Boca Le Piane. Il vino secondo Christoph Künzli

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Prosegue il viaggio nei vini dell’Alto Piemonte. Dopo Tenute Sella e Proprietà Sperino , entrambe di Lessona, ci spostiamo poco più a est, sulle colline di Boca.

Boca, alto Piemonte, provincia di Novara. Alle porte della Valsesia, vicino a Ghemme e Gattinara, ma più in alto, con vigne che arrivano oltre i 500 metri. Qua prima del boom economico i colli erano tutti rivestiti di vigne. C’è un prezioso documento storico, una foto aerea scattata negli anni Trenta al Santuario di Boca, che dà l’idea dell’impressionante copertura a vigneto di ogni metro quadro di terra coltivabile. Oggi la situazione è molto diversa; i colli sono quasi completamente riconquistati dal bosco. In primavera, al momento della fioritura delle acacie, si ha la prova del nove: i colli macchiati dal bianco dei loro fiori sono quelli dove c’era vigneto: l’acacia, la pianta colonizzatrice più rapida e invadente ne ha preso il posto e crea una fascia compatta dalla bassa collina fino al limite delle vecchie coltivazioni, poco oltre i cinquecento metri.
Christoph KunzliEffetti dei cicli economici, dove a una agricoltura di sussistenza si sostituì in breve il lavoro in fabbrica negli opifici di Biella e della Valsesia: arrivò il benessere e sparì la vigna.
Proprio di questo mi parla Christoph Künzli quando mi accoglie a bordo della sua Polo per un giro nelle ripide vigne di Boca: «Le fabbriche non riescono più a garantire il benessere. Ricevo spesso richieste di lavoro da giovani dei dintorni, che a causa della crisi non hanno più lavoro nelle industrie. Si ricordano che i nonni coltivavano, ma nessuno sa più lavorare la vigna. Si è perso un sapere millenario in soli cinquant’anni. Purtroppo c’è stata un’interruzione generazionale…».

Christoph Künzli è l’anima di Le Piane, azienda-faro della Doc Boca, capace di rilanciare una denominazione esportando i suoi vini in tutto il mondo, e di dare uno stimolo agli altri produttori della zona. Di lui, svizzero di lingua tedesca, stupisce l’amore per queste colline, la caparbia determinazione che ha fatto sì che un giorno, dopo aver assaggiato i vini di un anziano produttore, Antonio Cerri, decidesse di investire tutta la sua vita qua. Da importatore di vino è diventato produttore, e più di chiunque altro ha creduto nelle potenzialità del nebbiolo in questi luoghi difficili.
Il Santuario di Boca negli Anni TrentaMa torniamo a quella foto degli anni Trenta. «Si dice – racconta Christoph – che nel periodo di massima espansione qua ci fossero 10.000 ettari vitati. Beh, non è un dato sicuro ma di certo c’erano migliaia di ettari a vite. Qui si faceva vino già prima dei Romani. Eppure sono bastati 50 anni di totale abbandono per perdere una storia millenaria, per dimenticare il proprio passato. Nel 1994, quando sono arrivato a Boca, c’erano rimasti 10 ettari vitati. Oggi le persone hanno solo una vaga idea di cosa fosse Boca alcuni decenni fa». Fino agli anni del boom economico infatti qui tutti lavoravano la terra, e vivevano con il vino, che vendevano nella piana sottostante, a Milano e a Torino. «Una scuola elementare di Boca è venuta pochi mesi fa a visitare le mie vigne. Su venti bambini, solo due sapevano che qui ci sono le vigne! Questo rende abbastanza l’idea della di come si sia persa la storia recente».

