Effetto Starbucks: il guanto di sfida è gettato

0
12082

starbucks-italia_1L‘espresso (molto buono) costa 1 e 80, il croissaint 2 euro e 20, anche questo molto buono e prodotto da Princi, la famosa catena di forni che è socia nell’operazione Starbucks. Parliamo del primo sbarco in Italia della celebre catena di caffetterie americana. Apre, non a caso a Milano, l’unica nostra città che si può dire abbia assunto una reale dimensione internazionale. Ma non sappiamo se il fondatore della casa e il socio italiano pensavano di avere tanto successo, soprattutto a questi prezzi.

In un sabato pre-natalizio abbiamo provato ad entrare, ma c’era coda. Normale nei giorni di shopping, ma ci dicono che è sempre così. Riproviamo domenica mattina intorno alle 10: c’è pieno ma non c’è fila. Ti spiegano subito come funziona: guardi, ordini, paghi e poi ritiri la merce. Personale giovane ed efficiente come in nessun bar o caffetteria milanese. Da Marchesi 1824 (la pasticceria rilevata dal gruppo Prada) c’è confusione e lunghe file alla cassa (una sola cassa). Idem da Iginio Massari, solo per parlare delle ultime aperture da parte di grandi nomi.

starbucks_2Da Starbucks colpisce un po’ l’aria da Gotham city, con al centro del grande salone la torrefazione (roastery, come dicono gli americani). Un modo per ricordare che siamo in Italia, il paese del caffè, anche se non coltiva la pianta per ovvi motivi climatici e geografici. Per consumare vi sono tavolini alti e sgabelli, magari meno di quanti servirebbero nell’ora di punta, ma tant’è.

Dicevamo dell’espresso: perfetto per colore, aroma, gusto. Lo stesso per i lieviti, sicuramente migliori, e di molto, rispetto alla classica pasticceria che in passato sfornava Princi. Insomma, l’impressione è che sia stato fatto uno sforzo enorme per avere successo in Italia.

starbucks_3E’ noto che il patron di Starbucks – catena nata negli anni Ottanta a Seattle, la città Usa che detiene il record di consumo di caffeina – ha atteso almeno 20 anni prima di sbarcare nella patria che lo aveva ispirato. Poi c’è stato il successo planetario, legato anche a sbobbe come il mitico “frappuccino”. Qui in Via Cordusio non è solo un problema di packaging: la qualità è veramente un’altra cosa, anche rispetto alla media milanese, un contesto competitivo dove ogni giorno apre qualcosa.

voceE a proposito di aperture, due le novità: una è Voce, aperta in piazza della Scala dalla famiglia Moroni (per intenderci, i fondatori del mitico Aimo e Nadia), coppia di Collodi che ha raggiunto le due stelle Michelin nel loro ristorante di semiperiferia. Dopo avere aperto un Bistrot ecco quindi Voce: caffetteria, pasticceria, ristorante gourmet e libreria. Peccato che la qualità delle paste, delle torte e dei lieviti sia nella norma. Idem per Marchesi 1824 , che ha assunto ad inizio anno un nuovo pasticcerie.

A Milano è sbarcata anche la Via del Tè. In zona Brera ha aperto la famiglia fiorentina che da mezzo secolo è sinonimo di qualità e cultura del tè in Italia. Dopo due succursali allo storico negozio di Firenze in zona Sant’Ambrogio, c’è stata l’apertura a Torino e, da pochi giorni, a Milano. Ma qui si vende solo tè, non c’è servizio come negli altri locali, dove si può fare un ottimo spuntino (scones, sandwich, salmone, etc). L’idea c’è ma devono attendere un possibile ampliamento.

via-del-te-milanoIntanto la responsabile del punto vendita ci racconta della sua esperienza da Starbucks, fra curiosità ed esigenza professionale. E anche lei è rimasta convinta della qualità e dell’operazione imprenditoriale. Intanto, per dire, da Savini in Galleria il caffè costa 1 euro e 50. Starbucks lo supera nel prezzo ed è sempre affollato, e non solo di snob milanesi. Il mondo della caffeteria è cambiato, e in casa Starbucks si parla già di aprire 25 locali nella sola Milano. Una sfida all’espresso all’italiana che finora ha raccolto solo la Lavazza, con il suo concept store di piazza San Fedele (dietro palazzo Marino). Qui troverete il classico espresso ma anche gli speciality coffee. Assaggiato il caffè philtre, scoperta una grande qualità a prezzi decisamente accattivanti. Tutto molto bello, come direbbe Pizzul, ma l’operazione Starbucks ha contorni più interessanti (e sicuramente più inquietanti, per un business che era soltanto italiano).

La foto degli interni di Starbucks Via Cordusio è stata tratta dal sito milanoweekend.it; la foto di VOCE è stata tratta da dissapore.com; la foto della Via del Tè Milano dal sito aziendale.

Fotogallery (foto dell’autore)

Corrado Benzio

Nasce a Viareggio in pieno boom economico (1958). Il babbo lo portava da piccolo a cena da Tito al mitico Sabatini di Firenze. Da qui la grande passione per il cibo. Per quasi 40 anni lavora per il mitico quotidiano Il Tirreno, poi la “meritata” pensione. Ha scritto per tante riviste di viaggi e gastronomia, da Tuttoturismo a Bella Europa al Gambero Rosso. Fra i servizi più divertenti quelli sul Tokay e sulla Bresse, le Landes e lo Yorkshire. Come tanti amanti del cibo va alla ricerca del suo sapore primordiale, e per lui è il budino che gli faceva la nonna con le bustine Elah. Sposato con una giornalista, ha tre figli.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here