Guide report/I Ristoranti ed I Vini d’Italia 2016 secondo L’Espresso

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guide_espresso_19FIRENZE – Eccole qui: una volta avutele in mano si avverte subito come le guide che l’editoriale L’Espresso dedica all’universo food&wine siano diventate più snelle e maneggevoli. Ebbene si, nonostante non sia il suo core business come per i principali concorrenti Gambero Rosso e Slow Food, il gruppo che prende il nome dal settimanale che ha da poco compiuto sessant’anni, conferma e rilancia. Anzi, chi viene qui alla Stazione Leopolda di Firenze ogni inizio di ottobre si rende conto come la presentazione delle guide enogastronomiche sia ormai una gigantesca riunione di chef e vignaioli, che se venisse una commando dell’Is per distruggere la cucina italiana (e danneggiare seriamente quella europea e anche mondiale), in questa occasione si potrebbe togliere un bel po’ di lavoro in un colpo solo.

guide_espresso_9Mancano infatti in pochi, di quelli considerati al top: manca Carlo Cracco,  che è a festeggiare i cinquant’anni dagli hermanos Roca a Girona (ma c’è il suo storico secondo Matteo Baronetto che fa faville al Cambio di Torino) e manca Gianfranco Vissani (“non viene più da quando gli ho detto che ormai dio era un altro”, ha tenuto a precisare il direttore Enzo Vizzari). Gli altri premiati c’erano, schierati: c’era naturalmente Massimo Bottura (Osteria Francescana a Modena) che ha centrato i 20/20, “il punteggio che non avremmo mai voluto dare perché la perfezione rischia di produrre una cristallizzazione”. E c’era anche Enrico Crippa (Piazza Duomo ad Alba) che ha ereditato il suo 19,75/20. C’erano i confermati 19,5/20 (Heinz Beck, La Pergola a Roma; Massimiliano Alajmo, Le Calandre a Rubano; guide_espresso_2Niko Romito, Casadonna-Reale di Castel di Sangro) e 19/20 (Davide Scabin, Combal.0 a Rivoli; Uliassi a Senigallia, Antonino Cannavacciuolo a Villa Crespi a Orta San Giulio, Vissani a Baschi). E c’erano, giù fino ai 18/20 vecchi e nuovi, i Santini de Il Pescatore di Canneto sull’Oglio, Anne Feolde, Italo Bassi e Riccardo Monco di Enoteca Pinchiorri, Andrea Berton del suo ristorante Berton di Milano, i fratelli Cerea del Vittorio da Brusaporto, Ciccio Sultano del Duomo di Ragusa-Ibla, Moreno Cedroni de La Madonnina del Pescatore di Senigallia, eccetera eccetera. C’erano dunque quasi tutti i rappresentanti della nuova cucina italiana, definizione che usò Veronelli ai tempi della “rivoluzione Marchesi”, e che poi ha rilanciato Vizzari per indicare questa nuova generazione di cuochi che sanno cercare ed usare l’enorme repertorio di materie prime di cui hanno compreso possono disporre come arma vincente e distintiva, e lo fanno con la sapienza tecnica acquisita anche grazie ai movimenti “molecolari” ma senza rinnegare le proprie radici.

guide_espresso_15Maneggevoli,  si diceva. Sì, perché come ha tenuto a sottolineare Ernesto Gentili, uno dei due curatori de I Vini d’Italia, oggi le guide che puntano alla onnicomprensività non hanno più senso visto che il fenomeno vino è in continua espansione ed è impossibile una gestione dei campioni sempre più numerosi: insomma, è necessaria una selezione rigorosa a monte. La quale quest’anno, complice una annata problematica come la 2014, ha prodotto una riduzione delle “eccellenze” a 223 dalle 263 dell’anno scorso, molte più “in rosso” che “in bianco”,  con il Piemonte e la Toscana ad accaparrarsi insieme una sostanziale maggioranza delle vette.

 

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Dalla degustazione delle “eccellenze”

guide_espresso_18In una annata minore per i Friulano, svetta questo 2014 di Colle Duga, vino impeccabile, potente, denso, ma dal finale snello, acuto nelle sfumature di mandorla e lunghissimo. Ed ecco un bel tris di Riesling: il langarolo Riesling Hérzu 2013 di Germano Ettore, riuscito mix di agrume ed idrocarburo che si ripropone al palato; il Valle Isarco Riesling Kaiton 2014 di Kuen Hof, potente e teso e, forse, il più convincente, il Valle Venosta Riesling Castel Juval Windbichel 2013 di Unterortl-Aurich, varietale, limpido, compatto e potente, veramente esplosivo nel finale. Da menzionare poi il Colli Tortonesi Timorasso Derthona 2013 di La Colombera, di straordinaria sapidità e con un bello scatto finale, ed il come sempre sontuoso Gewürztraminer Lunare 2013 di Cantina Terlano, pieno di agrumi (mandarino su tutti), vellutato ed elegante.

