Chianti Classico 2016. Ci sono rose, e fioriranno. Parte prima

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ccc-tavolo-con-bottiglieFIRENZE – Rispetto delle proporzioni, freschezza, reattività. E un tannino da Sangiovese che sprizza orgogliosamente gioventù per delineare un temperamento “classico” più incline al dettaglio e alle sfumature di sapore che non alla presenza scenica o alla pienezza di forme. Queste, in estrema ed ingenerosa sintesi, le doti implicite ed esplicite ricavate dai primi incontri ravvicinati con i Chianti Classico 2016 avvenuti nel corso dell’attesissima Chianti Classico Collection fiorentina. E queste le doti che presumibilmente li differenzieranno dagli esponenti dell’annata precedente, la 2015, a detta di molti -critici e produttori- una “annatona”, dove però l’abbondanza e la generosità, oltre che consentire di mettere in cascina uve sane, ricche e mature, in certi casi potrebbero aver favorito ridondanza ed esteriorità, aspetti che d’istinto mi portano a simpatizzare di più con le mezze tinte e i chiaroscuro della 2016.

gallo-neroCertamente, se oggi esiste un territorio vinicolo che non corre il rischio di annoiarti questi è il Chianti Classico, il “Chianti Classico della contemporaneità”, eccezionale coacervo di sensibilità interpretative, suoli e situazioni microclimatiche diverse il quale, più che mai, sembra far convergere gli attori di questa storia verso obiettivi finalmente condivisi, come quelli della riconoscibilità e della individualità espressiva, al riparo da certe tentazioni modaiole  – sempre in agguato – che tanto male hanno fatto al prestigio e alla fisionomia di questi vini sui mercati del mondo; mercati del mondo che nel frattempo stanno progressivamente risvegliandosi, fornendo linfa nuova e nuovi entusiasmi ad una economia rurale che era andata raffreddandosi nel corso dell’ultimo decennio.

chianti-49Tornando ai vini e alla vendemmia 2016 dobbiamo mettere nel conto che parleremo in questo caso di Chianti Classico “d’annata”, teoricamente gli entry level di ogni proposta aziendale. Ancora di là da venire infatti le tipologie Riserva e Gran Selezione. Questo per sottintendere che probabilmente le cose migliori dimoreranno lì, e quindi ne vedremo delle belle, anche se per adesso sui Gran Selezione ho imparato a non far troppo affidamento, dato che in buona sostanza (ma non sempre, fortunatamente) sembrano ostaggio di visioni stilistiche figlie del “presenzialismo” e della ricerca dell’attributo per l’attributo.

Godiamoci quindi questi 2016 dialettici, divertenti e contrastati, da cui oggi andrò ad estrarre una cinquantina di referenze da un panorama fitto di 70 etichette degustate (che restano pur sempre una parte del tutto, con diversi papabili protagonisti assenti). Perché 50 referenze su 70? Perché in certi casi non avrei saputo proprio cosa dire, condizionate com’erano dalla provvisorietà degli assetti (molti i campioni da botte, nelle note indicati con l’acronimo cb), da un insufficiente coinvolgimento personale o da reiterati problemi di tappo.

bottlesPerò, da questa marea montante di attenzioni generalizzate verso il territorio e di encomi diffusi e meritati riguardanti il mio amato Chianti Classico, se proprio dovessi cogliere il pelo nell’uovo lo individuerei in un aspetto che sotto questi chiari di luna climatici tende ad accomunare buona parte della produzione in rosso nazionale: il calore, il contributo alcolico, la sensazione pseudo-calorica. Su questo fronte, a parer mio, si gioca la partita decisiva dell’equilibrio e della versatilità. Proprio lì sta lo spartiacque, garante e giudice, in grado di sancire la vera o presunta “vocazione gastronomica” di una determinata tipologia di vino. Perché la tentazione alcolica è nemica del dettaglio così come della godibilità, checchennedicano gli stili, e rappresenta una sentinella importante da tenere a bada e da attenzionare. Ovviamente, a cominciare dalla vigna.

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NOTE DI DEGUSTAZIONE – PARTE PRIMA

Per la SECONDA PARTE leggi qui

ANTICO BORGO DI SUGAME

antico-borgo-di-sugameE’ succoso, croccante, e il suo gusto affilato, dalle fresche punteggiature floreali, riconduce fedelmente all’appartato terroir di Sugame. Nonostante i limiti di espansione la tipicità non si discute, e poi non offre il fianco a sfrangiature alcoliche.

