Il Roero è diverso, il Roero è vivo. Roero 2013 e Roero Riserva 2012

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Roero_vigneti_2ALBA (CN) – Sempre penalizzato dal confronto con il “dirimpettaio” Barbaresco, quando non addirittura dall’improprio paragone con il Barolo, il mondo del Roero, ovvero la riva sinistra del Tanaro, la sponda “mancina” del nebbiolo albese, dovrebbe invece essere considerato per la propria natura e qualità anziché per comparazione. I terreni più sciolti e sabbiosi della denominazione conferiscono qui più freschezza al Nebbiolo rispetto a quello di Langa, favorendo una maggiore linearità di prestazione, un consumo più precoce e, del tutto idealmente, una longevità relativa. Così almeno dice la pubblicistica più diffusa sull’argomento, nonché l’esperienza d’assaggio a riguardo. Anche se generalizzare è sempre piuttosto scivoloso.

E’ pur vero comunque che nel Roero si respira un’aria diversa rispetto alla Langa: la viticoltura presenta coltivazioni meno intensive; c’è un minor radicamento del concetto di cru (il che non significa che non ne esistano, anzi); c’è la presenza di un bianco autoctono di primaria e riconosciuta importanza come l’Arneis che lega a doppio filo lo scenario della Docg (una Docg segnata da un nome territoriale anziché da un eponimo comunale come, appunto, Barbaresco o Barolo, e che oltretutto usa lo stesso nome per due diversi vini, un rosso e un bianco, il che non contribuisce a fare chiarezza o a rilanciare una zona presso il grande pubblico). E il carattere delle persone, e dunque anche quello dei produttori, è più aperto, confidenziale, estroverso.

Di recente il Roero si è staccato dal Consorzio di Tutela (che ora è dedicato a “Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani”), a rimarcare non tanto una volontà separatista (fenomeno che di certo non manca a queste latitudini) quanto la decisione, propria e definitiva, di voler “correre da soli”, smarcandosi ancor più da comparazioni generaliste e fuorvianti.

Il Roero è diverso, il Roero è vivo. E non è un Nebbiolo di serie B, o di serie A2. C’è una squadra compatta, volenterosa e dinamica (è una zona più affiatata, come tessuto connettivo fra i produttori, rispetto a quella della riva destra del Tanaro). E ci sono delle annate decisamente propizie che attualmente la stanno supportando: un 2013 “classico”, equilibrato, quasi “sublime”, e un 2012 dedicato ai Riserva (tipologia differente rispetto a quella di Barbaresco e Barolo, e che qui prevede almeno 32 mesi di invecchiamento, con un minimo di 6 in legno, rispetto ai 20 della versione “normale”) che sembra aver sofferto di meno la lunga estate calda che ha segnato quella stagione. Stiamo a guardare cosa succede. E intanto godiamoci i rossi più interessanti del territorio.

Quello che segue sono le impressioni – stenografiche e in presa diretta – dei Roero più interessanti e/o rappresentativi assaggiati, rigorosamente alla cieca, nell’ambito di Nebbiolo Prima 2016. Le assenze sono dovute a campioni dubbiosi, interlocutori, poco probanti o problematici.

Roero vigneti_1ROERO 2013

Roero 2013 – Malvirà 

Polpa matura e frutto ben delineato, sapore intenso, lievemente “corteccioso” in chiusura.

Roero Torretta 2013 – Marco Porello

Struttura solida, buon equilibrio complessivo, tannino tagliente e apprezzabile potenziale di sapidità. Uno degli evergreen della denominazione: mai un acuto, mai una caduta di tono.

Roero La Val dei Preti 2013 – Matteo Correggia

Piccoli frutti rossi in un quadro lineare e misurato. Palato che si muove sicuro, tonico nello sviluppo, saporito nella progressione.

Roero 2013 – Cornarea

Avaro nei profumi, sprigiona al palato un’energia acida che rende il profilo molto dinamico e contrastato, con sale che tende a diffondersi in chiusura.

Roero Sru 2013– Monchiero Carbone

Un po’ “corteccioso” sulle prime, possiede materia ricca e frutto in evidenza. Non difetta in definizione. Finale saporito.

Roero 2013 – Matteo Correggia

Toni spiccatamente e piacevolmente floreali, con centro bocca polposo e contrastato. L’impianto è tanto solido (una specialità della casa) quanto poco incline alla distensione (un’altra specialità della casa).

Roero 2013 Bric Volta – Malabaila di Canale

Fiori secchi e qualche “spigolo” più umorale. Metallico, rugoso, saporito, contraddittorio e chiaroscurale.

Roero Montespinato 2013 – Cascina Chicco

Toni floreali e sfumature di erbe, polpa succosa dal frutto in stile Pinot Nero, non profondo nello sviluppo ma pimpante, fresco, agile, continuo e contrastato, di buon allungo.

Roero Bric Valdiana 2013 – Giovanni Almondo

Frutto sottile, timbrica “pinoteggiante”, buona polpa, succo. Tonico, piacevole, continuo, emana freschezza garantendo tensione, allungo e sapore. Sempre al di qua della cosiddetta “linea dell’eccellenza”, è però un vino che difficilmente sbaglia un’annata.