Passando ai vini rossi, un primo spunto dall’estremo nord, il Valle d’Aosta Syrah 2013 di Rosset, dagli spunti vegetali e pungenti, freschissimo, che termina quasi agrumato.

guide_espresso_12Dalla nutrita pattuglia dei rossi langaroli: il Barolo Riserva Vigna Elena 2009 di Elvio Cogno ha naso lineare ed astratto, essenziale, e colpisce per la prepotenza nell’espansione della beva. Il Barolo Bussia 2011 dei Fratelli Barale è penetrante, a tratti ispido e mette in evidenza una beva succosa  e fresca. Assai leggibile, comunicativo, sorridente il Barolo Tre Tine 2011 di Beppe Rinaldi: beva saporita, succosa, larga, buonissima. Il Barolo Villero 2011 di Oddero Poderi e Cantine si allarga preportente arrivando ad un finale percussivo e trascinante: e non si può fare altrimenti che berlo di nuovo… Straordinario, poi, il Barolo Monprivato Cà d’Morissio Riserva 2008  di Mascarello Giuseppe e Figlio, che ripete il miracolo di una forza esplosiva raccolta in una trama “tattile” quasi impalpabile. Belli, infine, gli spunti  “serralunghini”: il Barolo Cerretta 2011 di Giovanni (alias Davide) Rosso, di bella forza, polpa e concretezza di sapore, insomma con tanta sostanza. Il Barolo Riserva Vigna Rionda 2009 di Massolino non ripete forse le prove supreme di anni passati ma è comunque potente e progressivo.

guide_espresso_1Dalla Toscana, piccolo report da Montalcino: il Brunello di Montalcino Ugolaia 2009  di Lisini, un grande classico, ha colori chiari e freschezza al naso, è leggero sul palato e mostra una dinamica più accentuata verso il finale. Riproduzione fedele e generosa del territorio dal Brunello di Montalcino Vecchie Vigne 2010 di Le Ragnaie, bello già nel colore rubino trasparente e, poi, quintessenza del sangiovese: trama larga, leggera, acidità che spinge, ampiezza spettacolare. Positiva anche la prova del 2010 di Le Potazzine, nitido ed elegante. Da Sesti, un Brunello di Montalcino 2010 saporito, persistente, concreto ed elegante, anche percussivo nella beva.

Tanti rossi del sud, all’insegna dell’eleganza senza rinunciare al corredo fruttato “solare” esposto con generosità ma senza ostentazioni. Fra gli esempi, il Primitivo di Gioia del Colle Muro Sant’Angelo Contrada Barbatto 2012 di Nicola Chiaromonte, di colore rubino dalle belle trasparenze, e che si avverte vellutato, rotondo, con un palato carezzevole ma anche piacevolmente increspato. Più vibrante ma sempre snello il Cirò Rosso Classico 2012 di ’A Vita, delicato al naso e poi fresco nella beva che si conclude con una bella prova di carattere. Tanta personalità nel Campi Flegrei Pèr’e Palumm’ Vigna delle Volpi 2013 di Agnanum: grande ventata di erbe aromatiche, timo, alloro, grande ampiezza in un palato scorrevole e suadente, che termina lunghissimo. Il sardo Barrua 2012 di Punica appare un tantino frenato al naso, ma poi sfoggia spessore, eleganza e freschezza, una trama assai piacevole al palato che rende godibile la beva. Ancora dalla Puglia, il Volere Volare 2012 di Pietraventosa, dal frutto nero profondo, intenso, ed un palato reattivo, saporito che termina con belle vibrazioni. Un altro bel sardo è il Cannonau di Sardegna 2014 di Pusole: susina efficace e persistente, poi un’entrata timida che prelude ad una beva ampia e succosa.

guide_espresso_6Conclusione, come di prammatica, in dolce: il Gewürztraminer Vendemmia Tardiva Terminum 2012 di Tramin sfoggia belle note di agrume candito, parte denso e si distende sontuoso, il Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno 2005  di Alberto Lusignani ha ampiezza stratosferica al naso, è leggero al palato dove mostra una dolcezza forse un po’ insistente; convincente l’umbro Vinsanto 2011 di La Palazzola, dal bel colore ambrato, dolce il giusto con la sua bella confettura di frutta gialla; di esemplare equilibrio ed impeccabile il Vin Santo del Chianti Classico 1998 di Castell’in Villa, che spazia dall’agrume candito alla confettura di frutta gialla, e che sfoggia un finale avvolgente ed interminabile. E poi, naturalmente, il Vin Santo di Montepulciano Occhio di Pernice 2000 di Avignonesi, con la consueta iniziale esplosione di datteri e fichi secchi, una consistenza densissima ma non priva di increspature acide, ed un finale interminabile segnato dalla prugna cotta.

Nelle immagini: Massimo Bottura con Lorenzo Viani (Da Lorenzo, Forte dei Marmi); Ernesto Gentili con Enzo Vizzari; i “Tre Cappelli” schierati sul palco; Enzo Vizzari il pluripremiato Luca Roagna con Fernando Pardini; Alfonso Iaccarino, premiato alla carriera per il suo Don Alfonso a Sant’Agata sui due golfi

galleria fotografica

 

Riccardo Farchioni

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