Il Gambero (Rosso) che dà i voti ai bar d’Italia

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ROMA – Cultori di espresso e colazioni da favola, mettetevi a sedere e iniziate a sospirare. L’inverno è alle porte, ma sarà meno lungo se amate la vita da bar e conoscete gli indirizzi giusti. Ricchi d’anima e generosi con la gola.

È appena uscita l’edizione numero tredici della guida Bar d’Italia del Gambero Rosso, presentata giovedì a Roma in una festa ghiotta. E ghiotta è dir poco… Imbarazzante per ricercatezza e professionalità il parterre de rois (vedi galleria fotografica). Una cascata di bignè, tortine, tapas salati, goloserie autentiche si sono date appuntamento alla Città del Gusto per confermare quanto vivo sia ancora, nelle persone, il desiderio di incontrarsi per stare bene. Resistere a tante tentazioni è stato durissimo, infatti per dirla alla Oscar Wilde: ho ceduto! Era l’unico modo per togliere dall’imbarazzo gli altri. Diciamola: mi sono sacrificata. Ci credete?

“In un periodo dove la parola d’ordine è sobrietà, il quid che fa la differenza è la personalizzazione dell’offerta e l’attenzione a forma e contenuto che rendono un locale unico – ha commentato durante la premiazione dei migliori Laura Mantovano, responsabile editoriale – La cura del dettaglio e la ricerca sempre più attenta di prodotti di prim’ordine, lega un po’ tutti i locali in vetta. Questo perché, visto anche il periodo di crisi, il bar vuole essere un luogo che permetta al cliente di rilassarsi e godere di una pausa di qualità senza spendere tanto”.

Quali tendenze ne abbiamo dedotto? Intanto che torna in auge il bere miscelato alla Hemingway, vedi alle voci Stravinskij dell’Hotel De Russie di Roma piuttosto che Atrium Bar del Four Seasons di Firenze, del romano Settembrini che ha spuntato il premio come aperitivo dell’anno o del veneziato Dandolo dell’Hotel Danieli. Non a caso ci troviamo all’interno di hotel prestigiosi, finestra spalancata sul Mondo, espressione di un servizio compassato e drink d’antan. Alla fine della giostra vince chi al bar va ancora per essere coccolato. Senza chiasso, in fuga da mix indefinibili nel bicchiere, nemici giurati di colori fluo e musica da discoteca. I locali che fanno strada, ancora una volta, dettano linee guida cristalline: qualità, semplicità, tenacia e voglia d’investire nonostante la crisi economica.

Nell’olimpo dei migliori (tre tazzine e tre chicchi, le prime per ambiente e servizio, i secondi per qualità del caffè) oltre trenta locali, di cui cinque hanno già superato la boa del decennio in guida. Si tratta di Converso a Bra (CN), Strumia di Sommariva del Bosco (CN), Piatti di Torino, il bresciano Zilioli e il palermitano Spinnato. Al top anche quattro new entry: Douce a Genova, Il Chiosco a Lonigo, Morlacchi a Zanica e il Caffè Quadri a Venezia, segno che non si è persa fiducia e nel settore si continua a voler crescere.

Vince su tutti 300mila Lounge di Lecce “per la capacità di incarnare l’imprenditoria virtuosa del sud, valorizzando i gusti e sapori del territorio con tecnica e professionalità, coprendo al meglio l’intera fascia dell’offerta quotidiana dalla colazione al dopo cena”. A giudicare i finalisti c’erano i giornalisti Michela Auriti (Oggi), Andrea Cuomo (Il Giornale), Federica De Sanctis (Skytg24), Luciano Ferraro (Corriere della Sera),  Licia Granello (La Repubblica), Rocco Moliterni (La Stampa) e Fernanda Roggero (Sole24ore).

Menzione speciale a Tuttobene di Campi Bisenzio (FI) “per la giusta mediazione tra alta qualità e grandi numeri”, riconoscimento “ad personam” a Corrado Assenza del Caffè Sicilia di Noto: “fuoriclasse della pasticceria italiana, che anno dopo anno continua a sorprenderci con le sue creazioni”. Bar dell’anno scelto dai lettori che hanno votato attraverso il sito del Gambero Rosso: Murena Suite di Genova.

Che dire. Per noi che amiamo la vita da bar alla piemontese, discreta ma di sostanza, la festa alla Città del Gusto aveva il sapore di un ritorno a casa. Perché pensiamo che oggi più che mai sia giusto uscire per scambiare opinioni e condividere momenti più o meno importanti della giornata. A volte in luoghi dove è dura a morire la cultura dell’incontro salottiero sotto i portici, al caldo delle grandi sale che ricordano spesso i luoghi sabaudi (vedi a Torino Baratti & Milano oppure il piccolo ma meraviglioso Caffè Mulassano, entrambi fra i sei caffè storici al top della guida romana), altre in realtà più moderne (vedi Tuttobene, nella zona industriale di campi Bisenzio) dove il ritmo è scandito dalla fretta della necessità di tornare a fare girare l’economia negli uffici e in fabbrica. Perché diciamolo, al bar si tasta il polso alla società, quella che sta alla base della piramide, che il futuro lo costruisce e il presente lo vive sulla pelle.

Nel gran festival di dolcezze e salati assaggiati, un hurrà per i macaron alle nocciole e tartufo bianco del romano “Cristalli di Zucchero” e quelli con crema di gorgonzola e noci del genovese “Douce” (di cui ci è piaciuto anche il bigné al pesto ). Invitanti i ricchi tramezzini del torinese Neuv Caval’d Brons e quelli sobri e perfettini del concittadino Caffè Mulassano, dove il sandwich all’italiana è nato.

I cannoli e i marzapane del siciliano Spinnato, i lieviti del vicentino Il Chiosco (siamo a Lonigo), gli stuzzichini per l’aperitivo del Caffè Sicilia (con crema di patate e alici nella foto, con mousse di peperoni grigliati e cagliata di pecorino siciliano, con crema di fave e provola molisana), le tortine monoporzione del ragusano Di Pasquale, crostatine e succhi di frutta bio dei fratelli Colzani di Calzago Brianza (LC), i “pasticciotti” dei pugliesi 300mila Lounge (premio Illy bar dell’anno), il burro e alici del genovese Murena Suite, i bicchierini del bergamasco Morlacchi (siamo a Zanica), l’assortimento della Nuova Pasticceria Lady di San Secondo Parmense, i cannolini (sono come le ciliegie: uno tira l’altro) e la tarte tatin di Zilioli. Uno spaccato dell’Italia migliore. Quella che ti prende per la gola.

E che fatica inutile non cedere, ma che piacere constatare che ancora una volta il nostro Paese è in grado di esprimere grandi eccellenze artigiane. Dietro il bancone alle prese con lo shaker, in laboratorio a far lievitare farine macinate a pietra, giusto per dirne una. Con il sorriso sul volto. Perché come diceva un collega: al bar preferisco un volto solare e un caffè mediocre, a un espresso da favola servito da un cameriere scortese. O no?

Bar d’Italia del Gambero Rosso 2013
1700 locali classici e innovativi
Gambero Rosso®
pp. 352  – 10 euro

 

galleria fotografica

Irene Arquint

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