Castiglione della Pescaia report, fra ristoranti e vino

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IMG_7193CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (GR) – “Castiglione della Pescaia, il più bel mare d’Italia“. La rima più o meno c’è, lo slogan sa un po’ di autocertificazione, anche se bello il mare lo è senza dubbio. Solitamente è verde smeraldo fino alla striscia azzurra che prelude al blu cobalto che si ammira al largo. Nelle giornate limpide facendo scorrere lo sguardo da sinistra a destra si vedono il promontorio dell’Argentario, Il Giglio, Montecristo e l’Elba, che pare poterla toccare, si unisce nella prospettiva alla sagoma sfumata della Corsica.

Il mare bello, la macchia che lo fronteggia e le pinete ne fanno la meta di un turismo affezionato, scelto da chi non punta al divertimento più esuberante (non saprebbe dove andare) ma al sobrio piacere che regalano la natura ed un borgo esteticamente gradevole e nobilitato da una fascinosa parte antica, dalla quale però i vecchi residenti sono quasi tutti fuggiti cedendo le loro vecchie case ad architetti e turisti. Un borgo ricco, questo sì, di bar, ristoranti, eccetera, che invadono con i tavoli le piazze della parte più bassa, quella vicina al porto, e poi si distribuiscono elegantemente su su verso il Castello, fino alla panoramica piazza intitolata a George Solti, grande direttore ungherese naturalizzato inglese ed affezionato del luogo.

La cucina, nei tanti locali, è un po’ quella che ci si aspetta, fra le insalate di mare e le paste più tipiche, qua e là si affaccia un etnico, recentemente una friggitoria. C’era una volta Anna, che ad un certo punto di qualche anno fa finì sotto i riflettori di un blog dopo l’altro, ma che in Agosto poteva riservare attese terribili. C’era una volta il Votapentole, e c’è ancora, ma ha cambiato tutto, passando dalla fantasia e l’elaborazione estreme al modello trattoria di qualità. Ora riempie il locale ed è felice come una Pasqua. C’è La Terra di Nello, un locale assai interessante con ai fornelli la vulcanica Alessia Morabito. E poi, poco fuori, qualche bel resort sul mare ed immerso nella pineta come Roccamare e Riva del Sole. E sulla cucina di quest’ultimo, per dire, andrebbe fatto uno studio sistematico ed approfondito. Numeri medio-alti, platea internazionale, chef piemontese. Risultato: rucola a pioggia su primi piatti di mare, cremine e pannette in ogni dove…

IMG_7321Il capitolo vino va senz’altro aperto con la segnalazione della pedalata gagliarda sotto i pini di un grande ex della viticoltura toscana ed italiana, quel Piero Palmucci che si gode mare, natura (e bicicletta) dopo aver fatto entrare nel gotha dei grandi il Brunello del suo Poggio di Sotto, poi ceduto per una cifretta niente male al gagliardo Claudio Tipa che ne continua degnamente la storia. Ma a parte questo, il vino c’azzecca con Castiglione? Certo, siamo pur sempre in Maremma che diamine! Quindi, innanzitutto, appena usciti dal paese in direzione Grosseto si incontra l’indicazione per Le Mortelle, possedimento Antinori, e poco più in là si avvista l’imponente alternanza di cipressi e pini marittimi che porta alla Tenuta La Badiola, di Terre Moretti, con annessa Trattoria Toscana.

E poi c’è, ogni primo fine settimana di settembre, la manifestazione Vino nel Borgo a cura dell’associazione Pro Loco, che per l’undicesimo anno ha visto la partecipazione di aziende note e meno note in banchetti “singoli” o in tavoli comuni gestiti da enoteche. Uno di quegli eventi che, nelle pieghe, possono far emergere, nelle luci e nelle ombre delle diverse interpretazioni, i caratteri di un territorio. Anzi di più territori, viste le folte rappresentanze delle Doc/Docg del Montecucco e del Morellino, oltre alla spruzzata di Doc Monteregio di Massa Marittima e Sovana. A rappresentare il vini bianchi, naturalmente i Vermentini, e poi non pochi rosati.

IMG_7251Entrati nel vivo, nella Piazza Caduti, Il primo incontro è con un volto noto, quello di Daniele Rosellini, prima in forza al Consorzio del Chianti Classico, poi a Valoritalia, sempre per la Toscana. Ma Campi Nuovi è la sua creatura nata nel 2000 nel Montecucco (Cinigiano) dove si parla di sangiovese e solo sangiovese, perché lui ha iniziato con Giulio Gambelli da Soldera. Dunque, il Montecucco Sangiovese Docg 2011 è un vino aperto e dal frutto rosso espressivo. Il Montecucco Sangiovese Riserva 2010 ha carattere diverso, più elegante e sfoggia una freschezza ammirevole. Apprezzabili pur se un filo rusticheggianti, a fianco, i vini de I Muschi Alti nel comune di Campagnatico, il Montecucco Rosso Ottonelli 2012 ed il Silvottone 2010, che ha un piccolo saldo di cabernet sauvignon.

IMG_7255Poggio Trevvalle è una di quelle cantine che hanno vigneti sia nella zona del Morellino che in quella del Montecucco. Il Morellino di Scansano Passerà 2013 è ampio e fine al naso, con sfumature erbose; il Montecucco Rosso 2012 (buon apporto di uve alloctone, 20% di cabernet sauvignon ed altrettanto merlot) è leggero sul palato con un buon finale. Molto “maremmani” i vini di Poggiopaoli, a Scansano: il Morellino di Scansano Po’ Monte 2012 è pieno di frutta rossa e spezie, è vellutato e sfoggia un bell’allungo nel finale. Il Rosso di Brenno 2010, da uve ciliegiolo, è pepato e scorrevole. E dopo mille preoccupate avvertenze sulla sua peculiarità da parte di chi lo mesce, concludiamo con L’Ansonica Bucce 2012 di Poggio Argentiera “come si faceva una volta”, ossia senza lieviti selezionaati e lunghe macerazioni sulle bucce. Ha colore carico, indubbi toni ossidativi, ma è privo di certe asperità o eccessi che talvolta affliggono i vini bianchi di questa tipologia.

E nella piazza Solti, punto più alto della manifestazione, fra salami e profumo di Crepes alla Nutella, il clima è ancora estivo e pieno di allegria.

Riccardo Farchioni

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