W i ripopolanti

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Finalmente arrivata a destinazione, brevi manu, la prima farina di castagne dei “Ripopolanti della Val Taverone“. Ora può pure principiare l’inverno!
Siamo in Alta Lunigiana, fra boschi, selve e minuti borghi silenti o semiabbandonati.
E’ il ritorno dei giovani (ma non solo) alla natura, la nascita di una piccola comunità “di frontiera”. Per una vita diversa da percorrere assieme, ciascuno con il proprio distinto saper fare ma tutti con il medesimo obiettivo: ricostruire dalle fondamenta una socialità nuova, riscoprire mestieri, economie circolari e – soprattutto – far rivivere la montagna.

C’è chi si dedica alla pastorizia, chi agli orti e alle cipolle (di Treschietto, ovviamente!), chi alla silvicoltura, chi al ricamo a macramé. C’è chi ha piantato una vigna, chi ha rimesso in funzione il vecchio gradìle, chi dipinge e chi scrive. E c’è una associazione culturale (La Colomb’era) che ha posto al centro della propria attività l’aspetto esperienziale, fatto di dialogo, accoglienza, interazione, spiritualità, concretezza e idee.

Non saprei dirvi se questa gente, che già sta sperimentando felici momenti di integrazione con il rarefatto tessuto sociale dei luoghi, intenda soltanto vivere ai margini le proprie solitudini e la propria diversità di pensiero. Ma che in esperienze collettivistiche come questa vi si celi l’essenza è ormai più che probabile.

Ah, non ho ancora provato la farina di castagne dei Ripopolanti della Val Taverone, ma è buonissima.

FERNANDO PARDINI

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