E sì che la stagione era iniziata con tutti i crismi dell’eccellenza. Ad un anticipo di germogliamento dovuto ad un inverno tutto sommato mite aveva fatto da contraltare un’estate assai fresca, supportata dai giusti regimi idrici. Era già agosto e si subodorava una vendemmia felice. Poi ecco lo sbottare delle temperature, alte altissime, che hanno condizionato le fasi topiche della maturazione del frutto. E hanno costretto i vignaioli, ancora una volta, a presagire con attenzione e intuito le ipotetiche code stagionali per intervenire tempestivamente a scongiurare le insidie maggiori, costituite da un accumulo repentino degli zuccheri non pienamente corrisposto da tenori di acidità adeguati. Ecco quindi che gestione della parete fogliare, attenta valutazione dell’epoca vendemmiale, preservazione degli acini migliori, ricerca di un accettabile compromesso fra maturità fenolica e fisiologica sono stati i leit motiv comportamentali per il vignaiolo di Montalcino nel 2011. La diversità dei versanti in gioco, le altitudini ( importantissime!), così come i tenori di argilla nei suoli hanno fatto poi la differenza.
I Brunello 2011 sono vini invariabilmente avvolgenti e generosamente alcolici. Dal sorso ampio, voluttuoso e abbracciante. Sono vini nei quali la componente tannica non morde il freno, e dove potrai trovare già armoniosamente dispiegati i profumi, in alcuni casi in maniera seducente e dettagliata. Sono vini fatti per essere bevuti insomma, senza magari la pretesa o l’ambizione di dover per forza onorare lunghi e fecondi vecchieggiamenti in cantina. Ma questo, as usual, vale in linea generale ed accoglie le sue belle eccezioni. Quel che è certo è che non si tratta di un refrain sensoriale stancamente ripetitivo come potrebbe sembrare. Perché presenta i suoi provvidenziali scarti di lato, da quando sentirai corrispondere, alla morbidezza del tratto gustativo, una vibrazione e un grado di contrasto apprezzabilissimi, oltreché inattesi.
E’ vero, l’equilibrio nei vini è un “mestiere” difficile da praticare. Ma non impossibile da raggiungere anche al cospetto di un’annata selettiva e “marcante” come la 2011. Dalla ottantina di campioni assaggiati nella trasferta ilcinese di Benvenuto Brunello (e dintorni) emerge una idea chiara di vino, in cui sono la morbidezza, l’accondiscendente dote tannica e l’afflato alcolico a disegnarne, in modo piacevole, le trame gustative. E se probabilmente viene a mancare la profondità delle vendemmie migliori, ossia la seconda parte di bocca, ecco che dal mucchio ben assortito di profili ampi e rilassati spuntano fuori portatori sani di equilibrio e reattività in grado di mantenere intatti fascino, stile e dignità territoriale, checcennedica l’annata in gioco.
Anzi, a proposito di stili, dobbiamo confermare i notevoli progressi registrati negli ultimi anni in fatto di focalizzazione e messa a punto. Finalmente dimenticate, nella maggior parte dei casi, le stranianti ostentazioni e le ammiccanti assuefazioni al gusto internazionale, i Brunello di oggi, nel riprendersi prepotentemente quote di credibilità e di aderenza territoriale, te li ricorderai meglio grazie agli stili sempre più consolidati. Che potranno piacere o non piacere – hai visto mai i gusti della gente? – ma quantomeno non sbandano più di lato come un tempo.
Insomma, per chi saprà scegliere con oculatezza non mancheranno conferme e sorprese. Perché certi Brunello 2011 sapranno onorare con merito, lo sento, le cantine più ambiziose ed attrezzate degli appassionati du monde entier.
Nota introduttiva agli appunti di degustazione: in stretto ordine di apparizione, con il grado di immedesimazione da immaginarsi a seconda dei silenzi o delle parole. Trattasi di una selezione random e non esaustiva di tutto lo scibile presente a Benvenuto Brunello.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2011
LA MANNELLA
Buona definizione aromatica, che ben accoglie i concetti di eleganza e tipicità. E buona levigatezza tattile. Attengono ad un vino succoso senza intemperanze alcoliche. Attengono ad un vino centrato.
