Perlage d’estate: perle di assaggi, estivi e frizzanti

1
6442

Sono stato a lungo prigioniero di questa pandemia, che da un anno e mezzo ci perseguita e ci limita in tutte le forme espressive di convivialità, contatto e condivisione. Forse non ho saputo reagire in modo efficace, come invece molte altre persone hanno fatto, ma finalmente ho passato un’estate in cui ho respirato prima la piacevole brezza marina della Puglia, tra il Salento e il Golfo di Taranto, con quell’aria iodata che il Mar Ionio sa regalare; poi ho goduto della frizzante aria delle Dolomiti trentine, della natura incontaminata e abbacinante, nei suoi scenari dal verde rigoglioso, ma anche dai panorami rocciosi, quasi aridi, a quote dove la vegetazione lascia il posto ai ghiacciai o alla pietra nuda. In questo viaggiare all’aria aperta, ho potuto apprezzare il cibo e il vino di questi luoghi, dove ho privilegiato, con scientifica e gustosa dedizione, il piacere fresco e inebriante delle bollicine.

Spumante Rosé Extra Dry ‘Melarosa’ – Due Palme

Mi hanno proposto questo vino in un ristorante sul mare, dandomi modo di conoscere la Cantina Due Palme, un’azienda relativamente giovane di Cellino San Marco, dove l’enologo Angelo Maci ha saputo dare corpo a una visione produttiva importante ed ha voluto sperimentare questa spumantizzazione rosata del negroamaro con metodo Charmat. La migliore selezione di uve raccolte appena mature, dopo la pressatura, subisce una breve macerazione a contatto con le bucce, per poi fermentare in acciaio. A seguire si procede con la seconda fermentazione in autoclave, secondo appunto i principi del metodo Charmat. Il vino ha un pregevole colore rosa antico, con profumi finissimi di fragoline e lievi note floreali. In bocca è piacevole, snello, agile e fresco; le bollicine sono sottili e il gusto fruttato è leggero e gradevole, per una beva davvero disinvolta. Scorrevole.

Spumante Rosé Brut ‘Aka Charme’ – Produttori di Manduria

Anche in questo caso, l’approccio al vino è lasciato al ristoratore, che propone evidentemente etichette della sua terra tra le forniture che tratta, mi lascio consigliare … e cullare. La cooperativa dei Produttori di Manduria ha una storia quasi secolare che affonda le radici nel territorio omonimo e nel suo vitigno principe, per il quale, inutile negarlo, possono fregiarsi ufficialmente dell’appellativo di “Maestri in Primitivo”. Tanta storia che conosciamo, nell’evoluzione che questo vitigno ha avuto nei decenni, che ho nel cuore per tanti motivi e che ho saputo anche apprezzare in veste Rosé, ma che mai avevo provato nella versione Brut. Questo delicato spumante metodo Charmat, dal nome vagamente esotico, ma che riprende la radice “Aka” dal fratello rosé fermo, viene realizzato in modo semplice ma attento, con le stesse uve (100% primitivo) che vengono vinificate in bianco e, dopo la fermentazione primaria, segue un periodo in acciaio sulle fecce fini. Infine il vino viene posto in autoclave per la fermentazione secondaria, dove si susseguono presa di spuma e affinamento sui lieviti per una lavorazione di circa 4 mesi.  Nel calice è davvero intrigante, con tonalità rosa corallo e perlage fine e brioso, da cui si sprigionano interessanti note di frutti di bosco, come fragoline e lamponi, ma anche di rosa e infine sentori di pianificazione. Al palato è piacevole, dinamico, con gusto fruttato, giustamente acido con note di pompelmo rosa e tenui ritorni minerali. Sorprendente.

