Notizie dal futuro. Bianca Marta e Vittorio Jr. Fiore di Balìa di Zola, Modigliana, Romagna

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Ere geologiche fa, da perfetto astemio, fui redento e ricondotto alla ragione da una bottiglia di Sangiovese prodotto da Castelluccio di Modigliana. Due dita di Sangiovese Le More nel bicchiere ed io, per non essere scortese, visto che era la mia prima serata come cameriere in un luogo di culto dell’epoca, cercai di deglutire alla meglio. Il mio cervello fece click, avevo vent’anni.  Da quel giorno fui sedotto più e più volte dagli effluvi enoici. Mi sono innamorato continuamente di vini e vignaioli, ma quel “primo bacio” non l’ho scordato mai.

Indissolubile il legame che la famiglia Fiore ha avuto con l’Azienda Agricola Castelluccio. Così forte che spinse l’allora enologo non ancora trentenne Claudio Fiore, assieme alla moglie Veruska Eluci, a trasferirsi sui ronchi di Modigliana per occuparsi della produzione al posto di papà Vittorio, celebre enologo.

Il passaparola e la curiosità mi spinsero ad incontrare e conoscere la coppia. Rammento che attorno a loro girava una sorta di “ furetto“ che mi ricordava tanto i cartoni di gatto Silvestro. Energia e cipiglio imbronciato il suo biglietto da visita, il suo nome Vittorio. Sempre al fianco di mamma, in un ovetto, c’era invece Bianca Marta, continuamente tormentata dalle attenzioni del fratello che ogni due per tre ne testava i “riflessi“.

Continuai a seguire le vicende dell’azienda, ma solo durante gli incontri ufficiali, mentre da allora, i pargoli, non li avevo più rivisti. Oggi la famiglia è riunita nel progetto di Balia di Zola, azienda che è cresciuta parallelamente al fianco di Castelluccio nel corso dei primissimi anni Duemila. Lasciata  per scelte aziendali la storica etichetta dei Ronchi di Castelluccio, Claudio, Veruska, Vittorio e Bianca Marta dedicano oggi ogni energia a questa sfida, già costellata di conseguimenti all’altezza.

Ho chiesto a mamma e papà se i figli avrebbero avuto piacere di far due discorsi con me e se il tutto poteva essere riportato sulla nostra rivista. Qualche giorno dopo mamma Veruska mi rispose di sì. “ Vittorio è entusiasta, ma non so se Bianca Marta parteciperà, a lei non piace tanto apparire durante le circostanze ufficiali.“ Io ne ero già tanto contento e speravo in cuor mio che anche Bianca potesse dissertare un poco con me.

Varcata la soglia del podere, ad accogliermi c’era la solarità toscaneggiante di Veruska, e di lì a poco ecco affacciarsi il sorriso curioso di Vittorio. Con fare prudente ed osservatore, Bianca Marta mi saluta e mi dice che purtroppo non sarebbe rimasta causa impegni presi in precedenza. Probabilmente colse la profonda tristezza nei miei occhi da panda e l’animo gentile che alberga in lei decise di trattenersi un pochino.

Ecco a voi le notizie dal futuro.

-Tanto per darvi una collocazione spazio-temporale ragazzi, età?

Bianca Marta: 19

Vittorio: 21

-Come è stato crescere fra viti e botti?

Vittorio: “ci sono due punti di vista, uno è quello del bambino che vuole solo andare al parco giochi e abitando qui, lontano dalla civiltà, non lo potevi fare. E’ stato un po’ traumatico, e penso che posso parlare anche per mia sorella. Eravamo solo io e lei a giocare in giardino. Al massimo c’era un coniglio oppure un capriolo che passava di lì. Poi mi sono accorto durante le scuole medie che abbiamo una marcia in più, rispetto a quelli che vivono in città. Molti amici di allora non avevano mai visto una mucca dal vivo, né come si faceva l’olio, o il vino. Diversi fra loro non lo sanno neanche adesso. Di questo mi sento molto responsabile e cerco di coinvolgerli nelle cose della terra. Vivere in campagna ti cambia, hai più voglia di sapere. Crescere quassù mi ha fatto un gran bene. Un mio compagno di classe che abita nella “ city “, quando va a fare la spesa, non si chiede da dove viene e come hanno fatto a fare il prodotto che sta acquistando. La campagna ti insegna.”

