

Le prime suggestioni ricavabili dai Rosso di Montalcino usciti sui mercati quest’anno e figli di una annata tanto attesa come la 2016, lasciano ben sperare circa l’effettiva qualità di quella vendemmia. Una cinquantina i campioni presi a riferimento, ivi compresi alcuni “ritardatari” importanti dell’annata 2015, da cui far discendere un quadro d’insieme sicuramente stimolante, che pone a fondamento una accresciuta messa a fuoco stilistico-interpretativa (specialmente se raffrontata a quanto succedeva fino a solo una decina di anni fa), una rassicurante tonicità ma anche qualche piccola criticità, dal momento in cui non è affatto scontato individuare grandi vini e grandi conseguimenti (che ci sono ma sono pochi) all’interno della tipologia, pure al cospetto di una vendemmia reputata all’altezza.
Da una parte della bilancia giocano a favore una maggiore consapevolezza tecnica e un “governo” più accurato delle varie fasi produttive, certezze ormai generalmente acquisite all’interno della nutrita compagine ilcinese, che assieme ad un vigneto che cresce diventando più maturo rappresentano una garanzia di continuità e performance. Aggiungiamoci il fatto che la linea stilistica, in molti casi, appare ben consolidata, e viene facile immaginare che da tutta questa infilata di fattori possano scaturirne vini significativi, rispettosi dell’annata e della varietà.
Dall’altra parte c’è però la chimera dell’esclusività alimentata dal nome Brunello, e l’ineludibile circostanza che il Rosso di Montalcino resterà sempre e comunque il secondo vino nelle gerarchie aziendali. Il ruolo primario affidato al Brunello, infatti, non si lega soltanto alla presumibile superiorità stabilita dall’eloquenza di un raccolto effettuato in suo nome, ma anche ai numeri produttivi. I quali, in maniera piuttosto anomala rispetto a quanto saremmo portati a pensare, sanciscono la netta preminenza della tipologia Brunello sull’altra.
Le attenzioni del mondo, d’altronde, vanno sempre più concentrandosi su quel vino, che gli anglofili -mannaggia a loro- sono arrivati ad omaggiare con il nome di brand. L’inesorabile “asfissia” dei mercati classici del lusso come Borgogna e Bordeaux, resi ormai inaccessibili dai prezzi, va inevitabilmente spostando l’attenzione dei cultori, dei collezionisti, degli operatori e degli appassionati più esigenti su tipologie altre, fra le quali il Brunello assume ed assumerà un ruolo importante (e il continuo aumento dei prezzi cui assistiamo anno via anno ne è una sicura testimonianza).
Ecco forse spiegata la difficoltà nel rintracciare, fra i Rosso di Montalcino, bottiglie realmente grandi. Perché in una annata a 5 stelle come la 2016 è presumibile che in maniera ancor più marcata del solito si sia voluto affidare il maggior peso produttivo alla tipologia più blasonata e remunerativa.
Ma se intendiamo godere della compagnia di vini ad alta dignità territoriale, perlopiù associati a prezzi interessanti o umani, fra i Rosso di Montalcino c’è di che divertirsi.
Nel resoconto che segue, e che procede per ordine di apparizione, ho inserito quei vini la cui lettura mi è sembrata chiara (o quasi), eliminando dal contesto tutti quelli dall’assetto confuso o compromesso, nella stragrande maggioranza dei casi in ragione di tappi malefici ( fra cui annoveriamo Siro Pacenti, Salvioni, Talenti, Poggio Antico…), ma non solo.
Ah, ovviamente senza dimenticarci di quelle etichette che sono solite entrare in commercio con un anno di ritardo rispetto al main stream, in questo caso targate 2015. A ragion veduta, verrebbe da chiosare bicchieri alla mano.
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AGOSTINA PIERI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Buona idea di freschezza qui, e dolcezza di frutto, e disegno accurato, con la “voce” tannica leggermente arrochita dal rovere. Quasi un Chianti Classico per piacevolezza e misura. Si lascia ben bere.
UCCELLIERA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Evocativo il quadro dei profumi, che rimanda con disinvoltura alla saggina, al sottobosco e a certe levità floreali. Succoso, stilizzato, di tensione viva e slancio sincero, grazie all’ariosità della trama riesce a fondere sapore ed eleganza in modo armonioso, regalando un invidiabile senso di integrità e futuro. Ai vertici.