BADIA A COLTIBUONO (cb)

badia-a-c-logo-copiaAvete presente quando vi sembra di percepire tensione già ai profumi, quale auspicabile preludio alla freschezza e alla tonicità? Ecco, questo è il caso. Quintessenziale e profilatissimo, è il registro sapido-minerale, con la corolla floreale, ad affermarne l’eleganza, lo slancio e il potere seduttivo.

BANFI – FONTE ALLA SELVA

banfi-fonte-alla-selvaAmarena matura & generosità. Se la gioca così, sulla morbidezza tattile e su un frutto rigoglioso, senza ambìre a chissà quali traguardi di complessità ma rilasciando una piacevole sensazione di dolcezza e di pulizia.

BARONE RICASOLI – BROLIO

barone-ricasoli-logoIl colore sostenuto e i profumi compressi, dalle tentazioni confit, delineano un gusto fruttato di trama larga ed accomodante, dove la generosità del tratto soffre della mancanza di un grado di contrasto più incisivo.

BELVEDERE CAMPOLI – CONTE GUICCIARDINI (cb)

belvedere-campoli-etiDalle incertezze di un campione da botte riluce uno spiraglio di curiosità e di aspettativa. E questo grazie alla bocca, che fila via svelta e decisa nonostante i profumi ondivaghi e ancora confusi.

BIBBIANO

bibbiano-logoGià ai profumi ribadisce con dovizia di particolari l’imprinting classico chiantigiano: caldo, carnoso, seducente, delicatamente fumé. Al gusto prevalgono la dolcezza, la rotondità e l’avvolgenza, propiziate dal contributo alcolico. La trama si allarga un po’ ma la piacevolezza resta un capisaldo e una firma.

BORGO LA STELLA (cb)

borgo-la-stella-logoLa puntuale definizione aromatica fa lampeggiare un accurato “governo” tecnico. L’implacabile linearità gustativa, in piena coerenza, gli rende una allure fin troppo controllata. E se la bevibilità è un requisito certo, si può fare meglio sul piano della spontaneità e della disinvoltura.

BORGO SALCETINO – SALCETINO

borgo-salcetino-logoGarbato, dritto, fresco, affilato, la sobrietà non sconfina nella magrezza propiziando reattività e “movimento”. C’è territorio qui, e questa è una bella notizia.

BRANCAIA

brancaia-logoAnche in questo caso registri espressivi “morigerati e accorti” lasciano emergere un’interessante tessitura sapida, a tutto vantaggio del contrasto. E’ disinvolto, affusolato, quasi disadorno se pensiamo alla classica sua fisionomia di un tempo, e nel testimoniare di una beneaugurante rivisitazione stilistica in corso – almeno nella percezione mia-  si lascia ben bere.

BUONDONNO

buondonno-etiSe i profumi accolgono qualche velatura non puoi certo dire che sia un vino in debito di quadratura o di freschezza acida. Al palato è carnoso, puro nella sua espressività, solo leggermente caldo. Ma è una “pienezza dinamica” quella di cui si veste, ed è lei che ben ti predispone all’ascolto.

CARPINETA FONTALPINO – DOFANA (cb)

carpineta-fontalpino-logoRisente delle incertezze di un campione da botte, soprattutto ai profumi, ma l’anima e il senso della misura ispirano sincerità e attitudine al dettaglio, ciò che il tempo esalterà, andando ad assecondare un disegno concreto e meno estrattivo del solito.

CARPINETA FONTALPINO – MONTAPERTI (cb)

Profumi da illimpidirsi, carattere ombroso, tannini incisivi, scalpitante reattività: tutte doti che preludono all’attesa e a un certo ottimismo. Il futuro, infatti, potrà e saprà essergli amico.

CASTAGNOLI

castagnoli-logoGeneroso, caldo, morbido, simpatico e accogliente. Più avvolgente che profondo, più dolce che tannico, riesce a trasmettere vibrazioni ben riconducibili all’areale di produzione.

CASTELLARE DI CASTELLINA  –  CASTELLARE

castellare-logoColore intenso e profumi ancora parzialmente arroccati da cui trapela un fresco coté mentolato; al gusto è grasso, succoso, lì dove attualmente tende a prevalere la dolcezza. Ancora dicotomico, in attesa di “direzionarsi”.

