Massimo Romeo, l’artigiano del Vino Nobile di Montepulciano. Lipitiresco in verticale

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massimo-romeoRecarsi dal più piccolo produttore, o quasi, di Montepulciano (solo sei gli ettari vitati a disposizione) è come riappropriarsi della giusta misura per traguardare le cose e riappacificarsi con il buon senso che le “muove”. La dimensione è familiare, la casa una casa-cantina; di conseguenza le distanze si accorciano e il contatto umano si arricchisce di verità dispiegate e senza filtri. Insomma, tutto diventa sostanza, senza concessioni al belletto, senza il di più.

Se poi accade che il più piccolo produttore di Montepulciano, o quasi, si chiami Massimo Romeo, avrete il piacere di apprezzarne le doti tipiche di un vero artigiano del vino, frammiste qui ad una sensibilità e ad una verace dolcezza d’animo tali da far la differenza. Idealità unita a pragmatismo, ecco cosa potrete trovarci. E una corrispondenza euritmica fra carattere dei vini e carattere della persona.

Là fuori, il “panettone” di Nottola, disposto a circa 330 metri sul livello del mare, con i suoi terreni costituiti da antichi depositi fluvio-lacustri fatti di sabbie e lenti argillose, innervati da un ricco scheletro che assume la forma del sasso di arenile e da importanti sedimenti in ferro (così almeno è per la parte di vigna da cui proviene il sangiovese del cru Lipitiresco), rappresenta una zona calda e luminosa nello scacchiere vitato di Montepulciano, caratterizzata però da una bella ventilazione (non a caso vi si pratica una agricoltura biologica da tempi non sospetti!). A Nottola, da circa trent’anni, a partire da un vigneto con leggibili variazioni di suoli al suo interno, Massimo Romeo produce vini a sua immagine e somiglianza.

romeo_5Sono rossi schietti e vibranti, che alla introversione compunta e signorile della gioventù, segnata da un temperamento austero e da un battito minerale profondo, contrappongono suggestioni più sfumate ed eleganti con l’età matura, a dischiudere tutto il potenziale sotteso. Sono vini “passisti”, da ascolto attento, vini che non tradiscono il mandato territoriale affidatogli: lo senti dal rigore, dalla trasparenza espressiva, dalla forza interiore. E’ ciò che ne disegna la traiettoria stilistica, una traiettoria quanto mai riconoscibile e chiara, oltre che sincera debitrice del proprio terroir. Perché il carattere terragno che ne innerva le trame esubera e di molto le modalità del gesto tecnico. Il metodo, qualunque esso sia, resta in subordine, e non ti stai a chiedere se quei vini abbiano stazionato e per quanto tempo in legno grande o in legno piccolo. Grazie a loro si ritorna all’assunto iniziale, che di nome fa sostanza.

romeo_3Il riassaggio dei millennials di Lipitiresco, il Nobile di Montepulciano che, più delle altre proposte, incarna gli intendimenti del suo autore in merito alla tipologia, ci ha garantito una focalizzazione prodiga di certezze. Lì dove le accentature ferrose e piritiche ai profumi, discendenza legittima del terroir, sono solite arricchirsi di vibrazioni salmastre dai ricordi finanche “acciugosi” per contribuire in modo deciso alla caratterizzazione aromatica. Lì dove l’alcol difficilmente ti apparirà fuori misura. E dove avrai a che vedere con sorsi saldi e incisivi, contrastati e gagliardi. Lì dove, in fondo, riconoscerai la timbrica solenne del puro sangiovese, esaltata peraltro grazie al contributo di un clone specifico che non ti aspetteresti: sì, trattasi del mitico clone di Brunello BBS1, impiantato grazie ai suggerimenti di Franco Biondi Santi (what else?), come a dire la singolarità alla base della distinzione.

romeo_2Nel frattempo, la verace e sanguigna espressività di Lipitiresco è riuscita nel miracolo: far assumere un forte senso di radicamento territoriale a questa etichetta e al contempo farti dimenticare in fretta lo “scherzetto” lessicale all’origine di un nome, un nome tanto strano quanto evocativo che ti porta a immaginare ma non si lascia cogliere. Alla luce dei vini bevuti, infatti, la circostanza che quel nome, Lipitiresco, non significhi assolutamente niente ti apparirà come una dicotomia felicemente stridente, ulteriore esclusività nella esclusività. Anche per questo non la dimenticherai.

I VINI DI UN GIORNO

romeio_1Vino Nobile di Montepulciano Lipitiresco 2011 (in bottiglia dal marzo 2016)

Naso da illimpidirsi, come in attesa, pervaso da umori ancora compressi, da cui spunta un sentore di viola, e con la viola il bagliore di un respiro immaginato. Ne apprezzerai di già, però, il grip gustativo, mentre il pizzico di calore alcolico in esubero è una insidia veniale se la raffronti alla sostanziale coesione del tutto. La chiusura pragmatica e intransigente non smette di richiamare alla mente la scorza altera di un giovane Brunello della razza “antica”.

Vino Nobile Lipitiresco 2010

Ferroso e caratteriale, ti inchioda all’ascolto per prestanza e flessuosità. Da una parte hai la proverbiale saldezza, con gli accenti ferrosi, il timbro minerale, l’indole compassata. Dall’altra una tattilità levigata, seducente, unita ad un fraseggio, ad un “sotteso” e ad uno sviluppo gustativo in grado di accordare spazi all’eleganza. Tannini di razza e freschezza annunciano un finale propulsivo, penetrante e profondo. E’ un bel vedere.

Vino Nobile di Montepulciano Lipitiresco 2007

Carnoso, sanguigno, di spessore, sfodera una bella grinta nonostante la generosa allure. Succo, grip e brillantezza, ravvivati da un provvidenziale equilibrio, concorrono alla causa e portano dritti alla meta. Al cospetto di una annata calda, Lipitiresco non disperde tono e profilatura. E non era facile.

Vino Nobile di Montepulciano Lipitiresco 2003

Da una raccolta anticipata e agostana, ecco qua un rosso intenso, concessivo, inaspettatamente e brillantemente bilanciato, che odora di humus e violetta. Il vigore fruttato, avvolgente senza risultare “spalmato”, rende residuale la sensazione terziarizzata. L’ardire di dischiudere all’aria una suadenza tanto inattesa e bella poi, lo proietta senza indugi fra i conseguimenti “sangiovesosi” più riusciti in rapporto al focoso millesimo.

Vino Nobile di Montepulciano Lipitiresco 2000

Profumi inizialmente sintonizzati sul tema del sottobosco e della ghianda, a suggerire classicità e assenza di fronzoli. L’indole austera eppure sottende tensione, lo vedi e lo senti. Emerge al gusto una sensazione acida ficcante, che allunga il sorso e pulisce bene la bocca. Ne coglierai allora il prezioso dettaglio minerale dai risvolti salmastri, a commento di uno sviluppo indomito e coeso, che non intende piegarsi alle insidie del tempo. In sua compagnia starai bene.

Visita e assaggi effettuati nel mese di dicembre 2016

 

 

 

FERNANDO PARDINI

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