Valle Isarco focus. Profondo bianco. Il più piccolo, il più grande: Spitalerhof e Cantina Valle Isarco

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esterniIn posizione contrapposta lungo la medesima strada, alle porte di Chiusa, due realtà apparentemente “alle antilopi” sembrano fronteggiarsi, amichevolmente fronteggiarsi: da un lato l’albergo Spitalerhof della famiglia Oberpertinger, gloriosa stazione di posta e di ristoro sulla via del Brennero, dall’altro la struttura moderna e razionale della Cantina Valle Isarco, per tutti la “sociale di Chiusa”.

Da una parte dimensioni produttive lillipuziane – un ettaro e mezzo di vigna disposto sui ripidi pendii terrazzati che guardano a oriente, “alimentati” a dioriti e micascisti (glimmer)-, dall’altra la voce cooperativa della Valle per antonomasia, cantina-valle-isarcoche può contare oggi su centotrenta piccoli conferitori per altrettanti ettari vitati disseminati in ogni enclave isarcense che conta, ad esclusione della conca di Bressanone. Un bel volano produttivo, quindi, ma neanche troppo mastodontico se confrontato con le macchine da guerra (da vino) che hanno sede e vigneti in Oltradige e Bassa Atesina.

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SPITALERHOF, LA CURIOSITA’ AL POTERE

moberpertingerAlbergatore, cuciniere, viticoltore, enologo, grappaiolo…. la poliedrica attività del quarantenne Michael Oberpertinger, per gli amici Muga, potrebbe essere legittimamente incasellata nell’ambito della multidisciplinarità. La tensione sperimentale, con l’approccio passionale che ne va ad alimentare i gesti, gli conferisce un amabile ardore che riesce a trasmettere in tutto ciò che fa, ad esempio nella produzione enoica, l’ultimo approdo in ordine di tempo, lì dove il lavorìo attuale sembra concentrarsi sulla individuazione dei vitigni più adatti per il suo speciale terroir. Ecco così spiegate le microvinificazioni, le parcellizzazioni, l’uso di cloni differenti per uno stesso vitigno, i diversi tri di raccolta. Ed ecco spiegate anche le prime esclusioni, come nel caso del müller thurgau, ritenuto inadatto alle moderate altitudini e al microclima di quei luoghi.

Dopo le prime vendemmie un’evidenza si staglia all’orizzonte: i vini di Spitalerhof non contemplano ovvietà e sono accomunati da un tocco leggero in fase di vinificazione, ciò che consente loro di esprimersi con spontaneità e allo stesso tempo di filtrare la voce del terroir senza i compromessi tipici di un’enologia troppo interventista. Di contro, ancora del lavoro da fare sulla messa a punto aromatica, non sempre ineccepibile, non sempre rifinita.

20171008_223527E se a quelle dimensioni d’impresa la cura del particolare può e potrà raggiungere il livello di dettaglio desiderato, è pur vero che alla luce dei primi imbottigliamenti possiamo individuare di già un sicuro protagonista aziendale: il Grüner Veltliner, la cui avvincente dinamica va ad esaltarne distinzione e singolarità, con il Sylvaner (soprattutto l’Alte Reben) che potrà legittimamente aspirare ad un bel livello di purezza espressiva e con il Gewürztraminer che saprà distinguersi dal main stream grazie al disegno elegante e stilizzato.

Insomma, eccoci alle prese con un’enologia di precisione calata in un ambito garagiste, dove a trarne vantaggio sono sicuramente i vini, i quali, affrancati dai più risaputi cliché, sembrano filar dritti per la loro strada, una strada che annuncia e pretende carattere e individualità.

I VINI DI UN GIORNO

Grüner Veltliner 2016

20180418_141519E’ vino di incisiva freschezza ed evidente gioventù, suggellata da una acidità succulenta e da una trama longilinea scandita da note balsamiche di menta, clorofilla, erbe aromatiche e mela verde. Buona la filigrana tattile, dichiarata la speditezza, leggibile la scia salina, solo latente la veracità. E se la lunghezza non è stratosferica, ne apprezzerai il sentimento di fondo, che è quello giusto.

Grüner Veltliner 2015

Rispetto al 2016 il quadro qui è più “combattuto” e dialettico. Meno pressato dal pungolo acido, alquanto contratto nello spettro dei profumi, offre un chiaroscuro di sapori ancora alla ricerca della migliore messa a fuoco, probabile lascito di un’annata calda.

Grüner Veltliner 2014

Bel dettaglio aromatico, intenso e mentolato. Sono erbe, clorofilla, profumi d’altura. Succoso, dritto, articolato, sconta una bella densità di materia incanalata in un gusto fresco e ritmato.

Grüner Veltliner Muga Selection 2016 (uve vendemmiate a dicembre)

Elegante, modulato, apparentemente silente ma in realtà dotato di un’avvincente progressione gustativa, si avvale di una acidità portante che rende continua la beva, esaltandone il carattere silvestre e linfatico. Nessuna percezione di dolcezza qui, nonostante la vendemmia super tardiva. Sì, è il grüner veltliner il vitigno di Muga!

