Inedito incontro: insieme a Firenze gli aforismi di Luigi Veronelli e i 25 anni delle Donne del Vino

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Giorgio Pinchiorri ricorda VeronelliFIRENZE – Si intitola Luigi Veronelli. La vita è troppo corta per bere vino cattivo ed è il nuovo libro scritto a due mani da Gian Arturo Rota e Nichi Stefi (Giunti e Slow Food Editore). La frase è, manco a dirlo, proprio di Veronelli, il protagonista assoluto di questo volume: una raccolta di citazioni, episodi, cronache e aforismi per tracciare il profilo e una biografia non convenzionale di quello che è universalmente riconosciuto come il grande mentore nella storia del vino italiano. Tra le pagine una serie di documenti inediti, persino alcuni appunti ammanuensi trovati nascosti in un angolo segreto del suo studio.

Le Donne del Vino ospitano la presentazione del libro a Firenze, uno degli appuntamenti culturali nell’ambito delle celebrazioni dei 25 anni dell’associazione, con i due autori che hanno entrambi vissuto Veronelli da vicino, in modo parallelo ma differente. “Ci siamo fatti narratori attraverso aneddoti, storie e racconti per far emergere solo ed esclusivamente lui – esordisce Gian Arturo Rota – In questo libro ci mettiamo ai lati e ci proponiamo esattamente di far rivivere lui. La difficoltà più grande è stata quella di decidere come organizzare il suo pensiero”. E a questa domanda risponde Nichi Stefi: “Ci siamo rifatti all’unico ordine riconosciuto da Veronelli: l’ordine alfabetico. Il libro è diviso in capitoli che hanno come titolo delle parole che si susseguono in ordine alfabetico”.

Come spesso accade nelle occasioni dedicate al celebre scrittore, giornalista, critico, editore, pensatore… (quanto è difficile racchiuderne in una parola l’attività!) il primo spunto di riflessione è la considerazione che “se siamo qui, oggi, a parlare di vino lo dobbiamo a lui”. Il primo ringraziamento è di Giorgio Pinchiorri, moderatore insieme a Diana Lenzi (Fattoria di Petroio), Donna del vino e organizzatrice dell’incontro. Pinchiorri è visibilmente compiaciuto mentre, seduto accanto alla moglie Annie Féolde, racconta che “Senza il Gino non ci saremmo stati. Fu lui a dirci di continuare la strada della ristorazione andando oltre l’enoteca”.

Sotto i suggestivi affreschi del Relais Santa Croce in Via Ghibellina la presentazione più strettamente tecnica del libro lascia ben presto il posto a una sorta di chiacchierata confidenziale e a tratti goliardica che ripercorre momenti di vita vissuta, in una trasposizione orale del libro stesso. E anche gli ospiti, anziché porre domande agli autori, prendono la parola per raccontare il loro personale ricordo di Luigi Veronelli. Priscilla Occhipinti della Distilleria Nannoni racconta sorridendo quando, giovanissima tra gli alambicchi, Veronelli, in visita in distilleria, la incoraggiò a darsi da fare per continuare l’arte del suo pigmalione: “Il mio maestro Nannoni ha fatto della sua amicizia con Veronelli gli insegnamenti per me”. Tra le altre Donne del Vino in sala anche Donatella Cinelli Colombini, Natascia Santandrea de La Tenda Rossa, Beatrice Contini Bonacossi, Emanuela Stucchi Prinetti di Badia a Coltibuono.

Scambiamo due battute con la “padrona di casa”, Diana Lenzi, delegata regionale toscana dell’associazione.

La presentazione del libro di Rota e Stefi è inserita nell’ambito delle celebrazioni dei 25 anni della vostra associazione. Qual è il legame, il punto di contatto tra le Donne del Vino e Luigi Veronelli?
“Veronelli è la storia del vino d’Italia. È per me un grande piacere celebrare con lui i nostri 25 anni, un traguardo davvero importante per noi. Abbiamo voluto allacciarci in qualche modo a questo grande uomo per festeggiare il quarto di secolo. Devo dire che Veronelli ha sempre apprezzato il merito, non le categorie”.

Ma proprio riflettendo su questo, ha ancora senso oggi un’associazione di genere?
“Sì, perché nel vino una donna ha ancora oggi un percorso più difficile rispetto agli uomini. Inoltre il confronto con le altre donne aiuta. Io in associazione ho imparato tanto dall’esperienza di donne assolutamente molto meritevoli”.

E a questo proposito, Nichi Stefi ricorda come Veronelli non fosse un femminista, ma ciononostante abbia sempre difeso con sacralità l’universo femminile. Un altro frammento di memoria che compone il ritratto dell’uomo e del professionista. Anarchia e libertà chiudono il cerchio.

“La libertà è un bene immenso. Senza libertà non si vive, si vegeta”.
“I grandi vini sono puri, razionali e armonici, quindi, per definizione, anarchici”.
(Luigi Veronelli)

Francesca Lucchese

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