COL D’ORCIA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Sensazioni di caramella al lampone tratteggiano un quadro aromatico ordinato, anche se non propriamente spontaneo e disinvolto. Al gusto, pienezza e gioventù gli consentono di guadagnare punti in termini di sapore ed incisività.
TENUTA DI SESTA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Accenti ferrosi e salmastri aprono la strada ad una evidente traccia “amarenosa”, che si prende la scena. Di generosa dote fruttata, la sicura piacevolezza non sposa la complessità, di fatto solo discreta.
CAPANNA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Caratteriale, a tratti scontroso, la mancanza di una piena scioltezza lascia comunque emergere una fisionomia classica negli accenti, seriosa e senza fronzoli. Soprattutto, una scia sapida corroborante.
FULIGNI – ROSSO DI MONTALCINO GINESTRETO 2016
Amarena e ricordi terrosi preludono ad un profilo longilineo, affilato, finanche un po’ rugoso. Di asciutta essenzialità, a suo modo diretto e stilizzato, non si fa mancare il ritmo.
CAPARZO – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Avvolgenza, morbidezza e flessuosità gli rendono l’incedere fin troppo accomodante. La melodiosa dolcezza di frutto tenta la strada del coinvolgimento emotivo. Manca però il cambio di passo, anche se la piacevolezza è assicurata.
VENTOLAIO – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Bella purezza varietale, fra spinte fruttate più mature e freschezza d’altura. Spiccata l’attitudine alle sfumature, peccato soltanto per la dolcezza in esubero, perché il garbo abita qui.
SOLARIA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Mi piace la schiettezza, e quel tocco floreale quasi “alla Lamole”. E’ saldo, succoso, di una pienezza buona, e poi la propensione estrattiva non ne imbriglia l’articolazione. Si distingue.
CORTE DEI VENTI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Di sfumature, di tenerezza, di sottotraccia: istintivamente accattivante, eccede forse in dolcezza ma conserva charme, purezza e sensualità. Cantina e vini in sensibile crescita.
ALTESINO – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Buona profondità aromatica, e poi ampiezza, e signorilità. Puro, teso, sapido, diffusivo, in lui riscopro una naturalezza nuova. E un gradito ritorno ai vertici.
TENUTA SAN GIORGIO – ROSSO DI MONTALCINO CIAMPOLETO 2016
Gioca su equilibri fin troppo sottili, come un calice di cristallo. La delicatezza, i dettagli e la “premura” estrattiva sono come erosi da un rovere impiccione, a rendergli un coté dolciastro e uno sviluppo non troppo dinamico.
FATTOI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Non si nasconde una certa esuberanza pseudo-calorica, ciò che tende ad allargare la trama, eppure sa mantenere barra dritta su definizione, fragranza e vivacità. Per questo se ne esce fuori in modo muy interessante.
LISINI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Dietro un rubino vivo e accentuato screziature “roverizzate” e un certo calor’alcolico non giocano a favore della proverbiale finezza. Ricco, di spessore, più robusto che articolato, poco concede oggi alle sfumature di sapore.
VAL DI SUGA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
In ritardo di focalizzazione, possiede succo e spinta acida ma è ancora imbrigliato, non si scioglie, non si evidenzia, non si schiarisce la voce. Nonostante ciò ispira fiducia.
PIETROSO – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Ordine, definizione e senso delle proporzioni stanno a conforto di un sorso gustoso, un po’ “stretto” semmai, non proprio diffusivo, ma centrato.
CANALICCHIO DI SOPRA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Bella energia vitale per un vino succoso, intenso, determinato, la cui maschia sensualità incontra per strada un tannino ancora ruggente, che chiede tempo e pazienza. Vino di prospettiva, stazza importante.
LA FORTUNA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Senti che pulsa, senti che di doti ne avrebbe, oggi solo confuse da un assetto aromatico poco coeso e da un disegno gustativo ancora da illimpidirsi. Estri e firma impongono attesa e fiducia.