Roero Prachiosso 2013 – Negro Angelo e Figli

Il carattere del frutto è (a tutto) tondo, un po’ grosso e anche largo, ma il sorso è piacevole, ben concepito e ben condotto, dagli echi floreali e dal buon allungo di sapore.

Roero Vigna Sant’Anna 2013 – Antica Cantina dei Conti di Roero

Radice, canfora, genziana per un profilo che vira i suoi umori sulle erbe e sul medicinale, e fa da corolla ad un frutto polposo, scolpito da un tannino vigoroso. Finale non lungo ma ben caratterizzato.

Roero Bricco Medica 2013 – Cascina Val del Prete

Colore granato pieno, olfatto tra i pochi ad evoluzione terrosa, con risvolti speziati e un’anima di geranio in coda. Ha polpa, tonicità, piacevolezza. Ha profondità e carattere. E una chiusura che vira su toni medicinali. Imprevedibile ma fascinoso.

Roero_vigneti_3ROERO RISERVA 2012

Roero Riserva Panera Alta 2012 – Bric Castelvej – Gallino Domenico

Essenziale e rigoroso, ma non arido, anzi c’è polpa, e quasi succo a centro bocca. Di carattere, è un nebbiolo di presa e allungo, non profondo ma sottile, incisivo, soprattutto a livello tannico.

Roero Riserva Roche d’Ampsej 2012 – Matteo Correggia

Pieno, robusto, “moderno”, nel più puro stile maison. Il tratto è particolarmente speziato, ma il rovere è ben integrato. Ricchezza e solidità non mancano, così come la quadratura d’assieme.

Roero Riserva Vigna Trinità 2012 – Malvirà 

Fiori secchi, lieve balsamicità, toni di radice e uno sbuffo di geranio: profilo classico e cangiante, di notevole carattere, con progressione tonica e salina al palato, ricca di allungo e spazialità.

Roero Riserva Sorano 2012 – Filippo Gallino

Colore porpora scuro, legno e cipria, cospicuo, ricco, molto ricco, “moderno” e alcolico, fortemente strutturato, ben piantato sulle gambe, semmai poco sfumato.

Roero Riserva Vigna Mombeltramo 2012 – Malvirà 

Seconda Riserva per la famiglia Damonte e secondo Roero di grande personalità: ariosità di fiori e terra, profilo serio, rigoroso, pieno di sapore e ricamato da un tannino sottile e serrato. Notevole la spinta finale.

Roero Riserva Vigna Renesio 2012 – Malvirà 

Terza Riserva di casa Damonte. Ancora succo, ancora struttura, ancora carattere: più umoralità che carattere, a dire il vero. C’è infatti qualche chiaroscuro espressivo, ma è forse solo più lento a dischiudersi rispetto ai fratelli maggiori (“maggiori” in termini di vendemmie). Tutto d’un pezzo, dal tratto sapido, quasi salino, è un rosso complesso che darà il meglio di sé più in là nel tempo.

Roero Riserva Mompissano 2012 – Cascina Ca’ Rossa

Un sottile lato speziato (ricordi di pepe) accompagna un quadro varietale di bella caratterizzazione. Il profilo è stilizzato, tonico, dal vivo apporto acido-sapido. Buona struttura portante, saldo assieme, finale ricco di sapore: un valore sicuro.

Roero Riserva Printi 2012 – Monchiero Carbone

Rovere speziato che s’impone, palato tanto denso e cremoso quanto attento agli equilibri. Moderno ma con stile, ammiccante ma non scontato, ha un tannino che si fa (fortunatamente) sentire.

Roero Riserva 2012 – Renato Buganza

Profilo speziato, corpo solido, centro bocca di buona materia fruttata, andamento tonico, anche saporito, con tannino che guarnisce e si diffonde.

Roero Riserva Bric Aût 2012 – Generaj – Viglione Giuseppe

Moderno, modernissimo, con tanto legno e tante spezie. Ricca anche la materia, densa, calda, quasi ingente. Finale poco diffusivo.

Roero Riserva Roche Dra Bossora 2012 – Taliano Michele

Colore granato pieno, toni d’evoluzione e palato molto succoso, con centro bocca solido, alcol integrato, efficace spinta tannica e convincente profondità. Non lunghissimo ma di ottima saldezza.

Roero Riserva S. Francesco 2012 – Negro Lorenzo

Gioca le sue carte migliori sul piano, per non dire sul tavolo, della struttura e della solidità. Ha vivo temperamento alcolico ma anche sapore, conserva tonicità e offre un allungo lento quanto efficace.

Roero Riserva Sudisfà 2012 – Negro Angelo e Figli

Frutto maturo dai risvolti tropicali al naso, sfumature di rosolio. Sia pur ricco e cremoso conserva adeguate tensione e slancio, a garanzia di un sorso godibile senza incrudimenti tannici.

Roero Riserva Valmaggiore 2012 – Cascina Chicco

Bel respiro nebbiolesco, con soffio floreale e aria d’autunno nel bicchiere. Carattere saldo, sviluppo che ha sapore e freschezza, dal vivo tratto salino e dall’allungo importante. Come già il Montespinato faceva presagire, l’orizzonte stilistico della casa sembra aver cambiato direzione verso una maggior valorizzazione della componente varietale.

Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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