La Vischia a Sogliano al Rubicone. Lunga vita ai Maghi della Terra

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I maghi, i medici e i profeti non ottengono nulla se non preesiste una fede e se non operano secondo i numeri di questa fede preesistente “ ( Giordano Bruno dal De magia )

 

Nella filosofia dei primi Maya ( non quelli dei sacrifici umani ma quelli che hanno costruito Palenque e Chichén Itzà, tanto per intenderci ) i Maghi della Terra erano e sono quegli esseri umani che, in modo cosciente o meno, contrastano le forze avverse. E’ una questione di equilibri fra luce ed ombra. Potrebbe essere il vostro vicino, quello del cane che ringhia tutte le volte che vi incontra, oppure voi stessi, che ne siate consapevoli o meno. Per essere Maghi della Terra non c’è un patentino, non si fa un Erasmus nella città più alla moda del momento: lo si è scelto. Soltanto che lo si è scelto nelle vite precedenti e non ce lo ricordiamo, dicono diverse filosofie religiose (e non).

I Maghi consapevoli di esserlo si strutturano studiando il più approfonditamente possibile, per quelli inconsapevoli è come andare in barca a vela in mezzo alla tempesta. Per loro è una lotta continua e alla fine, passo dopo passo, cedono e si spengono. Oppure si ritirano in luoghi dove la natura, o  una piccola comunità agreste, possa proteggerli.

Non avrei scovato Mariaelena e Francesco se non fosse stato per il passaparola di un caro amico, anch’esso Mago della Terra, a mio avviso: Lucio Zavatta dell’Azienda Agricola I Fondi, allevatore di maiali di mora romagnola (vedi articolo su L’AcquaBuona). Lucio mi raccontò che da oltre vent’anni, alla Vischia, si allevavano pecore in pascoli a conduzione biodinamica ed inerbimento spontaneo. “ Tutta la mungitura viene utilizzata per fare formaggi nel loro piccolissimo caseificio “, mi disse. Dovevo conoscerli!

Così, seguendo a braccio le indicazioni del buon Lucio, mi inoltro in un territorio fatto di calanchi e bosco. Nessuna freccia sulla strada maestra che indichi il posto. Volutamente, immagino. Colgo l’insegna all’inizio di una sterrata che mi conduce in un ambiente ancor più selvatico. La radura in cui mi trovo adesso accoglie una vecchia casa di sasso racchiusa in una sorta di recinto. E’ come se la magia del bosco la difendesse. L’accoglienza è semplice ma genuina. L’imbarazzo e la timidezza iniziali, dopo un po’, lasciano il posto ad una empatica umanità.  E passeggiando discorriamo….

Una breve storia dell’azienda. Chi ha deciso dei due di dare inizio a questo progetto?

Mariaelena: “Io, nel ’99, più di vent’anni fa. Comunque, già da quando ne avevo quattordici, il mio sogno era quello di vivere in una fattoria con un allevamento di animali. Era la mia fissazione, volevo vivere in mezzo alla natura. A ventidue anni ho fondato La Vischia”.

Senza la conoscenza e la passione nessuno può vincolare né con la forza della retorica, né con quella della magia” ( Giordano Bruno, dal De vinculis in genere)

Lo avevi nelle cellule, quindi..

Mariaelena: “sì, perchè quando sono arrivata qui lavoravo come se avessi sempre fatto questo mestiere. Ho cominciato con circa duecento maiali e una quarantina di vacche romagnole. Tutto l’ allevamento era allo stato brado, inerbimento spontaneo e nessun tipo di trattamento. Io pensavo agli animali, la mia vita era assieme a loro. Per anni ho vissuto al pascolo perchè non avevo recinti. Avevo vent’anni, è stata durissima, e lo è ancora.”

 Quindi hai fatto studi di agronomia…

Marielena: “No. Io ho fatto il liceo classico. Successivamente mi sono iscritta a scienze ambientali ad indirizzo marino perchè amavo il mare, ma poi ho aggiustato il  tiro passando alla facoltà di agraria. Ho ampliato il mio bagaglio tecnico partecipando a un sacco di corsi e convegni, ogni occasione era buona per imparare. Inoltre alcuni clienti sono docenti universitari, addirittura hanno fatto ricerche sui nostri prodotti, persone con cui mi confronto tutt’ora.”

 E invece voi due come vi siete conosciuti?

Francesco: “Ci conosciamo praticamente da sempre. Io provengo dal liceo scientifico e andavo a lezione di latino da sua mamma. Poi ho fatto anche due anni di giurisprudenza ma mi sono accorto che alcune materie non facevano per me. Ho scoperto di essere un tipo più pratico. Causa ed effetto devono essere ravvicinate, quasi immediate.”

Mariaelena: “Francesco è arrivato in pianta stabile alla fine del 2007. Si è fatto un gran mazzo. Ero in ospedale perché le avevo spese tutte. Francesco è eccezionale. Se non ci fosse lui che mi prende per i capelli tutte le volte, non saprei come fare.”

Francesco: “perché lei non si dà mai pace. E’ sempre in evoluzione.”

State sfidando le leggi di mercato con piccole produzioni e un enorme rispetto per la natura ed i suoi cicli.

Francesco: “abbiamo 72 ettari fra pascolo e bosco. Lasciare la boscaglia in certi punti fitta, non metterci le mani, fa sì che i microsistemi intorno a te si regolino da soli. Tutto deve rimanere autonomo e in autogestione. L’ecosistema ha dentro di sè tanti piccoli sottogruppi interconnessi, se ne scombussoli uno confondi anche gli altri. Il premio di tutto questo è il ripopolamento vegetale e animale.”

