La vendemmia 2016, i vigneti in altura, il vino che inquina: tre spunti interessanti da La Stampa

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vendemmiaSi parla sempre molto di vino, e di vino italiano. Il tema appassiona e interessa sempre, giustamente. Il periodo eroico della “rinascita” si è forse concluso, ed oggi i filoni più battuti sono da una parte la discussione sul come farne un prodotto della terra sempre più naturale (qualsiasi cosa questo voglia dire) nonostante sia ottenuto pur sempre guidando processi fisico-chimici con metodologie culturali.  Dall’altra, costituendo un non trascurabile comparto della nostra economia sempre più apprezzato nel mondo e traino di tutto l’agroalimentare,  se ne osserva l’evoluzione dei suoi parametri economici.

La crisi dell’informazione su carta stampata purtroppo sempre più acuta fa sì che i racconti più appassionati, spontanei e dettagliati si trovino forse sulla rete, nei blog, nelle guide on line, nelle riviste come la nostra. Ma i giornali, come si diceva prima, non possono disinteressarsene e se ne occupano secondo stili e sensibilità.  Le testate locali delle zone più vocate riportano le notizie che riguardano il loro territorio, e poi ci sono le grandi testate nazionali. La Repubblica ama concentrarsi sui fenomeni di costume, ancor meglio se vagamente glamour. Il Sole 24 Ore è sempre forte sui numeri, l’export, gli andamenti, eccetera. Il Corriere della Sera, grazie a Luciano Ferraro,  mantiene viva la cara vecchia tradizione della “visita in cantina”, della storia fatta raccontare dai protagonisti e raccolta in loco. E poi c’è La Stampa, che spesso dedica intere pagine al vino, soprattutto ma non solo a quello piemontese, avendo sede a Torino ed essendo il Piemonte una regione ad altissima vocazione vitivinicola.

E proprio su La Stampa del 13 agosto c’era una pagina con tre interessanti tematiche che vale la pena rilanciare.

La vendemmia 2016

Articolo un po’ “di genere”, perché come succede spesso vi compaiono previsioni su quantità e qualità delle uve in un momento in cui gran parte dei grappoli stanno ancora attaccati alle piante. Comunque, i dati arrivati in seguito stanno confermando l’Italia primo produttore mondiale non solo per l’incremento della raccolta dai 47,5 milioni di ettolitri dell’anno scorso (quello del sorpasso sulla Francia) ai 48,5 milioni, che lasciano molto indietro i transalpini oltretutto martoriati da gelate primaverili e grandinate in Champagne, Borgogna, Valle della Loira, ed ora anche dagli incendi in Languedoc-Roussillon e che con i loro 49,2 milioni di ettolitri rischiano di scivolare al terzo posto dietro la Spagna per la quale se ne prevedono 45 milioni circa. Anche se, va detto, ci sono le classiche macchie di leopardo: per esempio, la Lombardia prevede un -10 per cento, la Toscana un -5 per cento, la Puglia un +15. La qualità? Pare buona, anche se vanno ovviamente aspettate le settimane cruciali di settembre, considerato anche che la vendemmia è iniziata in media una settimana dopo rispetto all’anno scorso. E sperando nella buona qualità, si spera anche di spuntare prezzi medi più alti nell’export, perché invece su questo i cugini d’Oltralpe ci battono alla grande.

Alla conquista dei vigneti d’altura

altalangaC’è il cambiamento climatico o riscaldamento globale che dir si voglia, dicono. Ma c’è anche voglia di bianchi che richiedono escursioni termiche, e soprattutto di bollicine: molti pare che non possano o non sappiano bere altro. E allora  i vigneti invadono il sud dell’Inghilterra e il Canada e, nel nostro Paese, si arrampicano su verso le montagne: per esempio in Alta Langa. Qui Giorgio Rivetti, titolare di Contratto e della Spinetta, ha impiantato 23 ettari di vigneto a Bossolasco, 800 metri, dove anni fa c’era uno skilift. Scelta analoga da parte di un altro grande produttore di Barolo, Sergio Germano, nel comune di Cigliè nel monregalese, e di Angelo Gaja, che però ha acquisito un noccioleto a 700 metri nel cuore della zona più vocata per la “tonda gentile” e per ora pare non abbia intenzione di piantarvi vigne. Vedremo!

Il vino che inquina

pesticidi-proseccoQuello che colpisce di più è forse il terzo pezzo della pagina, a firma di Andrea de Polo da Treviso. Nel nostro immaginario, difficilmente il vino viene associato all’inquinamento. Semmai è il contrario: la viticoltura è vista come un’attività che preserva la natura ed abbellisce il paesaggio, ed i trattamenti antiparassitari delle piante, nonostante spesso sotto questa pudica parola si nasconda tanta chimica, sono o vengono considerati ritocchi abbastanza trascurabili. Però, quando il gioco si fa duro, e il business, quello vero, entra in scena, la musica cambia. Ed è la “musica”  degli elicotteri che spargono massicce dosi di pesticidi sulle colline del Prosecco. O meglio spargevano, perché oggi gli elicotteri sono vietati ma la loro vendita in zona è in continuo aumento, e la popolazione è esasperata tanto da creare comitati di protesta denominati “Colli puri” o “Basta vigneti”, visto che questi hanno raggiunto l’estensione monstre di 30mila ettari arrivando fino al mare. Per non parlare degli erbicidi dannosi per la salute come il Glifosate, sul quale l’Unione Europea ha scelto, tanto per cambiare, di rimandare ad altra data una decisione sulla loro utilizzabilità. D’altra parte, quando si compete nei mercati internazionali con lo Champagne, a là guerre comme a là guerre, e se serve se ne riproducono anche i metodi talvolta “spicci” di produzione.

Ma se dovessimo iniziare a pensare al vino come ad una variazione agreste dell’Ilva di Taranto, sarebbe davvero come svegliarsi bruscamente da un bel sogno, un sogno durato così tanti anni. Speriamo di no.

Le immagini sono tratte da: repubblica.it, altalangadocg.com, La Stampa del 13 agosto 2016

Riccardo Farchioni

2 COMMENTS

  1. Bravi,a dire il vero si fa sempre del bene,alla faccia di certi produttori.Andate a vedere anche quanto veramente biologico c’e’ nel mondo del vino……………..delinquenti.

  2. Purtroppo viti uva e vino evocano un mondo di piaceri e di rilassatezza …. ma il business del vino nasconde sotto questi piaceri un lato oscuro e pericoloso …W il bosco e fermiamo il prosecco !!!!

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