Schioppettino di Prepotto Petrussa: una verticale a domicilio

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Metti uno Schioppettino a cena. Anzi a pranzo. E non uno Schioppettino, ma dodici. In tempo di pandemia, di zone rosse, di impossibilità a muoversi, capita che un produttore particolarmente volenteroso, e che naturalmente ti conosce, venga a casa tua per una verticale del suo vino, facendosi Prepotto-Cusano Milanino andata e ritorno in giornata: quasi ottocento chilometri. Altro che rider e Deliveroo. È accaduto qualche giorno fa con Paolo Petrussa e il suo Schioppettino di Prepotto.

Paolo Petrussa, classe 1968, ha cominciato a produrre vino nel 1986 insieme al fratello Gianni, più vecchio di due anni. Paolo era perito elettronico, Gianni meccanico.

«Ambedue volevamo scappare dalla campagna, la vita contadina non ci piaceva, ma il richiamo della foresta, o per meglio dire della terra, l’attaccamento alle sue radici alla fine hanno prevalso. C’era come una voglia di riscatto che ci ha spinto a mettere anima e corpo in questo lavoro».

I due fratelli rappresentano la terza generazione e sono stati i primi in famiglia a imbottigliare. L’azienda era stata fondata agli inizi del secolo scorso dal nonno Giuseppe e successivamente condotta dal padre Celestino, che vendeva il vino in damigiana. Era la classica azienda agricola mista con la stalla per l’allevamento e i seminativi insieme alla vigna. La specializzazione vitivinicola arriva solo con Paolo e Gianni, «contadini che diventano professionisti». Non senza aver lasciato basiti i loro genitori, che non capivano la rinuncia a un impiego sicuro per una vita di incertezze, rinunce e sacrifici: il tempo del riscatto personale e sociale rappresentato dall’essere produttori di vino doveva ancora arrivare. E così sarebbe stato: il nome dei Petrussa è diventato, con l’orgoglio di papà Celestino e mamma Giustina, uno dei punti di riferimento dei Colli Orientali del Friuli. E in famiglia è già attiva la quarta generazione con Beatrice Petrussa, la figlia di Paolo, che studia enologia all’Università di Udine e rappresenta il futuro.

Il legame dei Petrussa con lo Schioppettino è secolare, ma la sua vita moderna nasce nel 1987, con la prima annata imbottigliata («Andai a comprare le barrique usate dai Manferrari a Borgo del Tiglio»), per affermarsi compiutamente negli anni Duemila.

«È stato un lungo percorso non esente da errori, incertezze, ripensamenti», dice apertamente Paolo.

Lo Schioppettino di Prepotto dei Petrussa (scritto in etichetta con la specifica del comune dall’annata 2008) proviene da quattro appezzamenti. Il più importante è il vigneto storico di Sant’Elena nel “grand cru” di Albana: ottomila metri quadri sotto l’omonima chiesa, su pianeggianti terreni alluvionali che lambiscono il torrente Judrio, il quale segna il confine tra Colli Orientali e Collio, tra la provincia di Udine e quella di Gorizia, tra Friuli e Slovenia. Le viti più vecchie raggiungono i quarant’anni di età e sono affiancate da reimpianti risalenti a una decina d’anni fa. A partire dall’annata 2017 i Petrussa, che comunque hanno sempre vinificato separatamente le loro parcelle, imbottigliano questo cru con risultati ragguardevoli. Il secondo appezzamento, sempre ad Albana, poggia su duemila metri quadri di terreno meno sciolto, più argilloso e ghiaioso, con vigne ventennali. Con il terzo, della medesima estensione, ci si sposta poco più in alto, su un rilievo marnoso in collina che rientra, pedologicamente parlando, nella ponca friulana. Il quarto invece, recentissimo impianto del 2019, è un investimento per il futuro: un ettaro e mezzo in collina, a 350 metri di altitudine, nel comune di Prepotto.