LA MANNELLA – I POGGIARELLI
Una nuance più dolce ai profumi rispetto alla versione annata, ma anche in questo caso ne apprezzerai definizione e suadenza. Certo l’alcol non scherza, e poi c’è un pelo di tannino in esubero. Così gli preferisco l’annata: per compostezza e misura.
LA PALAZZETTA
Ferro, calore e avvolgenza accompagnati da un intrigante risvolto fumé. Brunellone tipico e generoso, abbracciante e senza fronzoli, a cui mancano soltanto le rifiniture.
LAMBARDI CANALICCHIO DI SOTTO
Frutto compatto e confit, legno dolce che incide. L’eloquio se ne esce un po’ impastato. Non proprio il respiro (e lo stile) dei vecchi Lambardi.
LE CHIUSE
Eccoci di fronte a quel mix di austerità e flessuosità che ormai è la sua firma e che non smette di intrigare. C’è equilibrio qui, e capacità di dettaglio pur nella solidità d’impianto. Perché è vino sodo, tipico e futuribile.
LE MACIOCHE
Attacca su rovere dolce e frutta esotica, dichiarando al contempo una confortante vena di freschezza. Curato, levigato, di un fascino tutto suo, possiede materia ed autenticità anche se il contributo del rovere tende ad ovattarne la trama.
LE RAGNAIE
Seducente purezza d’altura. Ghianda, sottobosco & sentimento. Aggraziato ed affascinante. Con un provvidenziale ritorno di freschezza a reggerne le sorti e gli allunghi. Un Brunello sottile e tutto da bere!
LE RAGNAIE – FORNACE
Ferro e spezie, a respirare carattere. Grip, quello sì, ma più calore rispetto alla versione annata. Pur allargandosi di trama, riesce a non (dis)perdere definizione e disegno.
LE RAGNAIE – VV
Bella complessità di spezie e sottobosco. Fibra, ciccia e tannini incisivi. Grinta che non manca, così come la freschezza di fondo, ma appare più indietro negli assetti rispetto ai suoi fratelli pari annata. Sono ritardi propositivi però, che fanno ben sperare.
LISINI
Calore, larghezza, amarene e viola. Buona compattezza di fondo per un vino nitido, calibrato, la cui ingerenza alcolica viene controbilanciata dalla spinta agrumata.
LOACKER CORTE PAVONE
Catrame, ferro e spezie per un impatto fiero e potente, con una ritrovata attitudine alla scorrevolezza. Meno cupo e presenzialista di altre occasioni, insomma.
MASTROJANNI
Mi piacciono il tono e la timbrica. La robusta costituzione e lo scheletro dritto compensano l’afflato alcolico generosissimo. Contrasto e dignità territoriale escono vincenti dalla tenzone.
MASTROJANNI – VIGNA LORETO
Pieno, levigato, ben tornito, “tutt’ammodino” se comparato alla espressiva e un po’ scorbutica schiettezza della versione annata. La chimera del bilanciamento, lo spessore gustativo e l’amalgama concretizzano un buon conseguimento, sia pur meno caratteriale rispetto ad altre edizioni.
PACENTI FRANCO CANALICCHIO
In corrispondenza di una annata non facile il Brunello di Franco Pacenti recupera disegno, articolazione e buone dosi di ariosità. Soprattutto, un tannino ben integrato, senza che prevalgano le ostruzioni.
PACENTI SIRO – PELAGRILLI
Buoni profumi, c’è misura e bilanciamento nei toni, i tannini non impediscono il chiaro svolgimento delle trame. Non esplosivo ma ben congegnato.
PACENTI SIRO – VECCHIE VIGNE
Succo e levigatezza non mancano, i modi sono composti ma l’esubero tannico lo senti, liquirizioso e percuttivo.
PIAN DELLE QUERCI
Sul fascino dell’evoluzione, rilassato, temperato, classico negli accenti. Gli manca un pizzico di contrasto.