Salendo per una ripida strada, si arriva in località vigna Montalbano a maggiorinaMontalbano, un giogo affacciato su una vecchia vigna allevata in modo tradizionale, a “maggiorina”. C’è da rimanere stupiti per la bellezza di questo sistema di allevamento, specifico di questa parte del Piemonte. Christoph ne va molto fiero, anche se è un sistema che rende impossibile ogni lavorazione meccanizzata, e fa aumentare i costi di manutenzione: «Ecco perché in quella foto degli anni Trenta c’erano spazi così larghi tra le viti: non erano allevate a filare, ma a maggiorina». Lo schema è assai articolato, ed è basato su un quadrato con al centro tre o quattro ceppi di vite, che si distendono secondo i punti cardinali. Nel punto centrale, da cui si dipartono i vecchi capi, sembra un unico ceppo. Eppure i quadrati potevano essere composti da più varietà, mischiando ad esempio nebbiolo e croatina o vespolina.

Avvicinandosi, si notano le legature ancora fatte col salice. «Sì, ci teniamo a legare col salice, è un sistema che ritengo migliore; quando hai un lavoratore esperto, per legare ci mette lo stesso tempo che con quegli orrendi fili verdi che poi rimarrebbero nella terra. Il salice è tutta un’altra cosa!»
Dettaglio viti allevate a maggiorinaTra i quadrati a maggiorina, ci sono vere rarità enologiche: «Questo è un museo ampelografico a cielo aperto: la vigna è rimasta come fu piantata nel 1917. C’è nebbiolo, croatina, vespolina, ma anche la rarissima uva “slarina“, o il “tantourrier“, usato per dare colore, o la malvasia di Boca, un vitigno aromatico, e l’erbaluce…». Con l’aiuto dell’ampelografa Anna Schneider, dell’Istituto di Virologia Vegetale del CNR di Torino, Christoph ha dato avvio a un censimento ampelografico dei vecchi vigneti aziendali, riuscendo a individuare 12 varietà differenti.

«Cavour, il creatore del Barolo, ha conosciuto molto bene i vini di queste zone. Addirittura esiste una lettera in cui dice che è insoddisfatto di come fanno il vino a Barolo, e chiede di portare il nebbiolo delle zone dell’Alto Piemonte a Barolo, riconoscendo che i nebbioli di queste zone sono i migliori, e “danno vini simili a quelli per me migliori del mondo, ossia i Borgogna”. Cavour individua con precisione le caratteristiche di questi vini: finezza e eleganza. Ecco, ci vuole gente che sappia capire questo!»
Sulla finezza dei vini di Boca, le ragioni vanno cercate nella natura del suolo. Qui siamo in presenza di un terreno uniformemente derivato da rocce porfidiche, di origine vulcanica. La natura cristallina del porfido fa sì che si crei un ottimo drenaggio, ma al tempo stesso il principio della capillarità mantiene il giusto grado di idratazione per le piante, che, grazie alle radici molto profonde, non soffrono stress idrici.
La seconda sosta è nella vigna di Montalbano Alto, che arriva a 470 metri d’altitudine. È una vigna di mezzo ettaro, molto ripida, impiantata nel 1915, parte a maggiorina e parte a terrazze. L’erba è già alta, ma si nota che alla base dei filari è stata come “calpestata”; Chirstoph spiega che è una sua scelta; crede nell’inerbimento della vigna, anche senza lo sfalcio dell’erba; semplicemente, fa fare alcuni passaggi per abbattere l’erba in modo che non salga troppo verso i tralci.

«Non credo proprio che le malattie della vite vengano dalla presenza di erba in vigna; anzi, l’erba lunga ha maggiori radici e dà semi, che migliorano il terreno».
vigna Campo alle PianeDi nuovo un breve e tortuoso tratto di macchina in mezzo al bosco, per arrivare verso dove è nato tutto,  la vigna Le Piane. Nel frattempo, ho modo di chiedere a Christoph cosa lo ha portato dalla Svizzera a Boca a produrre vino.
«Nel 1988, quando facevo l’importatore di vino, Paolo De Marchi (fondatore di Isole e Olena e Proprietà Sperino) mi parlò di Antonio Cerri, questo viticoltore burbero, ma capace di fare vini straordinari. Poi lo conobbi di persona: aveva in cantina ancora le annate dal 1947 in poi… Pur non avendo particolari mezzi tecnici, i suoi vini erano straordinari. Continuai negli anni ad andare a trovarlo, poi nel 1995 ebbe un ictus che lo immobilizzò. “Con me finisce il Boca”, ripeteva. Era l’ultimo della vecchia guardia, ma aveva anche una lucidità e una capacità di capire la vigna e il vino straordinari. Era esigentissimo, estremo, voleva il massimo della qualità. Non gli importava di vendere il vino: lui faceva il “suo” vino. Ed era un vino straordinario».

