Live Wine 2015: persone, vini, incontri

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live wine pubblicoMILANO – Fa piacere partecipare a una degustazione e poter cogliere subito, per diversi fattori, l’idea che sia un evento azzeccato. Bastava entrare nell’immensa sala inondata di luce del Palazzo del Ghiaccio di Milano per dire: “ok, stavolta ci siamo, hanno trovato la formula giusta”. Se l’anno scorso la manifestazione organizzata da Christine Cogez-Marzani (chiamata ancora Vini di Vignaioli) aveva avuto non pochi problemi di logistica, con gli antichi spazi della Cascina Cuccagna messi in crisi da un’affluenza di pubblico superiore alle aspettative, quest’anno la prima edizione di Live Wine, organizzata sempre da Christine insieme ad AIS Milano, dal 21 al 23 febbraio, è parsa un meccanismo ben congegnato, con una sede inedita e più che adeguata che ha messo a proprio agio vignaioli, stampa e pubblico.

Un’occasione per fare una ideale passeggiata tra le vigne d’Italia e d’Europa, e magari per cogliere piccoli ma significativi movimenti nel mondo del cosiddetto vino naturale. Se per certi aspetti questo è un ambiente che rischia di essere isolato (o di auto-isolarsi?) in una nicchia di mercato composta dai puristi del biologico e del biodinamico, dando di sé un’immagine a volte intransigente, a volte un po’ condizionata dalle parole d’ordine del momento, la scelta di definire questo salone un evento del vino artigianale è stata un’apertura di non poco conto. Una sola parola, “artigianale”, che riesce a mettere insieme filosofie diverse, aziende certificate e non certificate, biologiche e non biologiche, senza rigide preclusioni, ma con l’intento di spostare l’attenzione da un bollino, da un marchio, verso le persone che il vino lo fanno. E non è poco.

Al di là dei vini, quindi le persone; e passeggiare in mezzo a quegli spazi pieni di luce, tra famiglie e gruppi di amici, tra studenti curiosi e blogger fotografanti, ha fatto sì che nel taccuino, oltre a qualche nota di degustazione, finissero i volti e le espressioni delle persone. Cercando di ricostruire una piccola galleria di volti, sapori e profumi, ecco il mio Live Wine 2015.

Sardi GiustinianiFattoria Sardi Giustiniani
Loc. Tre Cancelli, Lucca
Nuove energie per un’antica fattoria: ad accogliermi, il sorriso di Mina, origini greche e un master a Bordeaux dove incontra Matteo Giustiniani, anch’egli enologo… E poi insieme per prendere le redini della tenuta di famiglia Giustiniani, nella parte occidentale delle Colline Lucchesi.
Il Sauvignon 2013 viene vinificato e affinato per un anno in legno; eppure, nessuna invadenza del rovere, per questo fresco bianco dalle classiche note varietali del vitigno, piacevole e rinfrescante.
Il Rosato (in assaggio già il 2014) è un cavallo di battaglia aziendale: viene prodotto in grandi tirature, anche in magnum. Da sangiovese in prevalenza più merlot e ciliegiolo, fa la macerazione a freddo in acciaio, poi viene innestato il pied de cuve partendo da lieviti indigeni. Questo 2014 ha un naso sottile, diamantino, agrumato, con gran sapidità in bocca, e note citriche che lo rendono fresco e piacevole.

KlinecKlinec
Medana, Collio Sloveno
Dalla koinè dei viticoltori a cavallo del confine italo-sloveno, famosi per i cosiddetti “orange wines”, bianchi caratterizzati da lunghe macerazioni sulle bucce, ecco Klinec, con vigne a Medana, poche centinaia di metri dal confine italiano, di fronte a Cormons.
Pinot grigio 2010 Villa de Mandan
Fermentazione spontanea con 4-5 giorni di macerazione sulle bucce, fermenta in botti di acacia e gelso, poi riposa per due anni sulle fecce, infine viene imbottigliato senza filtrazione.
Color rame tenue, impatto al naso pungente, poi si apre sulla frutta a polpa gialla, nespolo giapponese. In bocca è masticabile, tannico, emerge la frutta d’albicocca, ancora la nespola, è sapido e lungo.
Rebula 2010
Crescono i giorni di macerazione sulle bucce, che arrivano a 10-12. Colore dorato. Naso di classe, caldo, ampio, dal passo signorile, in bocca sfodera acidità sorprendente, è succoso, ampio, vivo e piccante.
Malvasia 2010 (13,5%)
Di colore dorato tenue, il naso ha netti sentori marini, di ostrica, poi emergono i fiori di campo. La bocca si gioca sulla dialettica acidità-morbidezza. È lungo, appagante, davvero notevole.
Medana Iª classe Riserva 2006
Da verduzzo (60%), ribolla e malvasia. Color oro, ha un naso antico di spezie, canditi, ricorda il panforte… Anche questo vino in bocca bilancia acidità e opulenza estrattiva.