CASTELLINUZZA E PIUCA (cb)

castell-e-piuca-logoIl ritmo e l’energia non sono ancora incanalati in un disegno accordato, e il nostro scalpita chiedendo tempo. Eppure schiettezza e succosità acida gli appartengono. Meno evidente, semmai, il potenziale di complessità.

CASTELLO DI AMA – AMA

cast-di-ama-logoEstremamente pulito e rifinito, tenero ed accomodante, la propensione al dialogo si rafforza grazie al contributo del merlot, presente nella “palette costituzionale”. E’ piacevole, largo, di buona compagnia, brilla per nitidezza e definizione ma sento la mancanza di un cambio di passo.

CASTELLO DI FONTERUTOLI – FONTERUTOLI (cb)

cast-di-fonterutoli-logoStraordinariamente armonioso già ai profumi (pur trattandosi di un cb), rivela profondità, garbo e sfumature concedendosi secondo un gusto “intonato” che non gli riconoscevamo da tempo. Si riappropria così della sobrietà, dell’indirizzo territoriale, della scorrevolezza. Va a vedere che dovremo salutare un nuovo corso stilistico in casa Mazzei!!

CASTELLO DI GABBIANO

cast-gabbiano-logoUn po’ svagato e alcolico sul finale di bocca, ove tende a perdere quota sul piano della continuità e dell’incisività; per il resto buon sentimento chiantigiano e fondamentali assicurati.

CASTELLO DI MELETO – MELETO

cast-di-meleto-logoEcco uno di quei Sangiovese sostanzialmente orientati su una fisionomia “moderna” ed estrattiva. Frutti neri, grafite e menta aprono ad uno sviluppo gustativo robusto ma poco incline all’articolazione e alle sfumature, quantomeno ora.

CASTELLO DI MONSANTO (cb)

cast-monsanto-logoDalla mancanza di una piena fusione fra le parti intuisci che hai a che fare con un campione non definitivo. Che rilascia freschezza però, e di cui ne apprezzerai di già la profilatura affusolata, senza ridondanza alcuna, doti sintomatiche di una fisionomia che saprà illimpidirsi nel verso della snellezza e dell’agilità. Il brillìo sapido, poi, è in grado di affermarne anzitempo le credenziali.

CASTELLO DI VOLPAIA – VOLPAIA (cb)

cast-di-volpaia-logoUno dei 2016 potenzialmente più completi di oggi, dove ritmo, ariosità, cambi di passo e salinità lasciano immaginare una trama convincente, dinamica, proporzionata, sancendo il nuovo corso di casa Volpaia, espresso nel nome di una qualità ormai diffusa su tutta la gamma e ispirato da una timbrica dichiaratamente territoriale.

CIGLIANO (cb)

cigliano-logoAriosità, garbo, tipicità. Non è più una sorpresa ritrovare il Chianti Classico della famiglia Montecchi fra i migliori esemplari della specie. Davvero un bel ritmo qui, checchennedica il pizzico di calore in esubero.

CINCIANO

cinciano-logoUna certa compattezza, una certa concentrazione; è fruttato, largo, “abbracciante”, esplicito: più di impatto che di profondità.

DIEVOLE

dievole-logoL’acidità viperina e la lieve scabrezza ne ritardano l’amalgama facendosi altresì garanti di un’idea di futuro. Al gusto rilascia sensazioni agrumate quasi da vino bianco; è teso, longilineo, essenziale, ed esprime brillantemente il nuovo corso stilistico di stanza a Dievole.

FAMIGLIA CECCHI – VILLA CERNA PRIMOCOLLE (cb)

villa-cerna-logoBella suggestione floreale per un vino flessuoso, misurato, dalle fondamenta eleganti, leggermente caldo per l’alcol ma dal disegno apprezzabile. E se non si distingue per superiore complessità segna un passo importante quanto a focalizzazione stilistica.

FATTORIA CASTELLO DI STARDA – MALASPINA (cb)

cast-di-starda-logoCertamente un Chianti proveniente dalla zona di Starda te lo aspetteresti così: fresco, stilizzato, dai risvolti un po’ vegetali. E siccome Malaspina è tutto questo non puoi dire che non brilli per coerenza rispetto a ciò che il territorio, in una annata del genere, lascerebbe presupporre. Di certo resta un vino un po’ ossuto dove la snellezza, se non altro, concorre alla simpatia.

Assaggi effettuati nel mese di febbraio 2018

 

 

FERNANDO PARDINI

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