Arriviamo proprio sotto alla particella di Cerri, Campo delle Piane. Mezzo ettaro impiantato negli anni Venti, 85% di nebbiolo, 15% di vespolina, la “percentuale di Cerri” che Christoph ha ripreso nei nuovi impianti. «Ecco da dove sono partito. Ho chiesto a Cerri di poter comprare la sua vigna e la sua cantina. In seguito, ho comprato questa subito sotto: un appezzamento da un ettaro, completamente invaso dalla boscaglia, che ho ripiantato nel 1998 e che ho chiamato “Meridiana“. Non è stato facile comprarlo: era diviso tra 10 proprietari… Uno dei grossi problemi per chi vuole fare il vino qui è la frammentazione delle parcelle; basta pensare che per gli 8 ettari aziendali, ho dovuto fare 70 atti di acquisto!»

palo poesia 1I nuovi vigneti sono allevati a guyot semplice, con 5-6 gemme; ai tralci, in fase di diradamento, viene lasciato un solo grappolo per tralcio, con rese di 40-50 quintali per ettaro. Il terreno rimane inerbito, e i trattamenti sono ridotti al necessario.
«Non credo nelle certificazioni, non voglio bollini sul mio vino: sono io che lo garantisco e lo produco come ritengo opportuno. Mi interessa moltissimo l’impatto ambientale e ci dedico molte energie; ma ho le mie idee ben precise su come vada gestita la lotta alle malattie della vite. Ad esempio il rame, che è ammesso nel biologico: io ritengo che sia molto dannoso per l’ambiente, uccide il suolo. Qui abbiamo un terreno vergine dal rame perché queste vigne sono rimaste abbandonate per decenni e quando erano coltivate non  c’era questo uso massiccio del rame. Preferisco utilizzare poche volte uno specifico prodotto sistemico, solo quando si presenta un’emergenza, anziché molte volte il rame. Non utilizzo antibotritici (la bentonite), perché la bentonite interferirebbe poi in fase di fermentazione, causando precipitati indesiderati. Non voglio elementi che interferiscano in questo senso».

Al capo dei filari, si notano coppi in ceramica con iscrizioni e figure: sono poesie e sculture in terracotta di un artista di Boca. Saliamo in macchina, e lasciando sopra di noi la vigna Mottosergo, spuntiamo sul piazzale dell’enorme Santuario di Boca, progettato dall’Antonelli, l’architetto della Mole di Torino, che era originario di queste parti, di Maggiora, per la precisione.

Poi giù, verso la cantina, un po’ oltre il centro del paese. Ha l’aspetto di una corte dei vecchi tempi, se non fosse per i tini in acciaio all’esterno, usati per le vinificazioni. Le fermentazioni  avvengono con i lieviti indigeni e con macerazioni che si protraggono per 30-40 giorni, senza interventi sulla temperatura. Per l’affinamento del Boca vengono usate botti grandi.

Boca Le Piane: botte annata 2011I VINI
Ed eccoci all’interno della cantina, dove abbiamo un primo assaggio dei vini di Le piane, ossia quelli ancora in fase di affinamento.

