Incontri di Langa, in Langa. Quinta parte: Vajra, o dell’implacabile bellezza

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Aldo VairaCi sono un paio di caratteristiche, o forse tre, che differenziano nella sostanza l’approccio alla conoscenza della famiglia Vaira, e conseguentemente dei loro vini, rispetto al resto del mondo langarolo. Intanto, se solo ci atteniamo ai canoni temperamentali del vignaiolo-tipo di Langa, aspetti che subito scartano di lato consistono nell’innata volontà di condivisione, nello spirito sinceramente comunicativo, nella connaturata eleganza nei gesti e nei modi, nella premurosa sensibilità umana. Può bastare alla differenza? Perché è ciò che respiri fin dalle prime battute, se avrai a che fare con Aldo Vaira o con la moglie Milena: un incrollabile senso della convivialità il loro, così puro, così profondamente rispettoso dell’interlocutore, di ogni interlocutore, tanto da apparirti senza ombre (né ombrosità). Per tale ragione ti investe e ti confonde, mettendoti maledettamente a tuo agio. Poi, se e quando conoscerai gli “altri” Vaira (i figli Giuseppe, Isidoro e Francesca), ti accorgerai che quel “garbo” è un seme ben diffuso in famiglia.

Vajra_famillyUn altro aspetto, o meglio attitudine, che mi ha sempre colpìto, e ancor di più se ripenso alla dimensione strutturale di questa realtà (siamo ormai arrivati ad 80 ettari di vigneto!), è l’implacabile compiutezza che contraddistingue ogni tipologia di vino prodotta, nessuna esclusa. Siano essi bianchi o rossi, siano essi mossi, è rarissimo incontrare vini sfuocati, in debito di respiro o di personalità. E questo anche in corrispondenza di annate sulla carta non sempre felici. Di contro quei vini godono di una brillantezza, di una capacità di dettaglio e di una chiarezza espositiva in grado di conciliare sì le regole auree della correttezza formale, ma al contempo di propiziare una fisionomia di vino che svicola dai più risaputi cliché. Grazie ad un pregevole senso dell’equilibrio sono vini che, nel pieno rispetto della forma e della grammatica enologica, sfuggono alla sciatteria conciliante tipica degli esemplari più “tecnici e controllati” della specie. Una dimensione stilistica, questa, che se da un lato ne propizia la nitida trasposizione varietale, dall’altro si lascia ben compenetrare dai sottotraccia e dalle sfumature più sottili, doti preziose di cui è sicura concausa la vocazione dei siti di provenienza.

Tanto per fare un esempio: il candore fruttato, l’eleganza Vajra_vigne Bricco delle Violetutta “in levare” e la freschezza “d’altura” di un Barolo Bricco delle Viole, primattore aziendale, gli fanno assurgere la statura di un portavoce filologico del proprio terroir. E mentre Albe, nel sintetizzare l’idea di un Barolo “vecchia maniera” quale diretta discendenza di uve provenienti da vigneti diversi, pone in debito risalto l’importanza della cifra stilistica (in questo caso del tutto accondiscesa negli umori che ti aspetti dai versanti più freschi del comune di Barolo), le nuove acquisizioni di Serralunga vanno a concretizzare un sogno accarezzato da tempo, quello di potersi confrontare con questo territorio prestigioso, vanto dell’intera Langa. Così, dalle parcelle della Cerretta e della Baudana appartenute fino a pochi anni prima a Luigi Baudana, Vajra vinifica oggi un paio di Barolo emblematici, robusti e al tempo stesso sfaccettati, ispirati portavoce territoriali in costante crescita di personalità.

Ma quando affermiamo che è la gamma tutta a godere di compiutezza e quadratura, intendiamo coinvolgere nell’asserto, ad esempio, una Freisa (Kié) che a suo modo ha già fatto parlare di sé, dal momento in cui se ne esplora una attitudine pressoché disattesa nella pratica comune, quella della longevità. Oppure una delle Barbere d’Alba più regolari della denominazione, dove l’avvenenza femminea del tratto gustativo si arricchisce di elementi caratteriali e strutturali, a connotare un vino nato per crescere nel tempo.

Vajra_ Riesling_etiMa è anche sul fronte dei bianchi, tema assai inusuale per la Langa, che la firma Vajra ha lasciato il segno. Fra i primi a cimentarsi con il nobile Riesling, il loro Langhe Riesling Pétracine (ex Langhe Bianco) si staglia oggi fra i bianchi più espressivi e personali del panorama nazionale. Uno dei pochissimi esemplari del genere in cui le proverbiali peculiarità aromatiche riescono a tradursi in un potenziale evolutivo molto interessante. Il tutto mantenendosi a debita distanza da certe mere trasposizioni didattiche che affollano ad ogni pié sospinto l’italico parterre, per andare a toccare corde più profonde, più emozionali e più vere.