«È una sfida per il contesto in cui è inserito, radicalmente diverso dagli altri vigneti di Schioppettino che abbiamo. È la zona del Monte Brischis, salendo verso Castelmonte, a quattro o cinque chilometri da Albana: molto ventilata, caratterizzata da escursioni termiche che dà vini più acidi. Uscirà come cru. Il terreno non è ponca. Dalle analisi emerge un suolo sabbioso molto sciolto, ma dobbiamo ancora studiarlo. Quando gli scavatori hanno cominciato il lavoro, l’impresa voleva mollare tutto perché c’erano solo pietre, non riuscivano a tirar fuori la terra. Abbiamo dovuto convincerli a continuare, spendendo un capitale per la lavorazione, vivendo con l’incertezza sulla loro riuscita. Sono settemila piante per ettaro, una densità che ritroviamo anche negli altri vigneti e che abbiamo stabilito dal 1995. La resa si aggira sui 600/700 grammi per pianta. Devi produrre poco per ottenere la gradazione. Bisogna tenere in considerazione che lo schioppettino è una varietà difficile, sensibile a peronospora e colature. Le gemme basali non sono fertili e il vitigno impone una geometria della potatura completamente diversa».

Doc dal 1992, lo Schioppettino di Prepotto di casa Petrussa (con indicazione della specifica di sottozona dal 2008 secondo il disciplinare di produzione) segue lo stesso processo di vinificazione e maturazione in ambedue le versioni.

«Dal 2018 sgranelliamo gli acini, fermentandoli interamente per preservare il loro patrimonio. Usiamo lieviti selezionati in vigna: abbiamo scelto un ceppo su quattordici, moltiplicandolo. Le macerazioni non sono lunghissime, con qualche giorno in più dedicato al S. Elena. Decidere il momento giusto della svinatura è il lavoro cruciale per chi produce vini rossi. Poi venti mesi di barrique, fino a un massimo del 30% nuove, senza mai travasi né chiarifiche».

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto 2018

Colore rubino brillante, profumi leggiadri di piccoli frutti di bosco (lampone) e spezie naturali, palato succoso, di bella trasparenza gustativa, disegnata a punta di pennello, natura selvatica, scioltezza tannica, fiore di rosmarino nel finale, con ritorni di sottobosco, freschezza acida e sapore che si diffonde. Una cartina di tornasole con le caratteristiche più tipiche del vitigno.

«Per me più tende verso la spezia più lo Schioppettino acquista pregio, anche se cerco naturalmente l’equilibrio con la componente fruttata».

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto S. Elena 2018

Lo stesso colore ciliegia del “classico” con un grammo in più d’intensità, che si riflette anche all’olfatto, con profumi di maggior pienezza e articolazione di medesima matrice selvatica. Palato pieno di succo, avvolgente, tonico, contrastato, sottilmente pepato, che incrocia sottobosco e carattere sanguigno.

«Il terreno alluvionale-sabbioso produce molti più profumi, mentre la ponca dà Schioppettini più potenti ma meno complessi sul piano aromatico».

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto 2017

L’impronta del colore è sempre un rubino ciliegia che lascia spazio alle trasparenze, così come un olfatto dalle sottili suggestioni (aria balsamica, spezie, frutti di bosco) e un palato di tenera quanto turgida succosità, sanguigno e croccante, dall’acidità ficcante quasi sorprendente per un rosso di pianura solitamente vocato all’erbaceo, quando non al vegetale, sorprendente soprattutto per chi non conosce ancora lo Schioppettino di Prepotto. Finale filigranato dal punto di vista fruttato e tannico.

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto S. Elena 2017

Qui tutto è espanso. La nota balsamica è più spiccata e si fa mediterranea, con riflessi tra la garrigue e la tapenade, il rintocco balsamico diventa un respiro di travolgente ampiezza, la spezia è puro pepe, la nota ematica diventa succo sanguigno, la polpa è invitante, il tannino è una carezza, l’acidità un puntello che rinfresca e rilancia. Un vino trascinante che trabocca carattere. Un grande conseguimento.

