Diario partenopeo. Napul’è (mille colori). Prima parte

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Napule è mille culure”, proprio così. Perché Napoli ha mille sfaccettature e mille contraddizioni, racchiuse ed esplose in un unicum che ti rapisce e stordisce. Napoli è eccesso e mancanza, e per immaginarsi cos’è basta davvero ascoltare il capolavoro dell’indimenticato (e onnipresente in città) Pino Daniele. Vi sono infatti quartieri che non rientrano nell’immaginario propinatoci dai media, perché lì potremmo stare a Parigi per esempio, poi ci sono i quartieri popolari più vicini allo stereotipo che abbiamo in testa. Perché Napoli in alcuni suoi luoghi è una discarica a cielo aperto, in altri è un salotto elegante, e gli estremi spesso sono contigui, senza sfumature. In mezzo a questa assurda dicotomia ci sta tanta bellezza, e poi la calorosa solarità della gente di Napoli, gente libera e gentile, che non accetta imposizioni né convenzioni: vive in strada, si ferma a parlare ad ogni angolo, tiene alle relazioni e se per caso sei lì che ti guardi intorno subito ti chiede se hai bisogno di aiuto.

Napoli l’abbiamo girata in lungo e in largo in una tre giorni di oltre cinquanta chilometri percorsi a piedi, inclusa una mezza giornata a Pompei. Quel che resta è una bellezza architettonica unica, scorci mozzafiato, vedute incredibili. Che se poi un giorno Napoli la trovassimo completamente in ordine, non avrebbe più lo stesso gusto.

La gastronomia poi è unica, divisa tra la pizza, piatto simbolo per eccellenza, e la deliziosa cucina classica, fatta di pietanze saporite sia di terra che di mare.

La pizza sta vivendo una rinascita qualitativa e di immagine grazie ad alcuni pizzaioli diventati ormai delle vere e proprie star, volàno di un’economia che fa da traino al turismo. Le pizzerie sono reali calamite che attraggono al di fuori dei confini dei percorsi descritti dalle guide, e che spesso ci fanno scoprire che la vera Napoli sta anche (e soprattutto) in quei quartieri. I pizzaioli pongono sempre maggiore attenzione alla ricerca delle materie prime di qualità, ma soprattutto agli impasti, che poi sono quelli che determinano la digeribilità: devo dire che le pizze che abbiamo assaggiato si sono rivelate tutte estremamente leggere e non “ingombranti”.

Per districarmi nel mare magnum della miriade di ristoranti e pizzerie presenti in città, mi sono affidato ad esperti food hunters: l’amico Egidio Pardini, vero gourmet e profondo conoscitore della gastronomia partenopea, e Margherita Mattei, grande esperta di pizza. Li ringrazio di cuore perché i loro consigli ci hanno evitato passaggi a vuoto a tavola.

Ah, l’ordine di apparizione degli esercizi descritti rispetta puntualmente quello di visita.

Per la seconda parte CLICCA QUI

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Gino e Toto Sorbillo ai Tribunali

Nel cuore pulsante del centro storico, il celebre pizzaiolo Sorbillo sforna ottime pizze a ripetizione: lo dimostra il fatto che la coda perenne viene smaltita al ritmo di più o meno cento persone ogni mezz’ora. Quindi se ne trovate tanta non scoraggiatevi, e non tentate di prenotare perché non si può. Se proprio non ne volete sapere di un’attesa dalla durata incerta, presentatevi magari mezz’ora prima degli orari di apertura, alle 11,30 o alle 18,30, che “all’apertura dei cancelli” di persone ne siederanno duecento in un colpo.

Dopo l’avviso ai naviganti passiamo alla pizza, il vero motivo di cotanto successo. L’impasto è leggero tanto da risultare quasi impalpabile, il cornicione alveolato e ben cotto; grande attenzione viene posta nella selezione delle materie prime, spesso bio e provenienti da piccole realtà artigianali.

Le nostre pizze di un giorno sono state:

La “Elena”, una Margherita con mozzarella fiordilatte misto latte di bufala, pomodoro biologico e inarrivabili carciofini salentini sott’olio.

La “Gennaro”  – pomodori vesuviani gialli di Casa Barone, provola misto latte di bufala del Matese affumicata con paglia e cacioricotta di capra cilentana (I Filadelfi 1828) – che è una pizza super: dolci i pomodori, goloso il compendio dei formaggi.

Per gustarvi appieno il sapore e la leggerezza dell’impasto e la qualità del pomodoro, vi consiglio la marinara, impreziosita dal profumatissimo origano selvatico del monte Saro e dal dolce aglio dell’Ufita. Poi il fatto che costa 3,5 euro (!) non comprometterà le vostre finanze, potrete quindi ordinarla anche in più, come abbiamo fatto noi.

In accompagnamento l’ottima birra Nazionale del birrificio Baladin a marchio Sorbillo o il piacevole vino della casa da uve falanghina.

L’interno è molto curato, il servizio cordiale e inevitabilmente un po’ sbrigativo. Conto dagli 8 ai 15 euro.

Via dei Tribunali, 32 – www.sorbillo.it

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Mimì alla Ferrovia

In zona Piazza Garibaldi, vicino alla stazione ferroviaria di Napoli Centrale, c’è questa storica trattoria sobriamente elegante e ben frequentata, come dimostrano le foto delle tante celebrità appese alle pareti. Un servizio attento vi saprà guidare nella scelta da una carta che parla la lingua della cucina napoletana, orientata soprattutto su una proposta di mare.

