E’ così buono che lo berrei a sbacherone! Vini e vinattieri intorno al 1400

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images2 Che cosa ha di speciale il vino da essere cantato dai poeti, apprezzato nelle corti e bevuto fin nella più infima taverna di città? La sua capacità di allietare un pasto rendendo tutti più ciarlieri. Il vino è per me sinonimo di buona compagnia, il vino è conviviale. Ma dire vino è anche dire storia: è una bevanda che ha attraversato i secoli e si è saputa adattare alle necessità e ai gusti dei bevitori. Il vino dell’antica Roma era diverso da quello contemporaneo,sia dal punto di vista del gusto sia delle conoscenze tecniche. Il vino attraversa orizzontalmente i secoli ma anche verticalmente la società e ogni classe sociale sembra avere il “proprio vino”. Questo accade anche oggi: si va ad esempio dai pregiati Brunello al vino del discount nella tanica di plastica da cinque litri.

Partendo da queste considerazioni ho voluto scavare un po’ più a fondo nei gusti e nelle caratteristiche che avevano i vini bevuti a Firenze intorno al 1400. Le fonti riportano alla luce non solo le abitudini ma anche la mole di vino consumata o almeno venduta a Firenze intorno al XV secolo. In una abitazione del ceto mercantile la quantità di vino si aggirava intorno a 43 ettolitri di vino annui,di diverse tipologie e che doveva servire per tutta la famiglia, servi compresi. A quell’epoca Firenze era  una delle più importanti città europee e i suoi mercanti viaggiavano di fiera in fiera dalla Francia all’Inghilterra passando dai mercati di Bruges per poi dirigersi a Napoli o in Spagna. I loro viaggi però non erano rivolti al commercio del vino prodotto in Toscana poichè questo era quasi esclusivamente consumato nella regione. Le terre dedicate alle vigne stavano aumentando poichè i mercanti investivano nella terra e cosa c’era di più redditizio del vino? Uno dei commercianti più famosi dell’epoca, Francesco Datini, che ci ha lasciato gran parte delle sue lettere d’affari e le lettere inviate alla moglie, aveva più di un podere nelle campagne intorno a Firenze dove si produceva il vino che poi era destinato alla vendita. Anche se molti studiosi hanno cercato di rintracciare le origini del vino moderno in quello medievale, la differenza tra le due “bevande” è così grande che non è proprio possibile paragonarli. Il  vino moderno di rado è bevuto giovane o novello (di cui esiste una categoria sè stante) ma è più spesso bevuto invecchiato o almeno maturato a lungo in botti o botticelle. D’altra parte il vino meimagesdievale era di solito consumato molto giovane e questa sua particolare caratteristica lo rendeva poco adatto a essere esportato lontano dal luogo di produzione.

La differenza tra rosso e bianco era già netta e a questi si aggiungeva un vino che oggi conosciamo come bianco da pasto ma che all’epoca era liquoroso, cioè la vernaccia e si produceva non solo in Toscana ma anche in Liguria e in Sardegna. Le viti per la vernaccia erano state importate dalla Grecia e sembra che questo vino fosse rinomato in Toscana per le sue caratteristiche di vino liquoroso e non bianco da pasto o degustazione come lo è oggi. Le prime viti di coltura di vino greco o vernaccia erano localizzate in località Pietrafitta proprio ai piedi di San Gimignano. I carteggi dei mercanti fiorentini di vino ci danno notizia dei vini prodotti nella Toscana governata da Firenze, delle aree più o meno pregiate e il prezzo pagato per il vino, oltre naturalmente a considerare i vini pregiati importati dall’estero. Già allora il trasporto incideva grandemente sul prezzo finale in città. Una volta a Firenze le botteghe dei vinattieri smerciavano il vino Toscano in tutta la città (ho preso in considerazione solo Firenze per dare un’idea dell’importanza di questo commercio ma tutto ciò accadeva in ogni città o cittadina Toscana). I quartieri in cui si trovanano le botteghe erano quattro: S. Spirito, Santa Croce, S. Maria Novella e San Giovanni. E’ importante notare che i vinattieri erano la prima delle nove arti minori e questo da’ già un’idea della loro importanza. Importanza dovuta al fatto che il vino non era solo bevanda apprezzata da poveri e re ma trovava anche impiego in svariati altri campi come la preparazione delle medicine e anche nella produzione dell’inchiostro per scrivere.