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto 2016

Il naso produce eleganza, il frutto è una composizione di bosco, il palato, scalpitante, associa polpa e pienezza, speziatura e contrasto, pepe e fiore di rosmarino. Finale di bella scioltezza tannica.

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto 2014

Rubino acceso. Naso permeato di sentori di sottobosco e confettura di frutti di bosco, lampone schiacciato e altre fragranze, sembra di stare, letteralmente, in mezzo al bosco, e poi le rose e le viole («In fermentazione aveva un profumo clamoroso, una luce incredibile, la gente veniva ad assaggiarlo e si chiedeva cosa mai stesse succedendo»). Palato maturo e succoso come è difficile sentire in un 2014, dal carattere floreale-fruttato-sanguigno, che allungo, che persistenza, uno slancio di freschezza pepata!

Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto 2013

Olfatto profondo che si perde in un lago di frutta rossa, marasca, ciliegia, pienezza balsamica, il tannino sorregge, accompagna e guarnisce, finale selvatico, fresco-acido, contrastato. Una silhouette sensuale.

«Non c’era quasi uva nel 2013. Durante la fioritura, la colatura di cui soffre lo schioppettino ha fatto cadere tutti i grappoli. La vite abbandonava i fiori, passavi le mani in vigneto e cadeva tutto. C’erano più grappolini che foglie, e poi è caduto giù tutto. La causa è stato l’impiego del rame, che da quel momento non utilizziamo più prima della fioritura, è fitotossico. Nel 2013 abbiamo avuto una resa naturale di trecento grammi per pianta».

Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto 2009

Rubino di media intensità, note olfattive di polvere da sparo («È il “petardo”, la molecola dello zolfo che genera odori di riduzione»), di sottobosco, di terra, palato in evoluzione, dai toni maturi quasi mediterranei, tannino di rango, finale di sapore, acidità ficcante. «Questo è un vino che mi piace, specie al naso. Bevi la bottiglia e non te ne accorgi».

Colli Orientali del Friuli Schioppettino 2005

Rubino con riflessi granato. È un vino più aggressivo e scorbutico: all’olfatto vibra la volatile, il palato tende ad allargarsi, a sfrangiarsi, benché nel finale accumuli ancora tensione. «Aveva la volatile già all’origine, si sentiva il legno, poi è rimasto un po’ incazzato. Un vino complicato».

Colli Orientali del Friuli Schioppettino 2004

Rubino intenso, olfatto che sente il “petardo” della riduzione, lieve goudron, affaccio terroso, echi olivoso-balsamici ancora intatti, palato succoso, maturo, evoluto, lievemente ammandorlato, fascinoso, non impeccabile, ma di temperamento.

«Rese alte, annata piovosa nella parte finale. Qui abbiamo fatto un salasso, il rapporto buccia/mosto era sbilanciato sulla parte liquida, c’era mosto e vino da tutte le parti, le uve erano gonfie».

Colli Orientali del Friuli Schioppettino 2000

Rubino fitto con riflessi tendenti al granato, naso dall’evoluzione goudroneggiante, con ricordi di amarena, ciliegia e sottobosco, tracce balsamiche, echi di tapenade, profilo complesso, affascinante. Palato pieno di succo, ciliegia sotto spirito e goudron terroso, tannino fitto e incisività sapido-acida. Che carattere!

«I vini devono avere i profumi dell’età. Dal 1999 al 2002 ho voluto accelerare l’estrazione, con macerazioni più lunghe, volevo riempire la bottiglia di più cose possibili, poi ho capito che non era quella la strada, oggi il 1999 è in crollo netto pur essendo pieno di tannini. Da lì ho fatto un passo indietro cercando sempre di più l’equilibrio. Il S. Elena nasce da qui. Potevamo fare qualcos’altro, tipo prelevare le cinque migliori barrique per una “grande selezione”, ma quella è un’altra storia, una storia che non ci appartiene. Ma non bisogna parlare troppo dei vini, bisogna farli».

Le fotografie sono di Britta Nord

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Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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