La gentilezza d’altri tempi di Susanna Bianco, la compostezza tutta contadina della madre Maria Vittoria, custode della vigna: si presenta con credenziali di forte umanità la piccola cantina artigianale Gigi Bianco, cantina storica storicissima di Barbaresco. Fra le più piccole peraltro: appena tre gli ettari vitati, ubicati all’interno di due prestigiosi cru dell’universo-mondo “barbareschiano”: Ovello e Pora, nientepopodimenoche. Se ne escono da lì due vini risolti, stilizzati, concepiti in sottrazione. Vini che non dimentichi. Nelle loro corde il dettaglio sottile, il contrappunto, l’eleganza luminosa dei Nebbiolo di più esplicita matrice tradizionale.
Una piccola cantina “declinata al femminile” sotto la torre antica di Barbaresco, questa è. Con una missione da compiere: proseguire e onorare il lavoro che fu degli avi. E di Gigi -padre di Susanna, marito di Maria Vittoria- scomparso qualche anno fa. Preservandone un’aura di purezza arcaica, il segno più profondo per le generazioni a venire. Del resto, è gente abituata a dare il giusto peso ad ogni cosa, avvezza al lavoro e a poche moine. Così è bello scoprire la meraviglia nei loro volti per il fatto che i vini possano suscitare l’interesse e l’ammirazione di una certa fetta della critica enologica. Ché di speciale qui, a ben vedere, hai la dedizione, l’impegno quotidiano, l’incanto ingenuo di persone che non sono nate per le pubbliche relazioni ma che conoscono nel profondo il lavoro agricolo e sono dotate di un senso dell’ospitalità sincero, senza sovrastrutture o ammiccamenti di maniera, garbato e concreto al tempo stesso.
Un garbo e una concretezza che risplendono appieno nei Barbaresco della casa, ottimamente sintonizzati sulle frequenze della “trasparenza” espressiva e del garbo espositivo, a disegnare traiettorie sussurrate di rarefatta bellezza (teso, affilato e minerale il Pora; carnoso, fruttato e sfaccettato Ovello). Flessuosi, sensuali, teneri e raffinati, sono vini-femmina che offrono il privilegio di un sorso seducente, illudendoti che sia solo per te.
Barbaresco Ovello 2012
Sinuoso, elegante, laminato, quintessenziale, di rose e agrumi. Fresco ed affusolato, dalla chiosa leggermente boisé, non ti importa niente se l’espansione non è quella delle meraviglie, il “sentimento” che lo infonde basta e avanza.
Barbaresco Ovello 2011
Ricamato in macramè, è tessuto di pregio. Sottile, sfumato, fresco in rapporto all’annata, ti abbandona malvolentieri su scie di arancia sanguinella e pietra spaccata. E’ un bel vedere.
Barbaresco Ovello 2010
In stretta ed ingenerosa sintesi: impettito, teso, incisivo, affascinante, salino, bello. Puro.
Barbaresco Ovello 2009
Ciliegia durone, lampone, agrumi e sfumature affumicate per un profilo aromatico struggente. Bocca stratosferica, di sinuosità e giustezza, solcata da un tannino denso e maturo, di gran classe.
Barbaresco Ovello 2008
Terra arsa, erbe aromatiche e sentori di mandarino annunciano una silhouette sfumata, infiltrante, dettagliata, da godere ancora e ancora. Con il soffio tannico ad accarezzare i pensieri e a renderli più lievi.
La foto ritraente Susanna Bianco è tratta dal libro “Gente di Barbaresco” di Armando Rotoletti
Onore al merito. Conosco questi vini sin da quando il conduttore era il nonno di Susanna, che accompagnava la spedizione dei suoi vini con una dettagliata lettera, scritta a mano, con penna e inchiostro. Continuata poi con la stima e l’amicizia di Gigi e mantenuta con Susanna. In tutti questi decenni (annate!), più di 50 anni ne ho apprezzato sia le sfumature della gamma che la stabilità della qualità. Si finisce con l’esserne condizionati quando si valuta l’altro. L’ ambiente, sotto la vecchia torre di Barbaresco è emozionante.
Piero Pellegrini