Chianti Classico 2013 annata, Riserva e Gran Selezione: per brindare a un reincontro

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chianti-classico-collection-1FIRENZE – All’interno della cornice affascinante della Stazione Leopolda di Firenze, nel corso della agognata nuova edizione di Chianti Classico Collection 2016 organizzata con proverbiale perizia e savoir faire dal locale consorzio di tutela (e forse ancor più partecipata del solito dai professionisti della parola e della stampa, o sedicenti tali), il tema, fra i tanti, con il quale mi ha maggiormente interessato entrare in confidenza è stato quello che ha avuto a protagonista l’annata 2013.

Sarà perché la “pratico” da un po’ e mi piace seguirne le evoluzioni nel tempo, certo è che in quel contesto era assistita da un bel numero di etichette, finalmente non più a livello di campioni di vasca o di botte, e per questo allettante. Inoltre è una annata che già ho dichiarato come “adeguata” per esprimere le potenzialità reali del Chianti Classico (leggi qua), e poi avvicinarsi adesso alle anteprime della vendemmia 2015, a ben vedere, lasciava il tempo che trovava, mentre l’approccio alla insidiosissima vendemmia 2014 vorrei riservarlo a momenti nei quali i vini possano offrire un disegno più chiaro e rilassato, al fine di misurarne “al fino” potenzialità o incertezze.

E’ stato così che ho messo insieme un bel po’ di suggestioni sparse targate 2013, distribuite fra le varie tipologie in gioco. Sì, anche della chiacchieratissima categoria Gran Selezione, dove per rimpolpare la dose ho inteso allargare lo sguardo anche su altre annate di recentissima comparsa sui mercati.

E nel ribadire che il “manico” dell’autore gioca eccome la sua parte (a volte bene, a volte nsci nsci), mi sento di ribadire anche la generalizzata compiutezza che traspare dal quadro d’insieme, dal momento in cui, con una certa regolarità, ogni sottozona chiantigiana è oramai in grado di mettere sul piatto dei ragionamenti concretezza, caratterizzazione e individualità; di inquadrare cioè l’obiettivo primario per il definitivo salto di qualità, che dovrà andare verso l’esaltazione di specificità e non verso l’ennesimo scimmiottamento apolide e a-territoriale (ciò che vedo ancora pericolosamente insidiarsi nelle maglie della tipologia sulla carta più ambiziosa!). Per agguantare saldamente il futuro insomma, e non cadere (più) giù.

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CHIANTI CLASSICO 2013

Bindi Sergardi – La Ghirlanda
Nota cerosa e fruttata old fashioned per un Chianti tipico e succoso, innervato da un sapore “antico” e crepuscolare: qualcosa che scappa di lato per tramutarsi in svagata indolenza; qualcos’altro, di più intimo e puro, ad alimentarne il fascino.

Candialle – Misse di Candialle
Silhouette fruttata ed imprinting “roverizzato” richiamano alla mente uno stile moderno ma abbracciato con misura. Non per questo infatti mancano garbo e scioltezza, solo parzialmente adombrati da un tannino in esubero.

Cantalici Antica Fornace di Ridolfo – Baruffo
Fruttato, esotico, morbido e rotondo, l’impatto subitaneamente avvolgente e la levigatezza tannica ne lasciano emergere la simpatia più che la profondità.

Casa Sola
Il profilo tipico e senza fronzoli non trova piena corrispondenza con la qualità del rovere (ciò che ne screzia le trame) e con la dote tannica (un po’ rugosa).

Castellinuzza di Cinuzzi
Raffinato, seducente, garbato: un soffio. Rarefatto, sottile, apparentemente fragile, da bere a secchi, una delle sorprese più sorprendenti (e inattese). Da Lamole.

Castellinuzza e Piuca
Carnoso e spontaneo, quello è. Se non fosse per un tannino irriverente che ne frena gli allunghi.

Castello d’Albola
Succoso, elegante, fresco e continuo, pone in bella mostra il frutto rosso del bosco ed il giaggiolo.

Castello della Paneretta
Rotondo, soffice e anche garbato. Peccato per quel legno dolce che ovatta e ottunde.

Cigliano
Succoso e contrastato, gli manca distensione e persistenza ma purezza e identità sono dichiarate. Di stile molto apprezzabile, rispetto al campione da botte assaggiato lo scorso anno (taglio non definitivo) ha perso forse un pizzico di magia e di fulgore.

