

ORTONOVO (SP) – Uno dei tanti eventi organizzati presso il Cibus Club, locale dell’amico e noto giornalista enogastronomico Gianpaolo Giacomelli, ha avuto come protagonista questa giovane cantina rappresentante della Sicilia vinicola meno conosciuta. Pensando ai vini di questa magnifica regione la mente corre di solito alle zone dell’Etna e delle isole minori mentre qua siamo alle pendici del monte Erice, “tra il cielo e il mare” – come è definita Valderice – alle spalle di Trapani, ossia sulla punta nord-occidentale dell’isola.
Se il buongiorno si vede dal mattino, vedendo le immagini e il progetto della meravigliosa cantina si percepisce la volontà e il desiderio di produrre grandi vini. Anche la partenza fa ben sperare, i vitigni scelti sono i classici autoctoni con qualche inserimento di chardonnay e syrah, due “stranieri” ormai di casa da queste parti. Anche il lavoro in cantina, svolto nel rispetto dei caratteri varietali delle uve, lascia intravedere un futuro da fieri rappresentanti del proprio terroir. Gianpaolo era rimasto colpito da questi vini durante una delle sue numerose degustazioni a “zonzo” per l’Italia e, per nostra fortuna, ha ben pensato di condividere le sue impressioni proponendoceli in una bella carrellata di dieci vini.
A placare i morsi della fame ci ha pensato Nicoletta, un’amica di Gianpaolo intervenuta alla degustazione, che ha preparato il piatto principe della serata, degli ottimi spaghettoni al pesto siciliano (tant’è che quelli avanzati nella padella, emulando l’usanza americana, me li sono portati a casa!). Prima crostoni con il delizioso burro di bufala di Casa Madaio e speck altoatesino del quale ho apprezzato in particolare la pregevole parte grassa e i profumi delicati. Poi, è sceso in campo virtualmente Dario Cecchini – il “poeta” della bistecca di Panzano – con alcune sue prelibatezze: una finocchiona profumatissima (in barba alle regole di abbinamento, ma andava bene così) e il Cusimino, un
saporito e morbidissimo polpettone di manzo, con la sua mostarda mediterranea. Per concludere un assaggio dei famosi pecorini di Cugusi di Pienza e un dessert fatto in casa a base di ricotta, canditi, cannella e salsa di fichi d’india. Deglutita l’acquolina possiamo passare ai vini (tra parentesi il prezzo indicativo in enoteca in euro):
LEVEL 820 DOSAGE ZERO (25,50): il panorama delle bollicine siciliane si sta ampliando rapidamente, oggi siamo di fronte ad un movimento di un certo spessore quantitativo e soprattutto qualitativo. Questo metodo classico s’inserisce bene tra quelli presenti offrendo una valida alternativa ai soliti noti anche peninsulari. Da chardonnay in purezza, dopo trentasei mesi sui lieviti appare dorato brillante, dal fine perlage ma con una spuma un po’ evanescente. L’olfatto, non particolarmente espressivo a bassa temperatura, si apre man mano che questa aumenta, proponendo così note ematiche, di burro e di crosta di pane; a corredo non mancano ricordi floreali, agrumati e di ananas. Al palato è corrispondente e morbido, il carattere solare che ben lo inquadra geograficamente viene opportunamente “dinamizzato” dalla vena acida e dal piacevole perlage. Da sottolineare una pregevole pulizia complessiva. Da provare.
ZIBIBBO 2012 (14,50): una versione secca di questo vitigno piuttosto rara da trovare sul “continente”. Paglierino, offre un naso dagli intensi aromi di fiori e frutta gialla, una nota fumé richiama nettamente lo zafferano. In bocca è caldo e aromatico ma senza eccessi che ne pregiudicherebbero la beva e l’abbinamento, vellutato chiude meno lungo delle aspettative per un’acidità che tende ad aumentare sul finale e ben ripulisce il palato.
CATARRATTO 2012 (14,50): altro vitigno bianco autoctono. Dalle sfumature dorate, evidenzia un floreale di ginestra, frutta esotica, ricordi di burro e roccia bagnata. In bocca è corrispondente e di buona intensità, sapido e nervoso a garanzia di una discreta beva e lunghezza.
BIANCO 2012 (11,50): ecco un uvaggio di catarratto (50%), grillo (40%) e zibibbo (10%). Paglierino piuttosto scarico presenta un naso delicato su note agrumate, frutta gialla anche esotica e pietra focaia. In bocca è asciutto, sapido e con un’incalzante vena acida. Anche l’alcol si fa sentire sul finale.
GRILLO .8 2012 (9,00): rimaniamo sui bianchi autoctoni con un grillo vinificato in acciaio. Paglierino, manifesta un naso ampio su sentori agrumati, di albicocca e ananas, più leggeri il floreale, talco e miele. Bocca abbastanza corrispondente dal corpo medio come la persistenza dovuta ad un’acidità meno spinta dei precedenti.
GRILLO 2012 (14,50): se il colore rimane sul paglierino il resto cambia parecchio. Dalle note fresche floreali si passa a un tono più austero. In bocca il cambio di passo è notevole, se al naso paga in ampiezza rispetto al precedente, al palato è molto più profondo grazie ad un’acidità e una mineralità sostenute. Ne consegue un finale lungo che chiude mandorlato.
NERO D’AVOLA .20 2010 (9,50): passiamo ai rossi; questo nero d’Avola in purezza tende decisamente al violaceo. Nei profumi fruttati emerge chiaramente la prugna mentre una particolare speziatura pungente ricorda vagamente il chiodo di garofano destando un po’ di curiosità. In bocca il legno risulta ben integrato ed il frutto è dominante. Più ampio che profondo, finisce leggermente amaro e non molto lungo.
NERO 2009 (12,00): blend di nero d’Avola e syrah. Un bel violaceo dai toni scuri fa presagire una certa austerità, il contributo speziato del syrah non è marcato e la piacevole dolcezza fruttata di sottofondo lascia poco spazio a quella vanigliata del legno. Al palato corpo e struttura non mancano, elegante e dalla fine trama tannica si fa apprezzare anche nel finale persistente.
NERELLO MASCALESE 2009 (29,00): tipico nel colore rosso scarico presenta un’unghia dalle sfumature arancio. Al naso è elegante e complesso: un delicato frutto nero si avverte tra il sottobosco e le erbe officinali dagli spunti anche balsamici, mostra carattere nei ricordi carnosi e di sigaro toscano. Al palato è corrispondente ed equilibrato con un piglio elegantemente austero e dai tannini di ottima grana. Buona la persistenza.
SCIBA’ 2008 (25,00): infine il vino dolce, le uve sono lasciate appassire in cassetta invece che sulla pianta o sui graticci, uno stile più caro al veronese. Alla vista appare di un bel dorato dai riflessi arancioni, solare. I profumi sono abbastanza freschi, di frutta disidratata e sciroppata, miele in sottofondo. La dolcezza equilibrata ne facilita la beva così come l’acidità snellisce adeguatamente il corpo facendolo scivolare vellutato sul palato. Finale persistente ma non particolarmente lungo.