Sassicaia, Ornellaia e tanto altro: l’orgoglio della costa livornese in una bella degustazione di Bolgheri Superiore

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bottiglie-in-degustazioneLIVORNO – Questa bella degustazione di otto etichette della denominazione top Bolgheri Superiore, otto grandi rappresentanti dell’area vinicola più famosa della costa toscana, è stata la “ciliegina sulla torta” dell’ottava edizione di MareDiVino, evento dedicato all’enogastronomia della provincia livornese che, grazie all’organizzazione e all’intraprendenza dei membri della Fisar di Livorno, si è andato evolvendo fino a diventare un appuntamento d’interesse nazionale. Davide Amadei, direttore di corso Fisar, e Riccardo Margheri, collaboratore di testate e guide di settore, si sono divisi la serata tracciando rispettivamente l’aspetto teorico e quello pratico/degustativo con interessanti reciproche “invasioni” di campo.

La storia di Bolgheri inizia dai conti Della Gherardesca, già dal ‘600 presenti nella zona per svilupparne l’aspetto della viticoltura, ma la svolta vera e propria si ha negli anni ’40 del secolo scorso, quando il marchese Mario Incisa della Rocchetta vi si trasferisce, fortemente intenzionato a perseguire due sogni: allevare cavalli da corsa e produrre vini che ricordino i famosi Bordeaux.davide-amadei Due sogni realizzati coi miti di Ribot e Varenne per i cavalli e Sassicaia per il vino… chapeau! Nel 1968 appare in commercio la prima bottiglia di Sassicaia, nella seconda metà degli anni ‘70 il grande Veronelli esalta le qualità del vino e della zona, che si trasforma progressivamente in area vitivinicola che dalla fine degli anni ’90 mette le ali sulla spinta dei successi internazionali e vede la sua superficie vitata passare da 250 ettari ai 1300 di oggi.

Nel 1994 arriva la Doc “Bolgheri” che prevede anche le definizioni “Bolgheri Superiore” (per i vini rossi) e “Bolgheri Sassicaia”, valida solo per le vigne da cui si produce l’omonimo vino. Queste ultime due prevedono rispettivamente una resa inferiore a 80 e 70 quintali per ettaro, e un invecchiamento minimo di 24 mesi, di cui almeno 12 e 18 mesi in botti di rovere. Inoltre la Doc “Bolgheri Sassicaia”contempla -nell’assemblaggio- l’utilizzo di almeno l’80% di cabernet sauvignon.

Le caratteristiche di questo territorio traggono origine dalla posizione strategicamente prossima al mare, con un arco collinare alle proprie spalle che garantisce sole, ventilazione rinfrescante, protezione dai venti freddi del nord e moderata piovosità, tutti fattori fondamentali per la qualità e la sanità delle uve. Più complesso il discorso sui suoli, che sono di spiccata varietà, con origini marine e alluvionali, e composizioni che spaziano dal sabbioso all’argilloso. Questo assortimento contribuisce a definire un terroir bolgherese nei vini, tracciandone un identikit fatto di ricchezza del frutto, solarità mediterranea e rinfrescante balsamicità.

Degli otto vini in degustazione val la pena ricordare che i primi cinque sono del 2014, annata tra le più insidiose a causa della pioggia, che ha sfiorato i livelli del 2002.

piastraiasondraiacampoalficoBolgheri Superiore Piastraia 2014 – Michele Satta: equa ripartizione tra cabernet sauvignon, merlot, syrah e sangiovese. Al naso il frutto è intenso, la ciliegia matura domina sulla mora e il mirtillo, con una leggera volatile iniziale che lascia poi il passo a una gradevole speziatura, con un finale in cui non manca la componente balsamica.

Al palato è meno potente ma ben equilibrato e con un’acidità e una freschezza interessanti. Col tempo se ne apprezza ancor di più la sapidità, ed emerge anche una certa dolcezza floreale che contribuisce ulteriormente alla godibilità e alla facilità di beva.

Bolgheri Superiore Sondraia 2014 – Poggio al Tesoro: passare dall’Amarone al Bolgheri Superiore pare quasi naturale, così la rinomata famiglia veneta Allegrini partecipa alla causa con un vino a base di cabernet sauvignon con un po’ di merlot e un piccolo saldo di cabernet franc. Un bel frutto rosso, ma soprattutto nero, trova sponda in una decisa vena vegetale e balsamica; lentamente, in sottofondo, emergono il cioccolato, le spezie dolci e ricordi gommosi. In bocca è voluminoso e intenso, l’armonia assume sfumature più dolci e fruttate che non balsamiche. I tannini risultano un po’ sgranati e sul finale torna un leggero calore.

