Vinitaly 2019: due buone notizie per i viticoltori italiani

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Mentre è in corso la 53^ edizione di Vinitaly, piena di politici e giornalisti che fanno vino e di capataz del governo che lo assaggiano con aria soddisfatta, arrivano due buone notizie:

1. Se gli Usa si sono stancati di essere “compratori di ultima istanza” nel mondo (per esempio di auto tedesche), per fortuna non si sono stancati di comprare vino italiano, e hanno deciso di privilegiare i piccoli produttori. Il Sole 24 Ore del 26 marzo ha riferito che nel “Tax Modernization Act” entrato in vigore il 1 gennaio sono state ridotte le imposte per le società ed è stata introdotta una progressività per la “Exice Tax” sugli alcolici che prevede il rimborso totale per una azienda vinicola in caso di importazione inferiore alle 18mila bottiglie all’anno.

2. Fare vino in genere è remunerativo. Sempre il Sole 24 Ore (5 aprile) riferisce che nel 2018 il fatturato è salito del 7.5% (il manifatturiero, per dire, ha subìto un -7.2%), l’occupazione del 3.7% e gli investimenti del 25.2%. La cosa più incredibile è che questo progresso è dovuto meno al tanto decantato quanto pericoloso (in caso di eccessiva dipendenza in questi tempi di “scazzi” e dazi) export, e più ad un clamoroso +9.9% del mercato interno rispetto al 5.3% attribuito alle esportazioni. Le mega cooperative godono, ma anche per grandi gruppi come Santa Margherita e Antinori va alla grande.

PS (aggiunto il 10 aprile)
A proposito di dazi, sembra proprio che Trump si sia arrabbiato con l’Europa ed è uscita una tabella preliminare per possibili misure anche contro prodotti italiani come vino, olio, pecorino… E così un pezzo della nostra economia rischia di andare a gambe all’aria grazie, pare, all’incavolatura provocata dagli accordi franco-tedeschi su Airbus, il principale concorrente dello statunitense Boeing. Non è meraviglioso?

Riccardo Farchioni

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