Spumante Bio Arlecchino Brut (Tirage 2019) –  Az. Agr. Zeni

Siamo in Trentino, patria del Trentodoc e delle distese di chardonnay e pinot noir tra le montagne e le vallate di questa terra incantevole e corroborante. Questa etichetta mi intriga sempre per il nome scanzonato che fa riferimento alla storica maschera del carnevale, per cui inizio sempre la mia vacanza in quota con questo vino, che mi mette di buon umore e mi carica di allegria per il periodo di soggiorno. La famiglia Zeni traccia la storia di questa azienda dalla fine del XIX secolo, ma è negli anni ’70 che prende vita l’attività che oggi conosciamo nella sua evoluzione più completa, attraverso un percorso di ricerca qualitativa e biologica (certificata) nella produzione sia di cantina che di distilleria. Ma parliamo del vino, realizzato con uve nosiola in purezza, provenienti da terreni in marna bianca, calcareo dolomitica, scheletrica e povera. La vinificazione si approccia con una iniziale macerazione carbonica, ad estrarre il massimo della fruttuosità, poi si procede con una fermentazione in bianco svolta in acciaio. Dopo qualche mese, viene aggiunta una selezione di lieviti e zuccheri e il vino torna a fermentare in autoclave per concludere la spumantizzazione secondo il metodo Charmat. Alla vista si presenta giallo paglierino con riflessi dorati, vivacizzato da un perlage sottile e continuo. Avvicinando il naso si percepisce la freschezza del frutto e un vago sentore nocciolato; il sorso regala la gradevole energia delle bollicine, una spinta acida adeguata e un gusto equilibrato tra la verticalità del frutto e l’ampiezza del complesso aromatico, che rilascia note di frutta secca e crosta di pane. Accattivante.

Ferrari Maximum Rosé – Ferrari

E qui veniamo al mito, quello che nasce, come noto, nel 1092 dal genio e dal sogno di Giulio Ferrari, dalla sua idea di creare in Trentino un vino in grado di confrontarsi con l’eccellenza dello Champagne francese. Fu lui ad intuire il potenziale del territorio trentino e fu lui ad introdurre lo chardonnay in Italia, in particolare nel suo territorio dove oggi ne rappresenta la più estesa coltivazione. Al suo proverbiale intuito si deve anche l’attuale conduzione di un’azienda che ci rappresenta nel mondo, non avendo figli infatti scelse Bruno Lunelli, titolare di un’enoteca a Trento, per proseguire e perseguire le sue filosofie. Oggi la famiglia Lunelli è davvero un’icona imprenditoriale che ha portato le etichette Ferrari ad esportare in tutto il mondo l’immagine e il gusto dello spumante Metodo Classico Made in Italy. Ho scelto questa bottiglia tra una selezione di etichette Ferrari disponibili in carta, volevo accontentare la voglia Rosé di mia moglie e quel “pruritino” che il palato mi segnalava come a dire “dammi una gioia!”. La collezione Maximum è uno step superiore a quella Classica, identificandosi con un affinamento maggiore sui lieviti, che supera i 30 mesi arrivando anche a 3 anni di maturazione. Le uve comprendono ovviamente una buona dose di pinot noir (70%) che consente la veste cromatica e aromatica ricercata, raffinata con un complementare dosaggio di chardonnay ad armonizzare e ammorbidire il complesso aromatico gusto-olfattivo. Il calice offre una cromia rosa antico con riflessi cipria, con un perlage fitto e persistente che crea una leggera spuma in superficie. Si liberano al naso fragranze fruttate, di pesca carnosa con nuance agrumate e riverberi di pane tostato; poi in bocca entra morbido e cremoso, vivo e docile, accarezza il palato e lascia tracce ancora fruttate, dove individuo perfino l’albicocca, ma dove l’allungo retronasale regala note minerali e spunti mandorlati, per un finale lungo e persistente. Elegantissimo.

Ferrari Demi-sec – Ferrari

Questa bottiglia ci è stata offerta la sera del nostro anniversario di nozze, dalla famiglia che gestisce la struttura ricettiva in cui passo il mio periodo dolomitico, un gesto che ho apprezzato davvero fino all’ultima goccia. Il Demi Sec appartiene alla linea Classica ed è ottenuto da sole uve chardonnay, attentamente vinificate e spumantizzate secondo il più classico metodo Champenoise, con una maturazione di almeno due anni su lieviti autoctoni selezionati. Parliamo di una bollicina briosa e vagamente abboccata che avrei dovuto abbinare alla torta offertami nella stessa serata, ma che ho piacevolmente sperimentato anche nell’antipasto, con piccoli assaggi a base di formaggi, ma anche di molluschi, come capesante o ostriche, un accostamento azzardato e di contrasto, tra il sapido del mare e l’amabile del sapiente dosaggio zuccherino nel vino. Più didascalicamente: colore giallo paglierino, profumi ampi di frutta matura, gusto armonico, circolare, che parte da una vena appena dolce, passa per una spinta acida, attraversa l’ebrezza minerale e poi ritorna all’amabilità del tenore zuccherino. Un vero viaggio sensoriale. Completo.