Fietri
Buona freschezza di fondo, riesce a spingere e a proporsi, abbinando succo e temparamento austero senza perdere di vista l’equilibrio.

Fontodi
Succosissimo, corposo, caloroso & abbracciante, profuma di amarene e giaggiolo, vestendosi di una pienezza seducente e non ridondante.

Isole e Olena
Aria fresca! Agrumi ed esotismi si riflettono in una bocca magnifica per tessitura, passo, scioltezza e profondità, al punto tale da farti dimenticare in fretta l’attacco tropical dei profumi.

Istine
Puro, instintuale, brillante, bevibilissimo, sincero. Immediata l’immedesimazione.

Lamole di Lamole
Intensa quanto seducente la nota floreale per un vino molto lamolese nei registri e nelle intimità. Calibrato, polposo, stimolante, è figlio legittimo della terra sua.

Nittardi – Casanuova di Nittardi
Non sono vini, quelli di Nittardi, che si divincolano facilmente dalla confezione “moderna” che li veste, eppure materia e freschezza stanno di casa. In questo caso coabitano pacificamente con il ritmo e la piacevolezza.

Orsumella
Naso “cadenzato”, interessante, di una certa profondità. Carattere un po’ freddo e a-emozionale se lo bevi, non precisissimo negli assetti ma pervaso da un buon sentimento di fondo. Zona San Casciano.

Podere Capaccia
La confezione un po’ leziosa e “legno-dipendente” tende lo sgambetto alla spontaneità, sebbene il nostro sia dotato di carnosità e sostanza.

Podere Castellinuzza
L’elegante lato fumé, la fragranza aromatica e il gioco delle sottigliezze vengono disattesi da una chiusura amaricante e obbligata, segnata da un tannino perentorio. Con il dubbio di essere incappati in una bottiglia sospetta.

Podere La Cappella
Succoso, ricco, con qualche scoria vegetale da digerire, possiede presenza scenica, solidità ed energia. Ecco, magari non va troppo per il sottile.

Poggerino
Preciso negli assetti, fresco, snello e puro, pur senza toccare abissi di complessità è Chianti Classico ( di Radda) fin nel midollo.

Poggio al Sole
Succoso, piacevole, carnoso direi, mi piace per la sua formosa consistenza, ché non scade mai in ridondanza. Sì, la mano migliora.

Querciabella
Ben confezionato, tutt’ammodino, sono frutto e definizione. Un po’ di tannino in esubero a grattar via continuità al finale.

Riecine
Puro, suggestivo, caldo ed elegante, gran tannino e gran sale. Bel contrasto agrumato per un ottimo conseguimento, ai massimi livelli di espressività e caratterizzazione.

Tenuta La Cappellina
Succoso, grintoso, pieno ma fresco, a suo modo introverso ma propulsivo, anche se non mi scalda il cuore.

Tenuta di Lilliano
Bel succo, buon equilibrio, garbato ma anche impettito, dritto, dal temperamento austero.

Val delle Corti
Eleganza inarrivabile ai più. Un soffio di piacere e di bellezza sottile, lì dove il gradino tannico è un dato non pervenuto. Un pelo di ciccia in meno rispetto al Riserva pari annata, ma sono questioni di lana caprina.

Vallone di Cecione
Colore vivo, bella pienezza che fa tanto Panzano, interessante, ematico, grintoso, niente male quanto a generosità ed impegno.

Vecchie Terre di Montefili 2013 (cb)
Bella tensione acida, che spinge e sorregge, e bel succo: verticale, roccioso, futuribile.

chianti-classico-collection-2CHIANTI CLASSICO RISERVA 2013

Antinori – Villa Antinori
Davvero misurato e godibile, si riappropria di una “dimensione” più aderente ai canoni espressivi tipici del territorio per presentarsi con una profilatura da Chianti e con un gusto centrato, solo leggermente alcolico nella coda.

Castagnoli – Terrazze
Profumi d’ascendente mediterraneo annunciati dal nitido timbro fruttato, in odor di amarena. Largo e pacioso al gusto, non si profila né si tende come vorrei.

Castellare di Castellina
Remissivo, introverso, con un pizzico di erbaceo nelle trame, è un vino “stringato” nell’eloquio ma gustoso, che non si diffonde come vorrei ma che gode di uno sviluppo lineare e senza strappi. Leggera diluizione di sapore nel finale.

