigneto La Geynale a Paris, ormai ritiratosi dall’attività. Abbiamo preso l’auto e abbiamo cercato l’indirizzo del vecchio proprietario. Era in casa e sembrava ci aspettasse: Robert Michel, vecchio faro della denominazione e quarta generazione di una famiglia storica di vignaioli, è ormai un simpatico pensionato appassionato di modellismo che non ha trovato nei figli la volontà di continuare la tradizionale attività agricola. Da lui hanno fatto scuola in tanti, da Thierry Allemand a Guillame Gilles a Vincent Paris, tutti lavorando in quella cantina scarna e semplicissima, dove gli unici precetti enologici erano legati a una tradizione centenaria.  Nessun uso di chimica o prodotti di sintesi, vinificazioni poco estrattive e naturali, dove naturale non riporta alla mente caste o congreghe di vignaioli in prima linea nella guerra santa del bio, ma naturale nel senso che la tradizione è naturale in quanto tale, senza necessitare di supplementi esoterici. Con un intimità paterna ci ha fatto assaggiare i suoi vini, o meglio le ultime annate prodotte e ormai poco reperibili, davvero esemplari per tratteggiare uno stile di vinificazione che cerca semplicemente di raccontare un territorio in rapporto all’annata, elemento da cui, come lui ci ha detto, non si può mai prescindere. La raccomandazione è, se vi capita di trovarle, di acquistare anche alla cieca qualcuna delle sue fantastiche bottiglie: l’idea che ci si può fare del syrah di queste zone parte anche da lì, da quei vini e dalla “visione” del suo ispirato autore.

In sintesi e in ordine sparso, eccovi alcuni dei migliori assaggi del salone dei Cornas.

Guillaume Gilles

L’avevamo notato anche durante la precedente edizione della Découvertes, e non certo per l’aspetto fisico paffutello, di persona un po’ impacciata nei movimenti ma con un volto sinceramente contadino. Vini di indubbia materia prima qui, d’estrazione delicata, dal tatto setoso e soprattutto di facile bevibilità, senza “freni tannici”.

Côtes du Rhone Les Peyrouses 2009– Precursori tipici anche dolci fra pepe, viola e cacao, assetto finto semplice, intrigante sviluppo minerale.

Cornas La Combe de Chaillot 2009 – Vino tutto in souplesse, setoso e come ricamato, dotato di un bel carattere rodaniano, speziatissimo.

Cornas 2009 – Colorato, strutturato e ampiamente aromatico, profondo nella sua anima “orientale”. Acidità sostenuta, lunghezza, succo e sale. Bel vino.

Domaine Auguste Clape

Pierre Clape è uno dei più rinomati produttori di Cornas, l’ultimo erede di una tradizione che conta 250 anni di precedenti vitivinicoli, tanto per dare l’impronta del Dna a questa piccola azienda agricola (solo 5,5 ettari a Cornas e qualche spicciolo di terra per les vins des amis).

Eppure è e resta un contadino nell’animo, e te lo fa capire quando ti dice candidamente che i vini da vigne entro i vent’anni sono troppo giovani e non riescono ad essere espressivi per un terroir! Su terreni argillo-calcarei ha anche una piccola vigna di Marsanne, da cui ricava un bianco gelosamente tenuto sottobanco e che ci ha fatto assaggiare versandocelo con la stessa sacralità con cui il prete versa il vino durante la messa. I suoi vini spesso derivano da uve diraspate e ça va sans dire da botti vecchie di infiniti passaggi, che ossidano lentamente e non marcano i vini con gli umori del legno.

Cornas Renaissance 2009 – Irruento e giovanile nel carattere, pasta di olive e viola al naso, tannini dolci sul frutto. Da vigne giovani(si fa per dire, fino a 20 anni).

Cornas 2009 (da botte) – Emergono note di pepe, spezie, viola e liquerizia, dettaglio aromatico complesso, maggior dinamica in bocca e mineralità sul finale, note selvatiche a corredo, ma un filo di brett nel contesto non ci dispiace neanche un po’. Risentiamolo fra qualche anno.

Cornas 2006 – Lo stile di Clape punta molto sulla maturità del frutto, qui espressa ancora con apprezzabile integrità a connotare un rosso piacevole, fresco, profumato di anice stellato e mentuccia, pepe e liquirizia. Tannino vivace e setoso, un pelo di volatile in esubero ma tanta, tanta mineralità réfrechissante.

Vincent Paris

Questo giovane allievo di Robert Michel è proprietario di circa 6 ha fra Cornas (4,5 ha), St.Joseph(1,5 ha) e Côtes du Rhone (0,5ha)e pratica una viticoltura in odore di biologico senza l’ausilio di trattamenti chimici o insetticidi, con potature a verde, sfogliature e controlli maniacali in vigna durante le varie fasi fenologiche di sviluppo delle piante. In cantina cernita e selezione delle cuvée in base all’età delle vigne, con quella straordinaria eccezione che è la Geynale, interamente costituita da viti centenarie con alcuni “ciocchi” a piede franco. Botti usate per non aggredire l’essenzialità di questi vini e diraspatura effettuata solo per le uve da vigne giovani, a scalare in rapporto alla loro età e al processo di lignificazione, che determina tannini “protettivi” che vanno ad aggiungersi ai mosti. Certo i risultati sul la Geynale vinificata al 60-80% con i raspi mette in luce la propensione di questi vini al lunghissimo invecchiamento (ho in cantina il 2007 e sembra sempre in fasce), ma si parla pur sempre di vigne di età compresa fra gli 80 e i 105 anni!

