Montalcino in verticale/Canalicchio di Sopra: di austerità e fierezza

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Sala degustazione_1A Montalcino, e su Montalcino, si può dire di tutto e fare le pulci a ‘gnicosa. Specialmente sull’argomento principe dei luoghi: il vino, con i suoi artefici e i suoi “retropensieri”. Spigolature, predilezioni, critiche, incongruenze, potenzialità, sorprese, passi falsi, ascensioni, laiche beatificazioni…. di tutto. Un vocìo ininterrotto dentro a un perenne scontro di opinioni. Ma quando hai a che fare con Canalicchio di Sopra della famiglia Ripaccioli “quel” tutto mirabilmente si ricompone attorno a una idea finalmente condivisa e rappacificante: ci parla di coerenza interpretativa, rigore stilistico e identità. Un’idea che non si discute. E figlia peraltro di un progetto partito da lontano, dalle gesta del nonno Primo Pacenti per intenderci, fra i primi a imbottigliare Brunello negli anni ’60 del secolo scorso, dalle cui diramazioni parentali si sono poi generate diverse storie di vigna: questa (passata attraverso il genero Pierluigi Ripaccioli, padre degli attuali titolari), quella di Siro Pacenti e l’altra di Franco Pacenti (alias Canalicchio).

Panorama dal CanalicchioDeterminati, potenti, calibratamente veraci, gli inflessibili Brunello della casa si offrono secondo trame nobilmente austere, nelle quali la timbrica del sottobosco convive con una profonda coloritura balsamica ed un provvidenziale alito di freschezza, conseguenza diretta del gioco dei venti che sono soliti investire la luminosa conca d’argille e sabbie del Canalicchio, rendendone speciale il microclima e “tardiva” la vocazione. Oppure possono avvalersi di un intrigante sottotraccia minerale, stimolato dai suoli calcarei delle Gode di Montòsoli, l’altro terroir a disposizione dell’azienda. Grazie alla fitta intelaiatura tannica, che negli anni si è fatta più stratificata e “completa” rispetto a un tempo, i vini mostrano un carattere maschio e robusto, a volte persino severo in prima gioventù. Ciò che richiede adeguati tempi di maturazione per esprimerne appieno il potenziale.

Francesco RipaccioliLa bella verticale recentemente effettuata in azienda in compagnia del giovane Francesco Ripaccioli, responsabile della parte enologica, ne ha svelato le intimità. L’indole terragna e senza fronzoli dei vini è emersa in tutta la sua evidenza. Con le suggestioni del sottobosco e dell’humus ben intrecciate a quei toni aromatici “scuri” – di ghianda, corteccia, radici, liquirizia, china- che ne sono ormai la firma.  Ma la forza espressiva dei “Brunelloni” di Marco, Francesco e Simonetta Ripaccioli (terza generazione di famiglia all’opera) è indiscutibile. La fierezza, la nobile compostezza, la complessa ma seducente fisionomia vi conquisteranno. Perché sono vini che “non si atteggiano” e che non ammiccano. Né sottostanno ai rassicuranti abbracci, morbidi e levigati, figli della consapevolezza tecnica più smaliziata. Casomai si esprimono con schiettezza e vigore, nel nome di una libera e mai forzata personalità e nel pieno rispetto di un modello stilistico apprezzabile quanto rigoroso. Non abbiate fretta quindi, e attendeteli: non vi deluderanno. In fondo rappresentano il lato austero del sangiovese di Montalcino. Vibranti e “baritonali”, la loro voce è come un monito. E va ascoltata.

BottiglieBrunello di Montalcino 2011 (anteprima da botte)

Frutto maturo ma alcol ben trattenuto. Bocca sostanziosa, più rotonda e avvolgente che non nervosa o reattiva, ma molto piacevole ed equilibrata. Carattere più aperto e concessivo rispetto agli standard. In quanto tale, fedele traduttore del millesimo.

Brunello di Montalcino Riserva 2010 (anteprima – in bottiglia dal gennaio 2015)

Saldezza, frutto (sì, frutto) e mineralità. E’ un rosso cremoso, dall’eccellente impalcatura tannica, più profonda e stratificata del vino d’annata. Bella consistenza tattile. Di lui ricorderai l’incisività, il contrasto, la sana irruenza e la presenza scenica. Ottime prospettive di crescita.

