Bollicine su Trento. Dosaggio? Zero

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di Claudio Corrieri

Bollicine su Trento_1TRENTO – “Bollicine su Trento”, incontri e suggestioni con sua eccellenza TRENTODOC , è l’ormai classico appuntamento annuale con le bollicine di qualità organizzato dalla Camera di Commercio di Trento, da Trentina Marketing, dall’Istituto Trentodoc e dalle varie strade del vino provinciali. Negli splendidi saloni di Palazzo Roccabruna, sede dell’enoteca provinciale del Trentino, è stato così possibile partecipare a incontri, laboratori del gusto, dibattiti, oltre che ovviamente a poter verificare con adeguati percorsi degustativi il livello raggiunto dalla spumantistica regionale, racchiusa appunto nel marchio TRENTODOC. La sensazione è di quelle positive, con ammiccanti sorrisi dei produttori e degli organizzatori dell’evento, sentimento che trapelava anche durante le giornate di degustazione offerte alla stampa specializzata e agli operatori del settore.

La produzione totale di Trentodoc è di circa nove milioni di bottiglie, con le Cantine Ferrari faro della denominazione, grazie a una storia centenaria a dir poco affascinante e alla ragguardevole cifra di cinque milioni di bottiglie prodotte ogni anno. Il quadro si completa con la presenza di tre cantine cooperative che si sono anch’esse allineate al mercato iniziando a produrre qualificati Metodo Classico, a cui si sommano una quarantina di piccoli e medi produttori-vignaioli che hanno fatto della qualità la prerogativa principale.

I risultati si vedono, e si sentono, se solo ci accostiamo ai loro Metodo Classico, elaborati con passione ed esaltati nella fisionomia dalle caratteristiche pedoclimatiche dei terroir di montagna da cui discendono, che possono beneficiare di importanti escursioni termiche, lì dove i porfidi e i terreni dolomitici offrono dimora a vigne di chardonnay, pinot nero e, in minor misura, pinot bianco e pinot meunier . E’ da quelle vigne che si originano le basi-spumante per le varie cuvée offerte agli appassionati di bollicine. Appassionati che ormai sono in molti in Italia, e che in controtendenza rispetto al momento di crisi continuano ad alimentare un trend piacevolmente crescente di mercato.

La diversità delle proposte ormai si coglie dalla varietà del ventaglio offerto: dal brut all’extra brut, dal demi-sec al Nature (o dosaggio zero). La grande novità di quest’anno è la presa di coscienza dei produttori circa il potenziale dei loro spumanti e il confronto con tipologie tradizionalmente più “ostili” e “dialettiche” come i Dosaggio Zero, dove il confine fra bevibilità e austerità, fra rigidità e compiacente surmaturazione, li espone al rischio di una non immediata “lettura” da parte dei consumatori (o dei mercati) meno preparati. Ma, al contempo, li proietta nel novero dei migliori esemplari della specie, grazie a una caratterizzazione e a una forza comunicativa in certi casi molto spiccate.

A posteriori cosa possiamo dire? Intanto che le riflessioni stimolate dagli assaggi e dagli incontri con i produttori durante la due giorni trentina sembrano chiarire ulteriormente che Trentodoc è ormai in grado di riunire una bella rappresentanza di validi vignaioli e di importanti progetti cooperativi, ormai maturi per affrontare il mercato aggressivo che si profila all’orizzonte. Per essere all’altezza di affrontare i mercati esteri e di consolidare le posizioni in Italia oltre i confini regionali, è necessario uno sforzo collettivo dove, seppur trainati dall’azienda leader della denominazione (Cantine Ferrari of course), ognuno deve avere il proprio ruolo all’interno del marchio. Andare uniti sotto un unico cappello, con questa peculiarità stilistica di matrice “dolomitica” da rivendicare con orgoglio, ci sembra il primo passo di una strategia moderna e attualizzata che possa giustamente ambire alla acquisizione di nuove fette di mercato.

Se a questo si unirà una politica commerciale propositiva e invitante agli acquisti, non credo che i vari operatori economici del settore si sottrarranno alla scelta di questi Metodo Classico per comporre i loro listini. Insomma, la TRENTODOC è sicuramente all’altezza degli altri competitors del settore, e ha i numeri qualitativi per accettare la sfida e vincerla. C’è da fidarsi!

Qui sotto una breve disamina di alcuni dei Dosaggio Zero presenti a Trento, protagonisti di una degustazione tematica loro dedicata.

TRENTODOC Dosaggio Zero 2009 – Maso Martis (“degorgiato” a maggio 2009; 100% chardonnay )

Bolla non aggressiva, buona presa sul palato, esile ma non scarnificato, finto semplice con belle sfumature agrumate e di fiori di acacia, mandorla e frutta bianca; media lunghezza e media complessità, ma gustoso: l’aperitivo di mezzogiorno al Bar da Mario.

TRENTODOC Riserva Nature 2008 – Bellaveder (100% chardonnay)

Grazie all’impiego, non invasivo, dei legni in fase di vinificazione e all’uso della fermentazione malolattica per arrotondare la beva, questo Nature appare più largo che teso senza perdere però in equilibrio e piacevolezza, con belle note di fiori bianchi, melone invernale, pera e sottili spunti lattici. Sicuramente ben si adatta ai frutti di mare, più cotti che crudi.

TRENTODOC Nature 2008 – Pisoni

Colpisce il doppio registro espressivo di questo nature: da un lato maturo, espressivo, largo e “pacioso”, dall’altro più vegetale, con aspetti più freschi e agrumati. Tentenna ma non molla al palato, per una beva che si protrae a lungo, pur restando sostanzialmente affilata e “verdina”. L’aspetto aromatico lo consiglia davanti a un risotto con taleggio e verdure croccanti

TRENTODOC Riserva Dosaggio Zero 2008 – Revì (chardonnay e pinot nero)

Naso di purezza cristallina; bocca centrata ed espressiva su richiami di glicine, fiori di acacia, mandorla spellata, nocciolina, fieno secco e menta. Sviluppo importante, finale di stampo minerale dai ritorni salati. L’ideale aperitivo della sera, quello con la persona più cara.

TRENTODOC Riserva Dosaggio Zero 2007 – Letrari (85% chardonnay e 15 % pinot nero)

Si offre al naso con alcune note ossidative ed altre di frutta matura: un naso incerto cui segue una bocca cremosa, avvolgente ma non profonda, che ti parla comunque di Trentino, anche se non propriamente di Dosaggio Zero. Adatto anche a pasto.

TRENTODOC Ororosso Dosaggio Zero 2007 – Cembra Cantina di Montagna (solo chardonnay)

Il nome deriva dalla composizione dei terreni di provenienza, ricchi di porfido. Da subito colpisce per integrità (ben 5 anni sui lieviti) e purezza: aromi di frutta secca, fiori e note balsamiche. Deciso e centrato, tutto sottigliezze e profilatura, chiude piacevolmente sapido, quasi salmastroso. Da proporre come aperitivo davanti a un camino, magari con tartine di mare.

L'AcquaBuona

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