Il ristorante sotto casa non c’è più

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Fra le prime vittime del coronavirus c’è il ristorante sotto casa mia. Era quasi sempre pieno, gestito con allegria e intelligenza dalle due sorelle pugliesi De Siati, cucina casalinga, servizio sorridente. Recentemente si erano allargate occupando la base di una torre trecentesca, arrivando a 4000 euro al mese d’affitto.

Nell’era pre-virus, rientrando a casa mi capitava di attraversare gruppi di ragazzi e ragazze che si sorridevano con una birra in mano, e osservavo i turisti contenti davanti ad un calice di rosso con la musica in sottofondo che usciva dai locali. Questo mi metteva di buonumore e mi aiutava nei dubbi che ho qualche volta sul vivere in centro invece che magari in compagnia degli uccellini e del fruscio delle fronde degli alberi o in una villetta con giardino e posto macchina. Cosi come mi facevano compagnia il brusio sotto casa, le risate, il tintinnio di posate e bicchieri, lo “stappo” delle bottiglie. E pazienza per i marciapiedi invasi dai tavolini, o se per suonare al mio citofono si dovesse talvolta disturbare una coppia al lume di candela.

Quando ho sentito giorni fa lavori alla pedana di legno del dehors ho pensato: la rinnovano, ne avranno ancor più bisogno. Beata ingenuità! Ora c’è il vuoto e le piante rampicanti stanno seccando. Beh, speriamo che le sorelle De Siati ripartano presto da qualche altra parte, come speriamo che riparta la nostra amata e disgraziata ristorazione.

Riccardo Farchioni

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