Brunello di Montalcino 2010

Deciso timbro minerale per un vino ricco, fibroso, tannico, in odor di humus e liquirizia. Spinge bene sia pur non distendendosi. Ha materia e robuste fondamenta estrattive, ma ancora qualche idiosincrasia con la disinvoltura e la scorrevolezza. Sodo nelle trame e “baritonale” negli accenti, chiede solo tempo per sdilinquirsi. Concediamoglielo.

Brunello di Montalcino 2008

Corteccia, ghianda, liquirizia, menta. La scorza altera del Canalicchio si manifesta in un naso cospicuo, non così “mosso”, dall’imprinting terroso. Il tratto gustativo è deciso, tonico, anche se un po’ asciugato. La levigatezza di altre annate non gli appartiene, il tutto appare più squadrato e grezzo, ma allo stesso tempo selvaticamente sensuale. Certo è austero, flemmatico, ritroso. E forse sta proprio lì, nell’insondabile, il lato suo più attraente.

Vigne giovani alla CasacciaBrunello di Montalcino Riserva 2006

Profondo, minerale, ricco, il tempo ne ha smussato certe intemperanze giovanili. Oggi ad emergere sono la sapidità e la succosità. Punto di equilibrio ottimale fra forza dei tannini e suadenza del frutto, la struttura ruggente e lo stato di salute puntano decisamente al futuro. Fra le maglie dei proverbiali toni “scuri” si infiltra una stimolante incisione floreale. Respira e si propone. Bello.

Brunello di Montalcino 2004

Punta di calore in esubero, ma anche una apprezzabile flessuosità, che potrai cogliere nella modulazione dei toni e nella levigatezza tattile. Coesione frutto-tannino, acidità a sorreggere, chiusura tonica e succosa: bella interpretazione dell’annata.

Brunello di Montalcino Riserva 1998

Naso non troppo dettagliato, però mi piace per come si dispone. Soprattutto per la tensione aromatica, che non manca. Al gusto si muove su registri terrosi, e il tannino non ha la consistenza delle grandi occasioni. Ma è accompagnato da un brillìo sapido, a conferire lena e a caratterizzare il disegno.

Brunello di Montalcino Riserva 1997

Profondamente balsamico e “boschivo”, minerale, liquirizioso, vibrante, ricco, sinuoso, è solcato da tannini saporiti e da una buona corrente di acidità. Finalmente un ispirato portavoce (meglio, interprete) di una vendemmia a suo tempo fondamentalmente sopravvalutata. Dalla quale, a ben vedere, non sono molti i conseguimenti toscani da ricordare ai posteri. In tal senso, un conseguimento raro.

Brunello di Montalcino 1995

Caffé, caramello, carcadé, legno profumato, terriccio, cioccolato alla menta. Bel profilo gustativo, evoluto nei registri ma scosso da una vibrante acidità. Non lunghissimo semmai, ma determinato, presente, volenteroso (toni evoluti a parte).

Hors d’age

Vecchie etichetteBrunello di Montalcino 1986

Screziature fungine in un naso antico e sofferto, un naso di quei tempi là. Di contro grande scioltezza al palato: sapido, fiero, dinamico, dai risvolti agrumati e dai tannini impercettibili, super fusi, “vaporizzati”. Peccato per le intemperanze aromatiche, sennò…..

Brunello di Montalcino 1974

Naso contaminato, ingerenza indebita di legni non sanissimi. Bocca che si fa un baffo delle screziature. Acidità viperina, succo d’agrume puro, quasi fosse un bianco. Imperfetto, controverso, tribolato: questo è. Ma allo stesso tempo indomito, combattivo, dalla trama affusolata e bellamente nervosa.

Nota  a margine: gli appezzamenti da cui provengono le uve stanno al Canalicchio (zone Casaccia e Mercatali) e alle Gode di Montòsoli. Le uve che confluiscono nei Brunello Riserva provengono generalmente e in massima parte dai vigneti più vecchi dei Mercatali.

Visita effettuata nel mese di giugno 2015

Canalicchio di Sopra – Loc. Canalicchio, Montalcino (SI) – Tel 0577 848316 –  info@canalicchiodisopra.com

FERNANDO PARDINI

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