Manaresi: se l’etichetta è un successo, i vini non son da meno

0
12568

vignaQuesta giovane azienda vinicola dei Colli Bolognesi, situata a Zola Predosa a due passi da Bologna, è balzata subito alle cronache per diversi premi di packaging ricevuti, uno per tutti quello ritirato al Vinitaly con l’etichetta del Controluce, il loro vino di punta. Certo, l’etichetta è importante ma, alla fine, un vino si giudica dal contenuto, e qua non si rimane affatto delusi.

Donatella Agostoni e Fabio Bottonelli, una bella e simpaticissima coppia di professionisti uniti nella vita e viticoltori per passione, hanno voluto dedicare la cantina al nonno di lei, Paolo Manaresi, noto pittore ed incisore, famoso principalmente per le sue acqueforti. La vena artistica è fluita sia nelle originali etichette e scatole che in cantina, sede di un piccolissimo museo degli attrezzi del “mestiere” usati dall’artista.Paolo Manaresi

Il podere Bellavista, così chiamato perché si erge in cima ad una collinetta con una magnifica veduta su Bologna e dintorni, era stato censito già nel 1701 ma solo dal 1986 vi si trasferisce l’attuale proprietà. Nel tempo vengono fatti una serie di lavori di ristrutturazione e di riassestamento delle vigne e così nel 2009 avviene la prima vendemmia ufficiale della cantina Manaresi.

I vigneti, disposti sui declivi della collina a 270 gradi (da cui il nome di un loro vino), affondano le radici su un terreno argilloso e ricco anche delle varie componenti plioceniche e sono composti dai vitigni più diffusi nella zona: pignoletto, sauvignon, chardonnay, merlot e cabernet sauvignon. In totale sono circa 8 ettari che tra qualche hanno diverranno 11 con l’ultimo acquisto ancora da impiantare. antico censimento

Nonostante la zona non goda del blasone di altre aree e dove invece sono tante le realtà orientate a grossi volumi a discapito della qualità, Donatella e Fabio curano i propri vigneti come fossimo a Montalcino o nelle Langhe. Vendemmia verde, bassa resa per ettaro e raccolta manuale – tanto per citare alcune pratiche appannaggio di vini “importanti” – sono adottate su tutta la produzione. Il tocco finale è lasciato al bravo enologo Emiliano Falsini.

Al momento cinque sono le etichette prodotte:

PIGNOLETTO FRIZZANTE – COLLI BOLOGNESI DOC 2013: il vino più famoso dei Colli Bolognesi che ben si addice alle paste e agli affettati tipici dell’ottima e famosa cucina locale. vignaAl naso è subito un tripudio di profumi, fiori e frutti bianchi abbondano accompagnati in sottofondo da note più dolci di miele. Al palato la bollicina è “gentile” e i sentori sono bellamente confermati. L’aromaticità permane a lungo e chiude leggermente amarognolo rispettando le caratteristiche varietali. In definitiva un vino leggero di 11,5 gradi, ampio nei profumi e dalla beva molto invitante: davvero difficile resistergli!

CLASSICO PIGNOLETTO – COLLI BOLOGNESI DOCG 2013: incredibile ma vero, Fabio racconta che tanti del posto ignorano che il pignoletto esista anche fermo! La versione classica, raccogliendo le uve a maturazione completa da vigneti di almeno venti anni, si sviluppa su sentori più marcatamente fruttati, sempre di frutta bianca ma con fresche “incursioni” esotiche. Sul finale anche uno spunto fumé. pignolettoLa bocca oltre ad essere molto corrispondente, complice la macerazione di un giorno sulle bucce denota un corpo interessante che bilancia perfettamente i 13 gradi alcolici. Vino pulito ed elegante dalla discreta acidità e buona persistenza.

DUESETTANTA – COLLI BOLOGNESI DOC BIANCO BOLOGNA 2013: blend intrigante di sauvignon (in prevalenza), chardonnay e pignoletto. I profumi di frutta e agrumi esotici pervadono l’olfatto in buona compagnia delle note vegetali di foglia di pomodoro. Al palato la corrispondenza è notevole, molto interessanti l’apporto sapido minerale e l’acidità citrina; anche il corpo non delude grazie alla maturazione sulle fecce fini che gli dona il giusto spessore. Nell’insieme risulta un vino armonioso ed elegante, dall’equilibrato mix gusto-olfattivo ideale per i classici piatti di mare.

MERLOT – COLLI BOLOGNESI DOC 2011: merlot in purezza vinificato in acciaio. Nel bicchiere è profondo nero, solo nell’unghia s’intravedono nuance violacee. Al naso emerge soprattutto la piccola frutta rossa e nera, più sfumate una delicata speziatura e una goccia d’inchiostro. Complice la vendemmia tardiva e la finezza dei tannini, in bocca è rotondo e avvolgente. Non particolarmente complesso e profondo gioca tutto sulla piacevolezza del frutto, l’incontrastato protagonista assoluto. Corpo, struttura ed equilibrio generale fanno dimenticare i suoi 14,5 gradi alcolici mantenendo una gradevole beva.

ControluceMERLOT – COLLI BOLOGNESI DOC 2012: Come nel precedente sono netti i sentori di frutta ma più matura. Ciliegia sotto spirito, mora e mirtillo in prevalenza, poi i profumi terziari dove spicca il cioccolato, infine tabacco dolce e una leggera speziatura. Al palato è più secco ed austero, grazie ad una trama tannica pregevole e una buona acidità mantiene uno stile elegante nonostante l’alcol si faccia sentire in modo più deciso. Buona la persistenza.

CONTROLUCE – COLLI BOLOGNESI DOC ROSSO BOLOGNA 2011: è il vino dedicato a Paolo Manaresi, l’etichetta prende spunto dalla sua opera “Ritratto controluce” del 1929. Questo cabernet sauvignon viene vinificato in acciaio, affinato 16 mesi in botti di vari passaggi e tonnellerie per poi sostare diversi mesi in bottiglia prima di uscire sul mercato. Alla vista si presenta scuro ma di belle trasparenze; al naso è intenso di ciliegia sotto spirito, prugna e piccola frutta rossa su una discreta speziatura e un leggero spunto balsamico. Anche in questo si percepisce una nota dolciastra di sottofondo che ricorda il cioccolato. In bocca è piuttosto corrispondente, si apre rotondo per poi chiudere più secco, ma purtroppo la componente alcolica, circa 15 gradi non adeguatamente bilanciati dal corpo, non agevola granché la beva.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here