Sangiovese d’Appennino

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A Valpiana di Brisighella già “vedi” Marradi. Quasi ne senti l’aria. In questo contesto preappenninico, di questa Romagna delle terre alte, il microclima e i suoli impongono le loro ragioni al prodotto agricolo.
Decise escursioni termiche, maturazioni molto lente, suoli calcareo-marnosi e quella dorsale che si spinge su fino ai 500 metri secondo profili stretti e nervosi propiziano, nei vini, una speciale levità.

Da Vigne dei Boschi e da Paolo Babini ho avuto in cambio vini rarefatti, longilinei, sottili, verticali, con un senso di leggerezza che non puoi che far discendere da quei luoghi.
Se oggi ci vien facile parlare di “altra” Romagna del vino, ebbene una direttrice passa anche da qui, dall’Alta Valle del Lamone.

Riassaggio a distanza di anni Poggio Tura 2013, sangiovese in purezza da vigne ad alberello. Con il tempo ha acquisito un portamento nobile che non vi dico, il sottobosco si veste di mille colori: hai la ghianda, il fiore, la china, la pietra.
E la scioltezza di un sorso più acido che tannico, anzi decisamente acido e poco o niente tannico. Sì, non ti stanchi di lui.
Eppoi, intriso nella trama, vi riscopri il sapore del Sangiovese che non scordi, con quella timbrica “struggentemente” austera da apparentarsi persino ad un Brunello Biondi Santi còlto in una delle sue stagioni migliori.

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FERNANDO PARDINI

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