Buona l’insalata di polpo con arancia, finocchi e olive, dove spicca la cottura “croccante” del cefalopode.

Il bis di paste maritate è da inchino, un vero paradigma di “comfort food”. La mischiata patate e provola è da concorso: la pasta bene al dente in un abbraccio saporito tra la cremosità della patata e l’affumicato filante della provola, con un tocco salvifico di basilico fresco.

La mischiata fagioli e cozze, anch’essa cotta al dente, danza tra sapidità e cremosità ed è ricca di contrasti, garantiti dalle zeste di limone di Costiera e dalla polvere di peperone crusco.

Ottimo per cottura e qualità della materia il calamaro del Golfo con zucchine “alla scapece” (buone anch’esse) e ricotta di fuscella di bufala.

La scarola saltata con olive e capperi si rivela un’ottima versione del contorno partenopeo per eccellenza: croccante e unta il giusto. Selezione classica di dolci campani, ma non siamo riusciti a resistere ad un invitante tiramisù fortemente caldeggiato ed effettivamente notevole.

Buona infine la carta dei vini, che si destreggia con disinvoltura in una proposta regionale non scontata ma va anche a pescare interessanti referenze dal resto d’Italia.

Conto sui 40 euro.

Via Alfonso D’Aragona, 19 – Tel 081 5538525  – Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena

Non accettano prenotazioni per tavoli da due –  www.mimiallaferrovia.it

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Ristorante Pizzeria Mattozzi a Piazza Carità dal 1883

A due passi da piazza Dante si trova questo locale storico, che di anni ne conta più di cento.

All’apparenza sembra “uno dei tanti”, anzi anche un po’ turistico. Bene, superate l’indugio causato dall’apparenza e godetevi una leggerissima parmigiana di melanzane, caratterizzata da una soave salsa di pomodoro e da una frittura gentile.

La margherita doppio fiordilatte si farà mangiare in meno di un minuto, tanta la gustosa leggerezza.

La pizza fritta con provola affumicata, pomodoro e pepe è invece una nuvola.

Pizza e birra stanno a 10 euro o poco più.

 

Piazza Carità, 2 – Tel 081 5524322 – www.ristorantemattozzi.it

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Cicciotto Trattoria dal 1942

Napoli non è solo il centro storico, anzi. Tutta la costa che da Chiaia porta a Marechiaro è bellissima ma difficile da raggiungere con i mezzi pubblici. Concedetevi allora il lusso di un taxi, fatevi portare a Posillipo per godere della vista della città con il Vesuvio sullo sfondo e la collina del Vomero alla vostra sinistra. Nella discesa fermatevi ed ammirare i Campi Flegrei con Nisida e Ischia sullo sfondo.

Fate in modo di giungere a Marechiaro prima del tramonto, che visto da qua è mozzafiato, in un abbraccio tra Capri, la costiera Sorrentina e il Vesuvio. Fate due passi ed andate a vedere “a’ fenestella” , che ispirò il poeta partenopeo Salvatore di Giacomo.

A Marechiaro ci sono diversi ristoranti, ma la vostra meta non potrà non comprendere Cicciotto. Il ristorante è un’elegante terrazza sul mare che serve il miglior pesce reperibile elaborato nel rispetto dei canoni di una cucina solida, curata e senza svolazzi. Entrate, scegliete dalla pescheria e sedetevi godendovi la vista. Al resto penseranno Cicciotto, che allieterà la serata con i suoi aneddoti, e il figlio Gianluca.

Io non ho saputo resistere ai frutti di mare esposti nelle vasche: cozze, tartufi e fasolari di livello assoluto, le ostriche solo buone ma perché non è ancora la loro stagione. Il tutto a 32 euro al chilo!

Buono l’antipasto misto, dal quale spicca il gambero incatenato.

Imperdibili gli scialatielli fatti in casa alla pescatora: pasta saporitissima, la salsa un tuffo in mare!

Ben cotto il filetto di pescato del giorno (nel nostro caso branzino) accompagnato da scarola saltata.

Lasciarsi lo spazio per il babà è un obbligo, ed io qua ho trovato il migliore mai assaggiato. Consistenza in perfetto equilibrio tra esterno e interno che poi si fonde in leggerezza impalpabile, bagna insaporita di Rum al punto giusto e, vivaddio, non dolce.

Carta dei vini non amplissima ma centrata sulla produzione di territorio, con qualche suggestione non banale dal resto d’Italia (e non).

Conto sui 50 euro.

Calata Ponticello, 32  – Tel 081 5751165 – Aperto tutti i giorni sia a pranzo che a cena –  www.trattoriadacicciotto.it

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Continua……

Lorenzo Coli

Nasce fra mari e monti e cresce negli anni Ottanta, coerentemente, fra pizze e pastasciutte “mari e monti”, mostrando fin da subito un indistruttibile appetito. Studia fra Viareggio e Camaiore ed eccelle in oratoria e linguistica. Stanco del non apprezzamento vola in terra d’Albione, lì dove esplode la sua passione gastronomica. In uno studio sociologico dell’Università di Oxford viene coniata una nuova categoria da lui ispirata: i “gastrosexuals”. Torna a casa, mette su famiglia (orgogliosamente), si annoia un po’ finché non incontra il suo maestro Miagi. Grazie a lui riunisce i suoi interessi di natura orofaringea e inizia a produrre le sue prime riflessioni sul cibo. Il bello è che persevera!

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