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Treno + bici+ vino: verso le colline dell’Oltrepò Pavese

Oltrepo

Dalla delusione per una bottiglia non all’altezza, nasce la voglia di scoprire un po’ meglio questa zona vinicola, spesso ritenuta produttrice di vini senza troppe ambizioni. Basta non fermarsi all’apparenza, per scoprire i tesori e le potenzialità enormi che l’Oltrepò nasconde. Basta saper cercare, e salire su in alto a scoprire queste colline meravigliose.

Voghera Greenway

19 luglio 2014, ore 7,25, stazione di Milano Centrale. Il treno per Sestri Levante è strapieno di gente che va verso il mare. Salgo e sistemo la bici nello scomparto di testa, ma anche il ripostiglio è stipato di giovani: studenti inglesi, giapponesi, italiani, tutti con zaino e abbigliamento leggero, gli occhi un po’ assonnati ma raggianti per questo mare che sta per arrivare.
Ci stringiamo più che si può, e in perfetto orario si parte. Io non farò il viaggio fino in Liguria, oggi scendo a Voghera, verso le colline dei vini dell’Oltrepò Pavese.
Ho preparato con cura questa avventura eno-paesaggistica in bici: ho comprato borse da viaggio per la bici, pulito e oliato la catena, controllato la pressione delle gomme. La giornata è molto calda, per questo porto acqua, un ricambio, cappello e caschetto e poco più, per non appesantirmi. Ho una meta, un produttore di vino, ma ancora non ho un itinerario ben preciso: viste sulla mappa le altitudini sembrano appiattirsi, ma so che non bisogna esagerare: ci sono alcuni sentieri di cresta che mi attirano tantissimo, ma non so se sono in grado farcela.
Col treno adesso attraversiamo la Lomellina; facendoci strada fra i campi di riso sembra d’essere in mezzo a un mare verde. Dopo la fermata di Pavia, si passa il primo fiume, il Ticino, gonfio d’acqua per il disgelo estivo, poi è la piana tra i due fiumi; infine, quando si sente un rimbombo prolungato e metallico, vuol dire che stiamo attraversando il lungo ponte sul Po.
Tra campi di mais e grano, entriamo in Oltrepò. Tra poco scendo, saluto i miei vicini e tiro giù la bici dal treno.

Greenway Voghera-Varzi

Voghera, stazione ferroviaria. Basta uscire e prendere subito a sinistra, e ci si immette sulla cosiddetta Greenway, la pista ciclabile che quando sarà ultimata unirà Voghera a Varzi. Era una vecchia linea ferroviaria abbandonata, oggi è stata trasformata in una splendida pista ciclabile e pedonale. Il primo tratto è in pianura, e compie una amplissima curva che vira verso l’appennino. Tutt’intorno campi e silenzio, erba medica e sparuti ciclisti, grano e qualche pedone; davvero bello qua. All’altezza di Codevilla devo lasciare la Greenway, che prosegue verso Rivanazzano lungo la Val Staffora; io giro a sinistra in direzione di Torrazza Coste. Al mio fianco destro inizia la collina, tra un gre-gre di cicale. Oggi sembra scoppiata l’estate, con un mese di ritardo. Domani sarà di nuovo pioggia, ma oggi è caldo e bisogna approfittarne.

bici nelle vigne

Arrivano le prime rampe di salita vera, ma per fortuna è breve, e sono in poco tempo sulla cresta di Torrazza coste. Paesino canonico: un bel campanile che si vede da lontano, una piazza con la chiesa, il municipio, il bar e la fontanella. Mi rifornisco d’acqua e poi giù in discesa. L’Oltrepò mi piace da qui in poi: vigne, boschi, tornanti, piccoli altopiani, nessunissima monotonia. In un chilometro si scende a picco e si risale a tornanti, poi un falsopiano, poi giù di nuovo verso la Provinciale 20, e l’ultimo curvone veloce in discesa lo faccio affiancando un campo di grano appena mietuto.
Ecco il fondovalle della Val Schizzòla, una delle valli parallele d’Oltrepò che scendono giù dall’Appennino con andamento nord-sud.

Oltrepo Pragate

La valle è ampia, ben conservata. La via costeggia campi di grano e vigne, ai bordi da entrambi i lati si alza la collina, con in fondo boschi e calanchi. Entrando nelle borgate fatte da tre-quattro case (Casotto, Pragate, Casarone…) si sentono i profumi di qualche cucina, i notiziari delle televisioni accese, si intravede in una corte un anziano che osserva il passaggio della strada.

Ai margini, risalendo lentamente, ancora vigne, frutteti (i susini costeggiano spesso i confini e le strade), boschi, mentre nei punti stretti scompaiono i campi di grano. A bordo strada, nel silenzio del respiro affannato, scorrono i fiori di carota selvatica, le margherite, le trombette bianche di vilucchio, il blu lapislazzuli del radicchio selvatico, il fucsia delicato della veccia.