Bianca Marta: “a me abitare in campagna è sempre piaciuto. Vivere la campagna da bambina è stato bellissimo. Iniziate le superiori però gli interessi cambiano e hai voglia di andare fuori e vivere la città, la città che ti viene raccontata come una sorta di parco giochi. Nel tempo però mi sono accorta che abitare in campagna ti dà delle conoscenze in più rispetto alla gente che abita in città.  Quando vado fuori per qualche giorno, oppure per la settimana di vacanze, al mare, all’estero, mi fa voglia poi tornare a casa, nella mia stanza. Posso alzare il volume dello stereo perché tanto il mio vicino abita a due chilometri. Oppure ascoltare il silenzio. Qui vivo un senso di libertà.”

-E quindi qual è il vostro rapporto con la natura?

Vittorio: “secondo me lo abbiamo riscoperto durante la quarantena”.

Bianca Marta: “Sì, bellissimo vivere in campagna, magari un tantino scomodo, ma ascoltare i cinguettii  e i richiami dei caprioli nel silenzio più totale è stato unico. Abbiamo amici che vivono a Faenza che si mettevano le mani nei capelli, stavano scoppiando. Noi la quarantena l’abbiamo vissuta come dei pascià.“

Vittorio: “si mangiava, si beveva, si scherzava con mamma e papà, si lavorava tutti assieme. Tutto quello che era importante era qui. Il legame con la natura è diventato indissolubile, e adesso fa parte di me, come fa parte di lei”.

Bianca Marta: “vero, vero. Per me ora questo è il mio angolo di paradiso”.

-Vittorio, tua madre mi ha raccontato che durante un tuo viaggio studio in Australia ti sei definitivamente appassionato al mondo del vino. Ti va di raccontarmelo?

Vittorio: “ a dir la verità a me non è mai interessato fare vino, tantomeno raccontarlo, perché ci vivevo tutti i giorni e magari rifiutavo questa appartenenza che ora amo. Inoltre, non trovavo gente che apprezzasse quello che avrei potuto raccontargli. In Australia ho lavorato in affiancamento con l’importatore di papà e lì mi sono accorto che le persone, i ristoratori, i sommelier, solo perché ero italiano e venivo da una famiglia di viticoltori, mi ascoltavano. Figo, ho pensato. Cercano giovani preparati che parlino di vino -mi sono detto-; bene, torno a casa mi preparo ancora meglio e mi occuperò di quello. La passione per questo lavoro mi è venuta grazie a tutte quelle persone innamorate dell’Italia che si perdono nel sentirla raccontare, e in particolare nel sentire parlare del vino italiano.”

-Ma questo perché loro hanno più sete di cultura o il consumatore italiano è più presuntuoso?

Vittorio: “noi siamo presuntuosi qui in Italia ma fuori, all’estero, ce la facciamo sotto, anche se abbiamo tutte le carte in regola per avere successo. Fuori dal vecchio continente gli italiani sono considerati i migliori in tutto: i miglior lavoratori, i miglior artisti, gli sposi migliori. Invece qui in Europa siamo la feccia, quelli che tengono i soldi in banca e chiedono i prestiti in giro. Oltre il Mediterraneo siamo visti come persone che sanno. Io non me lo aspettavo.”

Ve li ricordate i vent’anni? A vent’anni la parola amore era per sempre. A vent’anni si fanno battaglie su tutto e su tutti.  A vent’anni si può fare e disfare ogni giorno le cose perché si cerca la direzione. A vent’anni è d’obbligo sbagliare. Io a vent’ anni saltavo i fossi per il lungo. Eh, vent’anni….

-Bianca Marta, so che spesso aiuti mamma e papà. Qual è il tuo supporto in azienda?

Bianca Marta: “non mi è mai interessato il lato commerciale, la promozione. Anche perché non sono una gran bevitrice e quindi mi è sempre mancato quel passo, la voglia del confronto e del racconto. Invece sono più pratica. Fin da piccola vedevo mio babbo che andava in cantina ed io lo seguivo e lo aiutavo di continuo. A me piace essere a contatto con le cose, mi piace sporcarmi le mani.”

Vittorio: “vero, vero. A me non piaceva entrare in cantina.”