Qualche mese fa c’è stata l’ultima visita al quartier generale di Vergne, la Mulholland Drive di Barolo. Oddio, la vista contundente sulla vastità dei vigneti attorno, la limpidezza del cielo di Langa e la squisita accoglienza di Aldo e della sua famiglia sono armi improprie atte a provocare suggestione. Però, al netto di ogni “complicanza emozionale”, ritengo che la qualità riscontrata nei vini sia alta, molto alta. Di più, e mi ripeto: diffusa e generalizzata. Tanto da coinvolgere anche l’ultimo nato, il Barolo Ravera, che in corrispondenza di un’annata come la 2012 va disegnando una prestazione a tutto tondo, di una incisività che non dimentichi. Che ci volete fare, è solo l’ultimo tassello liquido di una storia familiare figlia della passione e della intraprendenza, che ha sempre voglia di crescere guardando costantemente al futuro. Una storia di Langa.

Vajra_logoGli assaggi di un giorno

Langhe Bianco Dragon 2014 – Luigi Baudana G.D. Vajra (chardonnay, sauvignon, nascetta, riesling)

Fresco, ritmato, affusolato, sapido, elegante, nitido e solare nella sua evidenza fruttata. Un che di trattenuto nell’incedere, ma è questione di lana caprina.

Langhe Riesling Pétracine 2014

Una lama. Affilato, longilineo, verticale, fintamente disadorno, in realtà ricco dentro. E’ una classe non urlata a sussurrarti di privilegi e di personalità.

Dolcetto d’Alba 2015 (cv)

Bella polpa, succo di mirtillo e amarene. Ricchezza e croccantezza come maritate, chiusura tipicamente ammandorlata: vuole tempo.

Langhe Nebbiolo 2014 (dai vigneti in Sinio d’Alba)

Molto fresco, succoso, finto-semplice, dinamico e spensierato. Il nebiulin come piace a me. Da bere ancora e ancora, senza pentimento. Conta niente la leggera latenza in profondità o in “perfezione”, tanta la complicità. E’ il lato suo istintuale a prevalere.

Barbera d’Alba Superiore 2013

Rigore assoluto di Barbera fresca e contrastata, croccante e polputa, di ciliegia e terra lieve. La ritrosia nell’eloquio conserva in sé una tensione propositiva, che lascia ben sperare. Ancora in sottotraccia, ma pulsante, la sensualità.

Langhe Freisa Kyé 2012

Stoffa soda e compatta, sentimento floreale a snellire il giusto, tanta freschezza di fondo. Il passare del tempo, per adesso, è un argomento che non lo riguarda. La chiusura vibrante è nel segno dell’acidità. A lei, solo a lei, si deve la momentanea idiosincrasia alle ragioni della distensione.

Barolo Albe 2012 (da vigneti La Volta, Fossati, Costa di Vergne)

Gentile leggiadria di frutto e fiori. Arioso e comunicativo, soffuso e delicato, la misura e la disinvoltura abitano questo bicchiere.

Vajra_bricco delle viole_etiBarolo Bricco delle Viole 2012

Tappeto aromatico ricamato in macramé: elegantissimo commento floreale, struggente candore fruttato, fondamenta minerali. No, non lo puoi evitare. Un po’ ossuto, mi dirai, ma che ritmo, che silhouette, che garbo espositivo!

Barolo Ravera 2012

Bel compendio di finezza ed austerità. Profondo, balsamico, “ghiandoso”, ti seduce per il non detto e per la scorza altera, ti affascina per l’idea di futuro che è in grado di trasmettere.

Barolo Baudana 2012 – Baudana G.D. Vajra

Le inflessioni terrose, le note di ghianda e i risvolti di pirite annunciano un sorso volitivo, sodo e senza fronzoli. La chiusura liquiriziosa ne conferma il temperamento roccioso. Da attendere.

Barolo Cerretta 2012 – Baudana G.D. Vajra

Bella ouverture aromatica, e buona densità tattile. Sviluppo più bilanciato e sciolto rispetto al Baudana pari annata, più accomodante ed esplicativo, se vogliamo. Nel frattempo il lungo finale di marca sapida-terrosa richiama alla mente, prepotentemente, le plaghe di Serralunga. E tutto questo, a ben vedere, basta.

Nota a margine: lo so, il sospetto di un refuso si fa legittimo, e invece no: Vaira (con la i) è il nome della famiglia. Vajra con la j quello dell’azienda, del marchio, dei vini.

Visita aziendale effettuata nella incipiente primavera del 2016

Contributi fotografici, in ordine di apparizione: Aldo Vaira; ritratto familiare (da sx a dx: Giuseppe, Aldo, Milena, Francesca e Isidoro); il vigneto Bricco delle Viole a Vergne.

Altri incontri di Langa, in Langa: Giuseppe Mascarello e Figlio, Giovanni Sordo, Poderi Marcarini, Poderi Colla, Boroli, Elio Cogno

FERNANDO PARDINI

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