PIAN DELLE VIGNE
Ferro e spezie, impatto concentrato e potente, dinamica gustativa che tende ad ammassare i tannini sul fondo, pur senza generare un’eccessiva rigidezza.
PIANCORNELLO
L’annata calda non sembra per il momento dirimere al meglio l’apparente conflittualità con il rovere, ciò che tende ad addolcire e ad ovattare le trame.
PIETROSO
Voluttuoso, pieno, calibrato, non possiede forse la dinamica e la scorrevolezza delle grandi occasioni, ma è vino centrato.
PININO
Dopo essere rimasti felicemente colpiti dal Brunello Riserva Pinone 2010, qui si torna ad una dimensione di vino meno contrastata e dinamica.
PODERE SALICUTTI – PIAGGIONE
Carnoso, seducente, elegante, croccante direi, alcol ben imbrigliato: bel conseguimento!
POGGIO ANTICO
Balsamica e sensuale compattezza per un rosso ordinato, bilanciato e adeguatamente fresco.
POGGIO ANTICO – ALTERO
Stranamente più largo, caloroso e avvolgente rispetto alla versione annata, e per questo meno contrastato.
POGGIO DI SOTTO
Un faro. Se rapportato all’annata poi, un faro che illumina a giorno.
RENIERI
Manca la verve aromatica delle edizioni migliori, quella in grado di trasporre nel bicchiere la matrice vulcanica del terroir di provenienza. Gira a largo dalle sponde dell’incisività, non profilandosi né tendendosi come vorrei.
SALVIONI LA CERBAIOLA
Solido, austero, compatto, bel senso dell’equilibrio. Con una profondità d’intenti inarrivabile ai più.
SANLORENZO – BRAMANTE
Generoso, polposo, largo, avvolgente. Comunicativo.
SANCARLO
Qualche screziatura aromatica e un’indole austera instradano le trame a un Brunello di temperamento, dal tannino sodo ma senza crudezze, con un pizzico di calore alcolico in sopravanzo.
SESTA DI SOPRA
Quasi un Rosso per fragranza di frutto, giovialità e nettezza. Davvero, non sembra possedere la stazza di un Brunello, ma in questa veste disinvolta e spigliata trova un suo perché di simpatia e godibilità.
SOLARIA
Pieno, non troppo sfaccettato, polposo, compatto. Rovere in fase digestiva.
TALENTI
Bella nitidezza e purezza aromatica. Diffusivo, levigato, ben scandito, fra i più ariosi e i più riusciti. Davvero buono.
TENUTA DI SESTA
Agrumi e frutta esotica. Di tecnica consapevolezza, mantiene una silhouette apprezzabilmente agile nonostante l’alcol faccia sentire la sua voce.
TENUTA LE POTAZZINE
Fresco, netto ed affusolato, possiede garbo, dettaglio e continuità d’azione. Una scheggia nel panorama di oggi, supportata da una bevibilità straordinaria e da una dinamica incalzante, ciò che non ti aspetteresti da un 2011 (e ti sbagli).
TIEZZI – PIOGGIO CERRINO
Qualche screziatura aromatica annuncia un vino il cui fascino risiede in quel gusto “antico”, dal frutto candido e puro. E’ rilassato, piacevolmente quieto.
TIEZZI – VIGNA SOCCORSO
Bel contrappunto minerale: succoso, dritto, senza impacci, di ottima dinamica e gran sale, intrigante e personale.
VAL DI SUGA
Bella rotondità. “Cicciotto”, definito, senza la progressione che faccia la differenza, gioca le sue carte puntando su amalgama ed equilibrio. Riuscendo agevolmente nell’intento.
VASCO SASSETTI
Succoso, sanguigno, di forza e calore. Netto il frutto dell’amarena.
VENTOLAIO
Fra spinte evolute e controspinte agrumate. Integrazione del rovere non irreprensibile, succoso, un po’ frenato negli allunghi dall’alcol.