Bianca Marta: “lui non sapeva nemmeno dove stava un cacciavite. Io sempre dietro a mio babbo ad aiutarlo, in cantina, ad imbottigliare, a fare i travasi fra tubi e pompe. Anche se ero piccolina volevo stargli dietro. “

-Un posto bellissimo, Balìa di Zola. Un sogno che papà e mamma hanno realizzato. Il vostro aiuto a questo progetto familiare è un dato di fatto. Ma qual è la cosa che vi piace fare di più e quella che vi piace fare di meno in cantina?

Bianca Marta: “quello che mi piace di meno è durante la vendemmia andare nel campo e fare avanti e indietro a raccogliere. Io non riesco a star dietro agli altri che raccolgono. Sono troppo selettiva e il grappolo che raccolgo deve essere come dico io e così lo giro e lo rigiro e se mi va bene lo raccolgo. Capisci? E’ normale che rimango sola da subito. E poi soffro il sole e il caldo. Invece mi piace stare in cantina e in vendemmia stare in cantina è elettrizzante. Io è lì che voglio stare ed aspettare che arrivino i grappoli  per fare tutto quello che si deve, e poi mi piace lavorare con papà.”

Vittorio: “a me piace stare fra i filari a raccogliere, voltarmi indietro a fine giornata e vedere quanto lavoro è stato fatto. Mi dà una gran soddisfazione.”

-Molti produttori mi dicono che il periodo della vendemmia è come stare in prima linea. Come si vive la vendemmia in casa Fiore?

Vittorio: “è una guerra; il babbo è perennemente sotto stress quindi non mangia, si arrabbia per qualsiasi cosa e dimagrisce. Quindi devi sopportare Claudino.”

Bianca Marta: “,,,,che gli vogliamo tanto bene, però dopo un po’…Mamma cerca di stemperare. Con risultati alterni, certe volte un tantino ci riesce, altre volte papà si arrabbia ancora di più.”

Vittorio: “la parte più bella è il pranzo, quando si mangia tutti assieme e ti senti soddisfatto perché la raccolta sta andando bene. Si si raccoglie, si chiacchera, si scherza si mangia l’uva, è una pacchia insomma.”

Bianca Marta: “per me la sera, quando finisci di sistemare, di pulire tutto il casino che si è fatto e scende il silenzio.”

-Cambiando domanda per non essere troppo seriosi: chi è il più dispettoso fra voi due?

-Bianca Marta: “dipende, se chiedi al babbo e alla mamma sono io. Perché sono sempre stata buona poi da un certo momento ho cominciato a fare la birba. Se lo chiedi a me è lui. Lui fa quello che gli pare da sempre. Me ne fa sempre una.”

Vittorio: “confermo.”

-Bianca, qual è il lato più serio e quello più buffo di tuo fratello, e viceversa.

Vittorio: “aspetta, la cosa bella è che se ci avessi chiesto questo a gennaio io non ti avrei saputo dire niente. Perché c’è stata la quarantena che ci ha uniti.”

Bianca Marta: “veramente.”

Vittorio: “è stata una cosa incredibile. Sicuramente è successo a tanti, ma a noi due in particolare. Anche perché se dovevo alzare anche un sasso dovevo chiedere a lei, e chi altro c’era? E così abbiamo fatto amicizia.”

Bianca Marta: “e dire che ci conosciamo da tempo. Quindi te dici, ma come è possibile? E’ stato molto bello e ha creato tanta complicità che prima non c’era.”

Bianca Marta: “il lato più serio di Vittorio è che porta a termine tutte le cose che inizia e se non succede vedi che gli dispiace tanto e ci sta male, si arrabbia, lo vedi frustrato e allora gli devi stare lontano. Il suo lato buffo è la capacità che ha nel mettermi a mio agio ed essere il fratello maggiore che si preoccupa. Mi vede sempre quando sono giù di morale e riesce a farsi raccontare cosa c’è che non va. Non c’è un lato buffo che predomina, ci sono tante piccole attenzioni che lui ha nei miei confronti e che mi rallegrano la giornata.”

Vittorio: “il suo lato buffo è che le cose gliele devi ripetere mille volte, la cosa mi fa ridere un sacco perché non ha memoria, altra cosa buffa la sua capacità di orientamento. E’ zero! Gli do appuntamenti e lei riesce spessissimo a non trovare i posti. Il lato serio di Bianca, che io questa proprio gliela invidio, è che lei non si fa prendere dalle emozioni, le sa gestire. Io non ne sono capace, per niente. Vado in tilt, lei no.”

