Fuga d’Inverno all’isola Martinica… a ritmo di rhum!

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distillerie martinicaISOLA MARTINICA (CARAIBI) – Dici Martinica e pensi ai Caraibi: sole, mare, spiagge, trenta gradi e infradito dodici mesi l’anno. Nel mio immaginario di eno-fissato questa piccola isola delle Antille Francesi ha però sempre incarnato l’eden di uno dei più famosi distillati al mondo: il rhum (in questo caso rigorosamente scritto con la “h”, come vuole la scuola francese). E forse non avevo tutti i torti…

La Martinica, nel cuore dell’arcipelago delle Piccole Antille, è un’isola di dimensioni modeste che solo da poco si è aperta al turismo internazionale. Grazie ad un clima caldo ed umido, condito da frequenti precipitazioni, è una delle terre più verdi al mondo, con una densità e varietà di specie vegetali che vantano pochi paragoni. A lungo contesa tra Francia e Inghilterra, dal 1946 è un dipartimento francese d’oltremare, con uno statuto in tutto e per tutto simile ai dipartimenti metropolitani. Insomma, siamo a migliaia di km di distanza ma siamo a tutti gli effetti in Europa (con tanto di euro e di costo della vita annesso)!

Il turismo si è accorto di questa piccola isola solo negli ultimi decenni. Ciò ha da un lato contribuito a preservare un’atmosfera di autenticità e tranquillità ben lontana dagli scenari modaioli e artefatti di molte altre isole caraibiche. Dall’altro, però, ha fatto sì che nell’isola manchi una proposta ricettiva organizzata e coordinata, e che molti delle sue ricchezze naturalistiche siano ancora poco e mal valorizzate, a partire dalle spiagge, spesso difficili da raggiungere e per nulla attrezzate.

Non sono un viaggiatore sprovveduto, e per lavoro e passione ho avuto la fortuna di girare molto, organizzando sempre da solo i miei viaggi. Stavolta ho avuto più difficoltà del solito – senz’altro anche perché per la prima volta viaggiavo con una bimba piccola al seguito – e la mia impressione è che nell’isola manchi un’offerta ricettiva di medio livello, che sappia coniugare prezzo e qualità dei servizi. Per cui da soluzioni a basso prezzo, in residence anonimi o in piccole strutture locali, simpatiche ma che difficilmente garantiscono gli standard minimi di pulizia e qualità, si passa direttamente a resort di extra-lusso, accessibili solo a pochi. La soluzione migliore è forse quindi quella di affittare un appartamento o una villa da privati (ottimo se si viaggia con amici) e muoversi sull’isola in autonomia.

Comunque le risorse naturali abbondano e con una buona politica di sviluppo i margini per crescere sono ampi e potrebbero trasformare la Martinica in un piccolo gioiello. Sta di fatto che ancora oggi, più che sul turismo, quest’isola caraibica fertile e piovosa basa la propria economia soprattutto sulla coltivazione della canna da zucchero, “l’oro bruno” che per molti secoli è stato il tesoro d’oltremare del regno di Francia.


canna da zuccheroLe piantagioni di canna occupano oggi circa 20.000 ettari, quasi un quinto dell’intera superficie.
La produzione di zucchero ha il suo peso, ma il derivato di gran lunga più importante e conosciuto è senza dubbio il rhum. Dagli alambicchi delle distillerie dell’isola escono ogni anno quasi 100.000 ettolitri di distillato, di cui l’80% è esportato nei mercati di tutto il mondo, con una ovvia prevalenza di quello francese continentale e di quello statunitense. Gran parte della produzione è oggi in mano a ricchissimi e potenti gruppi industriali, con sedi commerciali anche all’estero e con fatturati multi-milionari. Nella mia permanenza sull’isola ho visitato circa la metà delle distillerie ed ho imparato molto.

