Boscarelli, lavori in corso a Montepulciano. Dai Marchesi un pomeriggio che non ti aspetti

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Confesso che Boscarelli è il primo nome che mi viene in mente quando penso al vino Nobile di Montepulciano. Se aggiungiamo poi che i titoli nobiliari mi mettono ansia ecco che la mia prima visita alla cantina dei marchesi De Ferrari Corradi me l’ero immaginata piuttosto formale e a tratti austera, come si conviene a un’azienda blasonata, con tanto di stemma araldico. Dei marchesi, pensavo, non vedrò neanche l’ombra. Invece i sorrisi cordiali che mi accolgono con le mani tese sono proprio quelli di Luca e Nicolò, eredi di un’attività iniziata con la prima bottiglia di Nobile annata 1968.

Due fratelli, 46 e 43 anni, con un obiettivo comune: Podere Boscarelli. Due percorsi e due personalità diverse: Luca indossa sahariana e stivali nonostante i 35 gradi. Nicolò è in polo e pantaloncini, i capelli un po’ arruffati. Luca vive ancora a Genova, anche se trascorre a Montepulciano la maggior parte della settimana. Nicolò ha deciso una quindicina di anni fa di stabilirsi qui, per seguire le vigne da vicino tutti i giorni. Luca ha una laurea in scienze politiche perché “forse volevo fare il diplomatico” mentre Nicolò non ha completato gli studi di architettura, ma costruire rimane la sua grande passione. È lui a dirigere i lavori inarrestabili che sono ancora in corso nell’azienda. Un vero e proprio cantiere in evoluzione, ogni giorno un nuovo progetto da realizzare. La cantina si presenta così, nuova e incompleta. Parte della vinificazione è in divenire, entriamo dall’alto camminando sulle assi di legno delle impalcature. Le barrique si trovano provvisoriamente in due locali separati in attesa di essere accorpate in un unico ambiente dedicato all’invecchiamento. Sorride Nicolò mentre spiega che in testa ha ancora un sacco di idee e che quando tornerò a trovarlo potrebbe essere di nuovo tutto diverso.

Ci soffermiamo all’ombra per osservare le vigne ai lati del viale di cipressi che collega la residenza e gli uffici alla cantina. I filari sono stretti, volutamente reimpiantati a distanza inferiore per aumentare il numero delle piante e la resa. “Fa un certo effetto dire che ogni pianta produce una bottiglia”. Poi Nicolò scherza sulla caccia allo scavallatore perfetto, quello che riesce a passare tra le file senza colpire le viti. Quindici ettari tutti vendemmiati a mano e in cassetta, una vigna alla volta rispettando i tempi delle rispettive maturazioni. Il vigneto più lontano e più alto è quello che dà vita a Il Nocio, tre ettari di terreno sabbioso e argilloso per un Nobile più complicato, 100% sangiovese. Luca sospira, esprimendo con amarezza tutto il dispiacere per una denominazione così poco conosciuta nel mondo, ammettendo la difficoltà sui mercati internazionali: “Il nostro vino è conosciuto e apprezzato grazie alla notorietà del nome Boscarelli, non alla Docg Nobile. E questo è incredibile”. Come dire che la valorizzazione del territorio offrirebbe un valore aggiunto al prestigio già autosufficiente dell’etichetta. Che, guarda caso, è nota proprio grazie al vino che da quel territorio nasce…

La degustazione riserva delle sorprese interessanti. Nell’ordine assaggiamo il Rosso di Montepulciano 2011, imbottigliato soltanto tre giorni prima. A seguire il vino rappresentativo e più importante in termini di volumi: il Nobile di Montepulciano Boscarelli 2010, 45 mila bottiglie e 24 mesi di legno. Poi la Riserva 2007, quella con l’etichetta nera. Un taglio internazionale nato nel 2011, con merlot e cabernet. Una scelta diversa da quella che fino al ’90 era stata la linea dell’enologo di sempre Maurizio Castelli: stesse uve di sangiovese, selezione della qualità, maggiore invecchiamento. La nuova riserva è un prodotto oggi molto apprezzato dal mercato, un vino morbido ed elegante che però all’assaggio non trasmette il concetto di evoluzione dal Nobile alla Riserva. È decisamente un altro bicchiere, distante da quella sensazione di continuità che invece regala Il Nocio dei Boscarelli, come se fosse questa la vera Riserva. Ne parliamo amabilmente, il confronto è vivace e trova tutti d’accordo. Scatta spontaneamente il gioco dell’accoppiamento dei vini e allora la bottiglia de Il Nocio viene spostata accanto a quella del Nobile Boscarelli mentre la riserva viene affiancata all’Igt Boscarelli dei Boscarelli 2007, un blend che contiene tre tipi di merlot e poi sangiovese, cabernet, syrah, petit verdot. Un’etichetta che non viene prodotta tutti gli anni.

Nel fresco della saletta di degustazione, incoraggiati dagli eccellenti vini in assaggio, si apre lo spazio per il racconto, ripercorrendo all’indietro la storia dell’azienda. Nel frattempo un piccolo marchese mi guarda leccando un cono gelato… è il figlio di Luca e il suo ciao di bambino mi rassicura sull’infanzia del famigerato sangue blu. Nicolò stesso confessa che il titolo lo fa sorridere, ma che per lui è importante perché fa parte della storia della sua famiglia. E si perde un po’ tentando di spiegarmi le discendenze e le dinastie che ricadranno anche sulle generazioni future.

Poi l’intervista diventa un racconto più confidenziale. Il ricordo della perdita del padre scomparso nel 1983 in un tragico incidente stradale, sulla via del ritorno da Montepulciano a Genova. La figura della madre Paola che da sola decide di portare avanti l’attività vinicola intrapresa dal marito. La semplicità descrittiva degli esordi: “All’inizio mio padre conferiva le sue uve alla cantina sociale e un giorno rientrato a casa disse: ‘Se devo buttarlo, provo a farlo io il vino’”. Tentativo riuscito.
Poderi Boscarelli
Via di Montenero, 28
53040 Cervognano di Montepulciano (SI)
www.poderiboscarelli.com

Francesca Lucchese

1 COMMENT

  1. Non sono nobile ,non sono contadino e ne capisco poco di vino,anche se per circa dieci anni mio suocero ed io abbimo curato il vigneto e prodotto ” i’vino ” per nostre uso e consumo e per la gioia dei parenti e amici . bello è non solo bere il vino , ma riuscire ad arrivare a farlo , a capire quello che la vigna ti chiede , quello che la cantina ha bisogno ,se è meglio il legno la vetroresina oppure l’acciaio inox .Bello è vivere le tradizioni contadine con tutte le loro contraddizioni e usanze al limite della magia .Penso che solo animi gentili e forti riescano a lasciare l’agiatezze e le certezze per abbracciare la vita della campagana che di certezze non ne garantisce ,basta una grandinata di cunque minuti per buttare via un anno di lavoro, questo ti fa capire la vita,la pocezza dell’uomo davanti alla natura .Capisco come il sig. Nicolò sia riuscito a dedicarsi interamente all’azienda sospendendo gli interessantissimi studi di architettura , ha visto l’immensa architettura della natura.Non so se questo è un commento,appropriato ,ma è quello che sento di dire come ex studente istituto d’arte,come ex operaio,come ex statale , a questi signori che nella vita hanno avuto la possibilità di fare quello che più hanno voluto,anche se, sicuramente, con innumerevoli difficoltà ,grazie e buona strada Marco.

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