Fiore carota selvatica

All’altezza di Case Nuove, sulla sinistra, molto in alto, si scorge una cresta coperta di alberi; lassù in cima passa uno sterrato, parallelo a questa strada ma a 350-400 metri d’altitudine, un’esperienza che vorrei fare prima o poi.

Arrivo a Schizzòla, e seguo il cartello che mi manda a sinistra, in direzione Fortunago. Lascio quindi la via di fondovalle e inizio a salire il fianco della vallata. Al borgo di Carbone, sulla destra, dall’altra parte della valle ho davanti alcune vigne splendide; hanno il terreno chiaro, argilloso, e su questo foglio bianco spiccano le righe verdi dei filari, tracciate in diverse pendenze e inclinazioni. Sembrano fatte apposta per farti staccare lo sguardo dalla strada, per strappare un’esclamazione di meraviglia.

vigne Oltrepo

Peccato che l’Oltrepò sia così poco conosciuto. Pavia e Milano, che gli sono così vicine, non lo degnano delle attenzioni che meriterebbe: è un paesaggio dalla bellezza struggente, pulita, evidente. Eppure, come succede quando una cosa la si ha troppo vicino, capita di non accorgersene.

prati e panorami Oltrepo

Ora la strada sale con decisione; entro in un tratto coperto di bosco già grondante di sudore, approfitto dei tornanti per tirare un po’ il fiato, poi riprendo a soffrire in un tratto scoperto sotto al sole. Sulla strada, a cinquanta metri da me vedo una lepre. Si blocca, mi guarda avvicinare, tento di accendere la macchina fotografica: quando schiaccio il pulsante, lei è già sparita dietro un cespuglio.
Continuo a salire su un lungo dirittone; quando arrivo al borgo di Arpesina sono fradicio di sudore. Per fortuna c’è una fontana per fare una breve pausa. La quota adesso inizia a farsi interessante, siamo quasi a 400 metri, il panorama si fa spettacolare. Niente in confronto a quello che vedrò dopo poco, superato Biancanigi; qui la provinciale 169 sale sulla cresta, verso 450 metri, e la vista si apre da una parte e dall’altra, spaziando da sud con le alture dell’Appennino fino a nord, con la pianura pavese e milanese.

Panorama Oltrepo

Un’ultima curva, e incorniciata tra boschi e vigne appare la torre medievale del castello di Stefanago.  Sarà quella la mia meta “vinosa” (al castello ha sede l’azienda Baruffaldi, di cui riparleremo in un prossimo articolo).
All’ombra della torre la strada spiana per un po’, ma è un piacere breve, dopo uno spiazzo si ricomincia a salire per arrivare ai 482 metri di Fortunago, splendido borgo fiorito, nelle cui vicinanze sorge la villa utilizzata per le riprese de Il capitale umano di Paolo Virzì.

Fortunago

Un altro rifornimento alla fontanella, ed eccomi giù in picchiata su una via stretta e ripidissima che mi porta in pochi minuti sulla provinciale 203, la via di fondovalle della valle Coppa.
Qua il centro più importante è Borgo Priolo, mentre più in alto, a est sorge Montalto Pavese: siamo nel cuore dell’Oltrepò, in queste zone nascono i grandissimi vini della denominazione, dalle basi spumanti di pinot nero, ai fini riesling renani, alla potente e ben caratterizzata croatina. Basta guardarle, queste vigne, per capire quale potenziale qualitativo ci sia, lontano anni luce dalla cattiva fama di zona di produzione di vini di basso prezzo (e basso livello) che tarda a scrollarsi di dosso.

Oltrepo Vigna

Dopo circa 35 chilometri dalla partenza, le gambe cominciano a accusare la stanchezza: il fondovalle è in leggera discesa, ma bisogna pedalare per non perdere il ritmo; rispetto alla valle Schizzòla, qui c’è più traffico, e bisogna tenere gli occhi bene aperti, non solo sulle vigne.
Ho anche il tempo di sbagliare strada, e allungare il giro di qualche chilometro. Per evitare la statale da Casteggio a Voghera, decido di tornare a salire verso Torrazza Coste: su quelle rampe, mi gioco le ultime energie, e infatti a Torrazza scollino trafelato. Ormai le salite sono finite: scendo verso la pianura per rimettermi sulla Greenway, e con un accenno di crampi, mi godo il panorama della pianura al tramonto. Voghera si avvicina piano piano, scalo le marce come se dovessi salire lo Stelvio: la benzina è proprio finita. Dopo 50 chilometri, il primo bar che incontro a Voghera è provvidenziale, rimetto in circolazione un po’ di zuccheri, poi entro in stazione. Al tramonto, è insolitamente silenziosa. Così come dal treno che si allontana sono silenziose le splendide colline dell’Oltrepò. Meritano di esser conosciute di più, sia per il paesaggio, sia per i tesori vinicoli che nascondono.

mappa Oltrepo bici
Qui
si può scaricare la mappa del percorso
Qui alcune proposte di itinerari ciclistici della Provincia di Pavia
Sito del Consorzio Vini Oltrepò

GALLERIA DI IMMAGINI

 

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