Sylvaner Sepps’ Alte Reben 2016

Intenso e mentolato, il rilievo minerale gli regala sottotraccia, l’acidità fruttata e i rimandi agrumati freschezza. La purezza espressiva viene illuminata dalla giuste proporzioni, anche se il nostro non possiede lo sprint e la “droiture” dei Veltliner pari annata.

Sylvaner 2016

Vegetal-mentolato, con reminiscenze floreali di camomilla, di lui mi “garba” la spontaneità, anche se manca del cambio di passo atteso. Una dinamica rilassata tende a renderne fin troppo accomodante l’eloquio, e a celare nel non detto alcuni dettagli preziosi.

Gewürztraminer 2016

I profumi devono ancora illimpidirsi, e lui chiede bottiglia, ma è una bella densità di materia -senza che contempli ridondanze- a scortare uno sviluppo gustativo arioso ed elegante. Si lascia ben bere, e per un Gewürz hai detto tutto.

Gewürztraminer 2015

Bella flessuosità aromatica, espressa da una timbrica delicatamente floreale. Tatto setoso e trama interiorizzata, chiara evidenza di come questo vitigno si sia adattato al territorio e all’annata calda. Stilizzato direi, e per questo più aereo e meno materico rispetto ai Gewürz “meridionali” provenienti dalla zona classica.

Fotogallery

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CANTINA VALLE ISARCO, LA RINASCITA DEL GIGANTE

sabionaAlla luce dell’esperienza e dopo tutti quei vini una cosa è certa: il livello qualitativo offerto dalla gamma della Cantina Valle Isarco non soffre di timori reverenziali nei confronti della concorrenza, perché nel giro di poche stagioni, le ultime, la proposta è andata decisamente incanalandosi negli alvei della distinzione facendo proprie le ragioni del territorio attraverso una serie di vini dal disegno sempre più accurato e convincente. Come a dire maggiore carattere ed incisività, non solo (non più) tecnica e precisione esecutiva.

Se infatti ai vini della “sociale” raramente potevi muovergli appunti sul piano formale, qualche problemino semmai poteva nascere nell’individuarvi un reale carattere, dal momento in cui, nella linea “alta”, quella aspirazione sembrava frenata da una manifattura tecnica tentata dal miraggio estrattivo e dalle derive dolci e “tondeggianti” apportate dagli zuccheri residui.

Ebbene, scordatevi il passato perché qui i progressi sono tangibili. E tali progressi non sono imputabili soltanto alle infrastrutture di cui ci si è dotati in azienda per assicurare la migliore tecnologia possibile, ma vanno ricercati a partire da una diversa interpretazione del vigneto, e di conseguenza stilistica nei vini, ciò che oggi ben si evidenzia nelle selezioni Aristos e Sabiona, con la prima a racchiudere le migliori espressioni mono-vitigno della Valle secondo un connubio sempre più ispirato con il terroir d’origine (tirature limitate, uve provenienti da uno o due masi al più), e con la seconda ad esaltare le doti intrinseche di un appezzamento particolare quale quello di Sabiona, ai piedi dell’affascinante omonima abbazia che dall’alto di un ripidissimo cocuzzolo domina la vallata all’altezza di Chiusa.

imgAllo stesso tempo però è bene non dimenticarsi proprio del tutto del passato, perché negli anni in cui la gente scappava dalle campagne l’unico capisaldo produttivo dell’intera Valle era rappresentato, oltre che dall’Abbazia di Novacella, dalla “sociale” di Chiusa. Grazie alla sua presenza non si è spenta la voce e la vocazione enoica di questi luoghi, e grazie al suo operato tanti piccoli contadini hanno potuto alimentare l’economia dei masi. E tutto questo ben prima del rilancio e del riconoscimento a livello internazionale del territorio, ben prima cioé dell’affrancamento e della conseguente nascita di quel prezioso tessuto connettivo costituito oggi dai vignaioli indipendenti, fenomeno che ha iniziato a prender piede negli anni Novanta del secolo scorso per spingere le potenzialità di questi vini di montagna verso le vette attese.

20171011_105248Ma se nel mondo del vino le persone contano, e contano eccome, tanto quanto il territorio, dobbiamo convenire che l’impulso trasmesso alla filiera produttiva ha subìto una decisa sterzata fin dall’arrivo del nuovo, giovanissimo direttore, il poco più che trentenne Armin Gratl. Il quale, affidandosi ad uno staff tecnico ad alto tasso di esperienza guidato oggi come ieri dal mastro cantiniere ed enologo Thomas Dorfmann, ha riqualificato gli investimenti e reimpostato le linee operative da destinarsi alla gestione agronomica e a quella economica dei soci conferitori.