Ho trovato moltissime analogie col mondo del vino. Il coltivatore viene pagato in funzione del peso delle canne che porta alla fabbrica, ma anche in base alla percentuale di saccarina contenuta nella sua produzione. In media, da una tonnellata di canna si possono ottenere tra i 100 e i 150 Kg di zucchero, 35-40 Kg di melassa e circa 7 litri di alcol puro. Come per uva e olive, un fattore fondamentale per la qualità è il tempo che passa tra la raccolta e la lavorazione, che non dovrebbe mai essere superiore alle 24-36 ore per evitare l’innesco di fenomeni fermentativi e ossidativi indesiderati. Detto in breve il succo di canna (bevanda dolciastra che è facile trovare nei mercatini locali) viene riscaldato, depurato e filtrato per poi ottenere mediante evaporazione e centrifuga cristalli di zucchero; oppure messo a fermentare e poi distillato per ottenere il rum.

distilleriaSolo il rhum ottenuto dalla distillazione del succo di canna puro – che qui chiamano “vesou” –  può fregiarsi della dicitura “agricolo”, mentre quelli prodotti a partire dalla lavorazione dello scarto degli zuccherifici (melassa) sono commercializzati col marchio di “rum industriale” e sono genericamente di qualità inferiore . Vista l’abbondanza e la qualità della materia prima la quasi totalità della produzione è del primo tipo e nel 1996 i produttori hanno chiesto ed ottenuto la creazione di una denominazione di origine controlla (AOC) che stabilisce il disciplinare di produzione e le caratteristiche qualitative che un vero rhum agricolo della Martinica deve avere.

Come per il vino, questo disciplinare stabilisce ad esempio le zone dove la canna deve essere coltivata (i terreni migliori sono quelli vulcanici e con un minimo di altitudine), la resa per ettaro, il grado alcolico e il pH minimo del succo, la durata e tecnica di fermentazione e distillazione, il grado alcolico del distillato d’uscita.

Questo può essere classificato in tre categorie:

  • rhum “bianco”: incolore, molto profumato, dal sapore neutro e leggero; può essere commercializzato dopo tre mesi di riposo e serve soprattutto come base per l’infinità di cocktail e liquori locali (tra cui il “Ti-punch”, istituzione dell’isola, consumato a tutte le ore e ottenuto semplicemente con l’aggiunta di zucchero e lime).
  • il rhum “affinato in legno”: di colore ambrato/dorato, fa un anno minimo di barrique (in genere precedentemente usate per brandy, bourbon o cognac) e deve avere almeno 250 grammi di aromi volatili ogni cento litri di alcol, per garantire la complessità del bouquet olfattivo; anche questo è usato soprattutto per i cocktail, ma può essere bevuto anche liscio.
  • infine il rhum “vecchio”: almeno tre anni di botte e una soglia olfattiva di 325 gr/100 lt; che con suo gusto pieno e complesso e la lunghissima persistenza va bevuto rigorosamente in purezza.

bancarella martinicaA partire da questa distinzione di base la cosa poi si fa più ingarbugliata, perché si entra nel campo dei rhum “d’autore”, che esulano da ogni possibile classificazione: gioielli che ogni mastro cantiniere “confeziona” assemblando con sensibilità unica prodotti di diverse annate o scegliendo le botti migliori in particolari millesimi. Sono questi i distillati più emozionanti, che valgono il viaggio e che purtroppo non è facile assaggiare, data la rarità e il costo. Come giornalista, muovendomi con un certo anticipo, qualche privilegio mi è stato concesso ed ho provato dei rhum XO (eXtra Old, alla maniera del cognac) o millesimati “single cask” che si sono impressi a fuoco nella mia memoria.

Vi lascio con l’elenco, una breve descrizione e il contatto web delle nove distillerie che producono rhum agricolo Martinique AOC: spero possa essere utile a chi sta pensando ad un viaggetto da quelle parti!

J.M.

A Macouba, nell’estremo nord dell’isola, non è certo una meta di passaggio. E’ una delle distillerie più antiche dell’isola. Pur conservando un approccio alla coltivazione e lavorazione molto artigianale, vanta numeri importanti e una notevole fama all’estero, soprattutto grazie ai suoi rhum invecchiati assai apprezzati dagli appassionati. Distribuita in Italia da Sagna.