VILLA LE PRATA
Belle trasparenze, sia cromatiche che olfattive, classico l’imprinting, arioso, reattivo, sostenuto, molto interessante. Ribadisce con brillantezza il cambio di passo e di stile.
BANFI – POGGIO ALLE MURA
Tannini levigati e mansueti, stile curato, media personalità.
BIONDI SANTI
Proverbiale ritrosia aromatica, aulico e compassato, altero ma setoso, di una purezza antica. L’alcol non ne sfrangia il disegno.
CANALICCHIO DI SOPRA
Bella definizione, levigato, tonico, rotondo, con l’alcol sotto controllo. Più concessivo rispetto agli standard della casa. Più istintivamente “accogliente”.
CAPARZO
Definito, succoso, compassato, bella dolcezza di frutto e bei ricami aromatici, in pieno Caparzo style.
CAPARZO – VIGNA LA CASA
Più denso e strutturato rispetto al Brunello “annata”, sia pur meno dettagliato e leggibile in questa fase evolutiva. Vivo però, di seducente riservatezza.
CAPRILI
Screziature aromatiche e calore alcolico disegnano i confini di un vino a trama larga, non propriamente incisivo e dettagliato per come siamo soliti conoscerlo.
COL D’ORCIA
Ben congegnato, riesce a far emergere toni freschi sia al naso che al palato. Sicuramente succoso, non possiede la personalità strabordante di un prim’attore ma rappresenta un buon conseguimento, tenuto conto delle tirature significative.
COLLELCETO
Sentori di frutta esotica, poi buona scorrevolezza e levigatezza tattile in un Brunello pimpante e sinuoso, nonostante il rovere stia ancora in fase digestiva.
CORTE DEI VENTI
Simpatico il lato agrumato, caldo ma espressivo, modulato, carezzevole, un certo garbo e un buon contrasto dalla sua.
COSTANTI
Bella materia qui, e buon ordine nell’eloquio, caratterizzato da un fraseggio elegante, seducente, senza evidenze alcoliche a turbarlo.
CUPANO
Alcolico, ricco, levigato, un po’ indolente.
FATTOI
Bella ricchezza, tanta roba ma con ordine e senso delle proporzioni. Il calore ne sfrangia gli allunghi, ma è un buon conseguimento per l’annata.
FULIGNI
Bel temperamento, affusolato, grintoso, tipico, fresco, spedito, “sollevato”. Fra i più equilibrati e convincenti.
GIANNI BRUNELLI – LE CHIUSE DI SOTTO
Calibrato negli accenti, non troppo concessivo ai profumi ma ben disegnato, senza sbracature. Da ascolto attento.
IL MARRONETO
Di pacata compostezza, bilanciamento e modulazione dei toni gli appartengono. Ha il passo cadenzato, e una chiusura asciutta ma non asciugata.
IL MARRONETO – MADONNA DELLE GRAZIE
Più materia, ma anche più cupezza, rispetto al Brunello annata; irriverente il comparto tannico, che chiude a riccio il finale su note di liquirizia. Serrato, compatto, introspettivo. Da attendere savasandir.
IL PARADISO DI FRASSINA
Buona predisposizione al dialogo, è fresco, succoso, ben supportato nello sviluppo, dalla seducente coloritura floreale. Davvero simpatico.
IL POGGIONE
Screziature aromatiche passeggere non impediscono di apprezzarne lo spessore gustativo, la materia soda e abbondante, l’avvolgenza alcolica che non abbandona i lidi della piacevolezza. I tannini liquiriziosi chiedono tempo per ammansirsi.
LA FORTUNA
Bella flessuosità, carnoso, arioso, gustoso, calibrato. Bene!
LA GERLA
Rovere che incide, frutto ancora pimpante e giovanile, sviluppo bilanciato e accorto, solo discreta la complessità.
LA LECCIAIA
Timbrica classica, giocata sul fascino dell’evoluzione. Non gli muovi appunti sul piano della autenticità, casomai sono spigliatezza ed agilità ad apparire sottotono rispetto ad alcune recenti edizioni.
Altri contributi alla causa: Brunello Riserva 2010