Cantina Li Duni: la Gallura sulla sabbia, a piede franco

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Ungrafted grapevines on sand, SardiniaParlare di Gallura, nord della Sardegna, fa venire in mente le splendide rocce di granito, che dal mare fino ai 1362 metri del monte Limbara danno spettacolo con le loro forme modellate dai venti. Anche le vigne qui affondano le loro radici nei suoli granitici, e ne traggono un inconfondibile tratto minerale. Eppure c’è una piccola parte di Gallura dove non è il granito a predominare, ma la sabbia. Si tratta di Badesi, comune sulla costa ai confini occidentali della Gallura, tra Castelsardo e Isola Rossa. Qui l’azione dei venti nei secoli ha accumulato, per un lungo e profondo tratto di costa, enormi dune sabbiose poi coperte di vegetazione.

In questi terreni a pochi metri dal mare, quasi completamente sabbiosi, è stato possibile continuare a coltivare le vigne a piede franco, anche dopo l’arrivo della fillossera: l’insetto che ha falcidiato le vigne di tutta Europa tra fine Ottocento e inizio del Novecento infatti non riesce a propagarsi nella sabbia. Per questo motivo rarissime zone viticole (in Sardegna, oltre Badesi, c’è Sant’Antioco, a sud, mentre in Sicilia e in Campania ci sono i suoli vulcanici dell’Etna e del Taburno, in Emilia Romagna rare vigne sabbiose della costa e pochissimo altro) possono ancora oggi produrre con i ceppi di vitis vinifera non innestata su ceppi di vite americana, e danno origine a vini di grandissima personalità.

La cantina Li Duni nasce a metà strada tra l’abitato di Badesi e la fascia litoranea, in suoli sciolti e sabbiosi: in particolare l’edificio di vinificazione e le vigne nascono sul sito di una ex cava di sabbia, che aveva sbancato e abbassato di 20 metri il livello del terreno; la quota sul livello del mare perciò è bassissima, e l’aridità del suolo costringe le radici a cercare in basso l’umidità necessaria, dando vita a vini particolarmente sapidi.

L’azienda, nata nel 2003, riunisce le vigne di vari soci, coordinati dall’enologo Dino Addis, e ha un’estensione complessiva di 50 ettari, con una media di 600-700 ettolitri prodotti all’anno.
Serafino Addis Li DuniA fare gli onori di casa troviamo Serafino Addis, docente di fisica e viticoltore, e Luca Soro. Dopo una breve presentazione, Addis ci fa assaggiare i vini aziendali; poi, per capire da dove nascano, ci fa salire sul fuoristrada e ci conduce nelle vigne. Non capita spesso di vedere interi vigneti piantati sulla sabbia, tra colori e profumi inconsueti. Scendendo dalla macchina, il primo impatto è straniante: i piedi affondano, si tratta di sabbia vera e propria, come siamo abituati a trovare al mare; la parte organica e nutritiva è ridotta all’osso, e si percepisce quanto siano aridi questi terreni. Serafino Addis guarda subito per terra, e ci indica le tracce lasciate dal passaggio recente di un cinghiale. Le tracce sono ben visibili: dall’invaiatura fino alla vendemmia ci saranno anche i cinghiali a reclamare la loro parte d’uva.
Siamo nella vigna utilizzata per i vini di punta aziendali, piantata a piede franco.
Il piede franco, tra l’altro, limita molto la vegetazione della vite e la sua produttività, cosicché le rese qui sono bassissime per natura, e non superano i 50 quintali per ettaro.
Il vermentino è l’unico vitigno per i bianchi aziendali, mentre i rossi nascono da un blend di quattro uve: cannonau, bovale, monica, e un raro vitigno locale chiamato caricagiola.

I VINI

Vermentino di Gallura DOCG Superiore Renabianca 2012 (14,5%)
Da viti di vermentino in prevalenza a piede franco. Giallo paglierino con sfumature verdognole, al naso rimanda sensazioni agrumate (mandarino), floreali (fiori bianchi), note marine e minerali, eteree, con note di lieviti. In bocca si rivela potente e consistente, sapido e marino, un vino tosto, che del vermentino esalta la nota minerale su quella fruttata e floreale. Chiude con il classico finale amarognolo tipico del vitigno.