La Maggiorina Colline Novaresi DOC 2012 (campione da botte)
È il vino storico, raccoglie uve da 25 appezzamenti, tutte le uve vengono raccolte insieme. La prevalenza è nebbiolo e croatina, ma qui si raccolgono tutte e 12 le varietà di uva censite in azienda (quindi anche l’erbaluce, uva a bacca bianca).
Quasi 13 gradi alcolici, nel bicchiere ha un colore giovane, violaceo, si esprime con nettissime note di ciliegia. Stando nel bicchiere, si ammorbidisce e si fa fine, con un frutto croccante. In bocca è fresco e vinoso. Uscirà nel settembre 2013. Non si percepiscono le note di un’annata calda come è stata la 2012;  a Boca non ci sono stati particolari stress per la vite, e il settembre è stato mite.

Le Piane Colline Novaresi DOC 2011 (campione da botte)
90% croatina, affinato per un anno in tonneaux e un anno in botte grande. Rubino dai riflessi giovanili nel bicchiere, ha un naso molto caratterizzato in senso minerale, vi si sente la roccia. È vino di forza, con tannini e acidità ben in evidenza. Rustico ma buono e vivo, molto sapido. Il 2011 è stata un’annata calda a Boca, ma questa croatina ha retto benissimo l’impatto. Un vino di razza.

Boca DOC 2012 (campione da botte)
«Il vino deve sempre mantenere qualcosa della sua gioventù», commenta Christoph mentre lo versa fiero. Questo 2012 è ancora come appena fatto, vinosissimo, e al momento della degustazione (25 maggio) non ha ancora svolto la fermentazione malolattica. Sfoggia un bellissimo naso floreale di viola: spaventa quasi per il senso di potenzialità che trasmette, è come un bambino che ha tutto davanti a sé. Lungo, croccante, vinoso, pulizia eccezionale, tannini giovanissimi ma di ottima qualità. L’uvaggio, è quello “canonico” stabilito dal Cerri: 85% nebbiolo, 15% vespolina.

Boca DOC 2011 (campione da botte)
L’annata calda gli ha dato 14,5 gradi alcolici e un carattere molto più fruttato rispetto al 2012. Frutta matura, dolce, è un vino morbido, esplicito, giovane ma già ben delineato, complesso ma non introverso. Bellissimo il tannino, già molto fine.

Boca DOC 2010 (campione da botte)
Annata la più canonica possibile per la zona, ed il vino che ne nasce è la classe pura. Naso elegante, fine, complesso, in cui si avverte una fine speziatura. La bocca è bilanciatissima, con frutto, sapidità e lunghezza impressionante. I tannini sono già quasi al massimo della godibilità, un vino che lascia di stucco, di eleganza estrema. Verrà messo in bottiglia durante il  2013.

Boca DOC 2009 (campione da botte)
Anche il 2009 verrà messo in bottiglia entro l’anno. Rubino classico, ha un naso più caldo del 2010, con in sottofondo note di erbe aromatiche mediterranee come la santoreggia.

Mimmo 2010 “Vino rosso”
Una bottiglia con una storia d’amicizia dentro. Domenico, detto Mimmo, è stato per anni un valido collaboratore di Christoph sia in vigna che in cantina. «Nel 2010, assaggiando del nebbiolo in vigna, ebbe l’impressione che un paio di particelle non fossero all’altezza di diventare Boca. La cosa finì lì, ma quando iniziammo gli assaggi alla cieca per assemblare il Boca, le botti di quelle due particelle risultarono inadatte. Mimmo ci aveva azzeccato. Mimmo è morto di recente, così ho voluto dedicare a lui questo vino, nebbiolo al 70% “rinforzato” da un 30% di croatina». Un vino “amichevole”, piacevole, profumato di erbe officinali e di tanta struttura.

Fin qui, a parte il Mimmo, i campioni di botte. Ci spostiamo di nuovo, in centro a Boca, al Bar Pinguino, scherzosamente ribattezzato il “fan club di Le Piane”, dove si possono trovare sempre le bottiglie di Christoph.