Mariaelena: “facciamo pascolare le pecore sempre dove il fieno è più fresco. Non c’è solo erba medica nei prati. Se prendi un metro quadro del nostro pascolo e conti le specie di erbe che ci sono non finisci più. Graminacee, leguminose ma anche tantissime erbe aromatiche e officinali.

Francesco: “….origano, timo selvatico, pimpinella, melissa, nepitella, menta a volontà. Di tutto e di più.”

Mariaelena: ” vendere il latte non ci conveniva e così abbiamo messo su il caseificio e un piccolo laboratorio per le carni. Ho chiesto agli anziani come si faceva e abbiamo incominciato. La vita è durissima, quando mungi sei agli arresti domiciliari per 9 mesi all’anno. Mungiamo l’animale solo quando produce il latte naturalmente, anziche indurglielo con trattamenti chimici che lo distruggerebbero in poco tempo. Sì, facciamo scelte drastiche ma alla fine ti senti in pace con te stesso; mi sento di fare qualcosa che fa bene alla gente.”

Francesco: “all’inizio, quando gli animali stavano male, chiamavamo il veterinario. Lui, senza nemmeno scendere dalla macchina, gli prescriveva subito vaccino e antibiotici. E’ la forma mentis del veterinario tipo. Ma il problema non ce lo risolveva, ci metteva una pezza. Per l’animale i rimedi chimici sono delle bombe che gli scombussolano tutto il suo sistema interno. Lui conosce le erbe, le radici, le bacche che gli servono per guarire. Noi li lasciamo liberi, magari non tornano, però se rientrano sta pur sicuro che non staranno più male. Da anni facciamo così e gli animali non si ammalano più.”

Gli antichi sapevano “ parlare “ con la natura; riusciremo a riappropriarci di quel linguaggio?

Mariaelena: “secondo me l’uomo si è allontanato esageratamente dalla natura. In una maniera assurda. E’ la natura che ti insegna tutto. Se hai un po’ di spirito di osservazione e ti guardi intorno, impari da lei e capisci che la soluzione è li. Lì c’è tutto. La devi osservare ed ascoltare, non è poi così difficile. L’informazione scientifica è limitata. Non puoi trattare la natura con quello che ti dà la scienza. La scienza ti dice che un maiale lo fai grande in otto mesi e un pollo in ventidue giorni. Sì ma li devi pompare di mais, soia e robe varie perché altrimenti non ti rendono economicamente. Che scienza è mai questa?”

Sia la magia divina sia quella fisica appartengono al genere delle cose buone, la magia matematica può essere impiegata sia per il bene che per il male“ ( Giordano Bruno dal De magia)

Francesco: “ce la farà chi andrà controcorrente, ma allo stesso tempo è durissima. Soprattutto per noi allevatori “alternativi”. Se contraddici il sistema lui in qualche modo te la fa pagare.”

Mi accompagnano in laboratorio e prendiamo i formaggi per l’assaggio. Anzi, mi dicono che sarebbe cosa gradita se mi fermassi per cena. Accetto. Francesco si dedica subito all’impasto del pane più povero che esista al mondo, la piadina, mentre Mariaelena mette in fila le forme per l’assaggio.

Tutti i formaggi possiedono giusto un minimo di salatura, e questo permette di godere maggiormente delle sfumature che magicamente sprigionano.

Caciotta 40 giorni di stagionatura.

Una buccia sottile color del fieno essiccato racchiude uno scrigno pieno di dettagli. Al naso zesta di limone grattugiato, erba tagliata, crema di latte e ginestra in fiore. In bocca sapore di fieno essiccato e cantina, con note di radicchio di campo e, più lievi, di rabarbaro. In chiusura raffinate tonalità di carruba e cappuccino.

Pecorino 3 mesi di stagionatura

Profumo di latte, stalla, fieno, mela matura, astuccio dei colori a legno, madia della nonna. Seguono, come in una cornice, toni delicati di fiori bianchi e rose gialle. Accentature di crema e di panna avvolgono il palato nel lungo finale.

Pecorino 5 mesi di stagionatura

Tostatura di legni e lieviti. Buccia di limone, fiori gialli  e cofanetto di caramelle. Funghi, humus, negozio del falegname e cantine del castello sono gli aromi che originano  da questa forma tagliata. In bocca burro di arachidi e panna, a smorzare la nota accentuata di tarassaco. A seguire sapori di crosta di pane e butirro appena fatto.

Pecorino 6 mesi di stagionatura

Eleganza e sapore portano in dote un’infinità di sfumature. Denso e delicato al tempo stesso, profuma di crosta di pane, lieviti e agrumi canditi. In un istante poi tutto cambia e ti ritrovi a percepire sentori di legni riarsi al sole, di confessionale e di chiesa. Chiudo gli occhi e ogni rimando olfattivo mi porta dentro a un negozio di antiquariato. Il gusto rimanda con toni leggeri al pane, alle erbe balsamiche e alla piadina di mais.

Così come un’anima agisce su un’anima, allo stesso modo agirà su un corpo che è ad essa sottoposto, ovunque quel corpo si trovi. Colui che conosce questa indissolubilis continuatio dell’anima con il corpo, avrà un non mediocre principio sia per operare, sia per conoscere “ ( Giordano Bruno dal De magia )

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Az. Agricola La Vischia di Moroncelli Mariaelena

Pietra dell’ Uso in Via Ca’ Vischio, 29 – 47030 Sogliano al Rubicone (FC)

Tel. 339 4078538 (Mariaelena); 339 5403896 (Francesco)

lavischia@libero.it

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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