Attraverso lo studio delle fonti dell’epoca si può creare una lista dei vini dal più costoso al più economico che circolavano a Firenze intorno al 1400. Per dare un’idea del valore un fiorino d’oro di Firenze oggi potrebbe valere intorno ai 110 euro, anche se un paragone in potere d’acquisto non è possibile. L’unità di misura è l’ettolitro e il prezzo è quello di acquisto e non al pubblico.

Malvasia e affini…….                                                     fiorini  5,53- 7,74

Liguria, vernaccia……                                                    fiorini    6,45

Calabria…                                                                          fiorini 3,45- 4,82

Valdelsa, vernaccia ….                                                     fiorini    3,90Senza titolo-41

Corsica………..                                                                    fiorini    3,00-4,85

Provenza, vermigli e bianchi ….                                     fiorini   1,90-4,14

Isola d’Elba….                                                                    fiorini   1,90- 4,00

Valdelsa greco …..                                                             fiorini     1,88-3,07

Valdarno inferiore, vermigli ….                                       fiorini    3,00

Valdarno Superiore trebbiani…..                                    fiorini    2,56-2,74

Valdinievole, Colli Lucchesi, vermigli e trebbiani …. fiorini     1,15-2,57

Valdigreve e Chianti………………………                             fiorini     1,26-2,07

Valdarno Superiore, vermigli ………..                              fiorini    1,48-1,92

Pianura Pistoia e Prato, V. Bisenzio e V. Marina ……. fiorini 0,53-1,50

Montalbano…..                                                                     fiorini  0,66-1,10

I prezzi naturalmente potevano lievitare a causa dei trasporti e degli intermediari. Questa lista ci riporta a una situazione particolare: i vini più pregiati erano quelli liquorosi tra cui al quarto posto c’è proprio la vernaccia della Val d’Elsa. I vini liquorosi erano quelli che venivano commerciati in gran parte dell’Europa per le loro particolari qualità. La Liguria, ad esempio rispetto alla Toscana, aveva un commercio dei propri vini a respiro internazionale ma grazie al fatto che la vernaccia veniva prodotta in Val d’Elsa la vernaccia ligure a Firenze non era così comune. Per il resto si può notare come la Toscana fosse già all’epoca una regione di vino e che la sua produzione fosse di tutto rispetto. Se si considerano le aree vinicole attuali molte possono fregiarsi di far parte della storia e di essere dedite al vino fin dal medioevo se non alle volte anche da prima. Grazie a questa particolarità della Toscana, in cui gli uomini hanno plasmato la campagna a “loro somiglianza”, ieri come oggi il vino è stato una fonte di guadagno e un buon investimento. I vini della lista sopracitati andavano a allietare le tavole dei ricchi e dei meno abbienti: di solito i ricchi preferivano i vini importati dall’estero, ad esempio i vini libanesi e quelli calabresi. Tutto ciò che gravitava intorno alla produzione e al consumo del vino era controllato, persino la data di inizio della vendemmia che non doveva cominciare prima del 29 settembre (San Michele) per non rischiare di rovinare la qualità dell’uva.

PisaPur essendo più diffusi i vini “giovani” in alcuni periodi del medioevo non si disdegnavano vini  invecchiati ma mai più di cinque anni. C’erano comunque vini che grazie alle loro caratteristiche liquorose e alla loro raffinatezza venivano commerciati in tutto il bacino mediterraneo e oltre. Tra questi c’erano i vini liguri, provenzali, corsi e quelli calabresi che erano apprezzati a Firenze, in Spagna e sul mercato fiammingo. La parte del leone però la facevano i vini di Tiro (malvasia proveniente da Cipro, Creta, Rodi e altre aree simili). Firenze se ne approvvigionava tramite il Fondaco Datini di Pisa a cui arrivavano le botti da Venezia che all’epoca aveva il monopolio sul commercio dei vini provenienti dal medio oriente. Ad esempio il solo fondaco Datini in un mese ha registrato 4 partite di malvasia per un totale di 60 botti.

Grazie a ciò che i mercanti ci hanno lasciato scritto e ai dati provenienti da archivi e catasti è stato possibile fotografare la distribuzione del vino nella Firenze del 1400 che a pensarci bene non sembra così diversa da quella odierna anche se oggi non si va dal vinattiere ma all’enoteca.

Lola Teale

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