Nozzinnà Li DuniVermentino di Sardegna DOC amabile Nozzinnà 2011 (17%) (vendemmia tardiva)
Il consiglio è quello di non guardare il grado alcolico e la dicitura di legge “amabile”, assai fuorviante. Purtroppo non può rientrare nella DOCG Vermentino di Gallura proprio per la sua esuberanza alcolica e il residuo zuccherino, ma si tratta di un gran bianco da tutto pasto, da formaggi ricercati e grandi crostacei, va soltanto abbinato bene, e può regalare sonsazioni forti.
Da vigne a piede franco a bassissima resa, vendemmiate in periodo che va dal 10 al 30 ottobre a seconda delle annate, si presenta paglierino brillante, con un naso delicato, floreale, caldo ma non all’eccesso, e un fruttato che ricorda la pesca matura. Calore e finezza minerale, frutta e grande lunghezza nel bicchiere.
«Certo, è un peccato dover rinunciare alla DOCG, ma la natura ce lo dà così, e noi lo facciamo così!», esclama Serafino Addis riguardo a questo vino davvero potente, ma capace di grande equilibrio. E ha dovuto lottare parecchio con le commissioni di assaggio; gli 8-10 grammi per litro di residuo zuccherino sono del tutto naturali, ma non rientrano nei parametri; la prossima annata ad esempio non dovrà essere definita “amabile” ma “abboccato”; terminologie assai datate, che rimandano a un mondo enologico di tempi andati, e che non rendono giustizia a un vino storico e territoriale, con le radici affondate nel passato e la pulizia esecutiva data dalle tecniche attuali.

Rosato Minnammentu (annata 2012) (14%)
Il nome significa “mi ricordo”, è un vino rosato da uve 100% cannonau. Color rosa chiaretto vivo, ha profumi vinosi, di frutti rossi, amarena. In bocca è asciutto, non cerca rotondità da resuduo zuccherino, che qui è praticamente assente. Leggermente monocorde nell’espressività, forse frenata dall’esuberanza alcolica.

Nalboni IGT Isola dei Nuraghi Rosso 2010 (13,5%)
Sui rossi la filosofia aziendale è quella del blend: in controtendenza rispetto alla pratica isolana, non troveremo perciò un monovarietale a bacca rossa, ma solo vini nati dall’unione di più vitigni. Nella fattispecie: cannonau, monica, bovale e caricagiola, allevati su terreni in prevalenza sabbiosi.
Questo 2010, affinato in acciaio, ha colore rubino antico e unghia compatta. Il naso è complesso e affascinante, con note di macchia mediterranea, frutti rossi tra cui il mirtillo e la mora. La beva è piacevolissima, con un incedere asciutto e senza sbavature, caldo e appagante. Un gran bel vino, in enoteca a circa 10-12 euro.

Tajanu Li DuniTajanu IGT Isola dei Nuraghi Rosso 2008 (15%)
Il vino di punta aziendale è anch’esso un blend di cannonau, monica, bovale e caricagiola, coltivati in vigne sabbiose con allevamento ad alberello sostenuto con potatura a guyot. Oltre al maggior periodo di invecchiamento e alla raccolta leggermente posticipata rispetto al Nalboni, nel caso del Tajanu c’è un passaggio in tonneaux di rovere da 500 litri. Il colore nel bicchiere è rubino classico e consistente. Il naso è ancora molto segnato dall’impronta dolce del rovere, ma lascia intravedere una netta nota balsamica, oltre a cipria e frutti rossi (amarena). In bocca è corposo, caldo, avvolgente, denso, rinvigorito da una nota sapida ben evidente e una mineralità bilanciata dal fruttato. Sa di uva matura, di calore mediterraneo, e la sua persistenza in bocca è davvero notevole. Il corpo così ampio è solo un vestito, al di sotto se ne intuisce la spina sapida e minerale. Solo un po’ da attendere per far assestare l’apporto del rovere.

Tajanu IGT Isola dei Nuraghi Rosso 2007 (15%)
Rubino cupo con unghia che va verso il mattonato. Rispetto al 2008, il 2007 ha un naso più “maschile” e selvatico, con note di cuoio, ematiche, balsamiche e di ginepro, con un impatto del rovere molto più misurato e integrato. In bocca è cremoso, intenso, ben bilanciato tra la verticalità del minerale e la potenza generosa di calore e del frutto. Bellissimo vino.

Vini Li Duni BadesiTajanu IGT Isola dei Nuraghi Rosso 2010 (campione da vasca)
Serafino Addis ci fa assaggiare anche questo futuro Tajanu, prelevato dal contenitore di acciaio prima del passaggio in tonneaux. Il colore è rubino denso e brillante, sfoggia un naso di macchia mediterranea con ricordi di ginepro e roccia, accenni selvatici e note fruttate di amarene. L’alcol è ancora un po’ slegato, sicuramente si armonizzerà col tempo. In bocca è sapido e piacevole.

Visita in azienda effettuata l’8 agosto 2013.

Cantina Li Duni
Località Li Parisi – 07030 Badesi (OT)
Tel: +39 079 914 4480
info@cantinaliduni.com
http://www.cantinaliduni.com

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Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

3 COMMENTS

  1. Mi fanno gola questi vini Paolo, spero tu ne abbia fatta una dovuta scorta… passerò a trovarti!!!

  2. Perfetto! Ti aspetta la serata “bianchi sardi ad alta gradazione”: Li Duni Nozzinnà (17%), Sedilesu Perda Pintà (17%), e Nuraghe Crabioni Sussinku (circa 15%). Mi raccomando vieni coi mezzi!

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