-Visto che non sono qui che ci ascoltano: quali sono i lati buffi e quelli seri di mamma e papà?

Bianca Marta: “il babbo è fantastico. E’ il mio eroe, senza di lui non saprei come fare. Certe volte litighiamo ferocemente ma dopo poco riesce a farmi ridere e a far tornare tutto come prima. E’ quella persona con cui non riesco mai a rimanere arrabbiata perché è speciale. E’ spiritoso, solare. Lavora di continuo, è sempre impegnato a fare qualcosa, ma ha sempre tempo per noi. Gli voglio un gran bene. Il lato serio di papà è che, lavorando tanto, quando scoppia, scoppia. Il lato buffo di mamma è che fa la parte seria della casa. E’ il lato serio della famiglia Fiore. E’ lei che ci tiene tutti in riga e sa far girare tutte le cose. Mamma è il punto di riferimento per tutti noi, papà compreso, altrimenti saremmo cani sciolti. Un altro suo lato buffo è che è cieca e sorda, quando vuole lei però.”

-E invece il lato serio e quello buffo del nonno?

Vittorio: “apro una parentesi. Nostro nonno lo vediamo molto poco, un paio di settimane in tutto l’arco dell’anno mettendo insieme tutti i giorni. Come lato personale, nostro nonno lo abbiamo vissuto poco, un pò per la distanza e un pò perché era sempre impegnato come ancora adesso lo è. Il lato buffo del nonno è un ricordo di quando si passava assieme le vacanze al mare. Il nonno stava chiuso in stanza tutto il giorno a lavorare e poi lo vedevamo arrivare alle sette e mezza di  sera a farsi il suo bagnetto con la pelle bianca come il frigo, si giocava un po’ assieme e poi tornava a lavorare. Il lato serio del nonno è che la sua vita è seria, lui è sempre sul pezzo, è sempre concentrato sul lavoro.”

-Siete figli e nipoti d’arte. Come vivete tutto questo?

Bianca Marta: “è tosta. Cioè, da piccola ti avrei detto “ voglio fare il lavoro di mio papà “, perché mi piaceva tutto di quell’ambiente, in particolar modo stare in cantina a lavorare con papà. Io sono veramente come babbo. Mia mamma è come mio fratello, a lei piace raccontare. Io e babbo siamo quelli che stanno in cantina e fanno la “magia “. Essere “ figli d’arte “ però  è tosta.  Se ti butti in questo mondo, e magari non arrivi al punto che volevi raggiungere, ti senti responsabile di non essere alla loro altezza. E’ un terno al lotto, non sai cosa ti capita. Poi, in questi anni, ho capito che la campagna non la controlli, lei fa quello che gli pare. E quindi se non riesci a fare altrettanto bene mi sentirei tato responsabile.”

Vittorio: “come mi chiamo io? Vittorio, esatto. Mi chiamo Vittorio Fiore. Chi è che si chiama Vittorio Fiore? il nonno. Ecco una domanda che mi fanno di frequente e che tutte le volte che la sento mi viene un gran peso sullo stomaco, sempre più grande. Perché è dura mettersi nel mondo del vino, magari fare un qualcosa di tuo e portare un nome del genere. Quel nome lo vedi nell’etichetta del Carbonaione, vai in giro e tutti ti associano al nonno. E’ successo di recente alla Tenuta di Lilliano, a Castellina in Chianti. Ero fra i componenti di uno stage e quando hanno letto il nome si erano tutti preoccupati che fosse venuto nonno a controllarli. Questa è una cosa che a me da un po’ fastidio, perché mi limita. In altre cose è un passepartout. Appartenere a questa famiglia può essere un buon biglietto da visita come potrebbe essere un “ non sei all’altezza “, “ non sei lui “. Io comunque sono tutt’altro.”

-Facciamo che un folletto dei boschi di Modigliana vi dia la possibilità di esprimere tre desideri.

