Franciacorta Brut Pas Dosé Riserva Bagnadore di Barone Pizzini: Riserva regale

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Barone Pizzini_Bagnadore_1La Riserva Bagnadore 2008 rappresenta il culmine produttivo dell’attività della Barone Pizzini, storica azienda franciacortina (e la prima della denominazione a cimentarsi dal 2001 con la conduzione biologica dei vigneti) diretta con serietà e competenza da Silvano Brescianini a partire dalla fine degli anni Novanta. Pas Dosé in versione Riserva (60 mesi sui lieviti) traduce il matrimonio alla pari tra chardonnay e pinot nero (provenienti dal vigneto Roccolo di Provaglio d’Iseo), e tra legno e acciaio, in un Franciacorta di classe e carattere. I profumi spaziano dalla nocciola all’ostrica e agli agrumi, mentre il palato è accarezzato da una carbonica sottilissima, continua e perfettamente integrata, e da lieviti finissimi impeccabilmente incorporati; è scandito da uno sviluppo continuo e contrastato, fitto di vibrazioni sapide; ed è coronato da un lungo finale di ammaliante nonchalance.

Questa versione (l’ultimo assaggio arriva dalla sboccatura del novembre 2014) appare come l’approdo espressivo della sua parabola produttiva perfettamente fotografata in una recente mini-verticale, succinta ma significativa, che ha mostrato il passaggio dalle sgrammaticature dei millesimi 2001 e 2002 (ancora in versione Extra Brut e con un minor periodo d’affinamento sui lieviti, 36 mesi) e dai chiaroscuro del 2004, alla luminosità del 2005, che segna il passaggio stilistico da un vino ancora alla ricerca di se stesso a un Franciacorta elegante e compiuto, di nobile portamento, al cui brillante contrasto acido fanno da eco un’invitante verve sapida e un perentorio allungo gustativo. Il Bagnadore 2006, molto strutturato, appare al momento meno espresso ed espansivo, ancora “chiuso” da un consistente volume acido, che consiglia un ulteriore affinamento in bottiglia per sviluppi più interessanti nel futuro.

All’appassionato assetato di conoscenze dirette consigliamo una visita in azienda, non solo per ammirare la nuova cantina in pietra e legno costruita nel 2006, una bioarchitettura (pannelli fotovoltaici, sistema naturale di condizionamento, fitodepurazione delle acque) perfettamente integrata nel paesaggio circostante, ma anche per spaziare con lo sguardo dai vigneti a perdita d’occhio al maestoso profilo del monte Guglielmo, posto sulla linea dell’orizzonte in posizione dominante sul lago d’Iseo. Poco lontano dalla sede aziendale (frazione San Carlo a Provaglio d’Iseo) si estendono la riserva naturale delle torbiere del Sebino e il complesso cluniacense del monastero di San Pietro in Lamosa, tappe imprescindibili del territorio.

Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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