MASTROJANNI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Grazie ad una flessuosità e ad una finezza di passo quasi inusuali, ecco un componimento accordato in cui il frutto maturo va ad integrarsi amorevolmente in una struttura salda e coesa, con il bonus dell’equilibrio. Più che bene!
PIAN DELLE VIGNE – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Vivace, fresco d’acidità ma anche un po’ crudo nella componente fruttata, non approda ad una beva di personalità ma la sua sbarazzina schiettezza ti porta a pensare persino a una Schiava! Semplice ma gustoso.
BARICCI – ROSSO DI MONTALCINO 2018
Complessità e dettaglio, erbe aromatiche e anice: davvero particolare ed affascinante il quadro dei profumi. In bocca è succoso, scattante, accordato in ogni passaggio gustativo, quasi inarrestabile nel lungo finale. Fra i migliori veriddio.
LE CHIUSE – ROSSO DI MONTALCINO 2016
La tenerezza, i toni sfumati e il corpo snello non gli rendono in prestanza ed incisività, ma i chiaroscurso di cui si alimenta la sua trama ricamata, punteggiata da dettagli sottili, ti faranno dimenticare in fretta i limiti di profondità.
TENUTA LE POTAZZINE – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Integrità, frutto, consistenza. Quelli sì. Oggi è solo aromaticamente contratto, e la “voce” tannica chiede ancora tempo per una più efficace distensione. Non resta che attendere, ché sa il fatto suo.
LA FIORITA – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Caldo e terroso, un pizzico di veracità va ad innestarsi su una trama succosa, a cui il ritmo non fa difetto. In crescita di focalizzazione stilistica.
SESTI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
Ariosità, leggerezza, pregnante melodia e brillante dinamismo. Ti fa stare bene il nuovo Rosso di Giuseppe ed Elisa Sesti, stagliandosi nel novero dei migliori. Senza se e senza ma.
TIEZZI – ROSSO DI MONTALCINO POGGIO CERRINO 2016
Profumi un po’ spinti sulla maturità del frutto tratteggiano un profilo tanto ruspante quanto gioviale nella sua ruspantezza. Un brivido di freschezza ne ravviva la trama, la quale, pur non concedendosi molte sfumature, sposa e propone una pienezza “di senso”, non fine a sè stessa.
RIDOLFI – ROSSO DI MONTALCINO 2016
In linea con gli ultimi orientamenti stilistici della casa, ecco un Rosso aggraziato, succoso e slanciato, che fa della freschezza e della naturalezza espressiva la sua forza. Tratteggiato in bello stile, senza recrudescenze tanniche, è un vino cesellato, quasi sussurrato, che non molla la presa infiltrandosi con garbo.
2015
PODERE SALICUTTI – ROSSO DI MONTALCINO 2015
Suadente, quasi soffuso, di trama elegante e passo felpato, reagisce bene all’aria, mostrando un temperamento alcolico bilanciato ed una ariosità che può farlo ambìre di diritto alla piena personalità. Distintivo, anche in rapporto all’annata che vuole rappresentare.
IL MARRONETO – ROSSO DI MONTALCINO IGNACCIO 2015
Ha fatto tanto discutere gli astanti di un giorno, dividendoli fra detrattori e sostenitori. A mio parere la leggera volatile va ad esaltarne purezza e leggiadria, rese evidenti da un sorso spontaneo, sciolto, senza percezione di gradino tannico. Non lunghissimo, mi direte, ma quanto a singolarità non è secondo a nessuno.
POGGIO DI SOTTO – ROSSO DI MONTALCINO 2015
Impressionante delicatezza e savoir-faire per un sapore infiltrante, pervasivo, finissimo. Accattivante e puro, dotato di un raro senso dell’equilibrio, è difficile fare a meno di lui. Alcuni Borgogna possono arrivare ad avvicinarne le movenze, ma ce ne vuole.
LE RAGNAIE – ROSSO DI MONTALCINO 2015
Toni affumicati, tenerezza fruttata, propensione naturale verso le sfumature. Certo l’incedere “slargheggia” un po’ e il temperamento alcolico batte un colpo, ma bella la fusione tannica e bello lo stile.
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Degustazione effettuata nel mese di luglio 2018. Si ringraziano per la compagnia e il rifornimento enoico Ernesto Gentili, Daniele Bartolozzi e Claudio Corrieri.