Cornas Granit 30 2009 – Che carattere! Salato pepato, ematico e profondamente speziato; volume e scorrevolezza. Il termine bevibilità gli sta stretto. Di più!

Cornas granit 60 2009 – Forse un po’ riempito dai legni, o forse in questa fase o in quest’annata Vincent ha comprato qualche botte seminuova. Resta comunque di buona materia con un bel contrasto acido-minerale sul finale di bocca.

Cornas Geynale 2009 – Dire succoso e polposo non rende l’idea di quanto questa vigna ha messo di sé dentro questo vino. La confezione non scalfisce minimamente la materia, che aggredisce e trasporta ogni cosa che trova sul cammino. Infinitamente lungo nel finale. La semantica enologica è rimandata a Settembre, fra volatile ed aromi estremi di pasta di olive. Non per tutti ma ..

Domaine Alain Voge

Azienda storica questa, che ha contribuito dall’inizio degli anni ’60 del secolo scorso alla rinascita della denominazione. Su 12 ettari totali per una produzione di 55,000 bottiglie fra Marsanne e Syrah, il Domaine è in piena riconversione bio, senza schiamazzi o squilli di fanfara, mentre in cantina l’uso delle barrique continua a marcare lo stile aziendale.

Grazie all’arrivo dell’enologo A.Mazoyer le dinamiche di rinnovamento hanno subito un’accelerazione e i progressi si sono potuti avvertire sin nel bicchiere, seppure lo stile sia ancora marcato da un convenzionale uso dei legni (tutti di origine bordolese) e del batonnage, che ne accentua una impostazione anni ’90, ormai quasi desueta fra le generazioni nuove.

Côtes du Rhone Les Peyrouses 2008 – Dal gusto fresco e minerale con pronunciati cenni boisée a riempire.

Cornas Les Chailles 2008 – Annata deboluccia e il legno ahimé prende il sopravvento, impoverendo ulteriormente il succo e la materia.

Cornas Vieilles Vignes 2008 – Materia più fresca qui ma medesima confezione. Minerale

Cornas Les Vieilles Fontaines 2007 – L’uso di questi ottimi legni di Bordeaux trova un contraddittorio con la materia di una discreta annata, dando al vino stacco e lunghezza. Qui si ragiona! Seppure in un’ottica poco territoriale.

Cornas Les Chailles 2009 (da botte) – Buona materia e stile più sul frutto, con estrazione maggiormente calibrata. Staremo a vedere in futuro.

Cornas Vieilles Vignes 2009 – Ancora meglio con ricerca del frutto, aspetti sapido-minerali intriganti e un legnettino avvertito a contorno. Avvertiamo un cambio di marcia: nella giusta direzione però!

Matthieu Barret (Domaine du Coulet )

Personaggio davvero fuori dal comune, Matthieu Barret appartiene di diritto a quella genia di vignaioli che fa capo a Biodyvin e ormai dal 2002 è un fervente produttore biodinamico. Le sue tesi sul vino combaciano alla perfezione con le tesi per nulla interventiste che predicano il rispetto assoluto del micro-territorio, con tanto di dinamizzazione dei preparati 500 e 501. Pure in cantina è affascinato dalle nuove culture enologiche naturali, tanto da utilizzare oggi tini in cemento a forma di uovo, che sembrano promettere sviluppi straordinari in fase di vinificazione. Certo i vini non dimostrano una pulizia e un corredo aromatico così esemplari, tanto che se si presentassero questi vini chessò a Pisa durante un esame di enologia fra giovani studenti, sarebbero probabilmente subito scartati, ma gli intenti di Matthieu sono altri: sta nel succo e nella predisposizione naturale alla beva che si sviluppa il fascino di certi vini. Tutto lì, semplicemente tutto lì.

Cornas Brise Cailloux 2008 – Estremo nei profumi di pepe e tapenade, irrequieto e fuori misura su quasi tutto, ma di beva straordinariamente affascinante e succosa.

Cornas Les Terrasses du Serre 2009 – in questa fase ridottissimo al naso ma fortemente minerale in bocca. La bassissima presenza di solforosa non riesce forse a contenere ossidazioni e “scivolamenti decadenti”.

Cornas Billes Noires 2009 – In fase interlocutoria, riesce però a esprimere una materia succosissima di grande energia e spinta sul palato.

Cornas Billes Noires 2007– Pasta di olive, pepe e note ematiche dominano il naso, con estremizzazione dei loro aromi e vigoria in entrata e sul finale di bocca. Da attendere (speriamo non per sempre).

Fra gli altri incontri metterei in luce alcuni produttori che lavorano bene e sono lontani dai riflettori, come Domaine Lionnet, i cui vini, frutto di assemblaggio di uve provenienti da varie parcelle e affinati in botti grandi, si offrono equilibrati e materici, chiari e leggibili nonché aromaticamente calibrati. O come Balthazar Franck, produttore di vini setosi e ben estratti, puliti e fragranti, di ispirazione stilistica moderna.

Nota a margine (ma doverosa): non era presente Thierry Allemand, forse il vignaiolo più celebre della denominazione. Siamo andati persino a cercarlo presso la sua azienda, ma non era lì. Era in vigna a curare le sue piante fiorite e ovviamente ha fatto di tutto per rimanerci, incurante della nostra presenza. Ce ne siamo andati in silenzio, inevitabilmente sedotti da quell’aria magica che avvolgeva la campagna.

Le foto della vigna Geynale e di Robert Michel sono state tratte  da  www.vin-terre-net.com; quella del vigneto di Matthieu Barret dal sito aziendale

 

L'AcquaBuona

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