Terre di vino: Vernaccia di San Gimignano, Carlo Cambi editore

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Il borgo di San Gimignano, tappa obbligata del turista che visiti la Toscana per gli affreschi del Duomo e del Palazzo dei Priori, per le pittoresche vie e piazze e naturalmente per le celeberrime torri, possiede anche il dono di un dolce paesaggio vitato ed una zona vitivinicola che si può descrivere quale “un’isola bianca in un mare rosso” come fa Carlo Macchi, uno degli autori di questo libro interamente dedicato proprio alla Vernaccia di San Gimignano, un classico ed autoctonissimo bianco italiano che sorge infatti su 800 ettari circa di vigneti, letteralmente accerchiati da una immensa produzione di vini rossi targati Chianti, Montalcino e Montepulciano, bandiera della regione e della viticoltura italiana.

E se è vero che probabilmente è esistita nella zona anche una vernaccia nera (ce ne sono, e molto buone, per esempio in Sardegna e nelle Marche) pare spedita in dieci barili nel 1699 da Cosimo III in Inghilterra e definita “buona assai”, quella “vera”, la bianca, è probabilmente arrivata seguendo una sorta di “via del sud”, ossia portata a partire dal primo secolo a.C. ad opera dei Greci e dei Romani, secondo una ipotesi storica corroborata da indagini effettuate con tecniche molecolari che indicano una spiccata parentela (49%) con il Fiano, sicuramente più alta che con i vitigni a diffusione toscana e internazionale.

Un vino che affonda radici profonde nella tradizione e nella storia a partire perlomeno dal 1032, anno in cui un documento notarile informa di vigne nella “corte de Geminiano” per arrivare all’assegnazione, primo vino italiano, della DOC nel 1966 e a quella della DOCG nel 1993, passando per le testimonianze di Vasari (Vernaccia ottimo diluente per colori!), di Redi, degli omaggi o invii fatti a Lorenzo e poi a Cosimo I de’ Medici in occasione delle nozze con Eleonora di Toledo, e a Lodovico il Moro che la volle alla celebrazioone degli sponsali di un Visconti con Isabella, figlia del re di Napoli.

Sì, ma attenzione alla tradizione se questa porta ad un adagiamento, alla speranza che il vino si venda “da solo” grazie all’instancabile passeggio del torrente di turisti. Lo si capisce bene leggendo proprio il capitolo di Carlo Macchi che descrive un vino a lungo realizzato senza alcuna tecnica, o meglio senza procedure consapevoli su come si aiuta un processo non certo spontaneo come quello che porta dall’uva pressata al vino. Le uve vernaccia, insomma, erano vinificate come si fa per un vino rosso, ad alte temperature, ed a contatto con bucce e raspi prima della fermentazione. Certo, ora il progresso appare evidente anche grazie all’opera di un Consorzio di tutela particolarmente “vispo” e laborioso, e se si è dovuti passare nel guado di vini finalmente puliti ma forse un po’ impersonali e magari con un po’ di chardonnay per piacere di più, si è arrivati, o perlomeno si è sulla strada giusta per arrivare ad un’offerta di vini con una specificità e una personalità, che li rendano distinguibili dalle altre tipologie, e con armi e doti che queste non hanno.

Nel volume si possono leggere anche testi di Attilio Scienza, di Zeffiro Ciuffoletti che esplora e dipinge palmo a palmo ogni piega del paesaggio che ospita i vigneti di Vernaccia, quello della Valdelsa, fra i più umanizzati della Toscana, e di Leonardo Romanelli, giornalista e scrittore esperto anche di cucina, che indica efficacemente i migliori abbinamenti: non solo pesce o carni bianche, ma magari un risotto alla milanese, fatto con il riso della Maremma, le cipolle della vicina Certaldo e lo zefferano, naturalmente e rigorosamente locale.

E poi, la parola ai vignaioli che in prima persona, con linguaggio schietto e spontaneo, descrivono la loro storia. Di toscani antichi, o spesso di toscani felicemente immigrati dalle Marche, dal Trentino, dalla Liguria, o da Milano, come successe al compianto Giovanni Panizzi, che fu probabilmente il pioniere della rinascita di questo vino, e le cui Riserve sono serbatoio per tante degustazioni in occasione delle quali non mancano di stupire ed ancor più di entusiasmare, servendo da vero e proprio laboratorio per dimostrareinequivocabilmente le grandi capacità di invecchiamento che ha la Vernaccia.

Vernaccia di San Gimignano
Testi di Attilio Scienza, Zeffiro Ciuffoletti, Carlo Macchi, Leonardo Romanelli
Pagine: 152, 16 euro
Testi in italiano ed in inglese

Riccardo Farchioni

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