Donatella Cinelli Colombini, nuovo presidente della Doc Orcia: “Non sarà una passeggiata”

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Donatella Cinelli Colombini Cambio della guardia alla guida della Doc Orcia. È Donatella Cinelli Colombini la nuova presidentessa del Consorzio. Dagli inconfondibili cipressi in poi, la storia della Val d’Orcia parla da secoli di uva e di olive, di vino e di olio extravergine di alta qualità. Un paesaggio unico al mondo, patrimonio dell’umanità Unesco, che fa del turismo il principale motore di sviluppo economico. Ben 1.800.000 presenze solo lo scorso anno. E in effetti vino e turismo sono il pane quotidiano di Donatella Cinelli Colombini, già ideatrice di “Cantine Aperte” e docente di Marketing del Turismo del Vino. A lei chiediamo le prime considerazioni sul nuovo incarico.

È stata nominata presidentessa della Doc Orcia quasi “a furor di popolo”dai produttori. Com’è nata la sua candidatura?

“Voglio sperare che sia un segno di stima per le mie capacità e di apprezzamento per quello che ho fatto dentro e soprattutto fuori dalla mia azienda. Mi riferisco al Movimento Turismo del vino, al Comune di Siena e alle Donne del vino. Se mi guardo indietro vedo tante, ma proprio tante iniziative”.

Donatella Cinelli Colombini 2A tredici anni dalla nascita della Doc, che situazione del Consorzio ha ereditato e qual è lo stato di salute della denominazione?

“Direi che è una situazione complicata: nel 2012 sono stati rivendicati 153 ettari su una superficie vitata potenziale di circa 400, il vino prodotto è calato del 22,9% rispetto all’anno precedente e sono state imbottigliate solo 120.000 bottiglie. Ce la metteremo tutta e siamo decisi a vincere questa sfida, ma rilanciare l’Orcia non sarà una passeggiata”.

Succede a Donella Vannetti. Nel passarle il testimone, le ha dato qualche indicazione o qualche suggerimento di cui fare tesoro?

“Donella è una donna straordinaria per generosità e amore verso il territorio. Sono sentimenti che le fanno onore e che io cercherò di avere in eguale misura”.

Lei ha definito la Doc Orcia un prodotto ancora famigliare: la maggior parte dei produttori gestisce direttamente la filiera dalla vigna alla vendita della bottiglia. Un limite o un’opportunità?

“È una grande opportunità. In un mondo globalizzato e omologante l’Orcia Doc è ancora ‘fatta a mano’ e spesso viene vissuta dai produttori come un figlio. Pensiamo ai giovani consumatori statunitensi, i cosiddetti millennials, il segmento più orientato ai vini di alto prezzo e che fa tendenza per il futuro. Loro cercano lo ‘European style’ cioè vini percepiti come autentici, fatti da piccoli produttori secondo uno stile che li rende unici. Ecco, i vini dell’Orcia Doc sono esattamente così: delle gemme artigianali”.

Molti le chiedono se il nuovo incarico può inficiare l’impegno nel Consorzio del Brunello. Al contrario, noi le chiediamo in che modo la sua attività a Montalcino può mettersi al servizio della doc Orcia? In altri termini, può la grande Denominazione del Brunello fare da traino alla piccola e giovane Denominazione Orcia?

“Si tratta di due mondi che devono e vogliono rimanere distinti. Il Brunello è un brand di livello internazionale. Punta molto in alto e ad un palcoscenico mondiale. I vini Orcia devono invece diventare il simbolo di un territorio bellissimo e integro, forse il territorio agricolo più bello del mondo. Il progetto per il rilancio dell’Orcia Doc è quasi pronto e mira a un più stretto collegamento simbolico e concreto fra il vino e la sua area di produzione. Non va dimenticato che nei 13 comuni dell’Orcia ci sono 12.730 posti letto oltre a quelli di Chianciano. Si tratta di una ricettività di ottimo livello (abbiamo tre alberghi a 5 stelle) intorno alla quale è cresciuto un tessuto di ristoranti e rivendite di prodotti agroalimentari. Alle presenze turistiche (1.800.000) vanno aggiunti circa un milione di escursionisti e ‘turisti residenti’ per la stragrande maggioranza stranieri. Possiamo dunque dire che la Doc Orcia l’export ce l’ha sotto casa. Il piano è esattamente questo: trasformare i turisti in persone desiderose di ‘bere il territorio’ ovvero sentire il sapore delle sue vigne”.

Tra l’altro lei insegna marketing del turismo del vino all’università. La val d’Orcia è territorio di antica produzione vinicola e patrimonio dell’Umanità Unesco. Questo binomio non può non farle gola… Ha già nuove iniziative di promozione in mente?

“Mi fa gola da morire. Io adoro le sfide difficili e lavorare sulla Doc Orcia lo è davvero anche perché mancano le risorse economiche. Ma ne vale la pena. Non possiamo lasciare che diventi una Disneyland contadina piena di seconde case abitate da miliardari di tutto il mondo. Bisogna dare un futuro alla sua agricoltura e questo futuro si chiama vino di alta gamma. Proprio questa settimana iniziamo a sottoporre alle istituzioni locali il piano di rilancio della Doc per verificare la sua compatibilità con le politiche di territorio. Vi stupiremo e non solo con il progetto, ma soprattutto con i vini Orcia che per qualità e personalità sono davvero sorprendenti”.

In occasione del grave atto vandalico occorso nei mesi scorsi alla Cantina Case Basse lei è intervenuta in tono molto duro in difesa del Consorzio del Brunello, rispondendo ad alcune dichiarazioni di Gianfranco Soldera. Ha avuto modo di porre fine alla spinosa polemica e che umori si aspetta di trovare tra i produttori della Doc Orcia?

“Il Consorzio del Brunello ha sporto querela contro Gianfranco Soldera. Spero che questo metta fine ai commenti inappropriati. I produttori di Brunello devono avere unità d’intenti e fare squadra aiutandosi a vicenda, solo in questo modo riusciranno a competere con i colossi multinazionali tipo Gallo, Constellation o Concha y Toro. Mi auguro che Gianfranco Soldera voglia condividere questi sentimenti e se lo farà troverà le porte aperte. Nell’Orcia Doc il clima è più sereno anche perché i problemi sono tanti e prevale la volontà di fare fronte comune davanti alle difficoltà. In questo momento è un atteggiamento che agevola il mio lavoro in modo determinante”.

La Doc Orcia in breve

Il Consorzio comprende 37 aziende, di cui 29 produttori imbottigliatori. Nata il 14 febbraio del 2000, la piccola e giovane denominazione coinvolge 13 comuni: Buonconvento, Castiglion d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte dei comuni di Abbadia San Salvatore, Chianciano, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena. La denominazione comprende le varietà Orcia Rosso (minimo 60% Sangiovese) e Orcia Sangiovese (minimo 90% Sangiovese) entrambe anche nella tipologia Riserva. Le altre varietà previste dal disciplinare sono Orcia bianco, Orcia rosato e Vin Santo.

Francesca Lucchese

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