Saint-James

Saint-James è la più antica distilleria “fumante” (cioè ancora in attività). Fondata a Saint-Pierre nel 1765 dal Reverendo Lefébure, la rumeria, dopo l’eruzione del vulcano Pelée nel 1902, si è trasferita a Sainte-marie, nel nordest dell’isola. Oltre all’indubbia qualità della produzione, tutta di alto livello, è una delle distillerie più visitate, anche per il bel museo del rhum ospitato nella casa creola della proprietà. Distribuita in Italia da Fazi Battaglia.

Depaz

Fondata nel 1651 dal Governatore dell’isola, Jacques Duparquet, è immersa in una splendida proprietà ai confini di Sainte-Pierre, uno dei borghi più affascinanti dell’isola. La totalità della produzione è ottenuta dalla raccolta e distillazione della canna varietà “blue”, una delle più pregiate. Alcun rhum invecchiati sono tra i più pregiati dell’isola. Gli ettolitri distillati sono tanti e sono distribuiti con capillarità in tutto il mondo.

Neisson

Piccola distilleria a gestione familiare, fondata nel 1931 da Hildevert-Pamphille Neisson a Le Carbet, sul lato occidentale dell’isola. Oggi sono la figlia e il nipote del fondatore a gestire l’azienda, la cui piccola ma pregiatissima produzione è assai ricercata e apprezzata, come esempio di qualità ed originalità. Si trova anche in Italia e si caratterizza come prodotto di nicchia di estrema qualità.

Dillon

Situata all’ingresso sud di Fort-de-France, la distilleria Dillon fa parte di un gruppo industriale potentissimo che vanta le maggiori quote di mercato in Europa. La gamma dei prodotti è molto ricca e spazia da tutta una serie di rhum bianchi e liquori, fino a millesimati e invecchiati di grande valore.

La Favorite

Situata vicino l’aeroporto internazionale è l’altra piccola distilleria ancora a gestione familiare. Il cuore della macchina produttiva è un vecchio motore a vapore degli inizi del 1900, che dopo oltre un secolo ancora svolge egregiamente il suo lavoro. La lavorazione è iper-artigianale, a partire dalla raccolta della canna, ancora tutta manuale. I prodotti sono ricchi di carattere e personalità: il rhum bianco è il più dolce del paese e il marchio La Filibuste, con l’originale bottiglia stile Pirata dei Caraibi, è uno dei più noti del paese. Difficile (ma non impossibile) da trovare in Italia.

Habitation Clément

Habitation sta per “tenuta”, e quella della famiglia Clement,  nella città di Le François, è senza dubbio la più spettacolare dell’isola. I suoi parchi curatissimi, la casa di famiglia (classificata “monumento storico” dal 1995) e il percorso guidato che permette di scoprire i metodi di produzione del rum agricolo sono una tappa obbligata. Sconfinata la gamma di rhum e liquori in produzione, con una vasta distribuzione in tutto il mondo.

Trois-Rivières

Il suo pittoresco mulino a vento, sulla sommità della collina che ospita lo spaccio aziendale, è un segnaposto che non può sfuggire alla vista percorrendo la N5, principale arteria stradale del paese. Il rhum Trois-Rivières da anni non è più distillato a Sainte-Luce, ma la fabbrica ha deciso di mantenere in perfetto stato questo antico sito di produzione, per farne un luogo di scoperta pedagogica e storica sui processi di distillazione del rum in Martinica. Eccellente qualche millesimato “single cask”.

La Mauny

Antico fondo zuccheriero nell’estremo sud dell’isola, la tenuta si è poco a poco orientata verso la produzione di rum agricolo, acquisendo anche la proprietà della Trois-Rivières e commercializzando grandi numeri. Visita interessante per scoprire la varie tappe del processo di fabbricazione del rhum, dall’arrivo della canna nei carrelli, fino all’affinamento dei distillati più vecchi. Di impostazione molto turistica, il percorso terminerà nella “Cabane à Rhum”, dove si possono assaggiare i prodotti base e numerosi cocktail.

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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