Bressan Mastri Vinai
Pochi chilometri a ovest di Gorizia, vicino alle rive dell’Isonzo. Anche i vini di Bressan sono caratterizzati da lunghe macerazioni. Non conoscono mezze misure, o li ami o non li butti giù.

Carat 2010
Malvasia ribolla tocai, 30 giorni di macerazione, dorato pieno dai riflessi ramati. Pronti a salire sulla giostra? Naso caldo, importante, ingresso in bocca ampio, grasso, sapido, di classe, strutturatissimo e goloso. Lungo e integro.
Verduzzo 2010
Quasi monolitico da quanto è compatto nell’espressione. Diciamo che non gioca coi chiaroscuri; rispetto al Carat è più sulle sue.
Schioppettino 2007
Della batteria dei rossi, a colpirmi forte è lo schioppettino. Rubino trasparente con unghia mattonata, un naso vivissimo di pepe (per certi aspetti richiama i sentori del vitigno Pelaverga di Verduno), note vegetali, fresche. In bocca conferma le note di freschezza, con una beva golosa sapida, piena di frutta ed erbe aromatiche. Gran vino.

Slaveck.1Slaveck
Chiudo la sezione “su e giù per il confine sloveno” andando poco più a sudest con i vini di Slaveck, da Dornberku, località sulle colline del Carso sloveno. I suoi metodo classico (un bianco da ribolla e riesling italico e un rosé da refosco e merlot) sono assai inconsueti, forse ancora da focalizzare appieno; mi colpisce invece il
Pinot grigio 2010
6 giorni di macerazione con le bucce, affinato in botti d’acacia. Dorato carico, naso di albicocca matura, con note iodate, avvolgente. In bocca è semplicemente esplosivo: densissimo di sapori fruttati, sapido, ricorda la susina, la pesca… Da provare.

Zélige Caravent
Eccoci in Francia, a Corconne, dipartimento del Gard, in Languedoc. Mi accoglie la cortesia di Marie, pittrice, che mi racconta: “Anche se non abbiamo un importatore, ci piace molto venire in Italia per queste degustazioni; la gente sorride, ti parla, è curiosa… Da noi spesso le degustazioni sono così seriose…”
Zelige CaraventValvet 2012
60% syrah, poi grenache e carignan. Rubino pieno e giovanile, naso che sprigiona frutta fresca e sentori animali, in bocca è piacevolissimo, pieno di sapidità, e vigore giovanile.
Fleure amour 2012
80% grenache e il saldo di carignan. Colore rubino velato da sedimenti, naso fruttato caldo, piacevole e goloso, da pasto.
Fleure amour 2006
80% grenache, syrah e carignan
Rubino intenso, naso un po’ scontroso ma che incuriosisce, in bocca invece è in fase di grazia: bilanciato, sereno, caldo il giusto, fruttato e lungo.
Nuit d’encre 2006
Qui scatta il feeling. Si tratta di un vin de table da 13,5 gradi, da uve alicante. Rosso porpora profondo e giovane, naso che richiama in pieno la mora, poi sentori di caffè. In bocca è profondo, ampio ed espressivo, frutta, acidità, tannino ben presente e croccante. Vino artigianale di personalità. Una gran bella bevuta!

