Salone internazionale dei vini della Loira 2015: una certa idea della Francia

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100_2287ANGERS – Quest’anno la visita al Salone Internazionale dei vini della Loira (Parc des Expositions di Angers, 2-4 febbraio) è coincisa con un viaggio più ampio e rapido, legato alla necessità di raggiungere Lille. Così, partiti dall’Italia di  sabato e pernottato a Chambery sotto la neve, abbiamo intrapreso il viaggio verso Angers di domenica, sotto nevicate improvvise e paesaggi imbiancati che ci hanno accompagnato fino a Tours.

La città di Angers vanta una storia millenaria, di cui il castello che sorge al culmine della città vecchia è simbolo e vanto. Ma già si sa: la Loira, perlomeno nel percorso finale, è zona di castelli; i più famosi di Francia stanno in questo tratto che da Tours arriva fino a Nantes. Castelli ma anche vini, soprattutto vini bianchi a base di Chenin, Sauvignon e Chardonnay, e vini rossi a base di Cabernet franc (detto in zona Breton), Malbec (chiamato Cot) e Pinot noir.

Il salone raccoglie tutte queste suggestioni e anche molto di più. Come raccontato in un precedente articolo, il tessuto produttivo vitivinicolo della Valle della Loira è a maglia più stretta rispetto a quello di altre realtà vinicole francesi: qui si incontrano produttori con 20-30 ettari a disposizione con molta facilità. Realtà viticole più a misura d’uomo insomma, dove l’uomo fa ancora la differenza. Il Salone è un appuntamento destinato esclusivamente agli operatori del settore; visitatori non professionali e curiosi non sono graditi; ed anche gli stessi giornalisti vengono accolti con un certo distacco, tanto che accreditandosi come giornalista puoi ricevere un pass per testata , come ristorante ne hai almeno tre.

L’ottica “B2B” si manifesta anche nella struttura stessa del salone, con un’ampia zona di assaggio libero che quest’anno era stata divisa in due (una zona per i bianchi, rosati e dolci all’inizio del salone e una per i rossi nel padiglione finale) e l’introduzione di un nuovo spazio per i vini bio.

Passando agli assaggi, ritorniamo volentieri ad incontrare i  gentili produttori de Vignoble de la Jarnoterie in quel di Saint Nicolas de Bourgueil, che ci danno ancora prova dei loro eccellenti vini con  il Concerto 2011, da uve cabernet franc, che acquista in questa annata note complesse e aromatiche, contenendo la freschezza in una più avvolgente consistenza in bocca. Profumi sempre fruttati ed eleganti, caratteristici del vigneto della Jarnoterie.

100_2307Proseguiamo la nostra serie di degustazioni dedicandoci al banco di assaggio dei bianchi, rosati e dolci, con alcune interessanti degustazioni soprattutto dell’annata 2013. La 2014, nonostante venga considerata buona da molti produttori, a noi è sembrata ancora indietro nella maturazione con vini ancora chiusi e di acidità elevata.

Ottimo il Pouilly-Fumé  2013  Genetin  del Domaine Tinel-Blondelet, con profumi netti ed equilibrati, (senza esasperazioni delle note tioliche che si notano in molti Sauvignon neozelandesi, ma anche Italiani)  che vanno dalla pietra focaia alla foglia di pomodoro, alla buccia di agrumi e con una bocca fresca e lineare che esalta la sapidità e la mineralità del vino. Importante la nota di ritorno aromatico in bocca.

Altro vino assaggiato, un interessante Chenin Blanc della denominazione Quarts de Chaume, una delle zone più rinomate del comprensorio di Layon: Chateau Pierre-Bise,  Grand Cru 2013. Si tratta di  un vin liquoreux di grande finezza, che nella versione 2013 appare ancora fin troppo giovane; al naso è floreale e fruttato con note speziate e in bocca compone una tavolozza di sensazioni tattili opulente. Vini di grandissimo invecchiamento derivano molte volte da uve attaccate da muffa nobile.

IMG_20150202_110543Un vitigno interessante che non è particolarmente conosciuto da noi è il Romorantin: di lui si racconta che porta il nome del paese di cui è originario, nel dipartimento della  Loir-et-Cher, e che il primo vigneto è stato piantato da Francesco I nel 1519. Utilizzato per vini bianchi freschi e mediamente aromatici, è stato successivamente soppiantato in zona dal Sauvignon Blanc. Rimane il principale vitigno della sola denominazione AOC Cour-Cheverny, e alla nostra degustazione (del Domani Daridan 2013)  si presenta  come un  vino secco con ottimi profumi di albicocca, fiori di agrumi e miele, con un buon equilibrio in bocca che, a differenza dei vini con base Chenin, possiede anche una lieve nota tannica che equilibra meglio la salinità presente.

IMG_20150202_132055Dopo una pausa ristoratrice nell’area dedicata alla stampa, riprendiamo gli assaggi con i vini rossi, quest’anno molto meno presenti nel banco comune, dei quali menziono due ottimi Pinot noir: il primo della zona di Sancerre, precisamente a Maimbray, Sury-en-Vaux, il secondo sempre un Pinot noir della AOC Menetou Salon.

Il Sancerre 2012 del domaine Roblin è di un bel colore rosso rubino scarico con bell’aroma di frutta e speziato. In bocca scorre elegante e intenso, il finale è fresco, molto invitante. Il secondo si distingue per la finezza aromatica e la freschezza in bocca , note dolci accompagnano i profumi che ricordano la confettura di more e ciliege e in bocca si avverte un ritmo tannico mai aggressivo che completa il vino.

Facciamo un passaggio anche alla zona Bio, dove assaggiamo il Granpierre  del Domane Bablut Grandpierredella denominazione Coteaux d’Aubance. Si tratta di un vino liquoreux del territorio. Qui si gioca sulle caratteristiche del terreno per esaltare profumi e aromi che ricordano la marmellata di fichi e il fiore di vite, poi la menta e la terra umida, in bocca la sapidità e la dolcezza  si rincorrono in un finale lunghissimo.

Usciamo dal salone con molte sensazioni in più di quante ne avessimo al nostro arrivo. E con una idea della Francia enologica molto distante da quella bordolese. Qui il centro del mondo è rappresentato dallo Chenin blanc e dal grande fiume che segna la vita e la storia di uomini, vigneti e vini.

galleria fotografica

 

Lamberto Tosi

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