Anche l’Italia ha il suo whisky: la distilleria PUNI in Val Venosta

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puni-tasting-whiskey-2Dici whisky e pensi a tante cose. Le verdi colline di Scozia, innanzi tutto. Poi ci aggiungi una “e” prima della “y” finale e ti sposti nella vicina Irlanda o nel mezzo delle sterminate pianure americane, tra cataste di botti di rovere bruciacchiate. Mai penseresti a scenari dolomitici, con granito e vette innevate a far da sfondo! Eppure è proprio in un contesto del genere, e più precisamente in Val Venosta, al confine con Austria e Svizzera, che nasce il primo (e per ora unico, che io sappia) whisky di malto italiano.puni-alba

PUNI è il nome della distilleria della famiglia Ebensperger, che nel 2010, mossa dalla profonda passione del signor Albrecth, ha avviato un progetto di cui si fa un gran parlare fra la nicchia degli appassionati. Gli elementi per fare qualcosa di originale e di emozionante erano già lì, presenti. Merito agli Ebensperger quello di averli presi e resi concreti in una gamma di prodotti di alta qualità che, oltre a destare curiosità per la provenienza insolita, stanno ricevendo molti riconoscimenti a livello internazionale.

Nel “granaio del Tirolo”, così era nota in passato la Val Venosta, le coltivazioni cerealicole abbondano da sempre, anche oltre i 1000 metri di altitudine. Varietà antiche si mescolano a tipologie più recenti, dando vita ad una biodiversità rara. L’aria e l’acqua di montagna purissima fanno il resto. PUNI, in una costante ricerca del miglior equilibrio aromatico ed organolettico, fa uso di malto d’orzo, di grano e di segale, sia in miscela che singolarmente. 

puni-stills-2L’impianto produttivo – alloggiato in una scenografica struttura a cubo che rivisita in chiave moderna gli antichi fienili – è costituito da due alambicchi in rame originali scozzesi. La lavorazione segue il protocollo tradizionale del Pot-Still, che prevede la classica doppia distillazione, con taglio testa-coda finale, diluizione e invecchiamento in botti. L’innovazione arriva dal metodo di “cottura”: per riscaldare l’alambicco la distilleria PUNI utilizza acqua calda al posto del vapore. In tal modo si ha un controllo migliore della temperatura, con una distillazione “chirurgica”, estremamente raffinata e precisa.

Infine la maturazione. Qui niente di strano: un mix di botti piccole di rovere, sia al naturale che bruciate o precedentemente usate per vari vini o distillati (Marsala, whisky scozzese, Sherry, Pinot Nero…). Il fattore X è dato dal clima del Sudtirolo: le forti escursioni di temperatura e umidità estate-inverno accelerano l’invecchiamento delle botti tenute in superficie, garantendo armonia e complessità anche ai prodotti più giovani, mentre l’alta umidità e la temperatura costante dei bunker sotterranei propiziano un’evoluzione lunga e lenta, riservata ai prodotti più pregiati.

In produzione, oggi, quattro whisky per tutti i palati, dal neofita al bevitore più avveduto.

puni-novaIl Puni Nova (43°) è un malto chiaro invecchiato 3 anni, dai piacevoli rimandi fruttati e con un corpo di grande finezza. La maturazione accelerata, resa possibile dal microclima locale, lo fa apparire più maturo di quello che è, facilitandone l’approccio gustativo. Morbido, fresco e dolce allo stesso tempo, “primaverile”, è un ottimo “aperitivo” per chi si affaccia le prime volte al mondo del whisky.

Il Puni Alba (43°), invecchiato anch’esso 3 anni in botti prima usate per il Marsala e finito in botti selezionate di rovere provenienti dall’isola di Islay (mecca scozzese degli appassionati di whisky), è un prodotto più ambizioso e complesso. Mascolino, più “autunnale” dal punto di vista aromatico: la frutta diventa secca, resta una dolcezza di fondo di miele e cannella, arricchita da aromi vinosi ed affumicati. Evidente la nota torbata, che farà felici gli appassionati.

Il Puni Sole (46°) è un whisky invecchiato per un totale di 4 anni: due anni in botti ex-Bourbon ed altri due in botti ex-Sherry. Senza coloranti e senza essere filtrato a freddo, è il prodotto più caldo, “estivo” se volete. Intense le note dolci di miele, melone, vaniglia, caramello e agrumi. Di medio corpo, ha una beva molto intrigante.

Il Puni Nero (46°), infine, matura esclusivamente per 4 anni in botti di vino Pinot Nero locale. E’ un whisky in edizione limitata (solo 3.000 bottiglie) dal profilo aromatico complesso, che vira verso toni più “scuri”, di prugna, frutti di bosco, liquirizia e spezie. Il finale, di media lunghezza, rilascia sentori di uva passa, mora e agrumi.

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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