Incontri al mercato dei vini FIVI di Piacenza: Marco Ludovico, Primitivo ma non solo

0
13329

«Pronto Fernando, sei già dentro? Qua c’è una marea di gente…»
«Non hai ricevuto il mio messaggio? Ho avuto un contrattempo, non riesco a venire a Piacenza»
«Noo…»
«Mi raccomando datti da fare. Hai già un piano? Romagna? Bello. Valtellina? Ottimo. Prova X, Y, Z, W, WW2… (segue mio silenzio affannoso in cerca di una penna per annotare tutti i nomi e cognomi e aneddoti volanti…). Ma già che ci sei fai una deviazione da un produttore pugliese, Marco Ludovico, stand H4, l’ho conosciuto via Facebook, fammi sapere se ti piacciono i suoi vini»

marco-ludovicoÈ andata più o meno così la telefonata con Fernando Pardini all’ingresso del Mercato FIVI di Piacenza, la mattina del 24 novembre. Entro, mi guardo attorno, annuso l’aria, le vibrazioni prima dell’inizio, la gente del vino. Poi via, mi tuffo negli assaggi e negli incontri, stringo mani, conosco, riconosco, rincontro amici, degusto, annoto.

Tra innumerevoli assaggi di Valtellina, saltando da un padiglione all’altro, ci capito proprio davanti, ne leggo il nome, mi fermo. Marco Ludovico. Mottola, Taranto, Puglia.
Varrà la pena? – mi domando. E se fa quei Primitivo muscolari e tutti liquirizia che non mi piacciono?
Dai, provo. La spinta decisiva me la dà il vedere una bottiglia col tappo a corona, un bianco frizzante col fondo! Lì per lì mi fa simpatia, anche se di solito quei vini, i “vini glu glu”, non mi scaldano l’anima se non per un attimo fugace.

Marco è giovanissimo, laureato in enologia, cresciuto nell’azienda di famiglia, Masseria Ludovico. Dopo varie esperienze fuori ha inteso prendere la sua strada, fondando una propria piccola azienda dove poter sperimentare e abbandonare ogni compromesso per seguire la sua idea peculiare di vino.
Ecco gli assaggi.

matinMatìn 2017
Bianco frizzante col fondo da vitigno storico chiamato fiano minutolo.
Vinificato coi raspi, dopo la fermentazione resta sui lieviti 6 mesi, poi viene imbottigliato e a partire da maggio rifermenta in bottiglia. Intrigante il naso, con sensazioni che richiamano la cera d’api. Secchissimo l’impatto in bocca, una rasoiata tosta, amplificata dalla trama tannica dovuta al tipo di vinificazione. Intravvedo cose interessanti ma cercavo altro.
Il Verdea 2017 passa sul mio taccuino senza lasciare una impressione forte. Poi compaiono i punti esclamativi. Tanti.

amforeasAmforéas 2017
Trebbiano toscano macerativo, dalla vendemmia il vino resta fino al gennaio successivo sulle bucce, in anfora. Al colore è un orange wine ma di intensità non eccessivamente spinta. Il naso è letteralmente impressionante per l’esplosione gioiosa: pepe bianco a manciate, poi cera, tantissima frutta fresca (susina, pesca), erbe aromatiche. In bocca tornano le note affilate delle erbe, con tanta lunghezza; forse meno monumentale che al naso, ma santo cielo è un vino che ha una forza espressiva talmente “sua” e talmente evidente! Finalmente una ventata di libertà.

Occhio di sole 2017 Masseria Ludovico (13,5%)
Da uve malvasia bianca macerate per due settimane in acciaio. Appartiene alla linea della Masseria Ludovico ma vi si riconosce la mano di Marco. Non “spara” l’arancio al colore, come ci si potrebbe aspettare. Eppure appena lo avvicini al naso, se chiudi gli occhi e ti dimentichi di tutto il resto, la prima cosa che ti viene in mente è il Carso, sono i vini delle doline triestine, ma siamo all’opposto geografico… Sì, fa accendere i ricordi sulle malvasie di Prepotto, la terra rossa e le rocce calcaree dell’altopiano.

Ma certo che un nesso c’è: a parte il vitigno, c’è il terreno delle Gravine di Puglia, dove le affinità geologiche con l’altopiano carsico sono tante: rocce calcaree, terre rosse, carsismo… Che sorpresa questo vino: è fresco, aromatico, carico di profumi…. in bocca invece si riavvicina alla sua latitudine, perché rispetto alle malvasie nordiche presenta una morbidezza più accentuata e un tatto più vellutato, senza però scivolare nella mollezza. Sorprendente, una cavalcata di 1000 chilometri tra Trieste e Taranto in un bicchiere solo!

primitivoPrimitivo 2017
Lo dico: temevo il Primitivo. Dopo due bianchi da capelli dritti, prefiguravo un atterraggio traumatico. E invece la terra delle Gravine ci ha messo del suo anche qui, eccome: è rubino non eccessivamente scuro, ha un naso di frutta rossa con la nota varietale del vitigno mai smaccata e in più la resina di pino a dare finezza. È la beva che fa colpo, con un corpo snello, da maratoneta, sinuoso, verticale, fresco. Anche qui: carsico del sud, il cugino tarantino del Terrano triestino!

«Pronto, Fernando?»
«Allora, com’è andata?»
«Cazzarola, direi bene và, la dritta era giusta!»

Vini dotati di una forte personalità questi qua, dove la voglia di sperimentare non forza la mano al terroir e ai vitigni. Che dire, l’incontro con Marco Ludovico è stato interessante, e merita senza dubbio un nuovo e più meditato assaggio. Ah, se le Gravine di Puglia e Taranto non fossero così lontani!

___§___

Marco Ludovico
Strada Statale 100, km. 56,
San Basilio – Mottola (Ta)
Telefono: 333 21 64 978
www.marcoludovico.com

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here