Ornellaia in riva al mare: verticale di sette annate

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brochureROSIGNANO MARITTIMO (LI) – L’insolito mix mare/estate/grande vino rosso poteva sembrare un azzardo ed invece, complice una stagione ancora piuttosto fresca, ce la siamo goduta alla grande. Comunque se anche le previsioni avessero dato 40 gradi con umidità al 100% non credo che qualcuno dei commensali avrebbe rinunciato ad un’occasione del genere, eccetto qualche estraneo  “ben capitato” tutti i presenti erano i soliti “intrippati” dell’enogastronomia: potrei definirli/ci uno zoccolo duro sui quali contare per degustazioni di livello.

Grazie a Claudio Corrieri – anima del ristobeach Lo Scoglietto a Rosignano Marittimo in estate e del ristorante In Vernice a Livorno il resto dell’anno – e a Leonardo Raspini – direttore generale della Tenuta dell’Ornellaia – è stata organizzata la cena che prevedeva cinque annate di Ornellaia ed altri tre vini dell’azienda. crema di patate porri e gamberiGià come previsto dal programma c’era da stare bene ma un generoso contributo dei personaggi prima citati e di un “grande” amico presente, ha alzato notevolmente il livello di goduria/interesse portando la lista totale dei vini in degustazione a sette annate di Ornellaia, tre vini della stessa azienda e due stranieri d’eccezione.

Due parole veloci sul menù prima di lasciare il campo ai vini: antipasto di crema di patate e porri con gamberi: piatto delicato e gustoso al contempo; primo di calamarata “cacciuccata”: una pasta molto saporita, così ricca di pezzi di molluschi che poteva essere un piatto unico; secondo di tagliata di scamone di vitello fassone piemontese: una carne che si tagliava con un grissino! Sgroppino al limone e dolci della casa per non farsi mancare nulla. Ma ora spazio ai protagonisti:

calamarata cacciuccataORNELLAIA 1994: il più vecchio della batteria denota un frutto, ribes e mirtillo soprattutto, ed una freschezza che non avrei immaginato con sfumature anche agrumate. Vino piuttosto mutevole nel bicchiere, davvero intrigante. Al palato risulta più lineare, meno sfaccettato ma decisamente elegante e scorrevole. Sul finale mi colpisce una lieve speziatura peposa.

ORNELLAIA 1997: in vigna l’annata è stata ottima, non direi così tanto il prodotto. Al naso palesa una certa evoluzione: terziari di cuoio, fungo, rabarbaro e ricordi di salamoia sovrastano la frutta. La bocca si presenta piuttosto austera ma più pimpante dell’olfatto, finale dai sentori di grafite. Lasciato nel bicchiere emergono decise note di caffè ed erbe aromatiche. Il vino si è evoluto ed ora resta da vedere quanto riesce a tenere.

ORNELLAIA 1998: forse il più equilibrato della serata. Si apre con un bel naso ricco di frutta e spunti balsamici, non manca una piacevole speziatura a dare un tocco raffinato all’insieme. Il buon equilibrio generale si manifesta anche in bocca, succoso, minerale, direi pronto sebbene lungi dalla piena maturità. Sul finale, tanto per fare un appunto, ritorna una vaniglia appena sopra le righe.

verticale OrnellaiaORNELLAIA 1999: altra annata molto buona. Al momento lo definirei come un’opera grezza che deve affinarsi ancora, naso “piacione” con un bel frutto in evidenza, poi oltre il classico balsamico anche note di anice. In bocca è rotondo e molto piacevole sebbene un tannino un po’ polveroso tenda ad asciugare sul finale.

ORNELLAIA 2001: Naso intenso sempre improntato sulla rotondità del frutto e sul tipico corredo balsamico-speziato. In bocca è sinuoso e con aromi più seriosi rispetto al naso, addirittura sovvengono vaghi ricordi di bollito di carne. Finale leggermente amarognolo. Ciò nonostante dovrebbe regalare belle soddisfazioni in futuro.

OrnusORNELLAIA 2004: con le ultime due annate in degustazione cambia un po’ l’uvaggio, dal 65% cabernet sauvignon, 30% merlot e 5% cabernet franc solitamente usato (a parte qualche piccolo aggiustamento dovuto alla stagione), si passa ad un uvaggio che utilizza un incremento al 12% di cabernet franc e una piccola percentuale di petit verdot a discapito dei due vitigni rimanenti. Inizialmente alterna note di solvente al vegetale e fruttato ma una volta aperto rimangono solo i profumi più piacevoli. Il naso comunque appare meno esplosivo del precedente. In bocca è molto scorrevole, dal tannino finissimo ed una freschezza finale che invoglia la beva.

ORNELLAIA 2006: è quello che mi ha impressionato meno. Un naso ancora poco espressivo ricalca le sensazioni del palato. La bocca è meno rotonda, “smagrita” da una vena acida che per lo meno dona bevibilità; piacevole il ritorno fruttato sul finale.

Rimanendo sui vini della Tenuta abbiamo potuto degustare il Poggio alle Gazze 2011 – sauvignon blanc rinforzato da un piccolo contributo di viognier, vino profumato e scorrevole ma al contempo di buona struttura e sapidità – il Serre Nuove 2009 – il vino minore dell’Ornellaia rispecchia abbastanza bene i tratti caratteristici del suo illustre parente ma nella degustazione soffre (parecchio) il confronto inevitabilmente – e l’Ornus 2009 – questo passito da petit manseng regala profumi inebrianti di albicocca, agrumi e miele, si fa bere bene ma un tocco di frutta secca e un pizzico di acidità in più non mi sarebbero dispiaciuti.

Infine arriviamo ai due “intrusi” d’eccezione:

intrusiDOMINUS ESTATE 2004: 85% cabernet sauvignon, resto tra cabernet franc e petit verdot. Siamo nella Napa Valley e lo stile americano si sente tutto, inizialmente i profumi sono un po’ scomposti ma netti sono gli aromi fruttati di mirtillo e ciliegia, poi cuoio, rabarbaro e tanta vaniglia, sul finale note balsamiche e ricordi di duro di menta. In bocca è più equilibrato e meno esuberante del naso anche se la dolcezza è sempre marcata, la struttura non è male e i tannini di apprezzabile fattezza. Piacevole ma non mi emoziona.

MOUTON ROTHSCHILD 1990: doveroso premettere che avrebbe meritato più tempo e attenzione per poterlo apprezzare in tutti i suoi aspetti e nello sviluppo nel bicchiere. Detto questo se in teoria l’annata è memorabile in pratica lo trovo un vino evoluto che ha raggiunto il limite della godibilità. Il naso un po’ pigro ad aprirsi (l’uso di un decanter avrebbe certamente aiutato) fa sì che il fruttato – prugna specialmente – e le spezie – tabacco, cuoio – rimangano in sottofondo, appare più deciso invece il lato vegetale. In bocca si conferma piuttosto austero, con una buona mineralità ma dal corpo un po’ snello. In definitiva, dato il blasone e l’aspettativa, risulta una piccola delusione ma, come premesso, la serata non ha giocato certamente a suo vantaggio.

 

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

1 COMMENT

  1. Bravo Leo !!
    Sottoscrivo tutto con la piccola postilla che a me il 2004 m’è piaciuto parecchio !!
    …alla prossima

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