Domaine de la PinteDomaine de la Pinte
Restiamo in Francia, ma ci spostiamo nella denominazione del Jura, in particolare ad Arbois. 34 ettari vitati gestiti in regime biodinamico. Dei loro vini in particolare mi colpisce il
Paradoxe
Si tratta di un “mancato” vin de paille (tipologia di vini passiti tradizionale del Jura) che non raggiunge i 14 gradi stabiliti dal disciplinare e pertanto viene chiamato con un nome di fantasia. Il paradosso sta nel fatto dello stridere tra le definizioni e le regole fisse del disciplinare, e la variabilità delle annate e delle condizioni ambientali, che fanno nascere vini sempre diversi. Da uve chardonnay, savagnin e poulsard, ha un colore dorato antico, un naso che ricorda la torta di mandorla e il cantuccio di Prato, con una lieve nota ossidativa. È frutto di un assemblaggio di annate diverse (2005-2009) e ha 200 grammi di residuo zuccherino (per intendersi, da 100 kg d’uva si ottengono 12 litri di vino). In bocca regala una goduria incredibile, la sua dolcezza non stanca, ed ha una persistenza infinita.

Clot de les soleresClot de les Soleres
Penisola iberica, Catalogna, Piera, alcuni chilometri nell’entroterra di Barcellona, vigne a circa 300 metri di quota. Vini senza troppi pensieri, ma che hanno carattere e spirito conviviale.
Xarel-lo 2014 11,5%
Un bianco giovanissimo, molto peculiare: ancora un residuo di carbonica, regala in bocca una sensazione spensierata e gioiosa, con un lieve residuo zuccherino, frutta gialla. Semplice e buono.
Cabernet sauvignon 2011 15%
Rubino cupo, non fa legno. Naso potente, caldo, denso di frutto, con una leggera nota ossidata. In bocca ha anch’esso un leggero residuo zuccherino che gli dona morbidezza. A controbilanciarla c’è una bella acidità, e un tannino teso. Lungo, piacevole, mediterraneo.

Castello Conti
Da Boca, Novara. Il mio percorso si chiude in classicità con questa cantina dalla lunga storia, capace di sfornare vini longevi, dalla classe cristallina. Il loro portabandiera è il vino Boca, assemblaggio di nebbiolo, vespolina e uva rara.
Conti Elena e PaolaBoca 2010 (12,5%)
Per far capire il ritmo tutt’altro che frenetico dei vini della famiglia Conti: il 2010 è ancora in anteprima, verrà presentato in azienda nel settembre 2015. Rubino trasparente. Elena Conti, che cura la parte enologica, la definisce “un’annata delicata”; è stata infatti l’annata in cui ha iniziato a lavorare senza aggiunte di solforosa fino all’imbottigliamento. Nasce da un assemblaggio di nebbiolo e un 15-20% di vespolina. Naso “nordico”, nel senso di nord Piemonte, quell’inconfondibile sottigliezza ematica e pietrosa che sanno dare i vini della fascia collinare ai piedi del Monte Rosa. Il frutto è croccante, integro, in bocca è ancora giovanissimo, da attendere ancora un po’, sapido, dalla bella acidità, e un tannino ancora da addomesticare. Da mettere in cantina per ancora un paio d’anni. Quindi è un gran bel Boca.
Boca 2009
Trasparenze nebbiolesche nel colore di questo 2009 dal naso molto complesso, con accenni di smalto. In bocca è avvolgente, pieno, saporito, dal tannino ben presente ma integrato. Già quasi un classico.
Boca 1991
Le sorelle Conti sono abituate a portare in degustazione vecchie annate dalla loro ampia cantina. La cosa bella è che non sono campioni introvabili portati per stupire, ma sono vecchie annate ancora realmente disponibili per la vendita.
Questo 1991 è rubino trasparente dai riflessi che vanno verso il mattonato. I profumi sono commoventi, da vino maturo, balsamico. In bocca, è paradossalmente fresco e giovane. Un ventiquattrenne in splendida forma.
Live Wine 2015Ci sarebbero ancora altri vini, altri volti da ricordare. Ad esempio la simpatia di Paolo Brunello, di Vignale di Cecilia, sui Colli Euganei, con la sua garganega frizzante, anch’essa quintessenza di simpatia. Poi i ragazzi dell’Agricola Calafata, un bel progetto sociale e agricolo portato avanti sulle Colline Lucchesi… Ma è impossibile ricordare tutto.
Resta un’ottima impressione generale di questo primo Live Wine. E la speranza che, nel panorama milanese, dove la componente artigiana e inconsueta del mondo del vino fa paradossalmente più fatica a emergere che in altre parti d’Italia, arrivi una bella ventata di novità.

 

GALLERIA DELLE IMMAGINI

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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