Vinexpo e dintorni – terza parte: Rauzan-Ségla e Lagrange

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BORDEAUX – L’ultimo giorno della visita alla zona del bordolese si è concentrato su due importanti cantine del Médoc. La prima, Rauzan-Ségla, nella zona di Margaux, ci accoglie alla mattina dopo opportuna prenotazione, mentre per il pomeriggio ci siamo anzitempo assicurati la visita a Chateau Lagrange.

Al nostro arrivo al piccolo borgo che costituisce il centro aziendale ci accoglie Virginie Lamarque, responsabile comunicazione dell’azienda che appartiene al gruppo Chanel dal 1994. La storia di questo Chateau è lunga e gloriosa: nel 2011 sono stati festeggiati i 350 anni di vita. Deuxiéme Grand Cru classé, la sua storia corre parallela a quella della famiglia Rauzan, commercianti borghesi di Bordeaux, che la acquista nel 1611 prima di diventare proprietaria anche di Chateau Margaux e Chateau Latour.

All’inizio del XX secolo, dopo che fu acquisita la classificazione del 1855 e che il vino ebbe gli onori della tavola di Thomas Jefferson, lo chateau venne rilevato da un altro commerciante bordolese, Frederick Cruse, che costruì l’attuale castello e ristrutturò azienda e parco. Ma le successive vicende familiari ed economiche dei proprietari portarono ad un declino iniziato con la morte di Cruse nel 1950. Dopo cinque anni di varie vicessitudini, i successori condussero  l’azienda nelle mani di Mr. De Melson, che la rivenderà ad una società di Liverpool. Nel frattempo divenne consulente esterno dell’azienda Emile Peynaud, illustre professore di enologia all’ università di Bordeaux.

Dal 1994 l’acquisizione da parte della Maison Chanel ha portato ad un completo recupero della proprietà e ad una rinnovata energia negli obbiettivi produttivi. L’azienda è composta da terreni situati tutti nel territorio di Margaux, che ammontano a circa 51 ettari; la produzione annua si aggira sulle 200mila bottiglie, 100mila di Grand Cru e l’altra metà del second vin, il Seglà. Le varietà impiantate ad oggi sono per un 54% cabernet sauvignon, 41% merlot, 4,5% petit verdot, 1% cabernet franc.

La cura estrema nella gestione delle vigne, condotte in regime di agricoltura integrata, punta ad una ottimale maturazione delle uve ed ad una resa per ettaro mai superiore ai 45 ettolitri. La tecnica di vinificazione, ci spiega la nostra guida, prevede una accurata selezione, vinificazioni separate in acciaio per vitigno e parcella, con controllo della temperatura, e successivo passaggio in legno per la conduzione della fermentazione malolattica e l’affinamento che prevede “oliage” settimanali e travasi con cadenze regolari nei 18 mesi successivi. Per otto mesi le barriques vengono chiuse con tappi in vetro, per passare poi alla classica chiusura in silicone.

La degustazione si è incentrata su una annata di riferimento come il 2006 e su un’anteprima del 2010. L’annata 2006 di presenta nelle note classiche dello stile Margaux: colore profondo su tonalità porpora, fruttato ma anche lievemente mentolato con una nota speziata in evidenza. Il corpo e i tannini in bocca sono levigati e ben strutturati, privi di sensazioni amare o dure. Ottima persistenza e freschezza con ampia possibilità di invecchiamento ed evoluzione. Il 2010 nelle note fruttate appare giovanile ma la complessità e la struttura ci sono già tutte; la nota di fruttato e speziato in bocca è illuminante delle potenzialità dell’annata, e convincono di già anche a questo stadio di affinamento.

Prima di partire dalla visita di questo grande cru di Margaux non potevamo non fare visita, grazie alla cortesia di Virginie, alla “gioielleria di famiglia”, ovvero il caveau dove sono custodite le vecchie annate. Dopo l’acquisto della proprietà da parte di Chanel si è andati al recupero delle vecchie annate anche ricomprandole all’asta e tra queste documentiamo l’annata 1945 ma anche la rarissima 1878.

Salutato Chateau Rauzan Ségla, ci avviamo verso la foce della Gironda per una pausa puramente turistica e per poter gustare il soffio dell’oceano e la immensa spiaggia atlantica a Pointe de Grave. Qui l’incontro tra l’ immenso estuario (circa dodici chilometri d’acqua) e l’oceano Atlantico dona sensazioni uniche ad un visitatore anche trafelato come noi.

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Dopo la pausa turistica ci apprestiamo alla seconda visita della giornata, quella a Chateau Lagrange, troisième Cru Classé nella zona di Saint Julien, nel Médoc. Ad attenderci Marie Rollet-Gérard, che ci accompagna nella visita ai vigneti e alle cantine. La storia di questa cantina (120 ettari vitati, una tra le più grandi di tutto il comprensorio) risale al tardo Medioevo, ma notizie documentate dei vari proprietari si hanno a partire dal 1631. La proprietà conosce il suo più grande splendore intorno al 1840, quando il Conte Duchatel porta la produzione a 300 tonneaux ovvero trentamila casse. E’ il periodo di catalogazione dei terroirs e della classificazione a IIIème Cru.

Successivamente la proprietà decade e nel XX secolo si assiste ad una riduzione da 280 ettari a 157, e nel 1983 al passaggio alla società giapponese Suntory, società leader nel settore bevande e vino in particolare – che pone in essere una completa ristrutturazione aziendale mantenendo  alla conduzione  Marcel Ducasse e successivamente al suo collaboratore Bruno Eynard.

Si ripiantano le vigne, si rivedono le tecniche di cantina, si procede verso la vinificazione separata di ogni singola parcella, ma su 120 ettari non è cosa da poco. In questo ambiente il cabernet sauvignon la fa da padrone occupando il 65% della superficie, a seguire merlot nel 28% ed nella restante c’è il petit verdot. Viene prodotto anche un vino bianco secco a base sauvignon (60%) e semillon (30%) in una superficie vitata di quattro ettari. La visita della cantina offre un’idea delle dimensioni aziendali: la lunga teoria di tini termocontrollati da cento ettolitri ci dà la dimensione del lavoro affrontato dallo staff; ma la cosa più emozionante è la sterminata barriccaia delle dimensioni di un piccolo hangar.

La vinificazione avviene separatamente per ogni vitigno e, nel caso del primo vino, anche per parcella. Effettuata la fermentazione primaria e la macerazione delle uve si procede al travaso in barriques nuove e di secondo passaggio in ragione del 50%, dove avviene la fermentazione malolattica. L’affinamento prosegue per 18 mesi fino all’imbottigliamento che viene effettuato circa due anni dopo la vendemmia. I vini prodotti sono tre: Chateau Lagrange Gran Gru Classèe, Le Fiefs de Lagrange, il secondo vino, Les Arums de Lagrange il vino bianco. I nomi degli altri vini, oltre il Gran Cru, derivano da piccoli fiori che si trovano all’interno delle aree non vitate dell’azienda.

Alla degustazione lo Chateau Lagrange non delude: l’annata 2007 degustata appare ancora non pienamente espressa ma è già percepibile lo stile classico delle note fruttate e il corpo vellutato e non particolarmente muscolare. La nota mentolata nel finale rende espressa la maggior percentuale di cabernet utilizzata in questa annata (circa il 70%). Le Fiefs 2009 apre con profumi nettamente fruttati, un colore intenso su note rubino, una bocca fresca e viva con tannini già domati e buona armonia. L’assemblaggio prevedeva un 57% di cabernet sauvignon, 35% di merlot, saldo di petit verdot.

Lamberto Tosi

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