Franciacorta Francesco I Rosé – Uberti

Mi hanno proposto questa etichetta in un giardino incantevole, quello del Piccolo Ducato, dove ho cenato per lenire il magone del rientro dalle vacanze. La storia della cantina Uberti risale incredibilmente al XVIII secolo, una vera pietra miliare in Franciacorta, ma lo sviluppo moderno, come diffusamente accaduto nel nostro Paese, si è avuto con la svolta degli anni ’70. La famiglia Uberti si è impegnata a valorizzare le vigne e sviluppare la produzione in ottica qualitativa e identitaria. La forbice ampelografica della denominazione è ben disciplinata, in questo caso parliamo di circa un 60% di chardonnay e 40% di pinot noir (da scheda tecnica); nella vinificazione, parte del pinot nero resta qualche giorno a contatto con le proprie bucce per la presa di colore, poi le uve proseguono separatamente la fermentazione in acciaio, incontrandosi solo poco prima dell’imbottigliamento. Dopo il tiraggio, il vino affina sui lieviti per almeno due anni e la sboccatura avviene almeno 6 mesi prima della commercializzazione, per favorire un giusto riposo in vetro. Il colore è rosa confetto con riflessi cerasuoli, sembra piuttosto carico ma è sera; il perlage è ricco e spumeggiante, mentre l’approccio olfattivo beneficia di fresche note di frutti di bosco, con leggere velature agrumate e un tocco di cannella. Al palato è generoso, avvolgente, avverto fragranze di fragola e melograno, con sostegno acido e tracce speziate, di pepe rosa e ancora cinnamomo, sul ricordo dei lieviti. Pregevole.

Rosato Frizzante Trevenezie 2020 – Conte Ottavio Piccolomini

Allentiamo un po’ la presa, ci regaliamo una serata di svago e leggerezza con una cena informale e un vino sbarazzino che ci propongono con curiosità e che apprezziamo a tutto tondo. Parliamo di un’azienda toscana con una storia importante e una produzione ad ampio respiro, in cui questa etichetta trova quasi uno spazio a sé stante. Realizzato con pinot noir in purezza, secondo un classico schema di vinificazione in bianco, ma con un incipiente periodo di contatto con le bucce, questo prodotto si inserisce in un profilo di approccio alla beva disinvolto. Nel calice ha una gradevole veste cromatica rosa-amaranto, con riflessi aranciati, una bollicina vivace e schiumosa che libera profumi nitidi di fragola e lampone, una componente aromatica fedelmente riproposta in bocca, dove si percepisce anche una tendenza vagamente abboccata che accompagna il sorso fino in fondo. Spensierato.

Spumante Kius Extra Brut Rosé – Marco Carpineti

Non poteva mancare un prodotto del mio territorio, una cena al fresco dei quasi 400 metri in quota di Cori, paesino sulle colline dei Monti Lepini e patria del nerobuono, che Marco Carpineti ha saputo trattare con Metodo Classico per ottenere questa bollicina davvero di qualità, e che ho tenuto a battesimo nel lontano 2015. Quest’uva autoctona ed estremamente peculiare, recuperata con passione e merito da alcuni pregevoli produttori locali, viene qui trattata con garbo nella pressatura e poi posta in acciaio per la fermentazione, dove il contatto con le fecce è piuttosto breve, dosato a misura per una giusta estrazione. Il Metodo Classico segue poi il suo corso, con la rifermentazione stimolata in bottiglia e una sosta sui lieviti di circa 30 mesi. Il colore è seducente, rosa tenue tendente al cipria, con perlage fitto e di grana media, sottile ma incisivo. Al naso la prima nota che arriva è quella fruttata che spazia dal sottobosco all’arancio, ma anche il suo fiore, con velature di pane fresco. In bocca è ampio, vellutato, con fragranze di cedro candito, gelso e un cenno di tamarindo ben maturo, un complesso gustativo davvero ricco che si allunga nel retronasale con spunti vagamente balsamici e un ricordo sapido. Fascinoso.

Riccardo Brandi

Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.

1 COMMENT

  1. Grazie Riccardo !
    sarà un piacere poterla incontrare nella nostra Cantina, dove è presente anche un Museo dove rivive, custodita, la storia di un vino e della sua Civiltà contadina …
    🙂

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here