Castello di Gabbiano
Mi piacciono i modi con i quali comunica la propria indole generosa, senza apparirti inutilmente voluminoso o furbescamente accattivante. Mantiene un suo contegno insomma, anche se l’allungo non è di quelli esaltanti, dal momento in cui sentirai restringersi la carreggiata della persistenza per via dell’esubero tannico.

Castello di Monterinaldi
Sfuggente in materia di finalizzazione e chiarezza espositiva, “sbuffi” vegetali ne indirizzano il sorso verso una pacata piacevolezza assai restia al dettaglio sottile. Solo media la complessità.

Cecchi – Riserva di Famiglia
Di tecnica e smaliziata consapevolezza, appare meno “smisurato” e presenzialista di altre edizioni. Sia pur non diffondendosi nella persistenza, misura e disegno gli appartengono, elevandolo a migliore conseguimento di sempre nella storia di questa etichetta.

Dievole – Novecento
Buona freschezza di fondo, con il tannino impettito e vibrante che fortunatamente non intende cedere troppi spazi al sottofondo vegetale. Il profilo rigido ed affusolato che se ne esce da lì è quanto mai tipico dell’area di Vagliagli. E quindi acido, reattivo, “aguzzo”, non privo di lati caratteriali interessanti.

Fattoria di Corsignano – L’Imperatore
I profumi ancora incerti annunciano una bocca affusolata e vegetale che tende a “ripiegarsi” sul tannino, rilasciando da un lato un senso di freschezza, dall’altro rigidità. La chiosa amaricante pretende una messa a punto.

Fattoria San Giusto a Rentennano – Le Baròncole
Bel tessuto, caldo, puro, setoso, importante. Solo l’afflato alcolico ne limita la piena immedesimazione. Tipicità e carattere però vanno a braccetto, e stanno bene insieme.

Le Miccine (cb)
Seducente suggestione floreale, e bella acidità d’accompagno. Ficcante, elegante, raffinato. Legno ben digerito, dolcezza modulata e accorta: bel vino!

Monte Bernardi
Succoso, sciolto, contrastato. Sia pur non ancora a fuoco nei profumi, la freschezza di fondo ispira belle cose per il futuro, mentre tono e calibro suggellano il cambio di marcia intrapreso dalla proprietà e la rinnovata sensibilità interpretativa.

Monteraponi – Il Campitello
Classico nei registri, affascinante nell’eloquio, elegantemente fumé, è vino proporzionato, tipico e ispirato. Si distingue.

Orsumella – Corte Rinieri
Impatto e presenza scenica concretizzano le forme (e i contenuti) di un vino stilisticamente orientato sulla “modernità”, di un vino cioé di per sé gustoso e piacevole anche se poco ortodosso.

Poggerino – Bugialla
Ancora da amalgamarsi nelle varie voci gustative, all’evidente alito di freschezza e alla silhouette affusolata tipica della giovane età corrispondono stringatezza d’eloquio e qualche contrazione finale. Da attendere.

Pomona – Riserva Villa Pomona
Colore affascinante e naturale, senza forzature; elegante, sfumato, succoso, un pelo di tannino in esubero ma tanta bella acidità che ti invita alla riprova.

Principe Corsini – Cortevecchia
Frutto generoso in avanscoperta, a gettar le basi di un vino carnoso ed avvolgente, senza gli adeguati contrasti e i provvidenziali sottotraccia.

Rocca delle Macie – Riserva Famiglia Zingarelli
Il pizzico di vegetalità e i contorni boisé non tolgono verve ad un rosso ben congegnato, che mantiene ritmo e piacevolezza in un contesto stilistico di tecnica puntualizzazione. E se non sprizza originalità da tutti i pori, è dotato di buona materia e bilanciamento. Di contro, chiusura addolcita dal rovere.

Tenuta di Nozzole – Nozzole
Di quieta rilassatezza, non si dettaglia né si tende come vorrei, restando un po’ ai margini del discorso.

Val delle Corti
Solenne, puro, senza fronzoli, di intima eleganza e struggente rarefazione. Gran succo e raffinatezza al palato: un autre monde.

Vignamaggio – Gherardino
Croccante, fresco, simpatico, non complesso ma ben ordinato senza apparire chirurgico. Lieve coda vegetale.

Villa Cerna
Amarenoso, soffice e rotondo, piacevolmente accomodante senza per questo risultare ovvio.

GRAN SELEZIONE 2013

Banfi – Fonte alla Selva
Massiccio, fruttato, di dichiarato “imprinting” internazionale. La polposa presenza scenica rischia di disperdere gli appigli più cari alle ragioni del territorio.