Vittorio: “le branchie, io amo il mare, lo amo follemente. Un altro desiderio sarebbe quello di poter mettere l’Albana in tutti i bar, ristoranti, enoteche della Romagna e togliere tutti quei Gewurztraminer, Chardonnay, Sauvignon ecc. A mio avviso certe Albane, fatte in un determinato modo per piacere a tutti , si avvicinano parecchio ai vitigni internazionali. Questa comunque non è la vera essenza dell’Albana di Romagna. L’Albana di Romagna è un vino nobile ma ancora sostanzialmente poco conosciuto. Anche avere un domani il nome sulla bottiglia non sarebbe male. “

-E per te Bianca Marta, tre desideri.

Bianca Marta: “mi cogli impreparata. Avere meno pressioni, a volte sento che gli altri hanno aspettative nei miei confronti. Comunque se dovessi esprimere tre desideri non saprei. Mi piace  al momento gustarmi le giornate per quello che la vita mi porta. Mi piace decidere sul momento. “

-Com’è l’approccio dei vostri coetanei al vino?  Ci sono margini di miglioramento?

Vittorio: “inizialmente organizzavo per gli amici alcune serate qui. Serate da ragazzi della mia età, musica, grigliate e cocktail. Poi ho detto basta, ho alzato il prezzo e ho dato una bottiglia omaggio ad ogni persona e qualcosa da stuzzicare abbinato alla bottiglia che avevo offerto. Ho avuto un riscontro talmente positivo che mi chiedevano quando ne avrei fatto un altro. E ti sto parlando di ragazzi fra i 20 e i 26, è stato bellissimo. Ho un gruppo di amici che non beve più gin tonic da quasi un anno, usciamo e prendiamo il vino. Abbiamo preso l’abitudine di fare collette tutti assieme e comprarci bottiglie per discuterne. Comunque penso che le bollicine costituiscano l’approccio più facile al vino. Anche perché, e qui il mondo dei social insegna, fa figo. E poi si rimorchia un sacco col vino, e i miei amici lo hanno capito, finalmente. Ma cosa ne dici se intanto che parliamo assaggiamo qualcosa?”

-Beh, direi che sarebbe la conclusione perfetta per il nostro incontro.

-Trovo che dentro ogni “ regalo “ della terra ci sia una favola, una trama, immagini traboccanti di vita. Per voi, qual è il racconto nascosto nelle vostre bottiglie?

Ecco la degustazione di Bianca Marta e Vittorio

Isola, Albana di Romagna DOCG secco 2018:

Bianca Marta: “per me questo vino è una storia d’amore. Hai presente quelle storie d’amore dove ci sono quelle grane iniziali, quei fraintendimenti che non ne permettono il decollo? Ecco, ci vedo una storia d’amore dove ci sono tanti problemi ma anche tanto amore che alla fine aiuta a risolve tutto.”

Vittorio: “io non avrei saputo descriverlo così bene. Io vedo un colore nero con in mezzo un giallo, il giallo della luce. Per me questo vino è un giallo meraviglioso, gigante.

Balitore Romagna DOC Sangiovese Superiore 2017:

Vittorio: “per me un bambino. Un bambino felice che corre.”

Bianca Marta: “hai presente quando ci sono quelle giornate calde in cui è tutto più giallo, più arancione, Per me Balitore sono tutte quelle tonalità dei colori caldi messi assieme. Oppure il  paesaggio caldo della campagna, un campo di grano in estate.

Redinoce Romagna DOC Sangiovese Modigliana Riserva 2016:

Vittorio: “per me Redinoce è un qualcosa di enorme ma leggerissimo. Tipo una pietra pomice gigante. Io mi immagino una cosa grossa, perché poi Redinoce alla fine è una cosa grande, un vino esuberante che però è fine, elegante.”

Bianca Marta: “anche io ci vedo qualcosa di grande, mi viene in mente una costruzione, una piramide. La linea fine, essenziale, poi c’è la vetta, la punta con un bel panorama dietro, le dune . Oppure una nuvola bianca enorme in un cielo vuoto senza. Un cielo blu intenso e questa nuvola bianca enorme che diventa un palloncino. “

Vittorio: “wow, come sei poetica.”

Li lascio così, nei loro sguardi complici, sereni, di chi sa che troverà rifugio e conforto l’uno nell’altro, durante le tempeste della vita. Nel frattempo, a Balia di Zola, nuovi “ Fiori “ sono sbocciati.

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Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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