Boca Le Piane viniBoca DOC 2008 (13,5%)
Rubino maturo, nasce da un’annata fresca, in cui la grandine, che fa frequenti visite in queste colline ai piedi delle Alpi, ha provveduto da sola a diradare in vigna. Nel ricordo di Christoph, era stata un’annata pessima fino a settembre, con troppa pioggia. Poi è seguito un autunno fantastico, che ha reso possibile vendemmiare a fine ottobre. Il naso è speziato e floreale, ma è la bocca che sorprende, dà un vero e proprio scatto in avanti: è lieve e intenso al tempo stesso, con tannini fini e una bella acidità, un vino fresco e balsamico, sfaccettato e di grande soddisfazione.

Boca DOC 2007 (13,5 %)
Rubino pieno allo sguardo, si fa subito capire come vino dal “passo lungo”: si presenta discreto, speziato, con frutto e sapidità, e allo stesso tempo sereno, rilassato. La sapidità e la nota minerale ne fanno un vino dalla bevibilità straordinaria, quintessenza dei vini dell’alto Piemonte: fine e elegante.

Le Piane Colline Novaresi DOC 2007
Qui trionfano la sapidità e la mineralità. L’assaggio vive nel bilanciamento tra la rusticità tipica della croatina e l’eleganza del terroir. Terra e tabacco, ma con un fondo minerale a dare eleganza e slancio di beva.

Boca Campo delle Piane 1990Campo delle Piane Boca DOC 1990
Un momento di commozione per questa bottiglia dall’etichetta segnata dal tempo, che recita: “Prodotto da Antonio Cerri e imbottigliato dall’Az. Agricola La Meridiana”.  Qui c’è un sentiero che unisce tante storie. Quella di Cerri, che vendemmiò e mise in botte questo vino, e la storia nuova iniziata da Christoph, quando nel 1999, dopo 9 anni di botte, imbottigliò il Campo delle Piane come omaggio al lavoro di Antonio Cerri, che era scomparso nel 1997. E di sicuro anche la storia di Alexander Trolf, l’enologo che aveva iniziato insieme a Christoph l’avventura di Le Piane, ma un incidente d’auto aveva portato via nel 1998.
Il naso è roccioso, terroso, e l’ingresso in bocca lascia stupiti. È dotato di acidità viva, con una beva bilanciata tra il fruttato e l’agrumato, lunghezza e sviluppo interminabile… Dopo un po’ di respiro nel bicchiere, acquisisce elegantissimi toni più maturi, in cui emerge il tabacco dolce, con una lunghezza in bocca che lascia ammaliati.

Un vino che fa riflettere, riflettere sul valore delle cose. E come giustamente dice Christoph: «Bisogna saper dare valore alle cose. Un tempo queste colline hanno dato la ricchezza a queste zone. Certo, anche l’industria è stata importante, ma lo sviluppo dovrebbe sempre saper rispettare le origini, non  radere al suolo la storia». Una storia che qua, lentamente, grazie a uomini come Christoph, riguadagna la sua giusta dimensione.

 

Le Piane srl., via Cerri 10 – 28010 Boca, NO
www.bocapiane.com

tel. +39 348.3354185 – fax 0041.338470007
mail: info@bocapiane.com

 

Per acquisti in loco:
Bar Pinguino, Piazza Matteotti, 1 Boca – 28010 Novara
0322/87170
Contatti per la distribuzione: qui

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

2 COMMENTS

  1. abito a Borgomanero, appena sotto la collina di San Michele che, un tempo ricca di viti, è ora progressivamente abbandonata.
    Ho letto l’articolo tutto d’un fiato proprio il giorno successivo ad un incontro che abbiamo organizzato tra amici per cercare di immaginare un nuovo futuro alle nostre colline. Grazie per la bella storia che si sta sviluppando a pochi km da me. Ci ritornerò sopra con gli amici e spero che ci sia da stimolo per continuare.
    Gianni

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