Ingredienti di digital marketing per la ristorazione

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Digital-marketing-per-ristorantiNel quinquennio dal 2011 al 2015 hanno chiuso oltre 60.000 ristoranti, a fronte di 40.000 nuove aperture (dati ufficiali della Confcommercio). Sono circa 4.000 attività in meno all’anno. Non poche. E anche se si leggono timidi segnali di cambiamento (leggi una piccola diminuzione nel 2015 delle chiusure di imprese) parlare di ripresa sarebbe ipocrita e sbagliato. Colpa della crisi, dicono i più, del calo dei consumi, di un sistema creditizio sempre più “strozzino”. Tutto vero, sacrosanto. Ma a mio modesto parere una bella fetta di colpa se la dovrebbero assumere anche gli amici ristoratori.

Come ingegnere e giornalista enogastronomico mi rendo bene conto, vivendo ogni giorno esperienze “schizofreniche” in prima persona, che il rapporto ristorazione-tecnologia è ancora lontano dal vero amore. Almeno nel nostro paese.

E’ un dato di fatto che la categoria dei ristoratori sia una delle più “conservatrici” quando si parla di adozione di nuove tecnologie digitali per il miglioramento del proprio business. <<Ma chi me lo fare? Ho il mio bel giro di clienti affezionati e gli affari vanno bene. E poi non ho tempo per queste cose perché io devo cucinare! Semmai, per far vedere che sono al passo coi tempi, faccio fare una paginetta internet a mio nipote smanettone e la lascio lì, tanto per far vedere che ce l’ho pure io il sito!>>

Ecco, questo è l’approccio tipico di una larga fetta del mondo della ristorazione verso il mondo digitale. Uno scollamento totale rispetto alla realtà che li circonda, dove bisogni sempre più espressi sono manifestati in modi nuovi rispetto anche a solo qualche anno fa. Possibile che non si accorgano che l’umanità è cambiata? I clienti si incontrano sempre più online, dove è probabile che stiano chattando, leggendo recensioni, condividendo esperienze sui social media, cercando informazioni su Google, magari da un cellulare…Una marea di studi in tutto il mondo hanno sancito il ruolo determinante della tecnologia nella scelta del luogo dove andare a mangiare, sia nella fase preliminare della ricerca del posto giusto che come fattore abilitante ad una dinner experience più ricca, coinvolgente e duratura. Parole come “relazione” e “condivisione” sono oggi i veri grimaldelli per conquistare nuovo mercato.

Insomma, cari ristoratori arrendetevi: a meno che non siate dei veri fenomeni in grado di polarizzare l’interesse della gente con il vostro carisma e il vostro talento (e ce ne sono pochi) dovete rimboccarvi le maniche e per una volta non sporcarvele di sugo o farina ma di bit. Voi direttamente o chi per voi.

Tutto questo, e tanto altro, è spiegato benissimo nel libro di Nicoletta Polliotto e Luca Bove “Ingredienti di Digital Marketing per la Ristorazione”, che trovate da qualche mese in vendita su tutte le piattaforme di librerie online e in tutti i formati (oppure direttamente sul sito http://digitalmarketingristorazione.com/ ).

Un manuale scritto bene, scorrevole, che cerca di condensare consigli, strategie, spunti di riflessione che ogni ristoratore moderno dovrebbe cogliere con attenzione. Una lettura che offre una panoramica completa del complesso e strano mondo digitale e di come esso possa essere messo al servizio di una ristorazione di successo. Alcuni capitoli sono esaustivi, autoconsistenti; altri introducono tematiche che necessiteranno di ulteriori approfondimenti; ma in ogni caso dopo averlo letto capirete un po’ meglio cosa significa avere un piano di marketing e comunicazione digitale e perché è fondamentale oggi metterlo in pratica.

Non volete essere una delle 4000 cessazioni di attività del prossimo anno, vero?

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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