La cantina privata per collezionisti (amatoriali). Vini che non possono mancare/1

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Nel precedente articolo abbiamo illustrato come realizzare una wine room dal punto di vista progettuale, oggi invece cercheremo di fornire alcuni utili consigli  – o così speriamo – per creare una cantina privata per collezionisti amatoriali. Inizieremo, di seguito, riportando alcuni eminenti pareri estrapolati dall’eno-mondo, ciascuno dei quali suggerirà 5 vini che non possono mancare nella propria cantina personale.

Per cominciare abbiamo raccolto la voce dell’ing. Paolo Zanetti, ideatore e direttore del celebre Callmewine , vera e propria enoteca on line e punto di riferimento importante per un pubblico trasversale che incontra il favore sia degli appassionati che quello degli esperti conoscitori di vino. Abbiamo chiesto a Zanetti di indicarci 5 etichette da cui un amatore può iniziare per riempire gli scaffali della propria cantina. Le scelte vi stupiranno, proprio perché non guidate da mode, o al contrario da preconcetti o riverenze.

Paolo Zanetti: “Agli amanti del vino che si affacciano al mondo della collezione proporrei dei vini di gran pregio anche se ancora poco celebri, e inizierei suggerendo il Pinot Nero Noir 2017 di Tenuta Mazzolino”.

Il Noir della Tenuta Mazzolino 2017 si potrebbe definire un vino per l’inverno. Proveniente dall’Oltrepò pavese, territorio spesso sottovalutato ma in grado di esprimere vini tanto morbidi quanto decisi, questa etichetta si presta all’invecchiamento ma è anche di pronta beva con le pietanze tipiche invernali come selvaggina, pesce a carne grassa oppure formaggi a pasta grassa. Al palato si percepisce un concerto di note che vanno dai frutti rossi fino allo speziato e al balsamico: una vera sinfonia di lunga persistenza.

Paolo Zanetti: “Un’altra etichetta che non mi farei mancare, da amatore e appassionato di vini, è il Valtellina Superiore Inferno L’Incontro 2017 della Cooperativa Sociale Il Gabbiano. Ancora l’annata 2017 per un vino eroico non solo perché vino di montagna, ma anche socialmente eroico come definito dallo stesso produttore. La Cooperativa, infatti, offre una seconda chance a ragazzi che hanno avuto e superato delle difficoltà e periodi di tossicodipendenza.”

Il rosso suggerito da Zanetti è un austero quanto elegante vino “di quota”. Il vitigno nebbiolo (localmente detto chiavennasca) riesce ad esprimere le sue potenzialità nei terrazzamenti esposti a sud del caldo areale denominata “Inferno”. Una bottiglia che potrete “dimenticare” -ma sarà difficile!- nella vostra nuova cantina e rispolverare fra un lustro per accompagnare primi piatti con ragù o secondi di carne con cotture lunghe. Sapidità, e un tannino ben presente, sono la cifra di un vino promettente.

Paolo Zanetti: “ È giunta l’ora di un bianco dell’annata 2020, e questa volta ci spostiamo in Friuli: sto parlando del Collio Friulano Vigna del Rolat 2020 di Dario Raccaro.”

Dalla terre di Nord Est, precisamente da Cormòns, arriva il terzo vino proposto dal Direttore dell’enoteca digitale Callmewine. Come tutti i nettari della famiglia Raccaro, anche questo vino, proveniente dal cru Vigna del Rolat, è minerale e di bella beva. Questo Friulano ( da vitigno omonimo a bacca bianca, ex tocai) è fruttato con eleganza e lascia percepire un delicatobouquet floreale. Fra un antipasto e una fetta di prosciutto crudo San Daniele occorre far attenzione al grado alcolico (14°), perché il bicchiere rapidamente si svuota! Se riuscirete a conservarlo, si potrà stappare anche nell’estate 2024.

Paolo Zanetti: “ In una cantina che si rispetti non possono mancare le bollicine, e il mio consiglio cade su un Metodo Classico artigianale ma dal procedimento produttivo molto rigoroso. Parliamo dello spumante Metodo Classico Brut Blanc des Blancs ’60’ 2015 di Casa Caterina.

Siamo in Franciacorta, e questo spumante è l’essenza del vino artigianale: sboccatura manuale e annotazione a mano della datazione, tanto per intendersi. Solo 6000  “coccolate”  bottiglie per un Metodo Classico che non prevede nessun dosaggio ma solo rabbocco e una maturazione di 60 mesi sui lieviti in bottiglia. Grande struttura e intensità, per una bolla portata anche per l’invecchiamento.

Paolo Zanetti: ”Infine concluderei con un rosato siciliano d’altura, che però celebra ed esalta il pesce: mi riferisco all’Etna Rosato 2020 di Girolamo Russo.

Non poteva mancare un rosato persistente e vitale come gli zampilli della lava etnea. Minerale, sapido ma soprattutto fresco, questo rosa del pianista Girolamo Russo è un compagno ideale per i piatti di pesce. Uno di quei casi in cui il rosa con il pesce batte 1 a 0 il consueto bianco. Questo nettare da uve Nerello Mascalese può esser tenuto in cantina e stappato anche dopo tre anni di riposo.

Ringraziamo l’ingegner Zanetti (che incontreremo di nuovo con i 5 immancabili per una cantina da collezionista esperto) per l’accurata e meditata scelta, e soprattutto per aver osservato anche una soglia massima di budget, che per un amatore in erba rappresenta un parametro fondamentale.

Appuntamento quindi al prossimo articolo, con altri preziosi consigli per una collezione da intenditori!

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Crediti fotografici gentilmente offerti dai produttori.

Elena Pravato

Se fossi un vino fermo sarei un Moscato giallo Castel Beseno. perché adoro i dolci (prepararli e mangiarli ) e resto fedele alla regola non scritta dei sommelier “dolce con dolce” . Inoltre è trentino come la terra che mi ha adottato. Se fossi uno spumante sceglierei un Oltrepò Pavese perché ricorda la mia Lombardia, dove sono nata e cresciuta. Se fossi un bicchiere sarei un bicchierino da shot o cicchetto, data la mia statura tutt’altro che imponente.

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