Bolgheri Superiore Campo al Fico 2014 – I Luoghi: date le caratteristiche dell’annata nutrivo dei dubbi su questo taglio di cabernet sauvignon (80%) e franc, leggiadro ed elegante anche nelle annate più calde: invece sono stato piacevolmente smentito. Alla vista si nota la differenza d’interpretazione, con intriganti trasparenze. Al naso è un po’ contratto, la frutta di bosco fresca si amalgama a sentori minerali, a una leggera speziatura e a un soffio balsamico. Al palato conferma tutta la sua eleganza senza mancare di volume, l’acidità e la sapidità invogliano la beva. I tannini di ottima qualità orlano l’essenza e poi via per l’allungo finale guidati dalla corrente minerale. Lasciato respirare fa emergere sentori floreali, di macchia mediterranea ed erbette.

ornellaiasassicaialeviagraviaBolgheri Superiore Ornellaia 2014 – Tenuta dell’Ornellaia: uvaggio di cabernet sauvignon (56%), merlot (27%), cabernet franc (10) e petit verdot, mostra un naso non esplosivo ma variegato e armonioso, in cui alla frutta in prevalenza rossa di giusta maturazione seguono una piacevole sensazione vegetale, ricordi di sottobosco, spunti minerali, una delicata speziatura e un finale balsamico.

Al palato delude un po’ le aspettative: ha media intensità e discreta acidità, evidenzia un legno ancora non perfettamente integrato ma soprattutto un tannino decisamente “asciugante”. Sul finale si avvertono pure una tendenza all’amaro e un leggero ritorno alcolico. Lasciato nel bicchiere migliora, ampliando la parte fruttata.

Bolgheri Sassicaia Sassicaia 2014 – Tenuta San Guido: 85% cabernet sauvignon, 15% cabernet franc, uvaggio storico riscontrabile tra i presenti solo nel Campo al Fico de I Luoghi, e come questo manifesta un colore più scarico ed evoluto degli altri vini della serata. Il naso è di media intensità, con un frutto ben espresso, fragrante, una fine speziatura e un’elegante balsamicità. Anche in bocca si muove succoso e sinuoso grazie ai tannini vellutati e all’armonia complessiva. Sul finale l’acidità si fa tagliente stimolando un po’ troppo la salivazione. Ottima la persistenza.

Bolgheri Superiore Levia Gravia 2014 – Caccia al Piano 1868: 60% cabernet sauvignon, saldo di merlot. Il naso di media intensità non è particolarmente espressivo; al netto frutto rosso s’intervalla qualche piccolo frutto nero, i richiami vegetali tendono al balsamico mentre la speziatura fatica a farsi sentire. In bocca è rotondo ed armonico ma rispecchia quanto sentito al naso, risultando poco generoso in ampiezza e lunghezza.

guadodegemoliarnioneBolgheri Superiore Guado de’ Gemoli 2013 – Chiappini: 80% cabernet sauvignon, merlot. Cambio di annata, molto buona ma non ottima. Oltre il frutto e il balsamico  – ben espressi anche se di media intensità –  si apprezzano le sfumature minerali e la fine speziatura dolce del legno. In bocca è armonico, dall’interessante complessità in accordo col naso, con una sapidità e una acidità che riescono a “governare” efficacemente una gradazione alcolica importante. Notevole la trama tannica così come la persistenza, che chiude su richiami di piccola frutta rossa caramellata.

Bolgheri Superiore 2012 – Campo alla Sughera: 40% cabernet e resto diviso tra cabernet franc, merlot e petit verdot. Annata molto buona in quel di Bolgheri. Il vino si presenta con toni molto “giovanili”, anche al naso ha sempre una certa esuberanza, specialmente delle speziature dolci da barrique (cioccolato, tabacco, ecc.), la freschezza balsamica riesce a mitigare una certa alcolicità. Al palato è potente, il frutto paga pegno ad un legno non amalgamato perfettamente. Anche l’alcol si fa sentire ma senza eccessi, interessanti la qualità del tannino e l’acidità che allunga la persistenza.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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