Castello di Ama – San Lorenzo
Tenace & contrastato, il proverbiale grip dei vini di Ama trova casa anche qui. Ritmo e tensione innervano le trame, mentre appare ancora da sdilinquirsi nell’eloquio, arrochito da una voce tannica alquanto grintosa.

Poggio al Sole – Casasilia
Un pizzico di legnetto in esubero per una buona dolcezza di frutto e una confortevole generosità di forme. Gustoso, di stile moderno senza perdere di vista il territorio, il suo è un abbraccio caldo e solare (nomen omen). Se stai al sentimento di fondo, si avvicina più di un tempo ad una idea pura di chiantigianità.

San Fabiano Calcinaia – Cellole
Il temperamento è nelle sue corde. Per questo forse non è necessario mettere tutta questa carne al fuoco: pienezza, volume, grassezza, rovere… casomai una maggiore attitudine al fraseggio e alla scorrevolezza, quella sì.

Tenuta La Cappellina
Kirsch, amarene, ordine e succosità. Provvidenzialmente fresco grazie all’acidità, la polposa consistenza del tratto non sfiora i lidi della complessità.

Villa Calcinaia – Vigna la Fornace
Elegante, sottile, un po’ caldo per l’alcol ma muy apprezzabile quanto a disegno ed articolazione.

Villa Calcinaia – Vigna Bastignano
Raffinato, seducente, sostenuto nello sviluppo e dotato di giuste proporzioni, si distende e si difende egregiamente nell’ambito dell’annata e della tipologia.

Villa Calcinaia – Vigna Contessa Luisa
Ricco, potente, ferroso, e per questo apparentabile a un Brunello, possiede slancio, saldezza e tenacità. Meno flessuoso e ricamato negli accenti rispetto al Bastignano e al Fornace, compensa alla grande con il carattere e l’intensità, entrambi notevoli. A respirare futuro.

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2012

Barone Ricasoli – Castello di Brolio
Tratti esotici ai profumi per un rosso meno impacciato del solito, certo ancora un po’ rigido e solo discretamente diffusivo. Eppure apprezzerai il fatto che non voglia strafare nei toni e nei registri espressivi.

Castellinuzza di Cinuzzi
Tanto sottile e coinvolgente il 2013 (annata) quanto confuso e rugoso il Gran Selezione.

Castello d’Albola – Solatìo
Vi respiri meno scioltezza e spontaneità del solito. Carnoso, fruttato e boisé, un po’ “lento” nei movimenti, è alla ricerca della migliore articolazione e della giusta sintonizzazione.

Castello di Fonterutoli – Castello di Fonterutoli
Note boisé e di chewing gum, sinuosità e materia, buona dolcezza di frutto ma anche una certa incidenza del rovere, che tende ad imbrigliarne l’eloquio e ad ammassare il tannino sul finale di bocca.

Fattoria di Lamole – Lama della Villa
Pomodoro, basilico e calore. Morbido & accondiscendente, solare e generoso ma non così dettagliato e sottile come mi sarei atteso da un portavoce eloquente del territorio di Lamole.

Fattoria Melini – Terrarossa
Colore sostenuto, coté fruttato ed ematico, spirito forte e massiccio, personalità non così evidente, incisiva carica tannica.

Fontodi – Vigna del Sorbo
Presenza scenica, calore, sostanza. Non la flessuosità, magari, dal momento in cui rovere e tannini non giocano di certo ruoli secondari.

Il Palagio di Piccini Monia – Le Bambole
Qualche screziatura di pneumatico, un pelo di vegetalità in sopravanzo, chiusura fresca ma astringente. Da mettere a punto nei registri e nell’esposizione delle proprie ragioni.

Querceto di Castellina – Sei
Dichiarato “esprit internazionale”, in cui gli accenti erbacei non depongono a favor di tipicità. Come alla ricerca di un carattere più marcato (e marcante).

Rocca delle Macie – Sergio Zingarelli
Buon disegno, moderno ma senza ostentazioni, legno dolce che tende a rallentarne i “movimenti”, materia sinuosa e bilanciata, tecnica smaliziata, buon componimento.

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2011

Tenuta di Capraia – Effe 55
Bella saldezza e caratterizzazione, succoso e al tempo stesso altero, non si concede ma ti intriga. Senti che può crescere in dettaglio e in sottotraccia. E per questo lo attenderai ben volentieri.

FERNANDO PARDINI

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