Ispirato dal successo crescente che i vini del territorio stavano riscuotendo a livello commerciale, ha sapientemente sfruttato il momento propizio sposando una mission resasi ormai ineludibile, con alla base un limpido assunto: siamo la cantina numericamente più importante della Valle? Dobbiamo quindi poter fungere da esempio per l’intero distretto? Bene, ne dovrà discendere una qualità inattacccabile e a tutto tondo, con l’ardìre del privilegio. Facile no? Almeno a dirsi.

Ecco quindi l’approdo ad una maggiore selezione nel vigneto, ed ecco l’adozione di tecniche enologiche tese ad impattare di meno sull’espressività di un vitigno inserito in un determinato contesto microclimatico e ambientale. Ne sono discesi vini più compiuti, più “dritti”, più puri e meno “dosati”, a tutto vantaggio della dinamica e delle sfumature di sapore. Proprio quello che ci vuole per il futuro che viene.

I VINI DI UN GIORNO

20171011_110258Valle Isarco Müller Thurgau Aristos 2016 (vigneti in Tiso, 900 mt slm)

Davvero puntuale e ben scandito, può contare su un intrigante tappeto aromatico tipico dei Müller più ispirati sul fronte dell’ariosità, riflessa qui in uno sviluppo affusolato ed elegante. Insomma, si beve di gusto!

Alto Adige Pinot Bianco Aristos 2016 (vigne al Renon)

Scioltezza, sapidità e senso dell’equilibrio riempiono di sottintesi un vino smilzo ma reattivo, dove alla mancanza di “ciccia” sopperisce una sana piacevolezza.

Valle Isarco Sylvaner Aristos 2016 (vigne in Velturno e Vilandro, 650 m slm, 50% della massa affinata in botte grande)

Profumi sottili, elegantemente balsamici e fruttati, aprono ad un gusto di sobria compostezza dagli appigli sapidi, solo leggermente sfrangiato dal contributo alcolico. Un po’ di bottiglia gli farà bene.

Valle Isarco Pinot Grigio Aristos 2016 (vigna in Vilandro, 650 mt slm)

Rigoroso, espressivo, succoso, il timbro fruttato e balsamico richiama il vitigno, la chiusura asciutta e pragmatica la necessità di una provvidenziale distensione, o di un affinamento ulteriore.

Valle Isarco Grüner Veltliner Aristos 2016 (vigna in Vilandro, 50% affinamento in botte)

Un bel coté speziato annuncia un vino spigliato e personale, la cui cremosità tattile trae vantaggio dal pungolo acido, in grado di bilanciare il tenore zuccherino e di preservare alla trama dinamica e spigliatezza.

Alto Adige Sauvignon Aristos 2016 (vigne al Renon, 700 mt slm)

Sorprendente per presenza scenica ed incisività, pur non rinunciando all’indole estrattiva potenza e pienezza non vanno a discapito dell’articolazione. Nel frattempo sentori di sambuco, menta e finocchietto selvatico fanno da scorta ad un gusto coerentemente intenso, la cui saldezza strutturale depone a favor di futuro.

Valle Isarco Kerner Aristos 2016 (vigne a Tiso, 900 mt slm)

Le vigne d’altura hanno giovato a questo Kerner, quanto mai sfaccettato nella sua fresca aromaticità, prodiga di rimandi fruttati e floreali, dove il contributo alcolico va a stemperarsi e a fondersi in un disegno bilanciato, con le note di idrocarburi in evidenza. Personale, interessante, mai banale.

Valle Isarco Riesling Aristos 2015 (vigne a Velturno, 550 mt slm)

Di austera e signorile compostezza, l’eloquio parzialmente trattenuto risente del dolce contributo del rovere ma trova sul finale gli auspicati sottotraccia, che ci raccontano di una trama affusolata e dell’essenza sua floreale.

Valle Isarco Gewürztraminer Aristos 2016 (vigne a Campodazzo e Velturno)

I profumi sono ben delineati, l’impianto aromatico fine, il tratto succoso e dinamico, senza ammiccamenti o sdolcinate dolcezze, anzi sobriamente austero e gradevolmente amaricante, da apprezzarsi ed interpretarsi soprattutto in chiave “gastronomica”.

20171011_110400Valle Isarco Sylvaner Sabiona 2014 (vigneti presso abbazia-convento di Sabiona, Chiusa)

Un vino a due registri: decisamente più spontaneo al gusto, che si fa vanto di una silhouette elegante e di una chiusura nitida, pulita e gradevole; più esplicito al naso, dove le note di frutta esotica e “duro di menta” indirizzano le traiettorie aromatiche su una intensità quasi impattante.

Valle Isarco Kerner Sabiona 2013 (vigneti presso abbazia-convento di Sabiona, Chiusa)

Linfatico e idrocarburico (in tal senso più Riesling che Kerner), è un bianco stilizzato, longilineo, tutto in sottrazione, lì dove sottintesi e agilità hanno gioco facile. E’ vino di rarefazioni, non di fisicità.

 

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FERNANDO PARDINI

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