Claudio Pistocchi dice no al Consorzio Nocciola Piemonte

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TORINO – Anche se continuiamo ad acquistare ciliegie a Natale e cachì in primavera, siamo i più bravi a coltivare eccellenze alimentari. Pensate a quant’è buona la Nocciola Piemonte, quella con la Igp. A quant’è buono il Pistacchio di Bronte (una Dop). E ancora pensate alla Ciliegia di Marostica (una Igp), alla Castagna del Monte Amiata (altra Igp), alle Clementine calabresi (Igp), al Fico bianco del Cilento (una Dop), prodotti che fanno parte del nostro ricco patrimonio agroalimentare, per un totale di oltre 240 fra denominazioni d’origine e indicazioni geografiche protette. Dietro le sigle si celano strumenti voluti dall’Unione Europea a tutela e valorizzazione delle prelibatezze comunitarie. Giusto. Evviva! Un dato in più, di cui andare orgogliosi: fra tutti i Paesi europei l’Italia detiene il primato in numero di bontà riconosciute. Un vanto, esposto in bella vista da listini e menù (in gelateria, dal pasticcere, in pizzeria, al ristorante) che scopriamo essere passibili di ammenda. Ad un trasformatore (per intenderci: un fornaio, un gelatiere, un cioccolatiere, uno chef) non è infatti permesso scrivere Pistacchio di Bronte, Nocciola Piemonte, pomodoro Pachino, Radicchio rosso di Treviso… se non è iscritto al consorzio relativo. Lo sapevate? E allora iniziamo a contare quanti sono in zona multabile. Cifre da capogiro.

La bomba deflagra dieci giorni fa perché Claudio Pistocchi si è visto preso “per le mele”. Il cioccolatiere toscano, padre della goduriosa Torta Pistocchi, quella che crea dipendenza, ha sollevato un caso. Noto per cioccolatini da capogiro, tavolette in cui entra solo il meglio dello scibile alimentare (con relativo prezzo fino a tre volte tanto altri prodotti simili), durante lo scorso Salone del Gusto a Torino, ha detto “non ci sto”. “Sono passati al mio stand due esponenti del Consorzio Tutela Nocciola Piemonte Igp. Mi hanno diffidato dallo scrivere sui cartelli Nocciola Piemonte Igp. Ho spiegato loro che io le uso davvero… che le compro e ho le fatture… ebbene dicono che non si può… Anzi… si può ma si deve avere la loro autorizzazione, che si ottiene pagando 50 euro. Un atteggiamento, e una richiesta che hanno mandato Pistocchi su tutte le furie, aprendo un varco nella discussione. “Il controllo dei produttori mi pare sacrosanto, ma devo pagare io che sono un utilizzatore? E per cosa? Per far crescere il loro marchio? Per pascere altri personaggi?”.

Il punto è questo: chi trasforma un ingrediente sottoposto a tutela e ne fa bella mostra del nome in cartelli o in etichetta, deve a sua volta essere iscritto al relativo consorzio, pena l’ammenda di una multa di 4mila euro. Non parliamo di produttori, ma di trasformatori, clienti in prima battuta. “Ma si può scrivere negli ingredienti. E ti credo, lo prevede la legge – dice il cioccolatiere fiorentino – Vi pare normale? Quindi ve le compro e ve le pago, ma non posso scriverlo in etichetta senza sborsare altri soldini. Per essere autorizzati va fatta una richiesta e pagati 50 euro + Iva all’anno, nemmeno una tantum. E ti pareva che non fosse solo una questione di soldi. Serve anche un registro di carico e scarico delle nocciole, nemmeno fossero stupefacenti… quindi io che ne uso al massimo qualche quintale in un anno, mi dovrei pure far carico di un ulteriore libretto, non basta (e quindi si disconosce) la corretta prassi di tracciabilità già prevista dalla Legge. Mi domando se sono io il marziano o chi partorisce simili cose”.

Risultato? “Cancello da ogni confezione di prodotti contenenti nocciole il famoso (?) marchio. Trovo un’altra nocciola degna di questo nome e la utilizzo da oggi in poi al posto della Piemonte, non acquistandone mai più nemmeno un grammo. Ai produttori di nocciole con quel marchio, alcuni anche grandi amici, dico che farebbero bene a valutare se sono davvero rappresentati e difesi nella maniera giusta. Problema risolto alla radice, e per sempre”.

Resta un interrogativo: è questo il modo corretto per tutelare un prodotto? Ho bisogno di rifletterci.

Irene Arquint

5 COMMENTS

  1. Ha fatto bene Pistocchi! Mi preme di fare una considerazione sulla mossa furba dei due signori del consorzio. Dove sono andati a cercare Pistocchi? Al Salone del Gusto. Dove un artigiano va per vendere il suo lavoro, dove si concentra una bella fetta del fatturato annuo (e dei costi, visto quanto costano gli stand). Che gentili! Come se lui le nocciole non le avesse pagate già. Proviamo a fare un paragone: è come se il marchese Incisa della Rocchetta mandasse esattori in tutte le enoteche per concedere a pagamento il permesso di scrivere nella carta dei vini “Sassicaia”.
    In ogni caso, quando un oggetto diventa un feticcio, è il caso di farci una pensata. Meglio far lavorare i contadini e gli artigiani che i burocrati.

  2. La cosa che intristisce maggiormente è che simili controlli vengano fatti su chi davvero utilizza le loro nocciole, non sui furbetti che magari le taroccano o ne usano di chissà dove…
    Perchè se decidi di iscriverti al consorzio non solo devi pagare, ma devi pure tenere una doppia tracciabilità del prodotto, cosa che se non sei iscritto non serve fare… la tracciabilità già prevista dalla Legge non gli interessa…
    Mi domando se sia intelligente controllare solo chi lo chiede, ma magari controllano pure gli altri…? Lo spero…
    Io comunque mi sento assai offeso da una simile cosa, specie dato che nessun produttore/rivenditore mi ha mai avvertito di questo… esponendomi al rischio di sanzioni che possono arrivare a 16.000 euro…
    Dato che sono un uomo semplice scelgo la via più facile, rinuncio a loro e che friggano nel loro brodo.
    Agli altri dico, fate molta attenzione… nelle mie stesse condizioni siamo in decine di migliaia…

  3. non ho parole….ma come, i trasformatori fanno pubblicità al marchio dichiarandolo e dovrebbero pure pagare??? non dovrebbe essere il contrario? 🙂
    anch’io uso le igp piemonte, forse cambio marchio perchè, seppur buone, mi sono andate di traverso, anche se non è colpa delle nocciole……

  4. Scopro per caso che il mio problema con tutti i marchi di prodotti Igp o Dop che uso per la produzione dei miei gelati ….. non è solo mio. Tutto questo alla fine garantisce solo chi usa prodotti scadenti mettendoli al pari nostro che usiamo prodotti di qualità.
    Conclusione si garantisce solo l’industria che si permette il lusso di poter pagare l’iscrizione a tutti i consorzi di tutela quindi esporre il marchio ….. per poi non usare nemmeno un kg di quei prodotti dato il loro elevato costo all’origine.
    Questo dovrebbe essere un problema da risolvere cari ministri !!

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